Michael Jackson
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Michael Jackson

La musica, il messaggio, l'eredità artistica

Gabriele Antonucci

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Michael Jackson

La musica, il messaggio, l'eredità artistica

Gabriele Antonucci

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Michael Jackson è forse il cantante più famoso degli ultimi cinquant'anni, ma paradossalmente anche uno dei più fraintesi. Jackson è uno dei pochi bambini prodigio che ha avuto ancora più successo da adulto, passando dai trionfi dei Jackson Five alla maturazione artistica con i The Jacksons, fino ai record della carriera solista, culminata con Thriller, l'album più venduto della storia. Michael Jackson è stato il più grande performer di sempre, l'unico in grado di eccellere nel canto come nel ballo. Ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura popolare degli ultimi quarant'anni, percorrendo strade che nessuno aveva intrapreso, trasformando i video in film e innalzando il pop a forma d'arte. I suoi passi vengono insegnati nelle scuole di danza moderna, i suoi album vendono ancora milioni di copie e ogni anno il numero dei fan cresce in modo esponenziale. Basta vedere un calzino bianco, un cappello Fedora nero e un guanto di strass per associarli ai suoi straordinari passi di danza. Divulgativo e insieme rigoroso, Michael Jackson. La musica, il messaggio, l'eredità artistica offre una visione articolata dell'artista e dell'uomo, chiarendo gli aspetti controversi, analizzando la discografia, raccontando aneddoti poco conosciuti e i rapporti con altri big della canzone come, ad esempio, Madonna, Prince e Paul McCartney. A dieci anni da quel tragico 25 giugno 2009, quando il mondo si è fermato per piangere l'improvvisa scomparsa del Re del Pop, questo libro è un tributo a un genio della musica, del ballo e dello spettacolo.

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Information

Publisher
Hoepli
Year
2019
ISBN
9788820391003
THRILLER
L’ALBUM DEI RECORD
La rivoluzione dei videoclip, l’acquisto dei diritti dei Beatles
“Non c’è modo di prepararsi al successo, figurarsi al più grande della storia della musica”, ha dichiarato Quincy Jones, uomo saggio, oltre che grande artista.
Off The Wall fu un successo di pubblico e di critica, ma Michael si sentì offeso e snobbato per non essersi aggiudicato il Grammy per il miglior album del 1979 e per essere stato rifiutato come personaggio di copertina di Rolling Stone, magazine al quale il suo addetto stampa aveva offerto un’intervista esclusiva. Michael, che attribuiva quel “no” al colore della sua pelle, giurò a se stesso: “Un giorno queste riviste mi imploreranno per avere un’intervista. Forse gliela concederò o forse no”.
Michael Jackson nell’era Off The Wall
Non era un periodo facile anche dal punto di vista personale: il cantante aveva pochi amici e spesso si sentiva solo nella grande dimora di Encino, dove avvertiva il vuoto lasciato dai fratelli. “Mi ritrovavo a passeggiare vicino casa, nella speranza di incontrare qualcuno con cui parlare, con cui fare amicizia. Volevo conoscere gente che non sapesse chi io fossi. Volevo trovare qualcuno in grado di diventare mio amico per simpatia, per bisogno di amicizia vera e non per quello che ero”.
I rapporti tra i suoi genitori erano sempre più tesi, tanto che Katherine, dopo aver scoperto che Joe aveva avuto una figlia illegittima (Joh’Vonnie) dalla sua segretaria Gina Sprague, il 19 agosto 1982 presentò un’istanza di divorzio.
“Volevo incontrare qualcuno in grado di diventarmi amico per simpatia, per bisogno di amicizia vera e non per quello che io ero”
MICHAEL JACKSON
Non deve essere stato semplice per Michael licenziare il padre, che curava i suoi interessi fin da quando aveva cinque anni, ma ormai i contrasti artistici con Joe erano insanabili, anche per i pessimi rapporti che l’uomo aveva con Ron Weisner e Freddy DeMann, i due manager dei Jacksons. Il Re del Pop assunse allora John Branca in veste di avvocato personale e gli spiegò quali erano i suoi obiettivi: “Voglio diventare la più grande e ricca star dello show business”. Branca aveva appena 31 anni, ma era già un legale scaltro e capace, tanto da riuscire a rinegoziare con la CBS/Epic le royalty più alte dell’industria discografica, il 37% sul prezzo di vendita di ogni disco, come quelle di Bob Dylan. Inoltre siglò un accordo per cui Michael poteva lasciare in qualsiasi momento i Jacksons, senza che ciò influenzasse il rapporto dei fratelli con l’etichetta.
Il cantante si sottopose, poi, a due interventi chirurgici al naso: il primo si rese necessario dopo aver riportato una frattura del setto nasale mentre provava una complessa coreografia nel salotto di casa. Il secondo servì a correggere gli errori della prima operazione, che gli aveva procurato alcune difficoltà respiratorie. Questa volta si affidò alle sapienti mani del chirurgo plastico Steven Hoefflin. Alcuni tabloid malignavano che Michael si fosse fatto ritoccare anche gli zigomi, ma in realtà i lineamenti più scavati del viso erano semplicemente frutto di una nuova dieta vegetariana, che gli aveva fatto perdere molti chili.
Michael Jackson con Donna Summer
Fra il 1980 de il 1982 Michael prestò la sua voce a “All I Do” di Stevie Wonder, “The Dude” di Quincy Jones, “State Of Independence” di Donna Summer, “This Had To Be” dei Brothers Johnson, “I’m In Love Again” di Minnie Riperton, “Who’s Right, Who’s Wrong” di Kenny Loggins, “Save Me” di Dave Mason e “Goin’ Back To Alabama” con Kenny Rogers. Inoltre scrisse e produsse “Muscles” per Diana Ross e “Night Time Lover” per La Toya Jackson.
8 LUGLIO 1981
I Jacksons iniziano il Triumph Tour a Memphis.
APRILE-NOVEMBRE 1982
Michel registra Thriller a Los Angeles, insieme a Quincy Jones.
12 NOVEMBRE 1982
Katherine Jackson presenta un’istanza di divorzio da Joseph presso la Corte Suprema di Los Angeles.
1 DICEMBRE 1982
Viene pubblicato Thriller, l’album più venduto di sempre.
25 MARZO 1983
Lo special Motown 25 viene registrato al Civic Auditorium di Pasadena.
APRILE 1983
Michael incontra il dottor Arnold Klein, che diventerà un punto di riferimento per lui.
OTTOBRE 1983
Jackson conosce Emmanuel Lewis durante le riprese del video di Thriller. Diventerà uno dei suoi migliori amici.
Come se non bastasse, nel 1980 incise il quarto album dei Jacksons, Triumph, da alcuni critici considerato perfino migliore di Destiny, che conteneva almeno due brani indimenticabili. Composta da Michael e Jackie, l’epica “Can You Feel It”, con il suo incedere marziale e il suo trionfo di timpani, campane, corni francesi e cornette, è una delle canzoni più esaltanti del repertorio dei Jacksons. Annunciata da un suono sinistro di violino e dall’urlo raccapricciante di La Toya, che alcuni considerano malignamente la sua migliore prova vocale, “This Place Hotel”, con le sue atmosfere funky noir e il suo testo inquietante, è quasi una prova generale di “Thriller”. “Lovely One” e “Walk Right Now”, anche se meno famose, sono ancora oggi due irresistibili riempipista disco funk, che è quasi impossibile ascoltare a volume alto rimanendo fermi. Tre singoli di Triumph entrarono nella top 20 e l’album ottenne, nei primi sei mesi, il disco di platino.
La cover giapponese del 45 giri di “Can You Feel It”
Nel 1982 Michael Jackson venne contattato da Steven Spielberg per partecipare alla realizzazione di un audiolibro del film E.T. l’extraterrestre, conosciuto come E.T. Storybook, per il quale il cantante incise il brano “Someone In The Dark” e narrò anche la storia del film. “Michael è uno degli ultimi veri innocenti al mondo ad avere il pieno controllo della propria vita”, ha osservato con arguzia Spielberg. “Non ho mai conosciuto nessuno come lui. È una giovane star molto sensibile, eppure ha sempre il controllo su tutto. A volte sembra spingersi al limite del lato oscuro, ma c’è sempre una grande e consapevole riflessione dietro ogni cosa che fa”.
Michael Jackson live nel 1980
“Michael è uno degli ultimi veri innocenti al mondo ad avere il pieno controllo della propria vita”
STEVEN SPIELBERG
Jackson passò gran parte dell’anno con il fidato produttore Quincy Jones ai Westlake Recording Studios di Los Angeles, dove registrò il suo nuovo album. Si ricostituì il team vincente che aveva lavorato così bene per Off The Wall, con il tecnico del suono Bruce Swedien e l’autore Rod Temperton, oltre alla new entry Matt Forger, l’ingegnere del suono che aveva il compito di coordinare tutta la complessa tecnologia dello studio, utilizzato anch’esso come uno strumento.
Michael aveva le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere: voleva che Thriller diventasse l’album più venduto della storia e che ogni canzone fosse una bomba. Lavorava fino a 18 ore al giorno e dormiva spesso in studio: era come se dovesse farcela o morire nel tentativo. “Avevo intenzione di fare un disco in cui ogni canzone fosse una hit”, ha spiegato anni dopo. “Alcuni inseriscono nella tracklist le cosiddette ‘canzoni da album’ come riempitivi, ma io mi domandavo: perché non possono essere tutte così belle da diventare singoli?”. Jones gli disse di non aspettarsi un trionfo come Off The Wall perché il mercato discografico era in crisi, mentre la Epic aveva previsto vendite per due milioni di copie. Considerando che ben sette canzoni su nove sono state singoli di successo e che l’album è ancora saldamente al primo posto dei dischi più venduti di tutti i tempi, non c’è dubbio che Michael abbia raggiunto tutti i suoi obiettivi.
Quincy Jones, Michael e Bruce Swedien in studio
Thriller, pubblicato il 30 novembre del 1982, non è stato semplicemente un disco che contiene alcune delle sue canzoni più amate, ma un fenomeno così radicato nell’immaginario collettivo da non avere altri termini di paragone, con oltre 100 milioni di copie vendute, record assoluto di tutti i tempi. Alcune testate americane hanno messo in discussione la “quota 100”, sostenendo che in realtà gli album venduti siano 66 milioni, ma il risultato non cambia comunque, lasciando saldamente Thriller al primo posto.
Michael Jackson con gli zombie di "Thriller"
In un momento di sorprendente e irripetibile sincronia, accostabile solo all’uscita di Sgt.Pepper’s dei Beatles e The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd, in tutto il mondo si ascoltavano quelle canzoni, come se si aspettasse solo il loro arrivo. Per alcuni mesi l’album venne suonato in ogni caffé, supermercato, negozio di dischi, pizzeria e pub: era come se fluttuasse nell’aria. Thriller ha dato una nuova dignità al pop, che allora flirtava fin troppo con sintetizzatori e tastiere elettroniche, promuovendolo ad arte a tutti gli effetti. Non è stato solo uno dei migliori album di sempre, ma anche uno dei momenti più importanti della cultura pop del Novecento, un’incredibile esperienza di massa e di comunanza collettiva, che ha unito milioni di persone in tutto il mondo: bianchi e neri, giovani e meno giovani, ricchi e poveri, gay ed etero, occidentali e orientali. Con nove canzoni, tre video e una leggendaria esibizione live, Thriller ha portato Michael Jackson a un’altezza siderale, che nessuno è più riuscito a raggiungere. Ma qual è il motivo di questo incredibile successo, assai superiore al precedente Off The Wall, da molti considerato il miglior lavoro solista di Jackson? L’album ha coniugato in modo assolutamente originale funk, rock, soul, r&b e gospel, dando vita a un mix di atmosfere e colori del tutto inedito. A differenza della maggior parte dei dischi pop degli anni Ottanta, che suonano datati, Thriller ha un sound ancora attuale, fresco e vibrante. Così come Elvis Presley aveva traghettato il rhythm & blues verso un pubblico bianco, così Thriller ha portato il funk e il soul fuori dalle classifiche riservate alla musica nera, rendendo il suo messaggio universale e abbattendo per la prima volta fastidiosi steccati culturali, allora molto solidi. Basti pensare che Thriller ha riportato la musica nera nelle radio commerciali, che “Billie Jean” è stato il primo video di un artista di colore trasmesso da MTV, mentre “Beat It” ha dimostrato che rock bianco e R&B nero potevano contaminarsi.
MOONWALK
@
MOTOWN
Il moonwalk, celebre passo di danza in cui si fluttua all’indietro, è la firma artistica di Michael Jackson, il corrispettivo del movimento del bacino per Elvis o del taglio di capelli per i Beatles. Fu eseguito per la prima volta il 25 marzo 1983 al Pasadena Civic Center, teatro dello show televisivo Motown 25: Yesterday, Today, Forever per celebrare i 25 anni dell’etichetta nata a Detroit.
Lo speciale, mandato in ...

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