CAPITOLO 1
L’oro: caratteristiche generali
LE BASI
L’oro si trova al numero 79 nella tavola periodica degli elementi, dopo il platino e prima del mercurio. Il suo simbolo è “Au”, in quanto deriva dal latino aurum, “alba scintillante”, poi trasformatosi in orum in latino volgare. A sua volta la nomenclatura latina proveniva da quella greca ayròs.
Estremamente raro in natura, è un metallo di transizione tenero, di colore giallo, che può però assumere variazioni cromatiche differenti, in base alle leghe in cui viene utilizzato. Nonostante il suo elevato peso specifico, è estremamente duttile e malleabile.1
È inattaccabile sia dall’aria sia dalla maggior parte degli agenti chimici, non è infatti corrosibile dall’ossigeno, dall’umidità e dagli acidi. Viene corroso soltanto dall’acqua regia, dallo ione cianuro e dal mercurio (in presenza di quest’ultimo si scioglie, formando amalgami).
L’oro ha una temperatura di fusione relativamente bassa, di 1.064 gradi; questo ha reso la sua lavorazione possibile sin dall’antichità, rendendolo un metallo molto utilizzato già a partire dall’epoca egizia. Il suo punto di ebollizione è di 2.808 gradi.2
Allo stato nativo è possibile trovarlo sotto forma di pepite e pagliuzze nei depositi alluvionali.
In ambito finanziario il codice valuta dell’oro è XAU.3
L’ORO IN NATURA
L’oro si trova in natura nei giacimenti aurei, assumendo la forma di filamenti, lamine, granelli, cristalli e talvolta, quando si presenta in quantità più elevate, di pepite.
I giacimenti auriferi si suddividono in primari e secondari.
Si parla di oro primario, o nativo, quando si è in presenza di vene o filoni4 che attraversano formazioni rocciose, generalmente di quarzo aurifero o di altri solfuri minerali.5
Appartengono invece ai giacimenti secondari le pagliuzze e i filamenti aurei reperibili nei sedimenti, cioè nelle sabbie e nelle ghiaie dei letti fluviali, che trovano continua alimentazione dalla lenta disgregazione di rocce contenute nei filoni. Durante il trasporto da parte dell’acqua, questi sedimenti auriferi vengono liberati, andando ad accumularsi sui fondali di torrenti e rigagnoli.
Sia l’oro estratto dai filoni rocciosi, sia quello dei giacimenti secondari, non è mai del tutto puro dal punto di vista chimico, presentandosi in lega naturale con altri minerali.
UNITÀ DI MISURA: CARATI E ONCE
L’unità di misura per esprimere la purezza dell’oro è il carato. Il termine proviene dall’arabo
qirat o
qerat (
), a sua volta derivante dal greco
kerátion (κερά τιον), diminutivo di
kéras, seme della carruba.
6 Nell’antichità i semi di carruba rappresentavano infatti il riferimento per la massa, in quanto si ipotizzava avessero tutti il medesimo peso (circa un quinto di grammo). Sebbene questa credenza sia ormai stata smentita da tempo, e il carato sia oggigiorno completamente slegato dalle carrube, la nomenclatura greca è rimasta a indicare le leghe auree.
L’oro a 24 carati è allo stato puro, viene tuttavia generalmente utilizzato in gioielleria con una purezza non superiore ai 18 carati. Ciò avviene per questioni pratiche: una proporzione maggiore di oro ne renderebbe difficoltosa la lavorazione, perché l’oro allo stato puro è troppo tenero. Viene pertanto lavorato congiuntamente con altri metalli: per esempio, l’oro verde è composto al 75% da oro, al 12,5% da argento e al 12,5% da rame.
Parallelamente al carato, utilizzato prevalentemente negli Stati Uniti, si è diffusa in Europa la misurazione dell’oro in millesimi, indicante le parti d’oro puro contenute nel metallo su base millesimale (12 carati corrisponderanno quindi a 500‰, 24 carati ad almeno 999‰ di oro).
Un carato è quindi corrispondente a 41,666 millesimi di grammo d’oro nella lega (1000‰ / 24 = 41,66‰). La gioielleria italiana è generalmente a 18 carati, equivalenti alla presenza di 3 parti su 4 di oro, cioè 750‰ di oro e 250‰ di altri metalli.
Le carature più utilizzate sono le seguenti:
• 8 carati = 333 millesimi per grammo.
• 12 carati = 500 millesimi per grammo.
• 14 carati = 585 millesimi per grammo.
• 18 carati = 750 millesimi per grammo.
• 22 carati = 916 millesimi per grammo.
• 24 carati = 999 millesimi per grammo.
Benché talvolta si utilizzino anche i grammi, l’unità di misura ufficiale per il peso dell’oro è l’oncia troy, pari a 31,103476 grammi. Utilizzata già dall’Impero Britannico, è oggigiorno la misura internazionale per il peso di metalli preziosi, gemme e polvere da sparo. Il suo nome deriva dal medio-franco alterato unce, a sua volta dal latino uncia e quindi da unu, cioè “uno”. Mentre il nome del sistema di misura troy, in uso fin dalla fine del XIV secolo, potrebbe derivare dalla città francese di Troyes, dove veniva utilizzata in epoca medioevale come riferimento per le misurazioni ponderali nella locale fiera cittadina.7 L’oncia troy era utilizzata in Gran Bretagna nel settore privato già intorno al 1400, e venne poi adottata anche per la coniatura a partire dal 1527.
USI E APPLICAZIONI DELL’ORO
Il legame unico creatosi fra l’uomo e il metallo giallo ha portato, fin dall’antichità, allo sviluppo del settore orafo. L’oro viene però oggigiorno utilizzato per molteplici usi, tant’è che circa il 50% del totale immesso sul mercato viene richiesto da settori differenti dall’oreficeria.8
La sua elevata resistenza alla corrosione, un’alta conduttività termica ed elettrica, hanno reso l’oro un metallo molto richiesto in ambito industriale, in particolare nel settore elettronico. Se l’impiego dell’oro in ambito di oreficeria è ormai una tradizione millenaria, la domanda industriale di metallo giallo ha registrato una notevole crescita soltanto in questi ultimi decenni.
L’oro viene usato in ambito di componentistica elettronica, dov’è in grado di svolgere funzioni critiche negli apparecchi per telecomunicazione, nei motori jet, nei computer e in numerose altre strumentazioni industriali, venendo talvolta usato come rivestimento delle superfici di contatti elettrici, al fine di evitarne la corrosione con il trascorrere del tempo. Il metallo prezioso trova poi applicazioni in campo medico e diagnostico (dall’odontoiatria all’elettroforesi), in ambito astronautico (come rivestimento protettivo di molti satelliti artificiali) e fotografico. Viene impiegato, con finalità ornamentale, in tessuti e gioielli di vario tipo. Nel corso dei secoli ha trovato spazio anche sui banchetti regali, come condimento e ornamento delle portate di alta cucina. Viene talvolta utilizzato come addobbo su alcuni pregiati (e costosi) cocktail.9
L’ORO E I SUOI SIGNIFICATI
Innumerevoli sono i significati che l’uomo ha attribuito all’oro fin dall’antichità. Fra questi senz’altro vi sono la purezza, la lealtà, il prestigio.
Secondo la narrazione del Vangelo di Matteo, l’oro fu uno dei doni che i Re Magi consegnarono al Bambin Gesù, a simboleggiarne la Sua regalità (Figura 1.1). Per il Buddismo è uno dei sette tesori e viene equiparato alla fede e alla retta convinzione.
Ma, oltre a un aspetto simbolico, ha racchiuso in sé anche la concezione del valore, che lo ha portato a divenire nei secoli il simbolo della perfezione e della vittoria. Tuttora molti dei più prestigiosi riconoscimenti a livello internazionale sono indissolubilmente correlati alla parola “oro”.
FIGURA 1.1 – Particolare del reliquiario dei Re Magi all’interno del Duomo di Colonia, in oro e argento, decorato con pietre preziose. Opera di Nikolaus Von Verdun e allievi.
In ambito cinematografico sono d’oro i premi di alcune delle maggiori rassegne cinematografiche, dalle celebri statuette Oscar di Hollywood, all’“Orso” del Festival di Berlino, alla “Palma” di Cannes, così come il “Leone” di Venezia.
Nel contesto sportivo “la medaglia d’oro” da sempre viene assegnata al vincitore della competizione. Alle Olimpiadi, come alle principali gare internazionali, la prima posizione viene premiata con la medaglia d’oro, mentre al secondo e al terzo classificato spettano l’argento e il bronzo.10
È d’oro anche la medaglia che viene consegnata ai vincitori del premio Nobel, istitu...