Vendere su eBay
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Vendere su eBay

Guida per le micro, piccole e medie imprese

Laura Sargentini

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  1. 328 pages
  2. Italian
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Guida per le micro, piccole e medie imprese

Laura Sargentini

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Presidiate la presenza del vostro marchio sui marketplace! L'esperienza su una piattaforma come eBay è fondamentale e propedeutica per tutti gli imprenditori di micro, piccole e medie aziende che approcciano per la prima volta le vendite online, spesso avendo a disposizione un budget limitato, personale non esperto di marketing e fretta di fatturare. Iniziare con un eCommerce proprio 'senza le basi' porta difrequente ad aspettative disattese, a grandi delusioni nel cuore e nel portafoglio, e a cicatrici indelebili nel proprio ottimismo. Questo libro, scritto in un linguaggio comprensibile a tutti, vuole essere uno strumento utile sia per chi non sa cosa sia eBay, sia per chi ha già un Negozio eBay e desidera ottimizzarlo, sia per chi ha un eCommerce che non decolla e cerca un'alternativa. L'opera, scritta da Laura Sargentini, eBay specialist, costituisce una guida aggiornata e dettagliata per iniziare a sviluppare un business di portata internazionale nel modo piÚ semplice e veloce.

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Information

Publisher
Hoepli
Year
2017
ISBN
9788820382360
CAPITOLO 1
LO SCENARIO DEL COMMERCIO ELETTRONICO

Breve storia dell’eCommerce

Il significato del termine “commercio elettronico” è cambiato col passare del tempo. All’inizio indicava il metodo con cui inviare documenti commerciali, come ordini d’acquisto o fatture in formato elettronico, ricorrendo a una tecnologia denominata Electronic Data Interchange (EDI), introdotta alla fine degli anni Settanta.
In seguito vennero aggiunte delle funzioni che definirono in modo più accurato l’eCommerce o e-commerce (contrazione di electronic commerce) come l’acquisto di beni e servizi attraverso il World Wide Web.7
Ecco alcune date e piccole curiositĂ  legate alla storia del commercio online:8
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1979: Michael Aldrich, inventore e imprenditore inglese, realizzò il primo metodo di acquisto online.
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1981: Thomson Holidays in UK9 fu il primo operatore di viaggi B2B a utilizzare la tecnologia per mettere in network 66 operatori per poter prenotare viaggi online.10
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1982: venne introdotto da France TĂŠlĂŠcom il Minitel, servizio telematico con cui gli utenti potevano acquistare biglietti per il treno e altro attraverso il Videotex online service, accessibile attraverso la linea telefonica.11
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1984: Jane Snowball, di 72 anni, abitante a Gateshead (UK) fu la prima acquirente privata: utilizzò il SIS/Tesco System per effettuare un acquisto di beni alimentari utilizzando il telecomando della TV.12
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1987: Il primo spazio di vendita fu creato da Swreg: gli sviluppatori di software potevano vendere le loro soluzioni online.
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1990: Tim Berners-Lee creò il World Wide Web presso il CERN di Ginevra.13
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1991: The National Science Foundation (NSF) alzò le restrizioni sull’uso del commercio tramite la Rete.
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1992: J.H. Snider e Terra Siporyn pubblicarono Future Shop: How New Technologies Will Change the Way We Shop and What We Buy, un libro futuristico che predisse lo sviluppo dell’eCommerce.
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1994: Netscape Communications Corporation realizzò il suo browser Netscape Navigator. SSL (Secure Sockets Layer) diventò il protocollo che garantiva maggiore sicurezza nelle transazioni online. Pizza Hut ebbe la prima ordinazione dal web “a peperoni & mushroom pizza with extra cheese”. Jeff Bezos fondò www.cadabra.com, che poi rinominò Amazon.
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1995: in California, Pierre Omidyar creò AuctionWeb, che diventerà presto eBay.
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1998: il 3 giugno 1998 su www.ibs.it avveniva il primo acquisto elettronico con carta di credito in Italia: una copia del libro La concessione del telefono di Andrea Camilleri fu venduta a un americano di Freemont, 35 minuti dopo la messa online del sito.14
Dopo un ventennio di sviluppo alle spalle, il commercio elettronico in Italia ha raggiunto risultati intermedi rispetto al resto d’Europa, tuttavia promette un’ulteriore importante crescita nei prossimi anni (Figura 1.1). Andiamo ad analizzare la situazione attuale rispetto al passato e le prospettive future (Figura 1.2).
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Figura 1.1 – Il commercio elettronico in Italia.
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Figura 1.2 – Le imprese e il web, situazione attuale rispetto al passato.
Dalle analisi dei dati anagrafici dei titolari di imprese che vendono sul web, risulta un’età media di 43 anni: quasi 10 in meno rispetto alla media di tutti gli imprenditori in Italia, che è di 52. Organi di analisi, associazioni e aziende come Casaleggio Associati, Confesercenti, Confcommercio, Assintel e in particolare l’Osservatorio del Politecnico di Milano hanno fornito report secondo cui l’eCommerce in Italia può essere paragonato a un grande centro commerciale in cui il 95% delle vetrine è occupato dai primi 250 operatori e il 5% da esercenti di dimensioni ridotte.
Tra il 2009 e il 2014, le chiusure annuali di imprese attive nel commercio via web sono passate da 853 a 1941, con un incremento del 128%.15
L’83% delle aziende che nel 2014 sono fallite nel 2013 non aveva un sito web.16
Se la maggioranza (il 55%) degli imprenditori vede nelle vendite online un’opportunità di crescita per tutte le imprese, quasi uno su tre (il 31%) teme che l’eCommerce, a lungo andare, farà scomparire la rete commerciale tradizionale.
Il 48% ritiene che le imprese commerciali dovranno abbracciare l’eCommerce per sopravvivere e una quota identica pensa che i social network siano il canale su cui investire per promuovere la propria attività.
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Figura 1.3 – I social e le imprese italiane.
Solo il 12% degli imprenditori intervistati utilizza già Internet come canale di vendita, il 38% prevede di farlo, mentre il 42% non è interessata nemmeno in futuro. Chi è già su Internet si affida nel 53% dei casi a un proprio sito indipendente, per il 51% a eBay. Seguono la vendita attraverso social network (16%), Amazon (7%) e altre piattaforme (6%).17
Nonostante siano quasi 28 milioni (circa la metĂ  della popolazione totale) gli italiani che utilizzano attivamente i social network, soltanto il 26,5% delle aziende italiane utilizza Facebook, Twitter, Pinterest o Instagram per pubblicizzare il proprio marchio e i propri prodotti (Figura 1.3). I numeri salgono al 64,3% nelle grandi aziende, ma si fermano al 35,4% per quanto riguarda le PMI del Made in Italy che vendono anche al di fuori del territorio nazionale.
Considerando le sole imprese con almeno 10 addetti, il 79% delle aziende in Italia dichiara di non utilizzare i social network, contro il 73% della media UE, il 71% della Spagna e della Germania, il 60% del Regno Unito; solo la Francia, come nel caso del PIL generato dalla Internet Economy, presenta un’incidenza più sfavorevole (83%).18
Il 27% dei negozianti pensa che fra 10 anni non...

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