Scatena la vita!
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Scatena la vita!

Se hai un perché troverai ogni come

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Scatena la vita!

Se hai un perché troverai ogni come

About this book

Solo smuovendo e scatenando la vita si trova il suo vero senso e significato! Gli autori del libro, partendo dalla loro esperienza, scandagliano le domande profonde dell'uomo. Un messaggio meraviglioso per i giovani, ma anche per i meno giovani, perché la vita è degna di essere vissuta in pienezza, allontanando le catene dell'egoismo, della tristezza e del ripiegamento su sé stessi. Il libro non è fatto a tavolino o in biblioteca, ma parte dalle vie del cuore per arrivare alle strade della gente.

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Information

1.
Amo vivere? Sono felice?

Nel corso della mia esistenza mi sono convinto che la vita sia fatta di circostanze incredibili, di percorsi e incontri che, pur sembrando occasionali, hanno una concatenazione e una logica che sfuggono alla nostra volontà e alla nostra capacità di programmarli.
Ho iniziato a scrivere per obbedire al mio Padre spirituale, dopo avergli confessato come al termine dei miei studi universitari di teologia, all’improvviso, ebbi consapevolezza di non aver capito quasi nulla di Dio. Non riuscivo a definirLo con la mia ragione; era impossibile del resto mettere dei confini a Chi non ha confini. Io potevo soltanto “sussurrare Dio”, allo stesso modo dei poeti, degli artisti, dei musicisti, soprattutto dei mistici che, in effetti, quando scrivono, pregano e ci avvicinano a Dio non con parole comuni, ma con la preghiera interiore, ispirata. Così ho provato anch’io a farlo e mi ha aiutato la musica che amo molto.
Ho imparato a nutrire la grandezza di Dio, aiutato dalle note e, proprio sotto la spinta di effetti musicali, ho iniziato a scrivere il mio primo lavoro, che ho intitolato Il cammino del silenzio. Attraverso un linguaggio simbolico, polisemico, mi è stato dato di scoprire i vari modi in cui Dio si rivela: i diversi significati della Sua presenza nei momenti più particolari della mia vita. Una volta pubblicatolo, non avrei mai pensato di scrivere altro ma presto compresi che non sarebbe stato così. In una mail ricevuta da una ragazza di Mestre, lessi: «Caro Padre, sono sordomuta; ho letto tre volte il suo libro perché grazie a questo, ho capito cos’è il silenzio…». Ero riuscito a trasmetterle delle emozioni; le avevo fatto del bene.
Capii allora che un libro è come una bottiglia che porta un messaggio attraverso il mare. In chi riceve il messaggio accade qualcosa che determina un cambiamento di rotta.
Ebbi consapevolezza che, grazie al libro, mi sarebbe stato possibile, in seguito, comunicare a un numero indefinito di persone il mio modo di “sussurrare Dio”, i sentimenti intimi con cui il mio cuore mi accostava al mondo. In modo incomprensibile mi si presentavano circostanze che quasi “mi ordinavano di farlo”.
Tra queste, la conoscenza dello psicoterapeuta Alfredo Altomonte, co-autore di questo libro, in occasione di un incontro di preparazione al momento di formazione per tutto l’ente Ciofs-fp Lazio (Centro italiano opere femminili salesiane - formazione professionale), voluto dall’instancabile suor Novella Gigli e da me condotto.
Nell’incontro di preparazione suddetto io, Alfredo e suor Novella, alla presenza del professor Luigi Losciale, abbiamo piacevolmente conversato su vari argomenti, soprattutto su nuove dinamiche educative che, concentrandosi sulla storia personale e umana degli studenti, possano rendere sempre più costruttivo il rapporto tra loro e i docenti. A un certo punto, il mio discorso è caduto sul grande psichiatra austriaco V.E. Frankl, il cui metodo di approccio psicoterapeutico, la logoterapia e l’analisi esistenziale, è quello di cui si avvale Alfredo nel suo rapporto con i pazienti.
Ne è nata l’idea di una stesura a quattro mani di questo testo che vuole essere soltanto un messaggio carico di fiducia, di speranza e di amore per la vita.
Nei bei momenti della nostra conversazione, mentre passeggiamo in un lungo viale alberato, mi piace approfondire con lui il pensiero di Frankl e della sua logoterapia, la terapia del senso. Non spaventatevi, sembra roba difficile; in realtà a volte la vita si disvela nascondendosi in termini apparentemente poco comprensibili ma densi di senso.
Ricordiamo don Eugenio Fizzotti, un sacerdote che ha finito i suoi giorni nella sofferenza e nella malattia, al quale si deve il merito di aver fatto conoscere in Italia il pensiero di un grande psichiatra austriaco che nei campi di concentramento elaborò, approfondendola, la sua teoria logoterapeutica, grazie alla forte vicinanza ai prigionieri dei lager, suoi compagni di dolore, protagonisti di una delle più tristi pagine della storia dell’uomo.
Come si può parlare di senso della vita nei campi di concentramento? Di istinto sembra pura follia!
Alfredo mi dice che ha avuto modo di conoscere Fizzotti, erede di Frankl, e di frequentare i suoi uffici e le sue stanze che “parlavano” di Frankl in ogni “dove”. Fizzotti tradusse molti suoi scritti, tra cui il bestseller Uno psicologo nei lager, oggi integrato con alcuni importanti inediti nel volume L’uomo in cerca di senso (Franco Angeli, Milano 2017).
Il punto del suo pensiero, su cui ci soffermiamo di più a parlare, è proprio la volontà di dare senso alle nostre azioni in qualsiasi momento e in qualunque situazione ci si trovi, qualsiasi cosa la vita ci chieda di fare e affrontare.
Pian piano iniziamo a capire che di significato si può parlare sempre perché abita nell’intimo di noi stessi, qualsiasi sia la condizione che viviamo. Possono togliere tutto alla nostra vita ma non la libertà di entrare nella nostra anima e viaggiare verso direzioni che per noi costituiscono senso. Che bello!
Riflettiamo e ci interessa capire insieme quale possa essere la via migliore perché la persona sia aiutata a discostarsi dal vuoto esistenziale in cui spesso cade, e che può condurlo alla depressione o addirittura alla morte.
Si può davvero raggiungere una condizione di felicità?
È necessario trovare un modo perché la persona non avverta l’incapacità di cogliere quanto di bello la vita offra ogni giorno; bisogna aiutarla a riempirla di senso.
Sì, ma come?
È così che Alfredo parla di autodistanziamento e di autotrascendenza.
Altri paroloni?
Forse sì ma leggete e vedrete come possono rivoluzionare la vita!
È necessario distanziarsi dalla situazione che ci rende vulnerabili, cercando di trovare in quanto ci accade una finalità che non sia fine a sé stessa.
Dobbiamo chiederci, cioè, cosa la vita voglia da noi, cosa ci chieda di fare, nel “qui e ora” del momento che stiamo vivendo, anche, o soprattutto, se tale vissuto è contraddistinto dal dolore. Bisogna fronteggiare la situazione, provocarla ad hoc, superare il negativo, o ciò che è contrario alle nostre aspettative, volgendo la nostra attenzione ad altro, all’altro, diventando partecipi della vita altrui in una costruttiva relazione io-tu, io-noi, che ci allontani dalla nostra persona e dai nostri pensieri che rischiano di diventare martellanti e insistenti.
In questa nuova tensione scopriamo il fine, il perché del nostro agire.
Scoprire il perché, soprattutto porsi questo perché come una finalità positiva da raggiungere, ci aiuta a sopportare quasi ogni come. Ed è così che la frase nietzschiana «chi ha un perché nella vita, sopporta quasi ogni come» assume in Frankl un nuovo significato e diventa il punto di forza del suo metodo.
Per dirla con Jung, «il senso rende molte cose, forse tutto, sopportabile».
Nasce, così, con Frankl, la logoterapia, che, dal greco logos (o “significato”), si caratterizza come terapia centrata sulla ricerca di senso e sull’analisi esistenziale.
Ma può tutto questo essere recepito da un giovane che abbia deciso di rinunciare alla vita?
Può accadere?
È indispensabile e necessario l’apporto di una formazione spirituale?
La mia passeggiata con Alfredo è davvero piacevole, nonostante il freddo tagliente, il cielo è pieno di stelle e la luna poggia i suoi riflessi argentei sui rami di alberi maestosi che si ergono nella notte con tutta la loro imponenza.
Dico serenamente ad Alfredo che io credo nel messaggio frankliano. Il senso della vita muove tutto! È solo individuando un compito da realizzare che l’uomo vive davvero!
Immaginiamo che, all’improvviso, un adolescente mi dica di volerla far finita con la vita… Tanti sarebbero gli interventi da fare. Credo che guarderei questo ragazzo in viso e probabilmente mi piacerebbe parlargli del volo degli uccelli.
L’uomo, infatti, è libero come gli uccelli che volano; tuttavia, il loro librarsi nell’aria viene osservato attentamente, ci si accorge che questo è lineare perché nel loro volo gli uccelli non perdono mai di vista l’orizzonte.
Allo stesso modo sono i giovani, siete voi giovani!
Anche se sono liberi e “volteggiano” tra le difficoltà della vita, se non sono lasciati allo sbaraglio, se viene loro indicato un obiettivo da raggiungere, possono farcela; bisogna che sia presente alla coscienza di ognuno di loro una finalità cui indirizzare la propria azione.
Cercate il...

Table of contents

  1. Cover
  2. Sinossi
  3. Profilo biografico dell'autore
  4. Colophon
  5. Prefazione
  6. Introduzione
  7. SCATENA LA VITA!Se hai un perché, troverai ogni come
  8. 1.Amo vivere? Sono felice?
  9. 2.La forza del silenzio
  10. 3.Scatenarsi: liberi da, liberi di, liberi per…
  11. 4.L’amore senza “se” e senza “ma”… Un “sì” pieno alla vita!
  12. 5.Non più predicatori ma testimoni: famiglia, scuola, chiesa
  13. 6.I giovani ribelli e le loro dipendenze
  14. 7.Tracce di luce
  15. 8.Scatena la vita!
  16. Postfazione