Capitolo secondo
Il podcasting
La nascita
La portabilità della radio e dei supporti per l’ascolto di materiale sonoro è un’opportunità nota sin dall’invenzione della radiolina a transistor. È il 18 ottobre 1964 quando la società americana Texas Instruments lancia sul mercato statunitense, alle soglie del periodo natalizio, il primo modello di radiolina: la Regency Tr-1. Da quel momento la radio diventa portatile prendendo il posto degli enormi, rumorosi e ingombranti apparecchi diffusisi a partire dall’Ottocento. Un articolo de “Il Tempo” raccontava con queste parole la svolta segnata dal primo modello di transistor:
Quella scatolina di plastica, semplice, elegante, non somiglia a nulla di ciò che si era già visto: pesa circa tre etti, è grande come un pacchetto di sigarette, (tassativo per i produttori che entrasse nel taschino della giacca), si può scegliere tra tanti colori e ha a disposizione anche degli optional, come l’auricolare (per un solo orecchio e naturalmente mono) e una custodia in pelle. Di certo non è a buon mercato: costa 49,95 dollari, senza batterie, poco meno di un mese di stipendio di un onesto artigiano. Ma i 150mila pezzi realizzati vanno a ruba e l’industria di Dallas dovrà intensificare la produzione per smaltire gli ordini.
La radiolina, così comunemente chiamata, dalle dimensioni di un pacchetto di sigarette e comoda per il trasporto tascabile, sfrutta una tecnologia denominata transistor (abbreviazione di Transconductance varistor), un’invenzione che, come per molti casi nella storia dell’umanità, partì dall’ambito militare. La misero a punto i ricercatori, William Shockley, John Bardeen e Walter Brattain: muovendo le mosse dallo studio delle caratteristiche del silicio, forgiarono uno strumento di piccole dimensioni utile alle comunicazioni di guerra. Per il mondo della radio la rivoluzione fu significativa: la grandezza degli apparecchi di ascolti – tramite il passaggio dalle vecchie valvole termoioniche ai transistor si ridusse di dieci volte. Diminuì anche il fabbisogno di energia: non c’era più bisogno che gli enormi apparecchi si scaldassero per raccogliere energia elettrica, utile al funzionamento del processo. La novità tecnologica, come spesso accade nell’universo dei media, ebbe naturalmente risvolti sociali e cambiamenti nelle pratiche culturali:
Le voci dei nuovi conduttori, i dj, e i brani della nuova musica, il rock’n’roll, inizieranno a echeggiare tra i marciapiedi delle strade, nei luoghi di ritrovo dei giovani e nelle macchine attraverso l’autoradio. La radiolina diverrà un simbolo di autonomia per i teenagers occidentali, finalmente liberi di portarsi appresso, di indossare quasi, la propria musica, i propri suoni, la propria subcultura, e di condividerla con il proprio gruppo.
Dalla radiolina a transistor comincerà il processo di mobilitazione dell’ascolto, non più relegato alle stanze di un appartamento o di un locale pubblico, bensì esposto nei luoghi all’aperto. Altre invenzioni tecnologiche hanno contribuito alla personalizzazione dell’approccio verso i prodotti sonori. Il 1 luglio 1979, quarant’anni fa, la Sony metteva in vendita il primo walkman: “si tratta – leggiamo sulla versione online dell’enciclopedia Treccani – di un riproduttore stereofonico portatile tascabile, dotato di cuffia o di piccoli auricolari per l’ascolto di musicassette, compact disc o di programmi radio”. Dal primo modello messo in commercio, il TPS-L2 di colore blu-argento, il walkman diverrà un vero e proprio fenomeno sociale: in milioni, tra giovani e non, cominceranno a girare per le strade con le cuffiette nelle orecchie ascoltando musica (allo strumento è dedicato anche il singolo di Cliff Richard dal titolo Wired for Sound), programmi radiofonici o qualsiasi tipo di nastro. Le campagne pubblicitarie lo presentavano come lo strumento adatto agli amanti del jogging e del roller-skating, inculcando nei consumatori l’abitudine di dedicarsi alle attività sportive e ricreative con il walkman tra le mani e la mente nella musica portatile. Successivamente, con lo sviluppo dei CD-rom, lo strumento si evolverà in discman: siamo nel 1984. Quasi dieci anni dopo, nel 1998, un ulteriore svolta tecnologica offre impulso al successivo sviluppo del podcasting. Si tratta della messa in commercio dell’Mp Man F10, il primo modello di lettore mp3 (formato di codifica audio che, come visto pocanzi, era già stato presentato a Torino nel 1992), sviluppato dalla sud-coreana Saehan Information Systems e commercializzato dalla Either Labs nell’estate seguente; ha il costo di 250 dollari e una capacità di 32 MB di memoria flash. I lettori si dividono in due categorie: quelli basati su memoria flash, dalla capacità di memorizzazione quindi di deposito di musica limitata, e quelli fondati sul disco rigido, che possono arrivare anche a 80 gigabyte di memoria. Alla seconda categoria appartiene il prodotto di punta della Apple: l’iPod. Il fondamentale punto di partenza della giovane storia del podcasting. L’azienda di Cupertino, sotto la direzione del celebre Steve Jobs, specializzata nella creazione di computer, imprime l’ennesima rivoluzione nell’ambito dell’ascolto il 21 ottobre 2001 quando presenta il primo modello di lettore mp3, denominato iPod appunto, messo in commercio il 23 ottobre dello stesso anno.
Un articolo del webzine Tech EveryWhere, pubblicato il 16 agosto 2017, elenca le caratteristiche del primo iPod.
A Cupertino non inventarono nulla, ripercorrendo la strada già portata avanti da alcuni lettori mp3 da tempo presenti sul mer...