
Le arti dello spazio
Scritti e interventi sull'architettura
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About this book
Nel 1985 Bernard Tschumi, vincitore del concorso per il Parc de la Villette a Parigi, chiede a Jacques Derrida di collaborare con Peter Eisenman su un progetto riguardante uno dei giardini del parco. La collaborazione con Eisenman non troverà mai una effettiva realizzazione, ma darà vita a un libro straordinario come Chora L Works. Le arti dello spazioriunisce tutti gli scritti di Derrida – molti dei quali ancora inediti in italiano – a proposito dell'architettura. Una raccolta di recensioni, lettere, relazioni a convegni, incontri con teorici, architetti e studenti di architettura, interviste, discussioni, testi pubblicati da autorevoli riviste specializzate come "Architectural Design", "Assemblage", "Domus". Testimonianze dell'interesse tutt'altro che marginale di Derrida per l'architettura, ma anche dell'attenzione che l'architettura ha rivolto all'opera del filosofo franco- algerino.
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Information
Faxtestura121
Quaere, unde domo (sit).
Where do you came from? Ecc.
1 – Whence: Simulacro di prolegomeni e falsa partenza
Table of contents
- Prefazione
- L’ultima fortezza della metafisica Dieci anni dopo
- Introduzione
- Jacques Derrida e l’architettura: “Spaziare ulteriormente”
- Prove di scrittura Frammenti estratti da Les Immatériaux
- Labirinto e Archi-testura
- Maintenant l’architecture
- [Sequenza 2 – Scena 2]
- Architettura e decostruzione
- Il filosofo e gli architetti
- Barbarie e fogli di vetro. o La moneta spiccia dell’«attuale»
- Cartoline Post/a/li. Risposta a Jacques Derrida
- Generazioni di una città: memoria, profezia, responsabilità
- Tra le linee. Il Museo ebraico di Berlino
- Replica a Daniel Libeskind
- Sommario di note estemporanee
- Il Forum della città di Berlino
- Invito alla discussione
- Faxtestura
- Eisenman e Derrida: parlare di scrivere
- Postfazione a Chora L Works.
- DECOSTRUZIONE ARCHITETTURA
- Documenti
- Eisenman Robertson Architects 40 West 25th Street New York, New York 10010 212/645-1400 410 East Water Street Suite 600 Charlottesville, Virginia 22901 804/971-8464 M. Bernard Tschumi Bernard Tschumi Architects 22 West 17th Street New York, New York 10010 15 giugno 1987 Caro Bernard, mi scuso di dover scrivere questa lettera, così come di aver impiegato tanto tempo a scriverla. Come ne è certamente consapevole in questo momento, sono almeno scioccato e costernato per il fastidioso malinteso che si è venuto a creare a causa dei commenti fortuiti e erronei apparsi nell’articolo di Jayne Merkel a proposito della mia collaborazione con Jacques Derrida relativa al giardino della Villette. Non soltanto questo articolo ha messo inutilmente a dura prova l’amicizia e il rispetto reciproci sui quali riposa la nostra lunga relazione ma, ancora peggio, ha deformato e l’intenzione e il contenuto del lavoro in questione. Lei evoca con precisione i fini che io e Jacques Derrida ci siamo proposti per questo progetto, quando scrive, deplorando questo stato di fatto, che l’architettura di oggi continua a funzionare sotto l’egida di “autorità” non problematizzate la cui validità non è comunque più sostenibile (per esempio l’autore e l’oggetto estetico discreto). Dall’inizio di questo esercizio il nostro obiettivo era di mettere in questione questi temi redigendo un testo architettonico in cui l’idea di autore operasse in modo da destabilizzarli. Siccome Jacques e io stesso ci siamo consacrati, nei nostri rispettivi ambiti, a questo genere di destabilizzazioni, non posso immaginare una collaborazione tra noi che cercasse di realizzare qualcos’altro. Credo si tratti di ciò che lei si aspettava quando ha proposto questa collaborazione e credo che i nostri risultati abbiano risposto a queste attese. Le somiglianze fortuite e superficiali tra il mio progetto Cannareggio e il suo progetto alla Villette sono state generate, come lei dice, soltanto dalla circostanza di una griglia punteggiata (della quale ho riconosciuto l’origine nel progetto dell’ospedale di Venezia di Le Corbusier, che ha fornito un testo ideale a partire dal quale sovvertire non soltanto le “autorità” dell’autore, dell’oggetto […] ma anche altre problematiche, come quella della cornice (la Villette) e del contenuto (il giardino)). Ne abbiamo discusso a più riprese; credo che lei abbia compreso come e perché si sia fatto allusione a Cannareggio nel nostro progetto e penso che lei sarà d’accordo nel dire che l’uso che abbiamo fatto di questo testo è riuscito. Bernard, per quanto riguarda l’articolo di Jayne Merkel, in tutta franchezza, per quanto me l’avesse inviato prima di proporne la pubblicazione in tutt’altro contesto (una piccola esposizione a Cincinnati), gli avevo dato appena un’occhiata. È stato inviato, come le ho detto, a Vaisseau de Pierres a titolo informale. In seguito, l’ho letto con attenzione e credo che lei abbia pienamente ragione di sentirsi indignato. Mi dispiace di non averlo letto con maggiore attenzione prima della sua pubblicazione e la prego di scusarmi per qualsiasi errore o falsa dichiarazione da parte mia. Le assicuro che sarò più vigile rispetto a qualsiasi pubblicazione a venire che riguardi un progetto nel quale sono coinvolto. Inoltre, le invio copia di questa lettera al redattore capo di Vaisseau de Pierres, in cui di conseguenza sconfesso l’insinuazione di Jayne Merkel secondo la quale il suo progetto è inspirato al mio e sottolineo come la nostra collaborazione utilizzi il progetto di Cannareggio attraverso la tematica della destabilizzazione. Non credo che valga ancora la pena continuare a preoccuparsi per questo errore, cosa che manterrebbe attivo un tema minore, è forse il caso di rimettersi alle pubblicazioni del progetto più importanti, che chiuderanno la questione grazie a una discussione approfondita, ma lascio a lei la cura di prendere una tale decisione. Se lei pensa che possano essere utili altre lettere, non esiti a farmelo sapere, le invierò immediatamente. Altrimenti, mi piacerebbe voltare pagina. Ho fretta di lavorare con lei a Parigi; lavoriamo insieme per realizzare i nostri progetti. Per concludere, vorrei ringraziarla dei suoi costanti incoraggiamenti verso i miei contributi architettonici, per il suo invito generoso alla Villette e per avermi concesso l’opportunità così stimolante di incontrare e lavorare con Jacques Derrida. Se per disattenzione, sono stato la causa, mio malgrado, di una animosità tra di noi, spero voglia accettare le mie scuse sincere e che sappia che non era questa la mia intenzione. Cordialmente, Peter Eisenman PD: […] Cc: Jacques Derrida Hal Foster Serge Goldberg Jayne Merkel Hubert Tonka/Isabelle Auricoste Anthony Vidler 164 Cfr. infra, “Sequenza 2 – Scena 2”. 165 In Parc-Ville Villette, Vaisseau de Pierres, 1987 [L’opera, edita a Seyssel per le edizioni Champ Vallon, era curata da Isabelle Auricoste e Hubert Tonka. Jacques Derrida e Peter Eisenman firmano un testo intitolato Oeuvre chorale, “Vaisseau de Pierres” è il nome della collana nella quale apparve l’opera, n. 5 della Série Architecture].
- Lettera di Jacques Derrida alla redazione della rivista «Anyone»