La memoria di Dio
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La memoria di Dio

About this book

Siamo di fronte a una sorta di testamento spirituale di questa straordinaria figura di biblista, professore, traduttore, uomo di confine. Servendosi di un'ermeneutica marrana, il Rabbi di Asti riflette su La memoria di Dio, ove il genitivo è oggettivo e insieme soggettivo: è la memoria di Dio nei confronti dell'uomo e dell'uomo nei confronti di Dio. Un rapporto da leggersi in chiave bilaterale e che già è preludio del dialogo tra il Creatore e la sua creatura. Di qui il darsi della Sacra Scrittura in termini di un racconto ove gli attori sono Dio e l'uomo e insieme l'esplicazione della storia ebraica in quanto toledot.

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Introduzione
Narrare il nome

1. Paolo De Benedetti, il Maestro che diffonde profumo di Torà e di azioni

Allorché giunge il momento della dipartita di un Maestro, diventa particolarmente difficile cercare di trovare le parole adatte a celebrarne il ricordo. Si è presi e stretti da una sorta di contraddizione: per un verso, il dolore che pervade il nostro animo dinanzi alla constatazione oggettiva che l’ultimo saluto si è dato, che non ci sarà mai più la possibilità di ascoltare la sua voce e di formarsi ai suoi insegnamenti non può che condurre al mutismo, al nodo in gola che ti vieta di pronunciare anche solo una sola parola; dall’altro, si avverte in tutta la sua urgenza la necessità di vincere questa paralisi emotiva per tentare di dire che cosa ha lasciato in te, nome e cognome, direbbe Rosenzweig, quel Maestro.
Paolo De Benedetti insigne biblista, studioso d’eccezione, editore, professore, teologo, poeta, traduttore, uomo di frontiera1. PDB marrano: «A chi mi chiede se sono ebreo o cristiano – confessava con un’arguta ironia – io rispondo, secondo i giorni: Sono cristiano la domenica... ed ebreo tutti gli altri giorni»2. Del resto, per Sua stessa confessione, precisava che una tale condizione nasce «da una compresenza di categorie mentali e fedeltà ebraiche, e di alcune convinzioni cristiane, in combinazione instabile ma irrinunciabile»3.
Come non ricordare quanto scrive l’amico Umberto Eco, sin dai tempi in cui lavoravano entrambi alla Bompiani, in una delle sue formidabili incarrighiane per Paolo?
«Piemontese è quella cosa
che con l’aria di un gattone
sorridente e un po’ sornione
dice sempre “o basta là”.
Non si sa mai se PDB
quando parla piano piano
è ortodosso oppur marrano:
lui è fatto un po’ così»4.
PDB sostenitore della teologia del debito5 che si estende a ogni creatura, finanche al filo d’erba6 perché ogni vita viene da Dio7 e perché l’alleanza stabilita tra Dio e l’uomo «non è però “solo” con la famiglia di Noè e neppure “solo” con tutti gli esseri umani, ma “con ogni vivente che è con voi, uccelli, bestiame, e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca (Gen 9, 10)”»8. PDB che, tra un commento di un testo biblico e rabbinico, non si esime dallo scandire i nomi delle Sue creature: Martino9, Pentolino, Biancotta, Pucchia – la cagnolina cui ha dedicato Quale Dio? –, Dove sei?, per citarne solo alcuni quasi volesse ribadire con le lacrime agli occhi, una sua personale mitzwà: «chi non si ricorda degli animali (cioè dei loro diritti, della loro dignità, delle loro sofferenze, della loro anima e della loro intelligenza, insomma della loro consanguineità con noi), non merita di essere ricordato da Dio, l’arcobaleno non è per lui»10. PDB conferenziere che ritrovi in ogni dove. PDB protagonista con il card. Carlo Maria Martini e rav Giuseppe Laras della difficile tessitura del dialogo ebraico-cristiano. PDB maestro, anzi talmid chakham (discepolo del sapiente) di una moltitudine di allievi poiché «nella catena che dal Sinai giunge fino al mondo futuro, ogni maestro è discepolo»11. Questo è quanto tutti sanno: questo è il suo paradigma.
Ed è proprio per queste e molte altre ragioni che la Fondazione Filosofi lungo l’Oglio, in collaborazione con Gariwo, ha deciso di onorarne il nome annoverandolo tra i giusti che saranno proclamati a Brescia – città che molto deve a Paolo De Benedetti – in occasione dell’ottava edizione della Giornata Europea dei Giusti.

2. Per una ermeneutica marrana

Per quanto ci si sforzi di elencarne i meriti e le azioni, Paolo De Benedetti è stato molto di più. Crediamo che si renda, davvero, onore alla sua figura se, scandagliando nelle stanze della nostra memoria, ci sforziamo di portare a datità degli istanti cercando di catturarne la loro eternità come si farebbe con un fermo immagine. Quegli istanti che hanno segnato, per sempre, la nostra fatticità storica e che, come si usa dire di un Maestro, «ti hanno aperto gli occhi».
Ora l’alfa e l’omega in cui sta il nostro à-Dieu a Paolo si sostanzia in una conversazione che risale a molti anni fa, un dialogo che si colloca, per chi scrive, agli albori della “scoperta”, kivjakhol (“se così si può dire”), per usare un’espressione cara a Paolo, della straordinaria ricchezza e profondità della tradizione ebraica e, insieme, dell’immediata presa di consapevolezza della portata delle radici ebraico-cristiane allorché si prende davvero sul serio l’interrogativo sul nostro da dove, sulla nostra provenienza. La sua Introduzione al giudaismo12 insegna.
«Vede – esordì Paolo De Benedetti – come una persona mente a se stessa se non sa chi l’ha posta nel mondo, quali sono stati i suoi genitori, i suoi nonni e, addirittura, i suoi avi; così il cristiano non è cristiano nell’accezione intesa da Gesù13, se non ha la percezione culturale e, persino, la coscienza di essere il figlio di tutta la tradizione biblica ebraica. Non solo: mentre un ebreo potrebbe – anche se, in genere, questo non accade – non interessarsi del cristianesimo, perché si tratta di un qualcosa che è venuto dopo, un cristiano non può affermare di conoscere se stesso se prescinde dalle vicende del popolo eletto perché nel disegno di Dio ciò che è venuto prima continua e si salda con quello che è venuto dopo attraverso una vitalità teologica che non ammette parcellizzazioni»14.
Poi,...

Table of contents

  1. Tempo della memoria
  2. Introduzione Narrare il nome
  3. Paolo De Benedetti La memoria di dio
  4. Paolo De Benedetti
  5. Collana Tempo della memoria
  6. Collana Chicchidoro