Il "foglio in rossetto e bistro"
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Il "foglio in rossetto e bistro"

"Corrente" tra fascismo e antifascismo politica letteratura arte

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Il "foglio in rossetto e bistro"

"Corrente" tra fascismo e antifascismo politica letteratura arte

About this book

Questo volume, frutto di un lungo e accurato lavoro di ricerca di Katia Colombo, ricostruisce le vicende di "Corrente", la rivista fondata nel 1938 a Milano dal giovane Ernesto Treccani. La rivista, a cui collaborarono intellettuali, letterati, poeti, architetti e artisti di varia estrazione culturale, divenne rapidamente il punto di raccolta e di espressione di giovani e meno giovani (Raffaele De Grada, Giansiro Ferrata, Luciano Anceschi, Enzo Paci, Renato Birolli, Carlo Bo, Mario Luzi, Piero Bigongiari, oltre allo stesso Treccani, e a molti altri) destinati, a guerra terminata e soprattutto nel corso dei primi due decenni del dopoguerra, ad animare la "battaglia delle idee". Dalla puntuale ricostruzione di Katia Colombo emerge la ricchezza di posizioni dell'ambiente che si muoveva attorno a una rivista nei cui fascicoli si discuteva di letteratura e poesia, filosofia (con particolare riferimento ad Antonio Banfi e alla sua scuola), architettura, cinema, teatro, arti e che nella sua breve vita (verrà soppressa nel maggio del 1940) si era imposta come un punto di riferimento, a volte polemico, del dibattito culturale italiano, espressione di una crescente disaffezione verso il regime.

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La rivista letteraria,
i frontespiziani, i solariani, l’antologia
Con quali collaboratori procedere per la pagina letteraria, di cui Sereni era redattore? Quasi tutti i “migliori discepoli” di Banfi erano lontani, dispersi per l’Italia quali vincitori delle cattedre per l’insegnamento liceale (Anceschi a Taranto, Bertin a Vibo Valenzia, Paci a Parma, dove insegnava anche Mario Luzi e risiedeva Attilio Bertolucci). A Milano erano restati Antonia Pozzi e Giuliano Carta, “saldo conoscitore della poesia francese da Rimbaud in poi”. C’era un contatto con Roberto Rebora, reduce dall’Africa, e con il giovanissimo Alberto Vigevani, che, pur “sedotto da Proust”, era allora più appassionato di teatro. C’era Vigorelli della Cattolica che, intenzionato a “trapiantare ‘Campo di Marte’ in ‘Corrente’”434, assicurava i rapporti con i “fiorentini”: Bigongiari, Fallacara, Macrì e Parronchi. “Quanto a Bo, Sereni, come assistente di Banfi, lo aveva già avvicinato per invitarlo a qualche seminario”. Traverso, che lavorava per Olivetti, era facile da raggiungere “quale accanito frequentatore del caffè delle Tre Marie”435.
L’incontro con Ruggero Jacobbi era avvenuto ai littoriali di Palermo, nell’aprile del 1938436. Nello stesso mese era uscito “il primo numero della nuova gestione”: nel fascicolo 6 del 15 aprile 1938 compariva il saggio di Sereni su Alfonso Gatto, un articolo di Vigevani sul teatro pirandelliano, una recensione di Carta relativa a uno studio della Noulet su Paul Valéry, una lirica di Eliot tradotta da Rege Gianas, già collaboratore della “Riforma letteraria”; un testo di Bonfanti e l’avvio della rubrica di Vigorelli, Segnalazioni.
Nel numero successivo, con una nota (secondo Silvio Ramat, redatta da Treccani), “Corrente” si schierava a difesa dell’ermetismo. Iniziava una battaglia interrotta solo dalla cessazione forzata della rivista.
“Chissà perché – si chiedeva nella nota – chiamano ermetismo l’approfondimento dei propri sensi e della propria coscienza, la domanda continua e unica che un uomo ha il dovere di rivolgersi”437. L’interrogativo registrava la contraddizione tra la domanda di senso, connaturata alla condizione umana, quindi doverosa, di cui la nuova lirica si era fatta interprete, e il significato negativo del termine che la designava. Coniato – in effetti, ufficializzato – qualche anno prima da Francesco Flora per indicare la nuova poesia, di cui Ungaretti438 era considerato l’esponente più rappresentativo, il termine ermetismo alludeva alla sua oscurità, alla sua insufficienza semantica. Per il critico campano la giovane poesia era priva di forma, astrusa, incomprensibile, laconica, rarefatta, sostanzialmente irrisolta. La forma, asseriva Flora, era tutto, era “positivamente l’attuazione della poesia” e “suprema moralità poetica”: la poesia – e, più in generale l’arte – consisteva nell’“attuare sinceramente, nella chiara forma, il moto del proprio spirito”439. Se di contenuto era impossibile mancare, la presenza o meno della forma – cosa diversa dal formalismo, di fatto equivalente al contenutismo – distingueva la poesia dalla non poesia440.
“L’arte della poesia è lavoro sulle parole, sui modi del canto”; la poesia “deve creare un tempo e uno spazio nel quale parole e figure limpidamente campeggino e siano intese”; “occorre un minimo respiro che consenta uno sviluppo ritmico”441.
I versi di un Ungaretti e dell’“interminabile folla di scuristi e cabalatori” – addirittura “novecentomila”442 – violavano invece i dettami della “poesia pura”, ossia della poesia tout court perché “la poesia esiste solo in quanto è poesia pura”, depurata, cioè, da fini moralistici, economici, logici, edonistici443.
La centralità di una ricerca formale tesa alla costruzione di un linguaggio alternativo alla sua funzione pratica, ostensiva, centrato sull’intensità e sulla concisione espressiva – “poesia baleno”444 – il ricorso a forme ellittiche445 o a procedimenti analogici che surrogavano i nessi logico-sintattici, le polivalenze aggettivali, la ricorrenza di sineddoche, ipallage, ossimori e sinestesie, i verbi non coniugati erano i motivi della polemica formula di Flora.
L’idea di Poe di una parola poetica co...

Table of contents

  1. Presentazione
  2. Il “foglietto”, da “Vita giovanile” a “Corrente”
  3. Prima parte
  4. “La rivista politica”, l’eretica ortodossia
  5. La rivista filosofica: Banfi e la sua scuola
  6. La rivista letteraria, i frontespiziani, i solariani, l’antologia
  7. Seconda Parte
  8. L’arte, la critica militante e le mostre di “Corrente”
  9. L’architettura, Milano-Italia
  10. La musica: “una complessa realtà vivente”
  11. Il teatro: “un interesse d’anima e di poesia”
  12. Il cinema, salvare il film d’arte
  13. Terza Parte
  14. Le edizioni di Corrente
  15. Chiusura e metamorfosi di “Corrente”
  16. Le problematiche coordinate di un’identità