II.
La Zoonomia
2.1 Sviluppo e argomenti dell’opera
In un altro passo della sua Vita di Erasmus Darwin, Charles Darwin ci racconta di come l’opera più famosa di suo nonno, ossia la Zoonomia, rimase in “preparazione per molti anni”, venti per l’esattezza, stando alle parole di Erasmus, e finì per essere data alle stampe solo nel 1794, seppur inizialmente il Dr. Darwin fosse più propenso ad una pubblicazione postuma. Sappiamo che nel corso della prima stesura di quest’opera si dimostrarono particolarmente utili per Erasmus gli aiuti di suo figlio, Robert Darwin (il padre di Charles) assieme ai consigli di Josiah Wedgwood, poiché a loro inviava i suoi primi manoscritti, che portavano ad un primo tempo il curioso titolo di “Nosonomia o le leggi della malattia”. A questi aiuti vanno aggiunti quelli che gli furono offerti dal suo vecchio amico, compagno di studi alla facoltà di medicina di Edimburgo, James Keir, come apprendiamo da questa lettera di ringraziamento inviatagli da Erasmus un anno prima della pubblicazione della Zoonomia:
Caro Keir,
mi sono servite molto le tue osservazioni, e di conseguenza ho corretto il mio lavoro. Se non avrai difficoltà a leggerne qualche parte in più, avrò tempo di inviartela, poiché non ho ancora in alcun modo iniziato a stampare. Ti prego di mandarmi una riga su quest’argomento;
Dopo i numerosi anni di carriera come medico di provincia, Erasmus decise, attraverso quest’opera, di formulare “una teoria” che riuscisse a far convergere (in se stessa) tutte le leggi della “vita organica”, senza però pretendere di spiegare tali leggi “per mezzo di quelle della meccanica” o “della chimica”, con lo scopo di evitare di cadere nello sconsiderato errore di presentare l’organismo umano come una sorta di “macchina idraulica” poiché, se ciò avviene, si è portati a dimenticare “il carattere essenziale” della vita, ovvero “l’animazione”; a tal fine Erasmus, che già dai tempi dei suoi studi alla facoltà di medicina di Edimburgo si era discostato dalle teorie meccaniciste del sistema boerhaaviano, spiega che il suo sistema si fonderà esclusivamente “sulla natura”. Solo così, secondo Erasmus, sarà possibile parlare di essere vivente in quanto tale e chiarire di conseguenza le cause e il fenomeno della malattia, argomento a cui, dopotutto, sono dedicate la maggior parte delle sezioni presenti nella Zoonomia. L’opera, da questo punto di vista, tocca numerosi fenomeni di carattere medico, dalla paralisi del fegato, passando per i più svariati tipi di febbre, fino alle numerose malattie causate dall’eccessivo consumo di alcool. Per ciascuno di questi argomenti, e per molti altri che non abbiamo tempo di citare, il Dr. Darwin offriva interpretazioni, pareri, diagnosi ed eventuali soluzioni, non a caso la notorietà che circondava la reputazione delle sue ricette mediche lo aveva reso famoso in tutto il Derbyshire fino ad arrivare a Londra, un successo ben più che discreto per l’epoca. Al di là di queste considerazioni possiamo trovare, fra le pagine della Zoonomia, due temi particolarmente rilevanti ai fini del presente lavoro; il primo riguarda lo sviluppo delle argomentazioni inerenti all’intelligenza animale contenute all’interno del capitolo dedicato all’istinto, il secondo è la teoria trasformista del celebre capitolo sulla generazione, che racchiude la più ampia trattazione che sia possibile trovare nelle opere di Erasmus intorno a questo tema. Fra quelle pagine le ipotesi trasformiste da noi già indagate, partendo dalle prime opere botaniche di Erasmus, trovano la loro definitiva conferma grazie ad un filone argomentativo che non si discosta minimamente da quanto il vecchio Darwin aveva già sporadicamente accennato nei suoi lavori precedenti, anzi, come un fiume in piena, le sue idee acquistarono progressivamente sempre più forza man mano che vi venivano aggiunte sempre più considerazioni.
2.2 Idee e sensibilità
La teoria sull’intelligenza animale contenuta nel capitolo sull’istinto della Zoonomia, è in realtà figlia della discussione presentata da Erasmus sulla percezione, la sensazione e la formazione delle idee; tre temi che s’interconnettono all’interno dei primi capitoli dell’opera, dove il Dr. Darwin si sforza di “spiegare” tali fenomeni “nei termini delle operazioni di un sistema di materia” in movimento. Seguendo le dimostrazioni offerte da Hume e Berkley, Erasmus ritiene che la costituzione e produzione delle nostre idee sia attribuibile solamente ai movimenti degli organi di senso, contrariamente a quanto era stato affermato da Locke, che per il Dr. Darwin:
È [...] caduto in errore, immaginando poter la mente, per un’operazione tutta sua [...], formarsi un’idea astratta o generale; tale cioè a dire, che non sia copia d’alcuna particolare percezione, [in quanto] è [...] fuor d’ogni dubbio che tutte quante le nostre idee furono originariamente acquistate per mezzo dei nostri organi di senso.
In questo modo gli organi di senso permetto la formazione delle idee a partire dagli stimoli ricevuti dal mondo esterno, i quali innescano un movimento che si attiva partendo dalla contrazione delle “parti fibrose” che costituiscono questi organi; di conseguenza Erasmus nota che:
Se l’organo di un senso venga ad esser distrutto totalmente, pare che con esso vadan anche a distruggersi le idee per mezzo di esso ricevute, ed insieme la capacità della percezione: di questo avvenimento io ho potuto fare un’osservazione soddisfacente.
La contrazione delle fibre muscolari, per rispondere agli stimoli esterni, deve essere attivata da un principio o “agente intermedio”, a cui Erasmus da il nome di spirito di animazione. Questi assomiglia al magnetismo che premette di osservare il movimento congiunto di due particelle di ferro; quando ci troviamo di fronte ad un simile fenomeno, spiega Erasmus, se ci domandiamo quale sia la causa dei movimenti osservabili nel ferro dobbiamo supporre l’esistenza di un terzo elemento, oltre le particelle, che ne causi l’accostamento, a questo “invisibile qualche cosa” diamo appunto il nome di magnetismo; similmente il principio di animazione risiede nei nervi del sistema nervoso che si diramano a partire dal cervello. Quest’agente intermedio, a cui Erasmus attribuisce l’immaterialità:
È supposto esistere nella materia o con la materia, ma si vuole affatto distinto da essa, ed egualmente capace di esistenza anche quando questa è decomposta. Né questa teoria è affatto destituita di prove d’analogia, poiché noi vediamo potersi dare o togliere, per esempio, ad un pezzo di ferro il calore, o l’elettricità, o il magnetismo, che debbono perciò poter esistere tanto separatamente quanto congiuntamente a quel metallo.
Le idee sono così il risultato di una “contrazione, o movimento, o configurazione delle fibre che costituiscono l’immediato organo di senso”. In principio ciascuna idea, essendo il risultato di una contrazione dovuta all’irritazione stimolata dai corpi esterni, è semplicemente una “idea di percezione”, ma il Dr. Darwin fa notare come ognuna di queste percezioni porti con sé una certa quantità di piacere o dolore che ne influenzerà la futura ripetizione anche “in assenza di corpi esterni”. Il piacere o l’eventuale dolore causato dalla percezione è ciò che costituisce la sensazione, questa può suscitare il desiderio o l’avversione nei confronti di una particolare idea e da qui l’eventuale volontà di richiamarla alla mente attraverso un processo di associazione. Tramite il ruolo della volontà è possibile la “rimembranza o immaginazione” che, grazie alla ripetizione di quei primi movimenti percettivi, permette di comporre aggregati di idee, le cui associazioni e combinazioni ci offrono la possibilità di produrre idee composte o astratte, partendo da quelle che inizialmente erano meno complesse e più semplici.
Difatti Erasmus scrive:
Se la rimembranza o l’immaginazione nostra non è una ripetizione di movimenti animali, io domando dunque cos’ella sia? Mi si dirà che sono immagini o pitture delle cose. E dove sta mai questo vasto ammasso d’oggetti dipinti? O dove sono gli infiniti ricettacoli entro cui serbarli in deposito? O a quale altra cosa hanno essi mai alcuna somiglianza nel sistema animale?
È proprio a questa somiglianza che Erasmus sente di non poter rinunciare, altrimenti verrebbe meno il suo tentativo di unificare, attraverso determinate leggi, tutti i fenomeni della vita organica, di cui fanno ovviamente parte anche gli animali e le piante. Al fine di rispettare un simile parametro Erasmus stabilisce che “con la denominazione di spirito animale o potenza sensoria [quell’invisibile qualche cosa che permette la contrazione delle fibre di cui sono costituiti gli organi di senso e i muscoli] io intendo soltanto quella vita animale che l’uomo possiede in comune coi bruti, e un po’ persino con i vegetali”. In questo modo gli animali, così come le piante, sono in grado d...