Prospettive su Wagner
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Prospettive su Wagner

Filosofia, Musica, Letteratura

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Prospettive su Wagner

Filosofia, Musica, Letteratura

About this book

Il volume raccoglie i contributi di un gruppo di studiosi che si sono confrontati sull'opera di Richard Wagner; si tratta del risultato di una serie di seminari, diretti da Giuseppe Di Giacomo, che hanno coinvolto filosofi, musicologi e studiosi di letteratura. I contributi interpretativi e teorici presentati da questa raccolta di saggi rappresentano una molteplicità di voci che mostrano come sia possibile avvicinarsi a un'opera tanto complessa e profonda, senza la presunzione di raggiungere alcun risultato definitivo. Da questo punto di vista, filosofia, letteratura e musicologia determinano lo spazio dell'indagine su un artista essenziale per la comprensione della modernità musicale e della cultura dell'Ottocento e del Novecento.

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Antonio Rostagno
Décadence cromatica
e redenzione tonale?
Falsa modernità e perdita del futuro
nel Tristan und Isolde
Nessun compositore prima di Wagner ha quanto lui cercato fondamenti filosofici alla produzione artistica, a torto o a ragione258: dapprima il pensiero anarchico-rivoluzionario di Bakunin e il socialismo utopico di Proudhon, quindi il pensiero umano-progressista di Feuerbach, il tentativo di assimilare Hegel259, fino alla lettura di Schopenhauer. Sono cose molto note. Altrettanto nota è la contiguità fra la lettura del Mondo come volontà e rappresentazione e la composizione del Tristan und Isolde, la prima avvenuta nell’estate del 1854260, la seconda dal 1856 al 1859. E spesso la musicologia ha accostato il Tristan al Parsifal, due drammi accomunati dal contrasto fra sensualismo e redenzione, desiderio e noluntas, sia pur con le debite differenze: nel Tristan attraverso l’esaltazione del desiderio fino a superarlo261, nel Parsifal attraverso la rinuncia e la castità (e rimane problematica la questione della “redenzione”)262. D’altronde il primo abbozzo del libretto del Parsifal risale al 1857, mentre Wagner fissa le prime idee musicali del Tristan; dramma, quest’ultimo, in cui Wagner ipotizza in un primo momento l’ingresso dello stesso Parsifal nel III Atto263.
Sono argomenti noti, sui quali torno per proporre alcune riflessioni sui significati del linguaggio musicale e di alcuni elementi della tecnica compositiva del Tristan, attraverso cui Wagner realizza nel materiale musicale la sua personale filosofia, solo in parte coincidente con le letture schopenhaueriane. Semmai si può dire che nel Mondo come volontà e rappresentazione Wagner trova sistematizzato e organicamente esposto quanto lui stesso sente nei più disillusi anni di Zurigo, pur rimanendo sempre una non completa convergenza264. Non interessano qui tanto le idee filosofiche contenute nei libretti o i principi estetici e drammaturgici esposti nei trattati teorici; al centro dell’attenzione è invece la rappresentazione nel materiale musicale del contrasto fra volontà e negazione, la scelta di Wagner di porre a contrasto due qualità armoniche per definire l’opposizione fra sensualismo e rinuncia (Parsifal), fra desiderio e trasfigurazione (Tristan), fra Sehnen e Noluntas. Queste coppie di opposti sono musicalmente rappresentate dalla tensione-risoluzione del cromatismo nell’armonia tonale: dalla consonanza armonica della triade tonale come superamento dell’instabilità, come liberazione (=redenzione) dell’armonia cromatica determinata dalla consonanza tonale. Wagner ritrae l’illusorietà del reale anche realizzando forme dinamiche, volutamente ambigue, non riferibili a schemi determinati e non percepibili con la classica definitezza, rappresentazioni acustiche dell’inganno del senso nel fenomeno percepibile. L’opposizione fra cromatismo e armonia tonale è poi riassunta da accordi-simbolo immediatamente riconoscibili all’ascolto: il Tristan-Akkord e appunto la triade consonante.
La lettura di Schopenhauer, la concezione dualistica del mondo, il contrasto fra apparenza e verità noumenica, la rinuncia alla volontà, il Mitleid o la compassione, il superamento delle pulsioni di vita e del principio di individuazione, la pulsione di morte, sono state molte volte indicate come motivazioni significanti delle scelte compositive, in particolare della opposizione fra lunghe parti di armonia cromatica vagante e la risoluzione nell’armonia consonante tonale. Molti sono anche stati i tentativi di individuare centri tonali, sia da parte di chi ha pensato a questi centri come pilastri di una smisurata architettura “assoluta” (Alfred Lorenz e suoi continuatori “formalisti”)265, sia di chi li ha interpretati come aree di significato, per esempio il Do maggiore simbolo della natura e del giorno, il La bemolle simbolo della notte (Chafe)266; oppure il La di Isolda e il Mi di Tristan (Nattiez)267. Wagner usa l’armonia tonale in opposizione alla tonalità vagante estesa per lunghe sezioni di armonia cromatica e cadenze evitate; ma gli approdi alle triadi tonali consonanti quasi mai sono realizzati per mezzo di consuete preparazioni e cadenze ‘forti’ (ossia preparate dalla dominante, con la ‘corretta’ ascesa della sensibile e discesa della dissonanza); inoltre spesso le triadi tonali sono accostate per salti e altrettanto spesso è prediletta la posizione di primo rivolto, più debole e sintatticamente meno vincolata alla costruzione “logica”. È in questa “anti-tecnica” che risiede il “dilettantismo” alluso da Nietzsche: il sistema dell’armonia tonale tradizionale viene impiegato nella sua qualità fonico-percettiva basata sull’opposizione consonanza-dissonanza, ma non nella sua qualità logica di risoluzione della tensione costruita dal sistema sintattico della armonia funzionale tonale268. Il sistema tonale è una organizzazione dell’attesa, una strutturazione del tempo per mezzo di tensioni di attesa e risoluzioni, preparazione e compimento, ordinato per sequenze di attese soddisfatte o rimandate (quello che si chiama “decezione”, ossia inganno e riapertura di una conclusione prevedibile). Wagner però impiega la triade consonante come momento irrelato di sospensione della volontà, della tensione e del desiderio, quindi per la sua qualità percettiva “pacificata”, ma invalida la qualità logica della triade consonante come punto di arrivo della sintassi tonale: sfrutta l’immediata evidenza dell’armonia consonante tonale, ma non impiega il sistema di regole dell’armonia funzionale ossia quel sistema di tensione e rilascio che ho prima riassunto. Di qui il suo “dilettantismo”269, ma anche la particolare qualità significante e percettiva che assumono i due opposti del cromatismo-tensione della volontà (e illusione dei sensi) vs armonia tonale-sospensione della volontà (e raggiungimento della condizione pacificata della noluntas). Al centro di questa geometria di materiali e significati è il Tristan-Akkord, con le sue molteplici possibilità di lettura potenzialmente atonale (può risolvere in molte tonalità definite, che in esso coesistono e si annullano, o può anche concatenarsi a ogni altro accordo dissonante per mezzo di movimenti cromatici interni, come spesso accade nelle infinite ricorrenze attraverso la partitura), oppure sintatticamente giustificabile nella logica tonale (l’iniziale e ricorrente Tristan-Akkord, che in posizione fondamentale poggia sul Fa, implica secondo Nattiez le tonalità di La, di Mi e di Si, alle quali secondo me si possono aggiungere almeno le tonalità di Mi bemolle e di Do maggiore-minore, che attraverso la partitura identificano per lo più il giorno e la luce, ossia il mondo dell’illusion...

Table of contents

  1. Introduzione
  2. Da Nietzsche ad Adorno
  3. La regia teatrale come “messa in forma” del problema filosofico di Wagner
  4. Adorno E Wagner: la cultura di massa tra fantasmagoria e kitsch
  5. L’Anello di Erda
  6. Degli eterni dei la fine
  7. Il “caso” Wagner nella cultura letteraria italiana della modernità
  8. Wagner musicista: era antisemita?
  9. Arte e nazione come rivoluzione anticapitalista
  10. Nietzsche e Wagner
  11. Il Leitmotiv in Wagner come “natura in trasformazione”
  12. Il Ring tra racconto e musica
  13. Décadence cromatica e redenzione tonale?