James O’Shea
Johanna Seibt
PREFAZIONE
Siamo molto lieti che Andrea Tortoreto ci abbia chiesto di commentare brevemente l’importanza filosofica di Naturalism and Ontology di Sellars. In breve, lo scopo di questo libro è di tracciare i contorni di ciò che sarebbe, dalla prospettiva di Sellars, la prima completa ontologia nominalista e naturalista sviluppata nella storia della filosofia.
Questo è spesso trascurato, dal momento che Sellars scrive, qui come altrove, allo stesso modo in cui dipinge un pittore giapponese che restituisce l’essenza della montagna in una sola riga: il testo sulla pagina riassume un ampio panorama. Questo è in parte il paesaggio della dialettica filosofica del problema affrontato, e in parte il paesaggio del lavoro proprio di Wilfrid Sellars. I capitoli di Naturalism and Ontology in realtà devono essere letti come pezzi di un mosaico di circa 100 saggi, che non sono solo “interconnessi”, come scrive Sellars nella prefazione, ma in realtà dipendono l’uno dall’altro. Ogni saggio contribuisce sistematicamente all’immagine di un sistema filosofico, ma presuppone che i lettori abbiano già presente la visione filosofica d’insieme.
Eppure Naturalism and Ontology offre una buona occasione per intravedere il nucleo sistematico del pensiero di Sellars. È il terzo dei suoi quattro tentativi di fornire una visione più completa del sistema naturalistico-nominalistico che aveva concepito all’inizio della sua carriera e che gradualmente si è sviluppato dalla fine degli anni ’40. Dopo Empiricism and Philosophy of Mind (1956), Science and Metaphysics: Variations on Kantian Themes (1968), e prima di Foundations for a Metaphysics of Pure Process (1981), Naturalism and Ontology espone le intuizioni fondamentali di Sellars nelle loro formulazioni più dirette, verrebbe quasi da dire in modo telegrafico, alla stregua di un fumettista, senza indugiare nel dibattito sistematico e storico come fa altrove, e depurando utilmente il discorso dallo spinoso problema della coscienza sensoriale che caratterizza le altre tre opere. Poiché Sellars riunisce qui i filoni essenziali del suo pensiero sui fondamenti di una teoria naturalistica del linguaggio e del pensiero, mostrando nel contempo come rinunciare a qualsiasi interesse per le entità astratte, il libro offre, per stile e contenuto, una via d’accesso al cuore di ciò che, nelle sue ambizioni sistematiche, rimane senza dubbio la metafisica naturalistica più sofisticata e coerente nel panorama della filosofia contemporanea.
Naturalismo e nominalismo sono due tesi diverse. Il naturalismo – almeno nella versione di Sellars – è l’affermazione che la metafisica dovrebbe derivare i suoi riferimenti ontologici dall’interazione scientifica con la realtà, ovvero con la procedura che, nel lungo periodo, appare più promettente per tracciare la struttura del reale. Come ha scritto Sellars in Empiricism and Philosophy of Mind, “per quanto riguarda la descrizione e la spiegazione del mondo, la scienza è la misura di tutte le cose di ciò che è in quanto è, e di ciò che non è in quanto non è”. Se da un punto di vista ontologico esistono, in ultima istanza, solo le entità postulate dalla scienza (naturale), cioè se esistono solo entità “naturali”, le spiegazioni filosofiche devono essere molto parsimoniose – devono cioè essere date in termini di affermazioni che, per quanto indirettamente, si riferiscono in definitiva solo alle entità naturali. Ma cosa sono le entità naturali? La scienza attuale suggerisce che le entità naturali sono entità concrete che stanno in relazioni causali e/o si verificano nello spazio e nel tempo. Forse la futura fisica quantistica rivelerà altre caratteristiche della natura, ma al momento sembra che le entità astratte, interpretate come fa di solito il realista – come entità che non stanno nelle relazioni causali e non si verificano nello spazio e nel tempo – non fanno parte della natura. Il naturalismo, in altre parole, implica il nominalismo, ovvero la tradizionale posizione, al momento minoritaria in semantica, secondo cui la filosofia può fare a meno di postulare entità astratte. Come Sellars espone verso la fine del capitolo quattro, questo libro cerca di “rafforzare la tesi che un’ontologia naturalistica deve essere un’ontologia nominalistica”.
Un impegno per il nominalismo conduce a un’impresa molto complessa. Le entità astratte hanno molte funzioni esplicative diverse nella filosofia – sono usate per spiegare ciò che viene espresso da o a cui si riferiscono le nostre affermazioni su significati, proprietà, pensieri, fatti, leggi o numeri. Coloro che sostengono che le entità astratte sono sacrificabili in filosofia, devono sostenere la loro tesi sviluppando una teoria del linguaggio, della conoscenza, della pratica scientifica che si basa solo su un’ontologia delle entità concrete. Le cose sono complicate dal fatto che le entità astratte sono abitualmente postulate per spiegare aspetti della generalità nelle nostre concezioni del mondo e delle nostre menti, così i nominalisti di solito evitano entità astratte e generali e cercano...