Lévi-Strauss e la catastrofe
eBook - ePub

Lévi-Strauss e la catastrofe

Nulla è perduto, possiamo riprenderci tutto

  1. English
  2. ePUB (mobile friendly)
  3. Available on iOS & Android
eBook - ePub

Lévi-Strauss e la catastrofe

Nulla è perduto, possiamo riprenderci tutto

About this book

Viviamo in un "tempo di catastrofi" che il progresso tecnologico non sembra più in grado di contrastare. Ma le recenti crisi ecologiche (da Chernobyl al "morbo della mucca pazza") non sono forse legate ad altri eventi che hanno segnato per sempre il destino dell'umanità – come i genocidi seguiti alla conquista dell'America o la Shoah? Il libro risponde a questa domanda, attraverso una lettura originale dell'opera di Claude Lévi-Strauss. Tracciando un ritratto inedito dell'antropologo francese, Salvatore D'Onofrio mostra come le idee di questo intellettuale ribelle e non consensuale forniscano le chiavi per pensare sia l'avvento della catastrofe sia la possibilità di uscirne. Vero e proprio manifesto antropo-ecologico, questo libro si propone di considerare l'urgenza di un nuovo rapporto degli uomini con la natura, quindi tra di loro. Questo è ciò che Lévi-Strauss aveva imparato dagli amerindiani del Brasile e di cui l'umanità ha grande bisogno.

Frequently asked questions

Yes, you can cancel anytime from the Subscription tab in your account settings on the Perlego website. Your subscription will stay active until the end of your current billing period. Learn how to cancel your subscription.
No, books cannot be downloaded as external files, such as PDFs, for use outside of Perlego. However, you can download books within the Perlego app for offline reading on mobile or tablet. Learn more here.
Perlego offers two plans: Essential and Complete
  • Essential is ideal for learners and professionals who enjoy exploring a wide range of subjects. Access the Essential Library with 800,000+ trusted titles and best-sellers across business, personal growth, and the humanities. Includes unlimited reading time and Standard Read Aloud voice.
  • Complete: Perfect for advanced learners and researchers needing full, unrestricted access. Unlock 1.4M+ books across hundreds of subjects, including academic and specialized titles. The Complete Plan also includes advanced features like Premium Read Aloud and Research Assistant.
Both plans are available with monthly, semester, or annual billing cycles.
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Yes! You can use the Perlego app on both iOS or Android devices to read anytime, anywhere — even offline. Perfect for commutes or when you’re on the go.
Please note we cannot support devices running on iOS 13 and Android 7 or earlier. Learn more about using the app.
Yes, you can access Lévi-Strauss e la catastrofe by Salvatore D’Onofrio in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Social Sciences & Anthropology. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

Information

Ringraziamenti

Le riflessioni di questo libro devono molto all’antropologo che le ha ispirate: Claude Lévi-Strauss. Nel 2004, durante un incontro indimenticabile al Laboratorio di antropologia sociale, ho avuto l’opportunità di presentargli la prima bozza del mio progetto. Si tratta del volto ribelle e non consensuale dell’antropologo, come dimostra l’idea, espressa a più riprese nel corso della sua vita, che le catastrofi naturali causate dagli uomini sono prossime ai genocidi – un ragionamento che ci fa risalire, in epoca moderna, alla Conquista dell’America. In entrambi i casi, per Lévi-Strauss, si tratta di un abuso di potere che deve innanzitutto essere riconosciuto se vogliamo sperare di migliorare il destino dell’umanità.
Questo libro deve molto anche alle discussioni avviate durante seminari e giornate di studio, nelle quali ho avuto modo di presentare alcuni risultati del progetto: “Claude Lévi-Strauss nel centenario della nascita”, organizzato dall’8 al 10 maggio 2008 a Napoli dall’Istituto italiano per gli studi filosofici; “L’espressione del disastro: tra esaurimento e creazione”, organizzato il 23 settembre 2008 dal Laboratorio di antropologia sociale al Musée du Quai Branly e “Religione e politica: la materia dell’Apocalisse”, organizzato il 22 giugno 2017 presso l’École des hautes études en sciences sociales.
Ho avuto spesso la possibilità di apprezzare la difficoltà di fare accettare alcuni aspetti del pensiero di Lévi-Strauss (specialmente quelli di cui tratta questo libro), ma anche l’interesse che essi possono suscitare. In questo senso, sono stati interlocutori preziosi gli antropologi Claudine Gauthier, Barbara Glowczewski, Wolfgang Kaltenbacher, Régis Meyran, Perig Pitrou, Alexandre Soucaille. A Renée Koch Piettre sono debitore di incoraggiamenti importanti. Infine, vorrei ringraziare Gianfranco Marrone per la sua sincera amicizia e Luca Taddio, direttore di Mimesis, per aver accettato questa nuova sfida.

Il ritorno

Ciò che constato è la devastazione attuale; è la scomparsa spaventosa delle specie viventi, siano esse vegetali o animali; e il fatto che a causa della sua attuale densità, la specie umana vive in una sorta di regime di avvelenamento interno – se così posso dire – e penso al presente e al mondo in cui sto terminando la mia esistenza. Non è un mondo che amo.
Queste parole, pronunciate da Claude Lévi-Strauss il 28 ottobre 2004, nel corso di un’apparizione sul secondo canale della televisione francese, veicolano concetti che non dipendono soltanto dai sentimenti cui può spingere l’età avanzata. Esse attingono alle stesse motivazioni che lo spinsero a introdurre l’analisi strutturale in antropologia.
In questo libro vogliamo mostrare, precisamente, che l’attenzione accordata da Lévi-Strauss durante tutta la sua vita ai problemi che preoccupano in questo momento l’umanità – e che hanno permesso di riunire, al cuore delle scienze sociali, dei fenomeni eterogenei sotto la stessa nozione di catastrofe – non è estranea all’elaborazione dei principi dello strutturalismo. In particolare, esploreremo l’atteggiamento critico di Lévi-Strauss, da un lato al riguardo di forme della vita sociale che hanno accompagnato la rivoluzione industriale – e che egli situa al centro di un arco temporale più ampio, tra la Conquista dell’America e i genocidi del XX secolo –, dall’altro al riguardo della rigidità che caratterizza altre scienze umane, segnatamente quei saperi critici (o della crisi) che sono la psicoanalisi e il marxismo. In tal modo, cercheremo di comprendere come la soggettività creatrice dell’antropologo francese ha potuto dispiegarsi in rapporto alla catastrofe, in maniera totalmente coerente con il dispositivo metodologico messo in campo nei suoi lavori.
Evocheremo, innanzitutto, due sue opere: Tristi Tropici (segnatamente l’ultima parte intitolata “Il ritorno”)1 e Saudades do Bresil2: esse prolungano le sue riflessioni sul tema della memoria sotto lo stesso segno della nostalgia e della malinconia3.
La complessità e l’importanza di Tristi Tropici nel lavoro di Lévi-Strauss sono note. Egli stesso4 considera quest’opera come una sintesi di ciò che aveva scritto fino a quel momento, e anche di tutto ciò in cui credeva o che sognava. Quasi tutte le sue posizioni etico-politiche degli anni 1950 prefigurano alcune delle calamità che affliggono il cosiddetto mondo globale in cui viviamo attualmente.
Parliamo subito della catastrofe, di cui postuliamo che la sua identificazione con la Shoah è al centro del pensiero lévi-straussiano. Dopo il ritorno dal Brasile, dove aveva maturato la sua esperienza sul campo in Amazzonia e insegnato presso l’Università di São Paulo, l’antropologo sembra non comprendere la gravità degli eventi che, sotto il governo collaborazionista di Vichy, lo costrinsero a riprendere il viaggio verso l’America. Eppure, Lévi-Strauss apparteneva alla cosiddetta generazione del 1945, che nell’infanzia aveva conosciuto la prima guerra mondiale e che, secondo Claude Imbert, “era pienamente consapevole delle sue conseguenze e del fatto che essa aveva precipitato l’Europa da una guerra all’altra”5. Aggiungiamo che Merleau-Ponty sin dal 1945 aveva cominciato il bilancio con il suo articolo “La guerra ha avuto luogo”, pubblicato nel primo numero di Les Temps modernes6. Tuttavia, per gli intellettuali ebrei, alla fine della guerra e per molto tempo ancora, le risposte all’indicibile sarebbero state più difficili.
Nelle loro opere, i riferimenti sono molteplici ma caratterizzati quasi sempre da uno stile asciutto: una riflessione aperta sul genocidio è assente. Il silenzio della prima generazione (definita la “generazione del silenzio”) sembra mescolarsi alla minimizzazione che spesso caratterizza le storie delle vittime di eventi traumatici, come la prima guerra mondiale7. D’altra parte, il problema del “male assoluto”, nell’immaginario occidentale, è identificato a partire da quel momento con la Shoah, in accordo con l’idea di alcuni intellettuali britannici o americani8, per i quali quest’ultima è un evento unico che non si può paragonare a nessun altro. Di qui un processo di sacralizzazione (e di tabuizzazione) che inevitabilmente ha finito per condizionare la riflessione. Più correttamente, potremmo parlare di una specificità della Shoah – una terrificante pianificazione di tipo industriale della morte di massa – in rapporto a una serie di azioni genocidarie basate sugli stessi presupposti ideologici.
Detto questo, in Tristi Tropici, le incursioni di Lévi-Strauss al cuore del problema, anche quando evocate a bassa voce, sono dirompenti. Prova ne è la storia, in qualche modo divertente, della sua visita a Vichy – la mano del funzionario sollevata per apporre il timbro di espatrio mentre il suo collega non è d’accordo – e soprattutto il riferimento ai campi di concentramento e di sterminio. Nel momento in cui s’imbarca per l’America, Lévi-Strauss dice di sentirsi già “preda” di questa volontà di sterminio e rappresenta le condizioni in cui, in questi campi, la carestia può spingere gli uomini all’antropofagia. Lo prova anche questa frase, collocata quasi arbitrariamente all’inizio del capitolo “Amazzonia”, che precede “Il ritorno”, e che esprime bene il rapporto tra esaurimento e creazione che caratterizza la catastrofe. La soggettività creatrice di Lévi-Strauss è identificata con l’antropologia; sollecitata da eventi catastrofici quest’ultima è diventata allo stesso tempo lo strumento più efficace per superarli. Addentriamoci nei meandri più intimi del pensiero di Lévi-Strauss citando le sue parole:
Questo spettacolo aveva qualche cosa di disgustoso e di affascinante; si accordava nel mio pensiero con quello della foresta, pieno di forme e di minacce. Mi misi a disegnare, prendendo la mia mano sinistra per modello, paesaggi composti da mani emergenti da corpi contorti e intricati di liane. Dopo una dozzina di schizzi quasi tutti scomparsi durante la guerra – in quale granaio tedesco sono oggi andati a finire? – mi sentii sollevato e tornai all’osservazione delle cose e della gente.9
Per comprendere meglio le sottigliezze di questo testo ricordiamo innanzi...

Table of contents

  1. MIMESIS / filosofie
  2. Ringraziamenti
  3. Filosofie