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Pragmatismo ed ermeneutica
SoggettivitĂ , storicitĂ , rappresentazione
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Pragmatismo ed ermeneutica
SoggettivitĂ , storicitĂ , rappresentazione
About this book
Questo libro esplora sia sul fronte teoretico sia su quello pratico la possibile dialettica di Pragmatismo ed Ermeneutica in quelli che possono essere considerati i tre maggiori pilastri di questa relazione. I diversi contributi, elaborati da alcuni tra i massimi studiosi delle due aree filosofiche, chiamano in causa esplicitamente o implicitamente la teoria sociale, l'antropologia filosofica, l'etica, l'epistemologia, la semiotica, la filosofia del linguaggio, l'ermeneutica narrativa, l'ontologia, la filosofia della mente, le scienze umane e la storia. Dall'attraversamento, anche incrociato, di questi campi del sapere discendono nuovi, specifici contributi su soggettivitĂ , storicitĂ , rappresentazione.
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Information
Topic
PhilosophySubtopic
Philosophy History & TheoryII
Percorsi tra pragmatismo
ed ermeneutica
Rosa M. Calcaterra
Lâapporto di Richard Rorty
allâepistemologia del sĂ©1
1.
A partire da Philosophy and the Mirror of Nature and Consequences of Pragmatism2, le due opere che lo portarono subito sulla scena filosofica internazionale, Rorty si Ăš impegnato a rivitalizzare il pensiero dei classici del pragmatismo valorizzando le consonanze che individuava tra il pensiero di James o Dewey e le posizioni di un gruppo alquanto eterogeneo di filosofi â Nietzsche, Heidegger, Wittgenstein, Gadamer, Derrida, Foucault, Quine, Sellars, Davidson â i quali, a suo dire, condividevano lâimpegno ad accantonare le pretese fondazionaliste della ricerca filosofica. Questo impegno della filosofia ermeneutica e decostruzionista, cui â secondo Rorty â facevano eco le linee post-neopositiviste della filosofia analitica, avrebbe potuto rafforzare la tradizione classica del pragmatismo, immettendovi la specifica attenzione al linguaggio e alle interazioni comunicative che tali versanti teorici privilegiavano come terreno di ricerca per lâintero arco delle questioni filosofiche. CosĂŹ, per spiegare il progetto intrapreso con le due opere sopramenzionate, Rorty asseriva: «I am trying to adapt pragmatism to a changed intellectual environment»3, il che significava principalmente costruire una linea di pensiero neo-pragmatista focalizzata appunto sulla centralitĂ filosofica del linguaggio e pertanto etichettata come «pragmatismo linguistico».
Nonostante sia stata sempre riconosciuta a Rorty la rara abilitĂ di parlare linguaggi filosofici anche molto diversi â quelli del pragmatismo, della filosofia analitica, dellâermeneutica â, la sua opera ha ricevuto solo negli ultimi anni interpretazioni e commenti meno ostili che in passato4. Sarebbe certo azzardato, se non addirittura impossibile, dare un resoconto adeguato della ricezione del suo pensiero attualmente in corso, tuttavia si puĂČ certo dire che vi Ăš ormai una prevalente tendenza ad accostarsi allâopera di Rorty guardando alla sua ricchezza tematica piuttosto che soffermarsi sulle tante clamorose espressioni con cui il filosofo statunitense ha cercato di contrastare una serie di paradigmi teorici ben consolidati nella nostra tradizione di pensiero. Le pagine che seguono intendono contribuire a tale tendenza, mettendo a fuoco lâapporto del neo-pragmatismo rortiano allâepistemologia del sĂ©, vale a dire alla riflessione sui fattori, le possibilitĂ e i limiti dellâesperienza conoscitiva della propria soggettivitĂ ossia della propria identitĂ personale.
A titolo schematico, conviene indicare gli aspetti sui quali farĂ leva la mia lettura della posizione rortiana: 1) la concezione «narrativa» del sĂ© e la sua dipendenza dallâanti-essenzialismo di marca sia spiritualista sia fisicalista; 2) la concezione «creativa» dellâidentitĂ personale, vale a dire la correlazione tra capacitĂ narrativa e attivitĂ di auto-creazione; 3) lâidea della destinazione intersoggettiva del sĂ©. Rispetto alle complesse alternanze di dissolvimenti e di recuperi dellâio, che hanno ritmato la filosofia moderna e contemporanea, i motivi sovra indicati tendono a recuperare la consistenza ontologica della soggettivitĂ sotto lâegida di una distinta istanza etico-morale modulata sulla dinamicitĂ del rapporto con se stessi e con gli altri. Nel complesso, si fa valere una cornice teoretica composta principalmente da tre motivi interconnessi: il fallibilismo ovvero, stando al vocabolario rortiano, il âliberalismo ironicoâ; il contingentismo storicista; infine il naturalismo non-riduzionista, vale a dire un punto di vista secondo il quale la biologia darwiniana non va assunta come «filosofia prima» cioĂš fondazionale, bensĂŹ come ipotesi euristica da coniugare con la forma culturale che contraddistingue la «natura» umana. Questâultimo aspetto permette di evidenziare â in linea con la tradizione pragmatista â il superamento di contrapposizioni concettuali, quali quella tra individuale e sociale, tra sfera affettiva e sfera razionale, superamento che viene suggerito dallâapproccio di Rorty al tema dellâidentitĂ personale, al quale cercherĂČ appunto di prestare particolare attenzione nel tentativo di portarne avanti le implicazioni inespresse e tuttavia, a mio avviso, alquanto promettenti ai fini di una teoria pragmatista della conoscenza di sĂ©.
2.
Nel corso della nostra tradizione filosofica, il rapporto tra fattori sensoriali-affettivi e fattori logico-razionali ha da sempre rappresentato un importante punto di snodo delle teorie della soggettivitĂ . La diversitĂ del modo di intendere questo rapporto Ăš, infatti, corrispettiva alle divergenze ontologiche ed epistemologiche che man mano si sono presentate al riguardo. BasterĂ notare, sommariamente, che i modelli razionalistici dellâio implicano un programmatico scarto della componente estetica dellâessere umano, mentre la maggior parte delle alternative a tali modelli tendono a valorizzare il sentire â nella varietĂ delle sue forme e funzioni â come fattore dirompente di una immagine unitaria e autosufficiente della soggettivitĂ . Le versioni paradigmatiche di questo doppio binario teoretico sono ben note: da un lato, la nozione cartesiana dellâio penso, che pone la res cogitans a salvaguardia della continuitĂ nonchĂ© della «verità » delle relazioni degli individui umani con il mondo esterno, con gli altri e con se stessi; dallâaltro, lâidea humiana dellâio come «fascio di percezioni», espressione emblematica dello scetticismo avanzato dallâempirismo britannico nei confronti del vocabolario ontologico razionalista. Fermo restando che in entrambi i casi entrano in gioco reti concettuali complesse cui le semplici schematizzazioni non possono che far torto, sta di fatto che il modello cartesiano e...
Table of contents
- MIMESIS / consonanze e dissonanze
- Presentation
- Presentazione
- I Temi e questioni
- II Percorsi tra pragmatismo ed ermeneutica
- Bibliografia