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About this book

Alfredo de Palchi, l'ultimo degli ormai storici poeti del Novecento italiano, amico di Ungaretti, Montale, Quasimodo, Sereni, Zanzotto, Erba, Porta e molti altri, e certamente il più rivoluzionario di tutti come dimostra l'originalità espressiva di Sessioni con l'analista del 1967, torna ora, a 92 anni, con un altro irriverente e verace libro che ripercorre alcuni momenti della sua vita in modo poetico e animoso. Come nella sezione "Autobiografia scheletrica" in cui si immedesima con sarcasmo nel maiale («Porco de Porci») che, da bambino, aveva visto crescere in un porcile e poi scannare. La densa umanità di de Palchi non è mai tenera. (Roberto Bertoldo)

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Information

Year
2019
eBook ISBN
9788857562216
Subtopic
Poetry

Introduzione

di John Taylor1

Alla luce del titolo, si potrebbe immaginare che Eventi terminali proponga i temi di recenti sequenze poetiche come Ultime, Contro la mia morte I & II, Nihil I & II & III e Genesi della mia morte. Ma questo non è del tutto vero. Come ho già annunciato in più di un’occasione e di recente nella prefazione alla mia traduzione di Estetica dell’equilibrio: «Stupefacente Alfredo de Palchi!» All’età di 92 anni, il poeta ha nuovamente intrapreso una diversa strada.
Ecco un monologo parlato da Eugenio Montale. È vero che questa forma, il monologo poetico – diviso in venti brevi discorsi che sono, più precisamente, frammenti di un monologo interiore –, è apparsa in precedenza nell’opera di de Palchi, in particolare in Sessioni con l’analista. Ma questa è la prima volta che il poeta ha prestato la sua voce così ampiamente e deliberatamente a qualcun altro.
Montale è stato a lungo nella sua mente. Nella sequenza apprendiamo alcune delle ragioni. C’è anche uno sfondo personale non dichiarato. Probabilmente è poco noto ai lettori italiani che de Palchi, come traduttore in collaborazione con la sua prima moglie, la poetessa Sonia Raiziss, fu una delle prime persone a introdurre Montale nel mondo letterario americano. Molti di noi negli Stati Uniti inizialmente hanno letto Montale nell’edizione New Directions del 1965, in cui compaiono poesie selezionate da Ossi di seppia, da Occasioni e da La bufera e altro, e tradotte da Raiziss e de Palchi, accanto a poesie rese in inglese da altri traduttori.
Le prime traduzioni di Montale fatte da de Palchi, pubblicate su The Atlantic Monthly insieme alle sue versioni di poesie di Umberto Saba, di Salvatore Quasimodo e di Leonardo Sinisgalli, risalgono al 1958. Le co-traduzioni della poesia di Montale furono quindi fatte in quel periodo, quando de Palchi era già diventato l’italiano espatriato più attivo nel portare poeti italiani negli Stati Uniti, sia grazie alle sue co-traduzioni – si può ammirare la portata e la varietà d’esse nella bibliografia dell’edizione americana di Paradigma – sia mediante la rivista letteraria Chelsea, che è stata a lungo gestita da Raiziss e poi da de Palchi. La rivista cessò di essere pubblicata nel 2007, quando de Palchi fondò la sua piccola casa editrice Chelsea Editions, altrettanto dedita alla poesia italiana nella traduzione inglese.
Un altro aspetto della poetica di de Palchi dà forma a questo Monologo di Eugenio Montale. De Palchi ha avuto per lungo tempo almeno un «sosia», per così dire: François Villon. Il poeta italiano ha spesso scelto righe delle poesie di Villon come epigrafi per i propri libri. Una delle mie poesie preferite di de Palchi sottolinea chiaramente la loro relazione, che è allo stesso tempo quella di un «sosia» e di un «maestro»:
In rue de l’Arbre sec ti osservo
a seccare il becco di merlo felice
slavato dall’acquata recente
a rantolare «frères humains» dallo splendore
della gola che ti prosciuga e che soltanto io ascolto
strozzarsi di paura testarda
ti cercavo nei secoli di vicoli viscidi
della tua città che derubi a coltellate
e finalmente incontro sulla forca d’antan
in questa via, al Caveau François Villon,
che ospita il tuo gradito compagno di sventure
Alfredo de Palchi
Dall’inizio, il Monologo di Eugenio Montale annuncia questo tema: «“Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale…” alla pesca di ciottoli levigati dal mare come perle… da quell’avrei voluto sono Eugenio il sosia che non manca a nessun se stesso… ma dei due chi si finge poeta…». E con la seconda poesia del monologo il soprannome di Mo...

Table of contents

  1. Collana di poesia
  2. Introduzione
  3. Bellezza versus bruttezza
  4. Ipotesi, venerdì 13 e regolare 13
  5. Autobiografia scheletrica di Porco de Porci
  6. Liberazione del pianeta terra
  7. Nella stessa collana