Capitolo II
Le fatine da amare
Contrariamente alla maggior parte dei santi, lei ne ebbe consapevolezza. Non câè nulla di sorprendente in ciò, poichĂŠ la santitĂ fu la sua visione di Dio e, ancora piĂš in alto, la sua unione con lui. Quellâunione non avvenne senza difficoltĂ (dolore) da parte di entrambi [âŚ] Infine, un giorno, quando meno se lo aspettava, mentre giaceva immobile nel suo letto, Dio la prese e la fece santa.
Federico Fellini ritrae nel suo Fellini Satyricon del 1969 un paesaggio lunare che intende evocare unâambientazione da science-fiction senza lasciar tacere pertanto il clima misterioso e inquietante che sembra dominare il racconto di Petronio, ciò pare sia stato suggerito al regista dalla frammentarietĂ in cui la vicenda è giunta fino ai giorni nostri. Lâinsistenza è per una scenografia apocalittica in cui agiscono eventi naturali quali terremoti, fuochi fatui, voragini di deserti, polverosi corpi sudati, morte, acqua e umiditĂ . Acqua di stagno, nel caso di Bene, in cui lâimmagine di Narciso è evocata nella Salomè mediante lâespediente degli specchi rotti. Balletti e trance conferiscono allâintervento felliniano unâatmosfera domestica di intimo varietĂ , un grottesco barocco viene installato in voci umane che cinguettano stridendo. Il dionisiaco è dichiarato e il viaggio che intraprendono i protagonisti diviene ricerca erotica, non sarĂ forse un caso, il continuo imbattersi in maestri e studenti. Lâavventurosa storia che coinvolge Encolpio, Ascilto e il loro amato Gitone nella Roma decadente e nel mitologico mondo antico, viene identificata con unâaccezione decisamente oscura ed estranea; entrambi sono infatti descritti nella parodica storia dâamore controversa e ironica, che narra dâimpotenza e di virtĂš. S. A. D. E. Ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della gendarmeria salentina-spettacolo in due aberrazioni è un caso di poesia musicale beniana con esiti fondamentali per le successive imprese spettacolari e provocatoriamente anarchiche. Lâimpotenza è il tema fondante di questo spettacolo, che abbandonerĂ il protagonista solo alla fine del dramma comico e grottesco insieme. Deleuze si occupa del fenomeno del sadomasochismo distinguendolo da un problema legato ai vari pregiudizi che si sono dati per ragioni di natura strettamente psichiatrica, per concentrarsi su figure quali il marchese De Sade e Sacher-Masoch. Lâinteresse di Carmelo Bene per Masoch è evidenziato pertanto sia nella volontĂ di mostrare il problema di genere, sia nella pregnante risolutezza âsessualizzanteâ. Deleuze informa riguardo lâoblio e âunâingiusta complementaritĂ , unâingiusta unitĂ dialettica con Sadeâ che ha penalizzato Masoch. Egli dâaltronde ha anche trattato una questione, anchâessa assai cara a Bene, ovvero le minoranze, soprattutto quelle culturali e geografiche. Ă però pur vero che in Bene la âminoranzaâ si colloca anche in definizioni legate alla mancanza, allâassenza e in rapporto alla macchina attoriale; anche in questo caso è Deleuze a mettere in luce tale aspetto nel Riccardo III di Bene. Ă quindi a Masoch che guarda â a colui che âparla un linguaggio in cui la dimensione folcloristica, politica, storica, mistica, erotica, nazionale e perversa si fondonoâ â piĂš che a Sade che si riferisce Carmelo Bene quando attua il suo S. A. D. E. Masoch tra lâaltro si è occupato di Madonne, Pescatrici di anime e persino della Madre di Dio, nei suoi scritti. Ricordiamo che anche Guido Ceronetti, noto collaboratore di CB per le âInterviste impossibiliâ, ha dedicato alla Vergine un compendio di vita.
II.1 Poeti della scena e servi-padroni
Dellâesito teatrale della Salomè beniana riportiamo due brevi esemplificativi estratti da due critici del tempo Alberto Arbasino e Franco Quadri, sulla versione radiofonica del 1975:
Un indimenticabile spettacolo di CB che vede il mal riuscito party del Teatrarca come uno scalognato dopo-orgia di un produttore di Macisti con le cambiali, tra le bottiglie vuote di whisky e travestis dispettosi e sonnolenti. Il serrato montaggio del nastro sostituisce il montaggio ossessivo del cinema e la preziosità degli incastri sonori ricompone il mosaico di quella pioggia di visioni che era stato il film. Ma anche il film è ascoltabile.
SullâambiguitĂ della poesia si è ampiamente dedicato CB, che in Della Poesia a teatro scrive:
La poesia è deficienza drammatica e vicersa? Piano piano. Allora: il teatralismo al suo vertice è lâimpoetico; non a caso è ingiuriato di corriva prosa e se ne compiace. E la âpoeticaâ è indegna, inadeguata al teatro. Ahi ahi ahi, rovesciamo lâargomento, viriamo ad altra riva di partenza, dal momento che attori sedicenti osano in scena Edipi, Elettrem Antigoni e Prometei catenati e scatenati, âinterpretandoâ in versi. E anche qui la bilancia attor-poeta pesa niente in chiarezza.
Restiamo alla poesia e câintenderemo.
La duplice Erodiade di Bene, madre di Salomè e moglie incestuosa del Tetrarca Erode Antipa, è resa da Lydia Mancinelli, alata creatura con una pettinatura alla Shirley Temple; ma anche da Alfiero Vicenti, baffuto interprete che reca con sĂŠ un ombrellino tempestato dalle coloratissime rose (V. Immagine che segue che ritrae Alfiero Vicenti) segno ricorrente nella scenografia beniana. Tale ambiguitĂ , sebbene incarnata dallo stesso genere sessuale, sarĂ in seguito esasperata nellâultimissimo Pinocchio in cui ancora la Mancinelli, ma questa volta solo con la voce fuoricampo, caratterizzerĂ la figura della Fatina, madre e sorella, che assume le sembianze di Sonia Bergamasco, ma con il volto coperto da una maschera.
Fig. 13
Lâintero setting del film di Carmelo Bene evoca i nuovi stilemi della pop art, non è peraltro un caso che le interpreti principali siano la modella Veruschka e Donyale Luna, una delle modelle che Andy Warhol amava ritrarre. Questo elemento, unitamente alle aureole giallastre che inchiodano i volti dei protagonisti e alla psichede...