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Il pensiero di Marx può essere interpretato come il compimento della filosofia dell'idealismo tedesco?In questi saggi Diego Fusaro analizza l'ontologia marxiana al di là delle apparenze e dei luoghi comuni proposti dal marxismo classico, per rintracciare i punti di consonanza non immediatamente evidenti tra il pensiero del filosofo tedesco e le modalità avanzate dall'idealismo classico.Ciò che emerge è un conflitto a tratti paradossale: da una parte, la volontà manifesta di abbandonare l'idealismo hegeliano, dall'altra, l'effettivo permanere di Marx su questo terreno.
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Information
Topic
FilosofiaSubtopic
Storia e teoria della filosofia1.
“Un trionfo della scienza tedesca”: Marx idealista
“Un trionfo della scienza tedesca”: Marx idealista
L’uomo è nel senso più letterale del termine uno ζῷον πολιτικὸν, non solo un animale sociale, bensì un animale che può isolarsi solo nella società.
(K. Marx, Lineamenti fondamentali di critica
dell’economia politica)
La materia del materialismo storico, lungi dall’essere esterna ed opposta alla Idea di Hegel, vi è dentro compresa, anzi è una cosa medesima con essa.
(G. Gentile, La filosofia di Marx)
Coestensivo rispetto all’intero sviluppo temporale della logica del mondo a struttura capitalistica e, per ciò stesso, vivo più che mai nell’odierna fase liquido-finanziaria, il pensiero di Marx presenta una tale eccedenza rispetto a quello che nel Novecento in suo nome è stato compiuto che è legittimamente possibile prevedere che la sua storia, a differenza di quella del marxismo, non sia affatto terminata1.
Peraltro, con l’inglorioso crollo dei regimi che si erano a torto o a ragione richiamati al suo progetto di emancipazione universale, Marx è oggi tornato oggetto di una libera ermeneutica2, sottratta a “dogmi di partito” ed estranea a ogni hic sunt leones, senza che ciò implichi, in ogni caso, una sottovalutazione della naturale espressività politica del suo discorso. Di qui la necessità di congedarsi dai pregiudizi inerzialmente accettati e di interrogare in modo radicale il corpus dell’opera marxiana, operando, dove necessario, un vero e proprio riorientamento gestaltico3.
Non si tratterà, in queste pagine, di ripercorrere il pensiero e l’opera di Marx, né il suo articolato e tutt’altro che lineare Denkwerk o gli aspetti da cui è bene congedarsi4 (quandoque bonus dormitat Homerus!). Ci proponiamo, piuttosto, di delineare i tratti di continuità della riflessione marxiana rispetto alle posizioni di Fichte e di Hegel, al fine di chiarire in che senso essa possa essere annoverata come episodio dell’idealismo come coscienza infelice borghese5.
Con la figura e l’opera di Marx, raggiunge il suo pieno sviluppo la figura dell’intellettuale borghese schierato al fianco della lotta del servo per l’Anerkennung del lavoro schiavistico (estorsione di pluslavoro, lavoro alienato, sfruttamento, ecc.), in quel processo che, sul piano biografico, si snoda dal clinamen di Marx rispetto alla propria empirica collocazione sociologica, alla stesura del Manifest (1848) come piattaforma programmatica per un agire rivoluzionario, fino all’esperienza della Prima Internazionale (1864-1872) come punto culminante della sinergia tra pensiero e azione anticapitalistici6. Con Marx le due figure interconnesse della coscienza infelice e della lotta per il riconoscimento si fondono virtuosamente e convivono in un nesso simbiotico, nella misura in cui l’una sfuma nell’altra: la coscienza infelice trapassa immediatamente in lotta con e per il servo, in vista dell’emancipazione universale7.
Occorre tuttavia affrontare preliminarmente uno dei non pochi pregiudizi inossidabili a cui è legato il nome di Marx, pregiudizio secondo il quale il suo pensiero andrebbe considerato come una forma radicale di materialismo anti-idealistico8. Che Marx si autocertificasse come materialista è un fatto a tal punto evidente da non richiedere ulteriore discussione9. Occorre però, tramite l’esercizio del “dubbio iperbolico” cartesiano, chiedersi se tale autocertificazione corrisponda al vero. Con una sorprendente anticipazione dei risultati della psicanalisi freudiana, secondo cui il soggetto ricostruisce la propria storia tramite rimozioni e fisiologici autofraintendimenti, è Marx in persona a metterci in guardia circa la presunta veridicità delle dichiarazioni del soggetto su se stesso10: “Non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di se stesso”11. Il primo interrogativo che occorre sollevare riguarda allora la natura del presunto materialismo di Marx: a quale tipo di materia esso fa riferimento? L’interrogativo, se preso sul serio, porta alla conclusione che ci troviamo al cospetto di un materialismo senza materia12, un materialismo in cui la materia – come sostiene Preve13 – svolge una funzione eminentemente metaforica, alludendo alla “materialità” della prassi trasformatrice, degli scontri di classe che si svolgono sul terreno della società civile, della dialettica tra piano strutturale e piano sovrastrutturale, dell’ateismo a tinte feuerbachiane, della contrapposizione tra il formalismo della libertà politica e la concretezza “materiale” della schiavitù sociale, del rifiuto di disancorare il pensiero dalla concreta dimensione storica e sociale14. Sembra possibile dire della materia in Marx ciò che Metastasio sosteneva circa la fede degli amanti: “Che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.
Prima di illustrare i motivi che dovrebbero indurre a ricollocare Marx come “idealista nato”15, secondo la formula di Gentile, occorre però mostrare la genesi reale del pregiudizio che ha legato per più di un secolo il pensiero marxiano al materialismo. Tale genesi deve essere, per un verso, posta in relazione con l’ambigua definizione di materialistische Geschichtsauffassung attribuita dallo stesso Marx al proprio pensiero e, per un altro verso, con la coerentizzazione sistematizzante che di esso è stata operata in quella “scena originaria” (1875-1895) del marxismo costituita dalle elaborazioni teoriche di Engels e di Kautsky16. Lungi dall’essere semplicemente il “secondo violino”17 di Marx – come con modestia amava dire di ...
Table of contents
- Premessa - Lo spettro che sempre ritorna
- 1. “Un trionfo della scienza tedesca”: Marx idealista
- 2. Per una lettura idealista di Das Kapital
- 3. “Abbandonare il terreno della filosofia”?
- 4. Fichte, Marx e l’ontologia della prassi
- 5. Note sul rapporto con la filosofia della storia di Hegel
- 6. Heidegger lettore di Marx
- 7. Le radici marxiane dell’attualismo di Giovanni Gentile
- 8. Storia, ideologia, verità
- 9. Le tesi su feuerbach e la verità come “praktische Frage”
- 10. Spettri che persistono. Marx contro Stirner
- 11. Gramsci e la materia di Marx come metafora
- 12. Il Marx idealista di Costanzo Preve
- Bibliografia essenziale dei testi citati