Metafore del corpo post-umanista: Michel Serres
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Metafore del corpo post-umanista: Michel Serres

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Metafore del corpo post-umanista: Michel Serres

About this book

Il corpo, nel suo emergere come questione nell'ambito di un post-umanismo tuttora in fieri, può essere proficuamente indagato con il ricorso al registro metaforico. La riflessione di Michel Serres, in cui la metafora gioca un ruolo di primo piano, consente di essere assunta come terreno di approfondimento del tema stesso del corpo e il/nel post-umanismo. Per questa direzione si snoda, dunque, un excursus tra alcune delle più significative metafore serresiane del corpo (alga, battelli, prua, tronco), che arriva a restituire un corpo complessivamente sempre più dimensione dell'uomo, nel contesto di un'esigenza post-umanista di ridefinizione integrale della nozione di uomo.

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Information

1.
La via delle “metafore”:
emergenze “post-umaniste” del corpo, atto II
In un libro del 20161 individuavo, tramite l’assunzione della riflessione di Michel Serres sul corpo quale “piano orizzontale” di verifica/approfondimento, il corpo in neutralizzazione sul piano dell’essere e in riattivazione sul piano dei modi2, nell’ambito di un “post-umanismo” (filosofico) che emergeva complessivamente come cambiamento oggettivo della condizione umana, percezione di questo cambiamento, mutamento della percezione della stessa condizione umana, tematizzazione/gestione di tali cambiamenti3, oltre che come confluenza, per così dire, di “post-umano” quale condizione e dimensione e di “post-umanismo” quale approccio filosofico4. Un “post-umanismo” di cui peraltro lo stesso corpo si rivelava elemento nevralgico, (s)nodo, suscettibile perciò di ulteriori incursioni di indagine (“l’avénement d’un nouveau corps est quelque chose qu’il faut continuer à scruter, dont nous n’avons pas encore mesuré toutes les conséquences”5); tanto che intendo il lavoro che qui propongo6 come il secondo atto della mia ricognizione/tematizzazione del corpo nel “post-umanismo”, nonché come il terzo della mia esplorazione/focalizzazione del “post-umanismo” stesso, avviata con una ricerca del 20147.
Il lavoro del 2016 si chiudeva8, dunque, per così dire nell’apertura additando l’“incoativo” generalissimo di un “post-umanismo” in costruzione, di un corpo in costruzione che indica il “post-umanismo” in costruzione, di studi che vanno (ri-)costruendo entrambi; cioè suggeriva più o meno implicitamente l’esigenza di conferme e/o di approfondimenti, verso cui ora appunto muovo: sempre via Michel Serres9, ma da un’angolatura differente com’è quella della “metafora”, non a caso uno dei “tratti” clou dello stile di pensiero serresiano.
La convinzione della scarsa proficuità dell’impiego di approcci fissisti e/o sostanzialisti10 alla questione del corpo nel “post-umanismo”, che costituiva uno dei punti di “arrivo” del lavoro suddetto, diviene, infatti, adesso punto di (ri-)partenza, nella presa di consapevolezza dell’opportunità dell’assunzione di un registro altro quale può essere appunto quello della “metafora”; via Serres11.
“Metafora” che peraltro metto tra virgolette, intendendola come un grande ombrello aperto su simbolo, similitudine, analogia, allegoria; un campo di forze, un congegno. Qui non mi propongo di fare una ricostruzione/rassegna del suo uso filosofico né tantomeno di analizzarla “filologicamente”, ma mi limito a considerarla e a impiegarla semplicemente come traslocatrice di senso, trasferimento di significato, sostituzione12, modo di esprimere una cosa paragonandola a un’altra, passaggio dal noto all’ignoto13.
E in ciò “utilizzo” la riflessione serresiana, non a caso appunto: perché la “metafora” stricto sensu e lato/metaphorico sensu assume, come detto, un ruolo primario, testimoniato tra l’altro dalla sua ricorsività, in un pensiero, qual è quello di Serres, dei passaggi, che “lancia ponti”.
Tanto che il ponte è un simbolo, ma soprattutto il simbolo è un ponte (tra concreto e “astratto” ecc.14); come d’altra parte lo è la “metafora”, la similitudine, l’analogia, l’allegoria; come lo è l’esempio, il personaggio15: per “penser de façon concrète, individuelle et singulière”16. “Si je m’interroge sur le corps, je ne considère pas le concept du corps, mais l’exemple du gardien de but qui attend la balle et se met en état de plonger dans toutes les directions”17: non tanto e/o solo la via del concetto, quanto l’esempio; non tanto e/o solo, nel caso specifico, il concetto di corpo, quanto il campo di forze, il congegno ponte18 verso il corpo. Non tanto e/o solo dunque una filosofia “nominative sans déclinaison, infinitive sans conjugaison, substantive sans substitution, prépositive sans préposition”19, quanto una filosofia delle proposizioni20, che si gioca in gran parte negli aggettivi (“jetés à côté du nom”21), nell’avverbio (“placé à côté du verbe”22), nelle preposizioni (“posées avant”23). Una filosofia che declina24 i nomi, coniuga i verbi, introduce preposizioni nelle frasi, ossia inventa dei personaggi, mette in scena dei racconti, cala i concetti in avvenimenti o in circostanze25. Una filosofia che raccoglie cioè quell’intorno che la tradizione filosofica, concentrata sulle sostanze e sui verbi all’infinito, ha gettato nei rifiuti.
I concetti, la logica binaria, dichiarativa sono poco adeguati a pensare il reale, ma in special modo i fenomeni vitali e storici e soprattutto l’uomo, su cui si può, invece, costruire un discorso nel dinamismo dei passaggi26, delle comunicazioni, così come nella negazione di attributi definitori/definitivi.
Non però nei termini di un pensiero tout court per negazione, ma di una riflessione, che, rilevando l’obsolescenza e l’inadeguatezza del repertorio degli attrezzi logici, metodologici, linguistici “tradizionali” (umanistici in senso ampissimo), addita/inaugura una nuova boule d’outils (“metafora”, preposizioni, personaggi ecc.27): “flexibile et modale, la philosophie épouse enfin réel et vivant”28.
Si tratta pertanto di implementare una riflessione nuova per, lato sensu, una nuova condizione umana: hominescence in Serres, lo ricordo, è un incoativo inquieto, che apre un altrove e/o un altrimenti, che dice cambiamento e “novità” di cui “nous n’avons pas encore mesuré toutes les conséquences”29; percezione del cambiamento oggettivo della condizione umana, ma anche mutamento della percezione di quest’ultima e tematizzazione/gestione di questi cambiamenti30.
Un cambiamento peraltro che, nel riguardare l’umano e l’“interfaccia” uomo/mondo, aggetta significativamente a livello di corpo: percezione del mutamento corporeo oggettivo, così come cambiamento della percezione del corpo e nuovi ruoli di esso, nonché declinazione/gestione di questi cambiamenti.
Se allora, com’è emerso nella mia ricerca del 201631, la riflessione antropologica serresiana, che appunto “ha a che fare” in gran parte con l’ominescenza, addita/tematizza il virtuel32 come virtù “essenziale” dell’uomo – il quale per parte sua lo massimizza –, è giocoforza che la domanda sul corpo non consideri (solo) il concetto di corpo, cioè che si “emancipi” dal concetto, dall’“astratto” per rivolgersi al personaggio, al concreto, al racconto nelle sue contingenze e nei suoi colpi di teatro33, al congegno della “metafora”. In altre parole, è giocoforza che la domanda sul corpo dislochi la pensabilità del corpo stesso nello spazio di traslocazione di senso del congegno “metaforico”.
Congegno, quest’ultimo, del resto, che interrompe il percorso dimostrativo; dimensione chiaroscurale, sostituzione, trasferimento di significato, collegamento intuitivo, biforcante34 che apre al possibile, e quindi per così dire all’invenzione35, aderendo quanto più a un reale in cui “la contingence fluctuante perce des lacunes d’aléas dans le principe de raison, au moins de la raison exclusive, pleine et entière”36. La “metafora” (piuttosto che appunto – solo – il concetto), nei suoi scarti37, perciò verisimilmente favorisce la comprensione/“rappresentazione” del corpo nella sua puissance blanche38: pensare in Serres è appunto inventare, immergersi nelle biforcazioni e nelle ramificazioni del Grande Racconto dell’Universo39, non perdendo mai di vista il possibile.
Se il lavoro del 2016 in definitiva coglieva, nell’orizzonte dell’emergenza40 della percezione d’un corpo oggettivamente nuovo, di modi nuovi di percepirlo/concepirlo,...

Table of contents

  1. 1. La via delle “metafore”: emergenze “post-umaniste” del corpo, atto II
  2. 2. L’alga, i battelli, la prua: “metafore” acquatiche del corpo in Michel Serres
  3. 3. Il tronco: una “metafora” vegetale del corpo in Michel Serres
  4. 4. Il corpo “post-umanista” (e il “post-umanismo”) attraverso le “metafore”