Ringraziamenti
Questo lavoro riprende una parte, quella centrale, della tesi discussa a conclusione del XXX ciclo di dottorato in Studi Politici presso lâUniversitĂ di Roma âLa Sapienzaâ. Lâautore esprime profonda gratitudine al Professor Eugenio Di Rienzo per il caldo sostegno offerto durante lo svolgimento di questo percorso di studi: è principalmente grazie alla sua visione della storia â dallâautore pienamente condivisa e assimilata â per lunghi periodi, non compressa entro lâestrema contemporaneitĂ , improntata su un realismo che tenga conto di costanti di natura geografica e strategica, quali la realtĂ del Mar Mediterraneo, se quanto qui si introduce si è potuto prima tematizzare e poi redigere. Ringrazia, inoltre, i Professori Francesco Caccamo, Luciano Monzali, Lorenzo Medici e Giuliano Caroli per tutti gli utili consigli tribuiti in prospettiva della redazione e della revisione di questo studio, e, infine, il Professor Ugo Frasca, per un monito, lanciato nel mezzo delle ricerche dâarchivio in Italia, e compreso nel profondo durante quelle, difficili, intraprese in Serbia, riassumibile nel verso sacro â al congiuntivo-ottativo presente, ma in realtĂ allâindicativo futuro, e dunque proiettato allâavvenire â non confundar in aeternum.
Capitolo I
La Serbia fra consolidamento
della posizione italiana
e controllo austriaco nei Balcani
1. Lâalleanza serbo-bulgara: le prime trattative e il ruolo dellâItalia
Negli incontri del settembre 1903 e del gennaio 1904 il generale Sava GrujiÄ, primo ministro serbo dal 4 ottobre 1903, e il ministro degli Esteri montenegrino, generale Gavro VukoviÄ, giudicarono catastrofica la situazione balcanica del momento: lâAustria-Ungheria stava militarizzando lâErzegovina e anche le Bocche di Cattaro, e per questa ragione, i governi di Belgrado e di Cettigne dovevano addivenire il piĂš presto possibile ad un patto difensivo, per poi rivolgersi con rinnovato slancio al governo di Sofia. Il 10 febbraio 1904, negli stessi giorni, cioè, in cui scoppiava la guerra russo-giapponese, i due Stati concordarono la proposta per un accordo di mutua difesa: sottolinea Wayne Vucinich che fu la stessa Sublime Porta, consapevole delle mire espansionistiche austriache nei Balcani, a favorire ulteriori concessioni religiose e culturali in Macedonia â di cui anche la Grecia e la Romania avrebbero dovuto farsi promotori â e, soprattutto, a sostenere lâaccordo di cooperazione serbo-montenegrino a questo scopo. I termini del prefato accordo sono stati riassunti in questa maniera dal generale VukoviÄ al ministro degli Esteri serbo di allora, Ljubomir KaljeviÄ: 1. Collaborazione fra il re di Serbia e il principe del Montenegro in nome degli interessi del serbismo; 2. Impegno personale per i due contraenti a collaborare allâesecuzione del programma di riforme di MĂźrzsteg; 3. Tutela degli interessi serbi, nel caso in cui lâazione riformatrice fosse venuta meno, con un accordo ad hoc. Nel frattempo, anche la diplomazia bulgara aveva realizzato che lâAustria avrebbe presto approfittato della guerra russo-giapponese per intensificare la propria influenza nei Balcani, e in vista di tale eventualitĂ , lâ8 aprile 1904 aveva firmato un accordo con lâImpero ottomano del quale il ministro degli Esteri italiano, Tommaso Tittoni, si compiacque sommamente : il governo di Sofia, in base a quellâaccordo, si sarebbe impegnato â senza riuscirvi â a scoraggiare lâazione di bande nazionaliste bulgare in territorio turco anche attraverso la concessione di unâamnistia a tutti i Bulgari coinvolti nei piĂš recenti attacchi antiturchi.
Ciò premesso, a partire dal 1904 si assistette a ripetuti incontri a tre fra re Pietro, il principe Nicola e il principe Ferdinando di Bulgaria, nel corso dei quali, pure, non fu preso in considerazione un piano per la spartizione della Macedonia, ma piuttosto un progetto di alleanza balcanica, riconfermato da un incontro del 30 ottobre, alla quale, in seguito, si sarebbe dovuta aggiungere anche la Grecia. In questi incontri si progettarono, inoltre, alleanze bilaterali del Montenegro rispettivamente con la Serbia e la Bulgaria per una miglior gestione degli affari di Macedonia, ma nessuna si esse, in realtĂ , si concretizzò. Al contrario, da questi incontri, sortĂŹ la ben piĂš significativa Alleanza serbo-bulgara, in due trattati, uno di amicizia e uno di alleanza, firmati il 12 aprile 1904. Lâidea per la loro sigla si deve in buona misura a Christofor ChesapÄiev, a quel tempo agente militare a Belgrado, in occasione di una sua ultima udienza con re Pietro risalente al 1° febbraio 1904: entrambi gli Stati balcanici si sentivano, a proprio modo, minacciati dalle mire della Duplice Monarchia, la Serbia per il Sangiaccato di Novi Pazar, la Bulgaria per Salonicco, ossia, rispettivamente, per la regione di transito e il luogo di destinazione della futura Bosna Ostbahn. Michel Boro Petrovich ha constatato che con questâalleanza non necessariamente la Serbia e la Bulgaria avrebbero potuto cautelarsi del tutto dalle mire austro-ungariche: la Serbia nel 1904 aveva rischiato lâisolamento diplomatico, mentre la Bulgaria, Stato non indipendente, non avrebbe ricevuto poi cosĂŹ grandi benefici dalla conclusione di quellâalleanza militare. Lâiniziativa diplomatica di ChesapÄiev, russofilo, era mossa piĂš da motivazioni ideologiche â la fratellanza etnica dei Serbi e dei Bulgari â che da motivazioni pratiche, e tutto dipendeva da quando il principato di Bulgaria si fosse affrancato dallâinfluenza economica, e politica, dellâAustria-Ungheria e della Germania: nel 1904 i tempi per una modifica cosĂŹ rilevante dello scacchiere geopolitico balcanico non erano ancora maturi, se nel gennaio di quello stesso anno il Narodno SÄbranie bulgaro aveva votato favorevolmente un credito di 3.600.000 franchi per le spese di guerra, e lâacquisto di 16.000 fucili Männlicher dallâAustria-Ungheria. Wayne Vucinich ha ritenuto che il Ministro dellâInterno bulgaro DimitÄr Petkov avesse voluto sostenere questo tipo di clausole per approfittare delle momentanee debolezze serbe, pur essendo verosimile che il principe Ferdinando abbia cercato di usare la sua politica estera verso la Macedonia per indurre Petkov, macedone egli stesso, verso unâalleanza con il nuovo governo serbo filorusso, anche per evitare ulteriori ingerenze austriache per la questione di Salonicco. ChesapÄiev avrebbe difatti informato Petkov che sarebbe stato accompagnato a Belgrado dallâagente diplomatico bulgaro a Cettigne, DimitÄr Rizov, descritto sempre dal Vucinich come diplomatico privo di tatto ed indiscreto, con passato rivoluzionario, e divenuto antirusso allorchĂŠ lo zar Alessandro III e il suo ministro degli Esteri, Nikolaj KarloviÄ Girs, si furono opposti allâunione bulgaro-rumeliota del 1885, ma poi tornato sui suoi passi al punto da aver fav...