Infrangere le norme
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Vita, scienza e tecnica nel pensiero di Georges Canguilhem

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Vita, scienza e tecnica nel pensiero di Georges Canguilhem

About this book

Il volume raccoglie otto saggi dedicati al pensiero di Georges Canguilhem (1904- 1995), medico, filosofo e storico delle scienze biologiche, la cui influenza ha segnato gran parte della filosofia francese contemporanea, annoverando allievi come Foucault, Simondon, Deleuze e Bourdieu. Il libro introduce le principali linee di ricerca di un pensatore che può fornire coordinate concettuali valide per far fronte agli interrogativi del presente: dalla relazione tra sapere e storia al rapporto tra verità, postverità e ideologia, dalla domanda sullo statuto della tecnica fino al suo ruolo nella ricerca scientifica. La raccolta si propone, dunque, come occasione di riflessione attorno a una figura difficilmente inscrivibile nelle attuali suddivisioni disciplinari, cercando di restituire la complessità e la trasversalità delle questioni implicate nei suoi studi.

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Information

Fiorenza Lupi
Tra Canguilhem e Alain
Normatività, immaginazione e creazione tecnica
1. Introduzione sul concetto di normatività
Nella sua tesi di Dottorato in Medicina Sul Normale e il Patologico254 Georges Canguilhem255 affronta e critica la teoria positivista256 che intende la malattia come una modificazione quantitativa del cosiddetto “stato normale”: stando a questo “dogma”, la dimensione patologica si differenzierebbe da quella fisiologica soltanto in quanto portatrice di un’eccedenza o di una deficienza nell’organismo vivente; l’individuo malato, di conseguenza, non sarebbe altro che un individuo sano “aumentato o diminuito”257. Come spiegare il consenso ottenuto da questa tesi nel XX secolo? Secondo Canguilhem sarebbe stata accolta perché giudicata rassicurante258: si ha più fiducia in una terapia se quanto deve realizzare è solo il ripristino di una situazione di cui si ha già esperienza: “Ciò che l’uomo ha perduto gli può essere restituito, ciò che è entrato in lui può uscire. Anche se la malattia è sortilegio, maleficio, possessione, si può sperare di vincerla”259. All’ottimismo razionalista che ricusa di considerare il male appartiene anche il rifiuto della tecnica. Se, infatti, il fisiologico si impone sempre sul patologico, non è di nessun interesse la singolarità dell’organismo affetto dai sintomi (sarà il corso della natura stessa a ricondurlo alla “normalità”) e l’azione del medico è priva di importanza. Ma neutralizzare la capacità dell’individuo umano di agire sull’ambiente260 trasformandolo e negare alla tecnica ogni valore proprio, “significa rendere inintelligibile l’andamento irregolare dei progressi del sapere”261. Canguilhem ritiene, infatti, che il principio di continuità privi la scienza di obiettività, dissolvendo l’oggetto della ricerca, la malattia, nella sua sostanziale originalità. La patologia, lungi dall’essere una mera modificazione dello stato fisiologico che inerisce soltanto a una parte dell’organismo, è invece percepibile nella totalità262 dell’individuo malato, proprio in quanto sensazione di cambiamento. La medicina deve perciò partire dall’anamnesi del paziente e la tecnica terapeutica non limitarsi ad applicare le conoscenze del medico, ma comprendere che “è sempre perché vi sono uomini che si sentono malati che c’è una medicina, e non è perché vi sono dei medici che gli uomini apprendono da essi le proprie malattie”263. Canguilhem sviluppa così una teoria dell’individualità biologica all’interno della quale acquisisce particolare rilievo la dimensione tecnica, in quanto “la réhabilitation de la technique supposerait une mise à jour de l’individuel, une reconnaissance de la spécificité du malade, rendant impossible la réintégration à l’ordre normal”264. Il vivente, nella riflessione dell’autore, non deve essere compreso e studiato come un meccanismo, ma come una potenza. “Les organismes développent leur puissance par leurs comportements particuliers. Ces comportements ne sont pas de réponses automatiques à un stimulus externe, mais de manières singulières de se rapporter à un milieu extérieur. (…) Chaque vivant manifeste une activité propre265. Di che attività si tratta? Essa è da una parte riproduttiva, in quanto si occupa di mantenere l’organismo nella sua potenza intrinseca, e dall’altra produttrice o creatrice, nella misura in cui gli permette di inventare risposte inedite a ciò che lo minaccia. Questa facoltà può essere definita “normativa”. Canguilhem, infatti, ritiene insufficiente e inesatto l’utilizzo del concetto di “normalità”266 come conformità a regole predefinite, sostenendo, invece, la necessità di considerare la nozione di normatività quale espressione della capacità di introdurre nuove norme, facendo crollare (craquer) quelle esistenti. Non esistono individui a-normali, perché non ci sono regole sovraindividuali a cui attenersi, spetta piuttosto al vivente decidere dove cominci la malattia.
Se si crede alla tradizione, Napoleone avrebbe avuto il polso a 40 anche nei giorni di salute! Se dunque, con quaranta pulsazioni al minuto, un organismo soddisfa alle esigenze che gli sono poste, è perché esso è sano, e il numero di quaranta pulsazioni, quantunque davvero aberrante in rapporto al numero medio di settanta pulsazioni, è normale per quell’organismo.26...

Table of contents

  1. Introduzione
  2. Cristina Chimisso - L’oggetto impuro dell’epistemologia storica di Georges Canguilhem
  3. Enrico Castelli Gattinara - Georges Canguilhem e Gaston Bachelard: quale storia per quale epistemologia?
  4. Matteo Vagelli - Canguilhem e le ideologie storiografiche
  5. Jean-François Braunstein - Perché la medicina?
  6. Stefano Pilotto - Dalla storia naturale alla storia culturale Il vivente e la tecnica fra Canguilhem e Leroi-Gourhan
  7. Fiorenza Lupi - Tra Canguilhem e Alain Normatività, immaginazione e creazione tecnica
  8. Daniele Poccia - Un potere più antico di ogni sapere Note su Georges Canguilhem e l’imprevidenza tecnica
  9. Elena Gagliasso - Canguilhem in Italia: una riscoperta tardiva
  10. Gli autori