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Sbagliarsi meno
FORSE NON VE NE RENDETE CONTO, ma prendete parecchie decine di decisioni ogni singolo giorno; e quando le prendete, che siano personali o professionali, volete avere ragione molto più spesso di quanto abbiate torto. Ciononostante, prendere costantemente la decisione giusta più spesso di quella sbagliata è una cosa difficile da ottenere, perché il mondo è un luogo complesso, in continua evoluzione. Siete regolarmente costretti ad affrontare situazioni nuove, che presentano diverse incognite e una vasta gamma di scelte possibili. La risposta giusta potrebbe rivelarsi a posteriori, o non rivelarsi mai.
Il matematico tedesco Carl Jacobi, nel diciannovesimo secolo, raccomandava: “Invertite, invertite sempre” (per la verità, diceva: “Man muss immer umkehren,” visto che la nostra non era la sua prima lingua). Con ciò, voleva dire che pensare a un problema da una prospettiva inversa può aprire la strada a nuove soluzioni e strategie. Per esempio, la maggior parte delle persone pensa a investire i propri soldi con l’idea di fare più soldi; l’approccio inverso sarebbe investire soldi con l’idea di non perderne.
Altro esempio: il mangiar sano. Un approccio diretto sarebbe quello di provare a elaborare una dieta sana, magari cucinando di più a casa, controllando gli ingredienti di ogni piatto. Per contro, un approccio inverso sarebbe quello di cercare di evitare le opzioni poco salutari. Potreste continuare a frequentare i medesimi locali, ma una volta lì, scegliere semplicemente i cibi più salutari.
Il concetto di pensiero inverso può aiutarvi in quella sfida quotidiana che è prendere le decisioni giuste. L’inverso di avere ragione più sovente è sbagliarsi meno. I modelli mentali costituiscono un set di attrezzi in grado di aiutarvi a sbagliare meno sovente. Sono un insieme di concetti che vi permettono di destreggiarvi meglio, di navigare più efficacemente nella complessità del mondo attuale.
Come abbiamo sottolineato nell’Introduzione, i modelli mentali ci arrivano da molteplici discipline specifiche, eppure molti hanno un valore aggiunto al di là del settore da cui provengono. Se siete in grado di utilizzarli quando prendete una decisione, nel momento stesso in cui quanto vi concerne è in corso di svolgimento, tali modelli possono aiutarvi a sbagliare meno.
Facciamo un esempio dal mondo dello sport. Nel tennis, si ha un errore non forzato quando un giocatore sbaglia non perché l’avversario abbia messo a segno un colpo magistrale, bensì a causa di un proprio errore di valutazione o di esecuzione. Mandare una palla facile in rete, per dire, è un errore non forzato. È necessario che il giocatore commetta meno errori non forzati in campo se vuol sbagliare meno sovente. Allo stesso modo, per prendere un maggior numero di decisioni efficaci nella vita, con maggior regolarità, è necessario commettere meno errori non forzati.
Vedete come funziona? L’errore non forzato è un concetto tennistico, eppure possiamo applicarlo come metafora in ogni situazione in cui si commetta uno sbaglio evitabile. Esistono errori non forzati in cucina (come usare un cucchiaio da minestra al posto di un cucchiaino da caffè) come nel corteggiamento (fare brutta figura al primo appuntamento) o nel prendere decisioni (non tenere in considerazione tutte le possibilità disponibili). Se soltanto cominciate a guardarvi attorno e cercarli, vedrete errori non forzati ovunque.
Tuttavia, un errore non forzato non è l’unico modo di fare la scelta sbagliata. Quella che sembra la decisione migliore in base alle informazioni disponibili, può facilmente rivelarsi inefficace a lungo termine. È la natura stessa dell’incertezza: affrontare le incognite che ci riservano gli eventi. Non importa quanto vi diate da fare, l’incertezza può far sì che cadiate comunque in errore quando operate delle scelte. E capita più di frequente di quanto vorremmo. Quel che potete fare, però, è impegnarvi per commettere meno errori non forzati nel corso del tempo, utilizzando una solida capacità di giudizio e le tecniche giuste per prendere la decisione migliore in un dato momento.
Un altro modello mentale che può aiutarvi a migliorare il vostro modo di pensare prende il nome di antifragile – concetto analizzato nell’opera omonima dall’analista finanziario Nassim Nicholas Taleb, che così scrive:
Proprio come vale la pena rendere il proprio portafoglio finanziario antifragile a fronte degli shock economici, vale la pena rendere il proprio pensiero antifragile quando si tratta di prendere nuove decisioni. Se il vostro pensiero è antifragile, migliora nel tempo, a mano a mano che imparate dai vostri errori e interagite con quanto vi circonda. Un po’ come quando vi esercitate in palestra: esponete ossa e muscoli ai traumi per renderli più forti a lungo termine. Vorremmo migliorare il vostro processo cognitivo aiutandovi a iscrivere i modelli mentali nel vostro pensiero quotidiano, in modo che abbiniate i modelli giusti a ogni situazione con sempre maggior facilità.
Una volta che avrete terminato di leggere questo libro, sarete in possesso di oltre trecento modelli mentali, mutuati da decine e decine di materie e pronti a saltar fuori al momento giusto. Non è necessario che siate esperti di tennis o di analisi finanziaria per avvantaggiarvene. È sufficiente che comprendiate il loro significato più ampio e che li applichiate nei casi opportuni. Se applicherete tali modelli in modo costante e corretto, le vostre decisioni saranno sbagliate molto meno sovente; vale a dire, invertendo, saranno giuste molto più sovente. È questo il super pensiero.
In questo capitolo, analizzeremo come risolvere i problemi senza preconcetti. Sfortunatamente, l’evoluzione ci ha inculcato una serie di trappole mentali. Se non ne siete consapevoli, prenderete decisioni inadeguate di default. Se invece riuscirete a riconoscere tali trappole anche a distanza, e le eviterete utilizzando un certo numero di tecniche ben sperimentate, sarete sulla strada giusta per arrivare al super pensiero.
IL PRINCIPIO KISS – KEEP IT SIMPLE, STUPID! (SEMPLICE È MEGLIO)
Qualsiasi docente di scienze o matematica degno di chiamarsi tale sottolinea l’importanza di saper dimostrare ognuna delle formule che si utilizzano, poiché soltanto in quel caso si può dire di conoscerle veramente. È la differenza tra chi sa affrontare un problema matematico a partire dal foglio bianco, e chi invece ha bisogno che gli si consegni una formula pronta all’uso. È anche la differenza fra uno chef – in grado di prendere degli ingredienti e trasformarli in un piatto fantastico senza consultare alcun libro di cucina – e chi cucina, sì, ma limitandosi a seguire la ricetta.
Nel corso degli anni trascorsi al MIT, Lauren ha fatto da assistente in diversi corsi di statistica. Uno di questi aveva un libro di testo provvisto di disco magnetico; quest’ultimo conteneva una semplice applicazione che poteva essere utilizzata come calcolatore per ottenere le formule statistiche citate nel libro. Un giorno, a un esame, vi fu uno studente che rispose così a uno dei problemi proposti: “Io userei il disco e inserirei i numeri per avere la risposta”. Costui, con ogni evidenza, non era uno chef.
Il modello mentale essenziale per aiutarvi a divenire chef, cognitivamente parlando, è quello di ragionare a partire dai principi base. È il punto di partenza pratico che ci porta a sbagliare meno sovente, e significa pensare dal basso verso l’alto, usando gli elementi di base, quello che dai per assodato e vero, come mattoncini che andranno a costruire conclusioni solide (e, talvolta, innovative). I principi base sono l’insieme di presupposti evidenti che costituiscono le fondamenta su cui posano le vostre conclusioni – gli ingredienti della ricetta, ovvero gli assiomi matematici che sorreggono una data formula.
Se diamo a uno chef un insieme di ingredienti, questi sarà in grado di adattarli al bisogno e creare nuove ricette, come nel programma di cucina, Chopped1. Se sapete ragionare a partire dai principi base, potrete fare qualcosa di analogo quando si tratta di prendere decisioni, ideando soluzioni nuove ai problemi difficili che vi si presentano. Pensate a MacGyver, o alla storia vera che viene raccontata nel film Apollo 13 (se non l’avete mai visto, dovreste farlo), in cui un guasto a bordo dell’astronave rese necessario il ritorno anticipato sulla terra e la creazione di congegni di fortuna che assicurassero, tra le altre cose, una quantità sufficiente di ossigeno respirabile perché gli astronauti potessero sopravvivere sino a casa.
Gli ingegneri della NASA idearono una soluzione, utilizzando i soli “ingredienti” presenti sull’astronave. Nel film, uno degli ingegneri rovescia sul tavolo tutte le componenti che gli astronauti hanno a loro disposizione e dice: “Dobbiamo trovare il modo in cui questo [mostra un contenitore quadrato] entri nel foro che serviva a quest’altro [mostra un contenitore rotondo], usando nient’altro che quello [indica le componenti sparse sul tavolo]”.
Ragionare partendo dai Principi Base
Se riuscite a ragionare partendo dai principi base, siete in grado di affrontare le situazioni inconsuete con maggior facilità, o affrontare situazioni familiari in un modo innovativo. Comprendere come dimostrare le formule vi aiuta a capire come elaborare formule nuove. Capire come le molecole si combinano vi consente di costruire nuove molecole. Il fondatore della Tesla, Elon Musk, spiega come avviene questo processo nella pratica, in un’intervista sul podcast The Foundation:
Quando ragionate partendo dai principi di base, voi scegliete di cominciare da zero. Lo fate deliberatamente, evitando così la potenziale trappola dei luoghi comuni e del cosiddetto buon senso, che potrebbero rivelarsi fallaci. Anche se doveste, alla fine, concordare con il pensiero comune, l’approccio che avete prescelto vi permetterà di comprendere il tema affrontato molto più a fondo.
Ci si può cimentare con qualsiasi problema ricorrendo a quest’approccio. Prendiamo la vostra prossima scelta di carriera. La maggior parte delle persone in cerca di lavoro eccede nelle domande d’impiego e finisce per accettare il primo lavoro che viene loro proposto, che il più delle volte non si rivela la scelta ottimale. Utilizzando invece i principi di base, rovesciate il ragionamento e comincerete chiedendovi che cos’ha davvero valore per voi, nella professione (per esempio, l’autonomia, lo status, la missione e via dicendo), i parametri dell’impiego che ricercate (economici, relativi all’ubicazione, al titolo ecc.), e infine li rapporterete alla vostra esperienza precedente. Sommando il tutto, avrete un panorama molto più preciso e completo di quello che potrebbe funzionare meglio per la vostra carriera futura, dopodiché andrete alla ricerca attiva di quel che vi serve.
Il solo pensiero, però, sia pure a partire dai principi base, vi porta soltanto fino a un certo punto. I vostri principi base non sono altro che supposizioni che potrebbero essere vere, false, o una via di mezzo. È davvero importante l’autonomia nel lavoro, per voi, o ne siete soltanto convinti? È effettivamente necessario che torniate a studiare per cambiare carriera, o potrebbe rivelarsi superfluo?
In ultima analisi, per sbagliare meno, dovr...