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La "Scienza dell'espressione" rappresenta uno degli ambiti nei quali Ludwig Klages ha investito molti dei suoi sforzi teorici che meritano ancora di essere esplorati, tanto nel settore filosofico, quanto in quello letterario. Questo studio si propone di indagare i fondamenti della "Ausdruckskunde" di Klages con l'intento di isolare e analizzare i maggiori precipitati teorici in ambito estetologico e poetologico attorno ai due paradigmi centrali di "espressione" e "movimento". Tenendo altresÏ conto della biografia segnata dalla figura di Stefan George, si è infine proceduto a individuare l'essenza della definizione klagesiana di poesia sulla base della differenza tra "lingua espressiva" e "lingua comunicativa".
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Information
Topic
PhilosophySubtopic
Philosophy History & TheoryIII.
POESIA TRA âESPRESSIONE VITALEâ E âMOVIMENTO ANIMICOâ
1.
IL CARATTERE DELLâOPERA
Lo scritto giovanile intitolato Aus einer Seelenlehre des KĂźnstlers (Da una dottrina dellâanima dellâartista), pubblicato nel 1895 nella rivista diretta e curata da Stefan George Blätter fĂźr die Kunst (Fogli per lâarte)1, può considerarsi sotto molti riguardi una rielaborazione grosso modo fedele delle impostazioni teoriche del âGeorge-Kreisâ condivise dal giovane Klages â molte delle quali verranno poi in parte riviste giĂ implicitamente nel saggio del 1902 dedicato al poeta e senzâaltro dopo la rottura con questi dal 1904 attraverso lâepurazione di tutti gli elementi riconducibili allâestetismo e al concetto di art pour lâart. Ă tuttavia di notevole interesse per la nostra analisi seguire queste prime teorizzazioni di Klages, perchĂŠ, sebbene appunto rivisitate e in parte rinnegate soprattutto in etĂ matura, esse a ben vedere permangono come substrato di molte elaborazioni teoriche successive.
In questo scritto giovanile Klages sosteneva che âtra i piĂš grandi errori della vecchia estetica rientra lâopinione secondo la quale lâarte sarebbe un tipo di conoscenza particolareâ2. Pur con una certa forzatura argomentativa, evidentemente ancora poco matura, Klages intendeva in questo modo posizionarsi polemicamente nel contesto della riflessione estetica âtradizionaleâ, facendosi portavoce delle posizioni georgiane sul tema. Sottolineando lâimprescindibilitĂ dellâabbandono ricettivo del soggetto nellâesperienza estetica, laddove il momento del âconoscereâ segue a quello del âsentireâ e non viceversa, Klages intendeva prendere decisamente le distanze dallâestetica di Kant e di Burke: allâimpostazione teorica secondo cui il soggetto percipiente nel libero gioco delle sue facoltĂ si compiace di se stesso nel momento del âgodimentoâ del bello o del sublime, in quello che Adorno ha definito come âsentimento del proprio dominioâ3 laddove lâalteritĂ del percepito passa sostanzialmente in secondo piano, Klages contrappone il momento di âimposizioneâ di tale alteritĂ (fenomenologica) al soggetto recipiente, il quale in questo modo non sarebbe nella posizione di poterne disporne volontariamente e coscientemente, ma appunto la âsubirebbeâ. La presa di coscienza del percepito nel momento estetico, ovvero di un determinato âcontenutoâ dellâopera dâarte, il quale indubbiamente câè, rappresenta nellâottica di Klages un secondo momento a sua volta alquanto problematico.
Lâesperienza estetica sottintenderebbe dunque un coinvolgimento âtotaleâ del soggetto percipiente in quanto anima contemplante e âLeibâ. Moretti ha messo compiutamente in evidenza questo punto, evidenziando per altro la differenza di Klages dai âcosiddetti irrazionalistiâ, sulla base del paradigma del sentimento: nel momento in cui Klages ânon contrappone il sentimento alla conoscenzaâ afferma âuna corporeitĂ sensibile, un sentire originario e profondoâ, ovvero âquel sentire che nasce dal legame corpo-anima ancora non attaccato dallo spirito. La rivendicazione di un simile sentire, sul quale non solo poggia per Klages la conoscenza ma che è esso stesso scaturigine della conoscenza, acquista ai nostri occhi il significato di una affermazione dellâapprensione estetica del reale poggiante proprio sulla realtĂ di anima del sentireâ4. Se il vero artista è colui che âsi serve del ritmo del suono del colore e della forma per rivelare segreti intimi comprensibili soltanto a pochiâ5, la vera arte implicherebbe dunque su queste basi unâesperienza quasi âapticaâ, senzâaltro non meramente intellettiva. Questo discorso non riguarda naturalmente soltanto lâartista, ma anche il soggetto percipiente dinanzi allâopera. La vera arte infatti sarebbe in grado di âmuovereâ â termine che ormai abbiamo imparato a conoscere nelle sue diverse implicazioni nella âAusdruckskundeâ di Klages â colui che ne usufruisce o meglio colui che da essa viene investito con una dirompenza anche fisica. Lâespressione artistica autentica, si legge in Aus einer Seelenlehre des KĂźnstlers:
accende in noi il desiderio di portare alla luce qualcosa di immenso. In noi vengono scosse profonditĂ sonnecchianti. Noi ci risvegliamo dalla vita quotidiana come da una morta glaciazione dei piĂš potenti flutti del nostro intimo. Sbalorditi crediamo di scoprire nuove forze e prendiamo coscienza di una tensione insolita. Queste scosse e questa lotta sono la battaglia condotta contro il genio dellâartista â ma è una battaglia inebriante. Lâarte scalda con la sete di vita e di grandi sentimenti e questo è lâeffetto piĂš grande che poeti e artisti possano augurarsi.6
Sulla base della distinzione ricorrente in quasi tutte le opere di Klages, a volte esplicitamente a volte meno, tra âvivereâ e âesistereâ7 (Seneca), laddove è al âLebenâ che spetta il valore âvitale animicoâ che ormai conosciamo, Klages non esita ad affermare che lâartista è âsoprattutto colui che ama la vita â la vita e i suoi stimoliâ8 â esattamente come Goethe nellâaccezione che abbiamo analizzato. La revisione klagesiana dellâestetica tradizionale va pertanto letta su questo presupposto, ovverosia nellâintento di correggere taluni errori considerati âfataliâ consolidatisi via via nel tempo, quali: 1) la âsopravvalutazione della materia, del contenutoâ9, 2) lâeccessiva concentrazione sulla forma e la confusione tra contenuto profondo e concezioni panteistiche, naturalistiche10, deterministiche, e infine 3) lâattribuzione di valori etici alla dimensione artistica in conseguenza della quale âsi credette di dover esigere dallâopera dâarte effetti nobilitanti attribuendo allâartista scopi educativiâ11.
Ci sembra difficile non riconoscere anche in questo caso lâimpronta di Nietzsche, soprattutto della Nascita della tragedia, laddove il filosofo accusava una concezione errata del âfenomeno estetico originarioâ che lâuomo moderno avrebbe reso âcomplicata e astrattaâ12. Ciò che tuttavia distingue lâimpostazione klagesiana della questione da quella nietzschiana è che su queste basi la dimensione estetica rappresenta per Klages, si potrebbe dire, una sorta di possibilitĂ di riscatto nei confronti della supposta apocalissi seguente allâavvento del âGeistâ; in altre parole si tratta dellâultimo ambito nel quale allâuomo sarebbe possibile rapportarsi alle immagini originarie senza lâintervento della volontĂ e del pensiero concettualizzante e dividente in un coinvolgimento totale di anima e corpo. Tale impostazione è naturalmente comprensibile soltanto tenendo conto della Fenomenologia e dalla âScienza dellâespressioneâ klagesiana. Una scienza estetica impostata sulla funzione primaria del soggetto percipiente e conoscente, infatti, misconoscerebbe il momento della contemplazione patica dellâimmagine fenomenica, opponendo un presunto âScheinâ (apparenza) â palese riferimento a Nietzsche â le cui condizioni sarebbero appunto poste, fatalmente, dal soggetto volitivo:
maturata nellâambito della logica, lâestetica riconduce il suo oggetto, il contenuto del mondo fenomenico del quale è alla ricerca, ad una realtĂ delle cose da essa stessa presupposta, incorrendo in tal modo nel tragico errore di ritenere che la cosa indagata e da indagare abbia la forma di unâapparenza (Schein) le cui condizioni originanti vanno ricercate nel soggetto.13
Franz Tenigl, quale profondo e appassionato esperto della Fenomenologia di Klages, ha indagato tanto lâatteggiamento âemotivoâ di Klages nei confronti dellâarte, quanto le basi teoriche che vi stanno alla base spiegando come lâarte in generale, su questi presupposti, non vada individuata nellâambito dellâideale, quanto piuttosto in quello del loro âcarattere fenomenicoâ. La âsentenzaâ secondo cui lâarte produrrebbe qualcosa di non concretamente visibile, viene secondo Tenigl interpretata erroneamente âse si sostiene che il non essere visibile sia un qualcosa che vada al di lĂ dei sensi, di qualcosa oltre, di qualcosa che abbia a che fare con il pensiero o lâidealeâ. Pertanto lâessenza, quanto lâorigine dellâopera dâarte non andrebbero ricercate nelle âcaratteristiche accertabili oggettivamente, e neanche in ciò che è visibile, ossia in ciò che viene visto; tanto meno poi in qualche idea che possiamo derivare dallâopera dâarte, ma esclusivamente nel carattere fenomenico, che è allo stesso tempo il senso del fenomenoâ14. Queste riflessioni ...
Table of contents
- Copertina
- Circa Lâautore
- Frontespizio
- Copyright
- Indice
- Dedica
- Introduzione
- I. Espressione
- II. Movimento
- III. Poesia tra âespressione vitaleâ e âmovimento animicoâ
- Sigle e opere di klages
- Bibliografia delle opere citate e consultate
- Filosofie