Annali di meditazione e neuroscienze
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Annali di meditazione e neuroscienze

Volume 1 Anno 2020

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Annali di meditazione e neuroscienze

Volume 1 Anno 2020

About this book

Questo primo volume degli Annali di Meditazione e Neuroscienze include gli elaborati finali degli allievi della prima edizione del Master in Meditazione e Neuroscienze, svolto presso l'Università degli Studi di Udine nell'anno accademico 2017-2018. Gli articoli, alcuni presentati in forma breve e altri in forma estesa, trattano temi di storia delle religioni, di tecniche di meditazione, di medicina e psicologia. Sono il risultato dell'esperienza di un anno e mezzo di lezioni impartite dai maggiori esperti italiani nel campo della meditazione e delle neuroscienze, oltre che di studio personale e di pratica della meditazione di consapevolezza.

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ESPERIENZA RELIGIOSA, MEDITAZIONE E PREGHIERA CRISTIANA NEL MONDO DESACRALIZZATO

Luca Anzilutti
Che cos’è l’esperienza religiosa? C’è ancora spazio per il sacro in un mondo secolarizzato dominato da tecnica, economia e consumismo? Quali esperienze si stanno schiudendo nella spiritualità cristiana oggi e quali contributi provengono dalle pratiche meditative orientali e dalla mindfuness? Il presente lavoro tenta di raccogliere questi interrogativi e di affrontarli accostando l’approccio neuropsicologico di Franco Fabbro, quello storico-antropologico di Umberto Galimberti, quello teologico di Dietrich Bonhoeffer e quello spirituale di alcuni autori contemporanei. L’obiettivo non è trovare risposte risolutive, ma offrire uno sguardo d’insieme aperto a sollecitazioni di diversa provenienza, in un confronto stimolante su temi di non piccola rilevanza.

1. L’approccio neuropsicologico

Che cos’è l’esperienza religiosa? Riprendendo l’accurata analisi che Franco Fabbro propone in Neuropsicologia dell’esperienza religiosa, possiamo dire che essa è l’esperienza tipicamente umana che riguarda il sacro. È tipicamente umana in quanto legata a precise caratteristiche neuropsicologiche della nostra specie: il particolare sviluppo della corteccia parieto-temporale ha potenziato in modo rilevante la capacità di memorizzazione, mentre l’espansione dei lobi frontali ha dotato l’uomo della facoltà di anticipare il futuro e della libertà di scelta nei propri comportamenti, riducendo l’automatismo delle risposte istintuali.
L’uomo, dunque, divenuto consapevole della propria morte e responsabile delle proprie azioni, ha incominciato a porsi domande esistenziali sulla sofferenza e sulla gioia, sulla fine, sul senso delle cose, sul proprio posto nell’immensità dell’universo, ed ha intuito la presenza di una realtà più grande del proprio orizzonte, misteriosa, sconosciuta e soprannaturale: il sacro.
Nel rapporto tra uomo e trascendenza, peculiare importanza hanno sempre rivestito le esperienze spirituali, cioè quelle situazioni particolari nelle quali una persona può sperimentare delle percezioni che vanno oltre l’esperienza ordinaria: da un generico senso di vicinanza al trascendente e sensazioni intense di gioia, serenità, paura, fino a visioni o percezioni uditive, trance, estasi, esperienze di uscita dal corpo.
In questi ultimi casi si parla di stati di coscienza non ordinari, per raggiungere i quali sono state sviluppate lungo i millenni tecniche molto raffinate: esposizione ad emozioni psicofisiologiche intense (terrore, ansia, esaltazione), comportamenti motori reiterati ed estenuanti (danze sacre), stimolazioni uditive ripetute (musica, canto ritmico e ripetitivo), digiuno, pratiche di deprivazione sensoriale (buio o silenzio totale), stimolazioni olfattive, auto-provocazione di traumi e dolore, esposizione a condizioni estreme di caldo o freddo, tecniche sessuali, privazione del sonno, assunzione di sostanze psicoattive.
Tutte queste tecniche hanno a che fare con precisi processi neurofisiologici; ad esempio, l’iperventilazione determinata dalla danza favorisce le esperienze allucinatorie, il canto induce una sincronizzazione dei sistemi affettivi degli individui, l’ipoglicemia conseguente al digiuno e la deprivazione sensoriale provocano una diminuzione della serotonina che interviene nella genesi delle allucinazioni, l’autoflagellazione attiva la liberazione di oppioidi endogeni. Proprio grazie al recente sviluppo delle neuroscienze ed a quello dei metodi di indagine anatomica e funzionale del cervello, ai tradizionali approcci di studio sulle esperienze religiose oggi possiamo aggiungere quello neurofisiologico, cioè possiamo iniziare a comprendere quali siano i processi biologici che stimolano i comportamenti religiosi o che vengono da essi attivati.
Lo studio di alcuni casi di persone con lesioni al cervello ha evidenziato che lesioni alle strutture anteriori portano una diminuzione del senso della trascendenza, mentre danni alle strutture posteriori lo aumentano. Altre ricerche hanno osservato un aumento della spiritualità in seguito all’attivazione delle aree prefrontali e del lobo limbico ed alla disattivazione del lobo parietale. In sintonia con questi risultati, durante le esperienze di preghiera o meditazione si è riscontrata una maggior attivazione delle aree prefrontali mediali ed una diminuzione dell’attivazione delle aree parietali.
Si può dunque ipotizzare una correlazione fra le esperienze spirituali e l’attivazione di aree cerebrali coinvolte nella progettazione del futuro, nell’inibizione di comportamenti inadeguati, nella regolazione delle emozioni che sottostanno all’empatia ed alla compassione; ugualmente si può supporre un nesso tra la spiritualità e la disattivazione delle aree responsabili della rappresentazione del corpo, dello spazio e dell’orientamento spaziale.
Un altro dato rilevante che sta emergendo è il collegamento tra spiritualità, emozioni e sistema nervoso autonomo. Diversi studi hanno evidenziato la correlazione tra le esperienze spirituali e l’attivazione di una od entrambe le componenti del SNA, distinguendo tra movimenti carismatici che accentuano il ruolo del SNA simpatico, suscitando forti stati emotivi sia individuali che collettivi, e tradizioni contemplative che, favorendo la calma interiore ed il distacco dalle passioni, si connettono al SNA parasimpatico. Entrambe le strade possono, nei loro limiti estremi, condurre all’estasi religiosa, che può connotarsi anche come attivazione simultanea di SNA simpatico e parasimpatico (come nell’orgasmo sessuale) portando ad una esperienza particolarmente intensa di unione, beatitudine, estasi ed esaltazione.
Nella fig. 1, si riportano schematicamente alcuni dei fenomeni neurofisiologici implicati sia come fattori causanti che come conseguenze delle esperienze spirituali.
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Fig. 1: fenomeni neurofisiologici implicati nelle esperienze spirituali.

2. L’esperienza religiosa oggi: La desacralizzazione

Passiamo ora alla seconda domanda: che spazio c’è oggi per il sacro nel nostro mondo secolarizzato? Umberto Galimberti nel suo libro Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto, descrive con acutezza il processo di desacralizzazione che ha trasformato la nostra società e che troverebbe origine nel cristianesimo stesso: “Il principio dell’ateismo o, se preferiamo, dell’agnosticismo della civiltà cristiana, che è poi quella occidentale, è già contenuto nell’atto di nascita del cristianesimo che, ‘umanizzando Dio’, pone le premesse per la ‘divinizzazione dell’uomo’” (p. 141).
Esso ha “strappato il cuore autenticamente religioso” all’Occidente e lasciato “il cielo vuoto”, intaccando le due caratteristiche costitutive del sacro: avendo assegnato tutto il bene a Dio e il male a Satana, ha rimosso la dimensione dell’indifferenziato e del simbolico (l’irrazionale, il numinoso, lo sfondo umano enigmatico e buio fatto di istinti, pulsioni e passioni), mentre con l’incarnazione ha eliminato la separazione tra sacro e profano (e quindi il ruolo di mediazione dalla religione).
Oggi, continua Galimberti, sembrerebbe di assistere ad un “imprevisto risveglio della dimensione religiosa”: di fronte al tramonto delle grandi utopie religiose e laiche che promettevano un futuro migliore per tutti e al dominio incontrastato della tecnica e dell’economia di mercato che “dischiudono scenari senza scopi e senza fini”, l’uomo prova un inedito spaesamento e cerca nuovi punti di ancoraggio o vie di fuga. Si osserva così un “ritorno minaccioso del sacro che, rimosso, irrompe agitando le menti”: nazionalismi, razzismi, fanatismi, superstizioni, esplosioni di violenza e di follia. Contemporaneamente si registra la diffusione di nuove religioni, credenze e sincretismi, che qui da noi avviene a scapito di un cristianesimo sempre più spesso incapace di rispondere alle attese dell’uomo moderno, con un crescente rifugiarsi nell’intimismo, nelle spiritualità “fai da te” che promettono l’armonia interiore senza richiedere un impegno etico o un coinvolgimento sociale.
In atto, però, non c’è alcuna “rivincita di Dio”, si tratta solo degli ultimi bagliori di un giorno destinato irrimediabilmente a tramontare. La supremazia della tecnica e dell’economia è ormai in grado di inibire ogni tentativo di elevazione anestetizzando la domanda di senso ed offrendo risposte parziali ma tangibili ed immediate alle aspirazioni dell’uomo; attraverso la soddisfazione smodata dei bisogni e la creazione continua di nuovi desideri tipica del consumismo, l’accelerazione progressiva dei ritmi di vita – e l’abolizione di quei tempi lunghi di cui si nutrono l’incantamento, la speranza, l’attesa escatologica e quindi la religione stessa -, la manipolazione dei gusti, la spinta verso un individualismo esasperato e competitivo, e la sostituzione dell’ambiente naturale con uno spazio artificiale o virtuale, l’uomo si ritrova immerso in un orizzonte puramente materiale, gravato da una sensazione di sazietà ed affanno che rendono faticoso ed improbabile ogni innalzamento alla dimensione spirituale e all’incontro con Dio: “Passata la nostra generazione e forse quella dei nostri figli, che ancora si alimentano degli ultimi resti della cultura umanistica, che la religione cristiana ha inaugurato ponendo l’uomo al centro dell’universo, nessuno più considererà il bisogno di dare un senso alla vita un problema davvero fondamentale. (…) A questo punto la tecnica appare come quell’evento che, sotterraneamente e a nostra insaputa, già sta formando l’uomo nuovo che più non domanda il senso della sua esistenza”. Perché “devo essere già religioso per pormi il problema del senso che, altrimenti, non si affaccerebbe neppure lontanamente alla soglia dei miei pensieri” (pp. 390-391). Galimberti giunge così ad una conclusione nella quale riecheggiano le parole di Nietzsche: Dio è morto, perché il mondo accade come se Dio non fosse!

3. Un cristianesimo non-religioso

Un terzo approccio con cui possiamo affrontare la domanda iniziale, ovvero se ci sia ancora spazio per il sacro nel nostro mondo attuale e in che modo si collochi il cristianesimo di fronte ai mutamenti in atto, è quello teologico. Fra le molte e diversissime prospettive, particolarmente significativa è quella di Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano giustiziato nel 1945 per la sua opposizione al Nazismo, che più di 70 anni fa aveva già presagito e descritto l’avvento di un mondo “non-religioso”, interpretandolo – da teologo credente – non come minaccia per la fede ma come passaggio necessario alla piena realizzazione della speranza cristiana.
La sua intuizione fondamentale – espressa nelle lettere inviate dal carcere successivamente raccolte e pubblicate nel volume Resistenza e resa – è che il mondo stia andando incontro ad un “tempo completamente non-religioso”, in cui le classiche parole dell’annuncio cristiano non riusciranno più a comunicare con l’uomo perché verrà meno quell’ “a-priori religioso” che ne permetteva la comprensione; il nostro teologo si chiede, dunque, come si potrà ancora parlare di Dio in modo non-religioso, come si potrà essere cristiani senza religione, come potrà “Cristo diventare il signore anche dei non-religiosi”: “Il nostro annuncio e la nostra teologia cristiani nel loro complesso, con i loro 1900 anni, si basano però sull’ “a-priori religioso” degli uomini. Ma se un giorno diventa chiaro che questo “a-priori” non esiste affatto, e che s’è trattato invece di una forma d’espressione umana, storicamente condizionata e caduca, se insomma gli uomini diventano davvero radicalmente non religiosi – e io credo che più o meno questo sia già il caso – che cosa significa allora tutto questo per il “cristianesimo”?” (p. 350).
Per Bonhoeffer “religioso” è ciò che sta oltre i limiti della conoscenza e della forza umana: quando l’uomo si sente debole, non comprende o non riesce a dare un senso, ricorre al “deus ex machina”, a Dio come soluzione fittizia dei problemi insolubili, una sorta di “Dio tappabuchi”. L’umanità però sta progredendo in molti campi, i limiti della conoscenza continuano ad allargarsi dando nuove risposte a questioni finora irrisolte o rendendo insignificanti domande che prima parevano essenziali; l’uomo “ha imparato a bastare a se stesso in tutte le questioni importanti” senza bisogno di appellarsi a Dio, è diventato autonomo, il mondo si è fatto adulto. Così Dio viene pian piano cacciato sempre più ai margini della vita; possiamo benissimo vivere “etsi deus non daretur”, “anche se Dio non esistesse”!
Ma Dio, sostiene Bonhoeffer, va ritrovato “al centro della vita” e non solo nei suoi limiti problematici: “Dio non deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Circa gli autori
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Indice
  6. Introduzione di Franco Fabbro
  7. Il distacco nella mistica cristiana e buddhista
  8. Esperienza religiosa, meditazione e preghiera cristiana nel mondo desacralizzato
  9. Magistero della chiesa cattolica e meditazione vipassana
  10. Il ricordo di sé in Gurdjieff
  11. Buddhismo e scienza
  12. Il pensiero di Karen Horney, l’insegnamento del Buddha e la meditazione orientata alla mindfulness
  13. Consapevolezza e spiritualità: una visione neuropsicologica
  14. La cura del silenzio nel dialogo educativo
  15. Il sogno ed il suo sognatore
  16. La morte e la meditazione. Due possibilità evolutive dell’anima
  17. Spiritualità e psicologia nel Buddha
  18. Vivere sognare e morire nel buddhismo tibetano
  19. Compassione e meditazione
  20. La mindfulness relazionale dell’Insight Dialogue e Buddha storico
  21. Il flusso di coscienza, l’attenzione e la spiritualità in William James
  22. La ritualità in ambito spirituale
  23. La relazione di attaccamento in John Bowlby e la mindfulness
  24. Overriding our evolutionary tendencies and obsession with self: A best practices approach to achieving well-being
  25. Mindfulness e Hoffman Quadrinity Process
  26. Psicoterapia, spiritualità e mindfulness. Neurobiologia dell’EMDR e del Brainspotting
  27. Il ruolo della mindfulness nella crescita spirituale dell’educatore
  28. Tossicodipendenze e spiritualità. L’esperienza presso l’Icatt di Padova
  29. Meditazione di consapevolezza: possibili applicazioni nella scuola primaria