L'avventura della permanenza
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L'avventura della permanenza

La poesia di Milo De Angelis

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L'avventura della permanenza

La poesia di Milo De Angelis

About this book

L'opera di Milo De Angelis è una delle più significative della poesia europea contemporanea. Fin dall'inizio, essa è stata animata da un ritorno deciso alle ragioni più profonde del poetico, al di là degli sperimentalismi avanguardistici. La sua forza risiede innanzitutto nell'esplorazione agonistica delle relazioni che si stabiliscono tra le dimensioni più intime del vissuto soggettivo. Questa raccolta di saggi offre un'analisi degli aspetti centrali di tale esplorazione: l'immersione nei desideri e nel ricordo, il confronto con la tradizione letteraria, l'apertura alle corrispondenze tra gli elementi del reale; dalle contingenze dello spazio urbano alle forze cosmiche, attraverso le vertigini del senso e della traduzione, nell'inesauribilità della somiglianza. Il volume delinea così un profi lo critico generale della poesia di De Angelis, soffermandosi su ciò che, in essa, vi è di più peculiare e decisivo: l'esposizione alle relazioni fondanti, chiamata dal poeta "l'avventura della permanenza".

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Information

Year
2020
eBook ISBN
9788857570877
Subtopic
Poetry

PARTE PRIMA
TEMPO, LINGUAGGIO, SPAZIO

Per noi che non ci stanchiamo mai di interrogarci, è improsciugabile l’acqua di ieri, per noi che conosciamo l’avventura della permanenza.
M. De Angelis, Cosa è la poesia?
JEAN NIMIS

VERTIGINI DEL SENSO E “AVVENTURA DELLA PERMANENZA”

Il tempo nella poesia di Milo De Angelis

“le temps s’écoule comme un flux qui percole à travers un réseau de possibles; […] tout récit percole à travers un réseau dont l’entrelacs tisse nœuds, points et chemins”1.
Fin dagli esordi, la poesia di Milo De Angelis non si presenta esattamente come una passeggiata tranquilla, ma piuttosto un “andarsene nel buio dei cortili”, come viene accennato nel titolo della raccolta del 2010, o ancora come tutta una serie di “incontri e agguati”, riprendendo il titolo della raccolta del 2015. Proprio nel 2015, nel numero del 22 maggio di Nuovi Argomenti, Maria Borio scorgeva in Somiglianze “l’espressione disarticolata dell’inquietudine e della solitudine esistenziale delle generazioni post-sessantottine, dell’individualismo e dello spaesamento di un ragazzo alla disperata ricerca di un’identità”2. E aggiungeva: “Somiglianze è […] una raccolta che percorre molteplici spunti e insegue tante direzioni, un libro di poesia difficile, che tende alla dispersione e alla disorganicità, quindi alla contraddizione, difficilmente comprensibile in un unico discorso”3.
D’altra parte, Jean-Baptiste Para osservava nell’introduzione a una sua traduzione delle poesie di De Angelis4:
Se mettre à l’écoute [de la poésie de De Angelis] c’est être saisi par une voix glaciale et nue où se concentrent de formidables énergies. Le plus souvent, ses compositions offrent à la fois un sens compact et déchiré. Et s’il leur arrive d’être limpides, cette limpidité est si violente qu’au premier abord elle se laisse mal élucider. Il y a chez Milo De Angelis l’autorité de Diane lançant sa meute sur Actéon. C’est l’instant du dépeçage, exercé sur le verbe et le monde. […] On devine des éclats de vie, des fragments de dialogues, des lambeaux de mémoire. Mais ils sont amputés de tout contexte et ne se livrent à notre regard que pour se montrer inaccessibles – ou mieux encore, pour montrer l’inaccessible. […]”.5
Il punto di vista del traduttore ci interessa perché la sua lettura, necessariamente acuta, mette a fuoco le difficoltà di cogliere pienamente il senso in tale poesia. Ed appunto lo scopo di questa analisi è quello di cercare di mettere in luce la costruzione del senso in una “avventura della permanenza” – come De Angelis definisce la sua poetica – che non pretende certo di riuscire a svelarne tutto l’operato, ma almeno alcuni elementi. Infatti, come suggeriva George Steiner, in materia di interpretazione dei testi, “anche il più molteplice, il più rigorosamente sistematico ‘accertamento’ di un testo, dei significati del suo significato non finalizzerà mai il suo oggetto”6. Si cercherà soltanto di proporre un’interpretazione della costruzione del senso nella poetica deangelisiana e di scorgere come gli elementi della significazione siano in relazione con il pensiero del poeta nel suo essere al mondo, che è appunto quella “avventura della permanenza” evocata da De Angelis alla fine del volume Tutte le poesie del 2017:
Strano paradosso della poesia: puntare alla permanenza e farlo con i mezzi più poveri e antichi e indifesi: fuori dall’attualità, fuori dal commercio, fuori dall’economia, fuori da tutto, a volte anche fuori da sé stessi, se noi scriviamo con una parte di noi che non conosciamo interamente, che è nostra e non è nostra, che scaturisce da una zona oscura e segreta anche per noi. Segreta e a volte sconvolgente. Ma così deve essere in poesia: per cambiare la vita di chi lo legge, un libro deve sconvolgere quella di chi l’ha scritto.7

Vertigini del senso

Altri due esempi di giudizi critici contribuiscono a sottolineare le caratteristiche della poetica dell’autore, il quale presentava dal canto suo in Incontri e agguati (sempre nel 2015) il suo difficile intento etico-poetico (rivolgendosi, a quanto pare, sia al lettore che a sé stesso, in un legame da soggetto a soggetto): “Morirai invaso dalle domande / correndo contro vento a braccia tese / ricordando il tepore della sorridente / scaverai nella miniera dell’ultimo vederla / formerai a poco a poco la parola niente”8.
In un saggio del 2014, Luigi Tassoni accennava al fatto che “nel testo di Milo De Angelis si attua una distrazione estraniante e divaricante fra segno e referente, il che provoca interferenze e rimozioni all’interno del linguaggio: esse stupiscono il lettore che si trova a dover accettare associazioni senza regole, e persino originalità della sintassi, perché il lettore non ingenuo della poesia deve avvertire prontamente che la lingua è un campo di forze”9. Ma già quindici anni prima, quando venne pubblicata Biografia sommaria, Niva Lorenzini osservava che nei versi di De Angelis “la continuità dell’esserci, la durata dell’esperienza, patisce sillaba per sillaba il confronto con gli ‘adesso’ di una istantaneità mobile, che uno ‘stupore minimo’ coglie nell’evidenza biologica, corporea, ritagliata su uno sfondo di cupe periferie metropolitane: quella che la tesa, drammatica pronuncia di Somiglianze, la sua raccolta d’esordio, tratteggia”10.
Questi due giudizi mettono a fuoco buona parte delle caratteristiche della scrittura dell’autore, già evidenziate a partire dalla pubblicazione della sua raccolta d’esordio del 1976, che si ritroveranno fin nelle opere più recenti. L’espressione “atopicità dissociata”11, con la quale Lorenzini sintetizza la sensazione dominante nella lettura della poesia di De Angelis, esprime la sensazione di ebollizione del senso che si verifica in più luoghi, sia in una poesia isolata che in un gruppo di poesie, in una sezione, in un’intera raccolta. Il sintagma ideato da Lorenzini si riferisce sempre all’impressione di sovrimpressioni di scene o di successione quasi aleatoria di immagini in un componimento. Questa “atopicità dissociata” completa l’accenno di Tassoni a un “campo di forze” visibilmente all’opera nella poetica deangelisiana, come in una delle poesie di Millimetri (1983) dove l’epilogo evoca uno spaziotempo collettivo (“in noi”) in cui presente futuro e passato interferiscono:
La goccia pronta per il mappamondo
e per i più sconosciuti
nomi di ventura
ha raggiunto finalmente una scorciatoia
a colpi di lima
ha appoggiato il bicchiere
su un solo dito, fratello
della prima volta. Tutto
il campo, con le
sue biciclette sepolte, sguizza
parole di ventriloquo:
metà alla vittoria, metà
all’erba in trappola.
In noi giungerà l’universo,
quel silenzio frontale dove eravamo
già stati.12
L’enunciato produce un’impressione di simultaneità di scene, in una sensazione affine alla percezione durante un sogno, dove varie dimensioni e vari mondi sembrano avvenire in contemporanea, offrendo all’interpretazione un vortice di senso (per esempio, è la “goccia” ad aver “appoggiato il bicchiere / su un dito solo”?). I tre versi conclusivi affermano questa vertigine per il soggetto (“noi” lega l’io poetico e i destinatari del discorso) tramite il binomio di verbi che congiunge e confonde passato e futuro (“giungerà”, “eravamo stati”) in un chiasmo (universo – noi / noi – silenzio).
Fin dall’inizio, proprio per la difficoltà che si prova a coglierne il significato, la poesia di De Angelis è stata spesso qualificata dai critici come “orfica”13 oppure “ermetica”14. Ma allo stesso tempo, per quanto l’autore ribadisca di non aver mai aderito a tali qualificazioni, egli accenna quasi sempre agli aspetti reconditi nelle sue poesie, anche riferendosi pr...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. INDICE
  5. Epigrafe
  6. PREFAZIONE
  7. INTRODUZIONE: “IL TRAGICO NON PUÒ FARE A MENO DELLA LUCE”
  8. CINQUE POESIE INEDITE
  9. PARTE PRIMA: TEMPO, LINGUAGGIO, SPAZIO
  10. PARTE SECONDA: TRADUZIONI E INTERTESTI
  11. APPENDICE: TRE INTERVENTI SU INCONTRI E AGGUATI
  12. BIBLIOGRAFIA
  13. PROFILI BIOBIBLIOGRAFICI DEGLI AUTORI
  14. RINGRAZIAMENTI