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La basilica pitagorica di Porta Maggiore
La più commovente testimonianza della spiritualità pagana
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La basilica pitagorica di Porta Maggiore
La più commovente testimonianza della spiritualità pagana
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Era la mattina del 23 aprile 1917 quando, per uno sprofondamento del terreno, gli addetti delle Ferrovie dello Stato si trovarono di fronte a un'enorme voragine di detriti posta trasversalmente alla linea ferroviaria Roma-Napoli. Fu così che "la più commovente testimonianza della più alta riforma spirituale che mai abbia tentato il mondo pagano", dopo diciannove secoli di abbandono e oblio, è riemersa da un remoto passato a esibirci le sue prestigiose vestigia. Oggi, a distanza di cento anni da quel fortuito ritrovamento, vede la luce la traduzione integrale in lingua italiana del denso saggio che lo storico Jérôme Carcopino dedicò all'affascinante basilica pitagorica sotterranea di Porta Maggiore.
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Information
Topic
PhilosophySubtopic
Philosophy History & TheoryCapitolo V
Il pitagorismo e le decorazioni della basilica: il paradiso celeste
Il pitagorismo e le decorazioni della basilica: il paradiso celeste
Nella basilica, le allusioni all’Inferno si contano veramente sulle dita di una mano. In compenso invece, il Paradiso si riflette su un gran numero di visioni. I mystai vi ricorrevano sia per godere, in anticipo, delle gioie promesse dalle loro credenze, sia per intravedere, anche se per pochi istanti e di riflesso, la gloria del ritorno all’Unità divina.- Gli artisti della basilica non erano certo in grado di rappresentare tali altezze metafisiche, ma il linguaggio pitagorico offriva loro tutte le risorse del suo simbolismo, e per tradurlo nei loro stucchi è stato sufficiente semplicemente ascoltarlo per suscitare nello spirito dei frequentatori di quel luogo, le concezioni che costoro erano incapaci a rendere, ma che tuttavia si erano ingegnati a suggerire. Mentre l’Etere celeste, dove si manifesta la salvezza pitagorica, viene ancora sussurrato dalle loro labbra con il nome di Olimpo935, e nel catechismo degli acusmatici, le arcaiche fantasie sulle Isole dei Beati continuano ancora a ispirare i loro poemi sui veri motivi che le ha volatilizzate936, i decoratori della basilica hanno adattato le loro superate e obsolete mitologie a una nuova rivelazione. Hanno profuso a piene mani i motivi decorativi ricorrenti attraverso i quali, ai loro tempi, era annunciata la vittoria sulla morte oppure il lungo viaggio per mare alla volta delle remote Terre delle Beatitudini; tuttavia costoro o hanno scelto elementi che più facilmente si adattavano alle esigenze delle loro menti, oppure li hanno disposti secondo un ordine che conoscevano soltanto loro e nel quale la loro dottrina era già delineata, prediligendo sempre soggetti in cui si mostra evidente un’ascensione celeste.
A – motivi e rebus
Anzitutto vi è una serie completa di raffigurazioni che ritornano numerose volte nei nostri stucchi, e che incontriamo disseminate su una gran quantità di monumenti dell’epoca imperiale, e ai quali è impossibile non assegnare, nell’ipogeo di Porta Maggiore, un ruolo puramente ornamentale.
È il caso delle Baccanti la cui orfica esultanza rende inutile qualsiasi commento937. E analogo discorso vale per le Vittorie alate, che sostengono o delle palme o delle corone938, che conferiscono il premio di una salvezza che Pitagora elargisce a chi ha vinto, combattendo, le avverse vicissitudini nella dura lotta della vita. Policrate, nell’epigramma che abbiamo poc’anzi citato, non ha interrogato Pitagora sul numero dei suoi discepoli, ma gli ha chiesto precisamente: «Quanti atleti alleni nella tua palestra»939. Se lo scoliaste di Aristofane afferma che ad Atene «furono donate delle ghirlande perché i morti sono considerati dei conquistatori sulla battaglia della vita»940, il pitagorismo ha fatto propria questa massima e l’ha ampiamente diffusa. È nell’Italia meridionale, dove la sua influenza ha davvero regnato, e in modo particolare a Paestum – città che sotto il nome di Posidonia appartenne agli inizi del V secolo a. C. alla federazione crotoniata – che sono stati ritrovati vasi funerari e affreschi tombali in cui il defunto, come il vincitore delle gare ginniche, riceve una corona dalle mani della dea Vittoria941; e l’adattamento di questo motivo ai dogmi pitagorici ne emerge con chiarezza dai versi di una delle lamine d’oro di Turi, in cui si legge che l’anima del morto, ispirandosi alle metafore della setta, esulta di gioia per aver interrotto l’infernale ciclo delle sue reincarnazioni e aver conquistato, sullo slancio della sua rapida corsa, la corona che aveva tanto anelato942; e numerosi altri segni più o meno trasparenti individuano con precisione le regioni del «cosmo» dove gli eletti possono adornarsi con i suoi raggi.
Gli Amorini943 che catturano le farfalle gravitano intorno alla luce, la cui attrazione si esercita sulle anime dei pitagorici. «Eros» – predicò Pitagora a Crotone – «unito ad Apollo è il dio più favorevole per gli esseri umani»944; e in un passo di Plutarco in cui Cumont vi ha percepito un’enfasi pitagorica945, si legge che il vero amante è colui che s’innamora non dei corpi materiali ma della bellezza intelligibile e che, dopo la morte fisica, è preso dall’entusiasmo, danzando dietro al corteggio del suo dio, di varcare la soglia dei prati lunari di Persefone e di Afrodite946. Le Muse947, le cui melodie incantatrici risuonano negli orecchi degli iniziati, sono le prime divinità alle quali Pitagora,...
Table of contents
- Guido Boni Introduzione
- Nota del curatore
- Note di traduzione
- Prefazione
- Prima parte Descrizione della basilica
- Capitolo I Struttura e datazione del monumento
- Capitolo II La decorazione religiosa del monumento
- Seconda parte Analisi ed esegesi dei simboli della basilica
- Capitolo I Mitologia e misteri
- Capitolo II Il pitagorismo: dogmi e ambiente storico
- Capitolo III La struttura della basilica e la liturgia pitagorica
- Capitolo IV Il pitagorismo e le decorazioni della basilica: l’inferno terrestre
- Capitolo V Il pitagorismo e le decorazioni della basilica: il paradiso celeste
- Conclusioni
- Addendum
- Appendice