Sentire e scrivere la natura
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Sentire e scrivere la natura

About this book

Abbiamo un legame di fiducia con la terra che ci sostiene nella vita quotidiana e ci permette di conoscerla. Possiamo parlare autenticamente della terra solo dall'interno di questa relazione reciproca, sottraendoci al dispositivo soggetto-oggetto. L'intenzione del libro è di dare spazio ad alcune questioni del dibattito ecologico attraverso il ragionamento filosofico che ci aiuta a trovare strade non convenzionali per esprimere il legame con la natura. Sentire ed esprimere la natura: questo è un circolo che coinvolge esperienza, trasformazione soggettiva sessuata, linguaggio storico-politico. Nel sentire gioca il lato inconscio della nostra relazione con il mondo naturale. Un inconscio non rimosso che orienta l'esperienza. Quando vivere il mondo si intensifica nel sentire, allora avvertiamo che la natura, che ci avvolge e avvolgiamo, è eccedente il patto storico linguistico che rinnoviamo parlando. La scommessa filosofica e politica è di trasformare la lingua per dare spazio a tale esperienza. Ingeborg Bachmann, Anna Maria Ortese, María Zambrano, Maurice Merleau-Ponty fanno da guida in questo percorso.

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Information

V.
MERLEAU-PONTY. NATURA, INCONSCIO, LINGUAGGIO

Ho a cuore il nesso tra l’esperienza della natura, l’inconscio e l’espressione linguistica. Merleau-Ponty ha avvertito intensamente questa questione. Leggere i suoi testi ci può aiutare a comprendere come e perché l’inconscio è centrale nel legame che abbiamo con la natura. In particolare qui seguo la sua opera incompiuta, Il visibile e l’invisibile, avendo in mente sia le lezioni sulla natura sia lezioni e testi contemporanei a Il visibile e l’invisibile. Ritengo infatti che, per comprendere la sua filosofia della natura, occorra tener conto del complesso del suo pensiero ontologico, percettivo, linguistico e non limitarsi ai suoi corsi sulla natura, che pure sono fondamentali.
Vorrei mostrare sin dall’inizio che ho dato un preciso taglio a questo ragionare a partire da Merleau-Ponty. Occorre tener conto che nel suo pensiero preso complessivamente esistono due tensioni. Una linea è quella per la quale percependo siamo coinvolti in un narcisismo dello sguardo, del tatto. Si tratta di un narcisismo ontologico percettivo per cui, ad esempio, guardando le cose, le cose a loro volta mi guardano, in una riflessione speculare, che lascia poco spazio al respiro della differenza. L’altra linea, che si intreccia con la prima, valorizza nella percezione la differenza, lo scarto tra me e le cose, la lateralità, il respiro, lo spazio di un vuoto che non è negazione ma apertura. Le cose mi sono allora compagne in una concezione che ci lega per differenza laterale, pur nel nostro risponderci reciproco. Le due linee sono intrecciate in una dinamica complessa non scioglibile. Tuttavia ho dato spazio più alla seconda linea, in modo che la complicità tra noi e le cose – il fatto che al nostro toccarle rispondano tattilmente – sia vista alla luce della lateralità differenziale, che apre ad un fiorire di forme.

Empatia con le cose

Merleau-Ponty intende proporre un’ontologia nuova che permetta di accogliere i risultati della ricerca scientifica offrendo alle scienze un modo più adeguato di intendere l’essere. Le scienze sono molto avanzate, eppure sono fondate ancora su una ontologia, dove l’essere, come grande oggetto, è separato e altro dal soggetto che lo indaga1. Merleau-Ponty si impegna per questa nuova ontologia, continuando e allo stesso tempo trasformando il concetto di Mondo-della-vita (Lebenswelt) di Husserl. I nodi ripresi sono molti: il corpo vivente è apertura al mondo, il che significa che noi siamo in rapporto al mondo e il mondo ci riguarda. In sé stesso il corpo vivente non è che apertura, e allo stesso tempo è proprio e solo apertura. Il corpo è già coinvolto con le cose e le cose sono coinvolte con lui secondo una empatia reciproca (Einfühlung)2. È attorno all’empatia inconsapevole che ruota il legarsi del corpo alle cose e le cose al corpo.
Empatia, erotismo: sono termini che mostrano un legame reciproco (Ineinender)tra il corpo e le cose, per attrazione, visione appassionata, tatto sensibile. Un sentire appassionato prima di ogni riflessione. È l’atto del riflettere a differenziare poi l’uno dall’altro i sensi: vedere, toccare, gustare, udire. Attiro l’attenzione sul fatto che Merleau-Ponty insiste sul fatto che questa relazionalità reciproca non è frutto di un gesto consapevole, né mette in gioco la volontà. Non per questo è contro la volontà e la coscienza, bensì è esperienza altra e primordiale rispetto alle operazioni dell’io.
Jenny Slatman in The Psychoanalysis of Nature and the Nature of Expression riporta il sentire, l’aistesis, alla radice erotica, all’eros, e sostiene che il movimento stesso di espressione del sentire proviene dal desiderio erotico corporeo, che è soglia tra conscio e inconscio3. In effetti Merleau-Ponty in L’intreccio e il chiasma scrive: “Movimento, tatto, visione, applicandosi all’altro e a sé stessi, risalgono verso la loro sorgente e, nel lavoro paziente e silenzioso del desiderio, comincia il paradosso dell’espressione”4.
Il sentire è dunque un perno attorno a cui ruotano sia il corpo vivente sia le cose. Il sentire è questo sentire qui e ora, che mi coinvolge, che però non è mia proprietà, dato che è un’esperienza di empatia con le cose, che a loro volta sono coinvolte empaticamente con me. La carne è cerniera di tale reciprocità, che può essere seduttiva oppure repulsiva. Introduco il termine repulsione anche se non appartiene al vocabolario merleaupontiano. L’esserci è apertura al mondo e del mondo a noi. La seduzione che le cose esercitano su di noi può trasformarsi anche in repulsione.
Merleau-Ponty accosta la parola sentire alla parola percezione. Sono parole vicine, ma sentire, nel suo discorso, si carica di erotismo, empatia, coinvolgimento, passione, che mancano a quando per lo più parla di percezione, che pure è al centro della sua riflessione. Se usa il termine percezione, il punto di partenza è il corpo vivente. Quando usa il termine sentire, viene accentuato nella percezione il carattere sensibile, erotico, empatico.
Ho sottolineato come il legame tra noi e le cose sia erotico. In Il visibile e l’invisibile Merleau-Ponty parla di erotismo, solo accennando un po’ lateralmente alla libido e alla sessuazione5, che invece erano elementi filosoficamente centrali in Fenomenologia della percezione6. Forse perché nel testo del 1945 era in campo il corpo in tutti i suoi aspetti, a partire dalla sessuazione, così importante da diventare la qualità che impregna e avvolge l’intera esistenza umana. In questo testo invece, iniziato nel 1959, il legame più centrale diventa quello con le cose. La relazione tra esseri umani è ovviamente presente, ma il punto in cui si sporge maggiormente in modo inventivo è il rapporto con le cose. Quindi il desiderio erotico investe gli altri, ma soprattutto le cose, il mondo. Diviene qualità ontologica. Si diffonde come un’atmosfera.
L’impronta, che in questo modo egli dà al discorso, gli permette di accentuare la seduzione sensuale dell’esperienza concreta, materiale. Sebbene Merleau-Ponty non ne parli direttamente in Il visibile e l’invisibile, vorrei mostrare come si possa cogliere la differenza sessuale in gioco nel sensibile stesso. Mi sono d’aiuto in questo senso le pratiche artistiche. Anča Daučiková, una videoartista di Bratislava, in un video degli anni ’80 intitolato The Thing mostra l’empatia erotica attorno a cui ruotano le soggettività umane e le cose. Riesce a mostrare la sessuazione del rapporto con gli oggetti di casa, esasperando la sensualità del lavare le stoviglie con un detersivo schiumoso. Vediamo nel video le mani dell’artista e le stoviglie e la schiuma che si richiamano reciprocamente, senza che la donna sia riconoscibile nella sua interezza. Solo le sue mani e il gioco della schiuma e dei bicchieri e dei piatti con esse. Una danza in cui sono in campo in tre e l’acqua. Il suono è quello dell’acqua e della schiuma e dell’avvolgersi reciproco delle mani e le stoviglie. L’erotismo esasperato del video è un modo per far sperimentare l’autentico e non consapevole rapporto che le cose hanno con noi, in risposta ai nostri gesti. La sua radicalità svela che niente è “normale” nell’esperienza più abituale.
Ancora più intenso è il video nel quale le pentole vengono passate con una paglietta di ferro per essere pulite. Emettono un suono stridulo, scostante, metallico, informe. Risposta sgradevole della pentola ad un nostro gesto in un’azione che quotidianamente facciamo per pulire7.
Anča Daučiková porta al limite dell’insopportabile l’erotismo reciproco tra le donne e gli oggetti nello scambio nel quotidiano della casa. Questo squilibrio, che lei intenzionalmente provoca, mi porta a ragionare sulla posizione di Merleau-Ponty, che a prima vista in Il visibile e l’invisibile sembra non essere coinvolto dalla differenza maschile quando parla del sensibile, del visibiletattile attorno a cui si dispongono gli esseri umani e le cose, le quasi compagne. Comunque non scrive assumendo la posizione della differenza maschile8. Tuttavia questo suo parlare solo in generale e in modo neutro ed universale dell’erotismo del sentire è apparente, perché i suoi esempi, che rimandano all’arte e alla pittura, attingono da esperienze di uomini. Penso a quello che scrive su Paul Cézanne e al suo interrogare la montagna Sainte Victoire. La montagna è laggiù e si fa vedere e risponde con una certa inclinazione della luce, con certe ombre d’azzurro al pittore9. E così sono sempre uomini quei pittori a cui accenna – André Marchant, Paul Klee – che affermano di sentirsi osservati dalle cose, che li guardano10. Merleau-Ponty parla a questo proposito di narcisismo della percezione, che è la condizione di possibilità del vedere e dell’essere visti.
Mi interrogo allora se, quando Merleau-Ponty sottolinea il carattere narcisistico della trama percettiva per cui siamo visti e vediamo in un circolo chiuso su sé stesso, questa tesi non abbia una forte radice in una differenza maschile non elaborata consapevolmente. Non a caso il suo testo mi sembra più aperto alla differenza e più ricco di slittamenti, che mantengono una latenza, dei vuoti, là dove, più che valorizzare il narcisismo percettivo, parla piuttosto di polimorfismo dell’Essere, che ci lega per scarto, per differenza alle compagne cose11.
Sappiamo che Merleau-Ponty riprende la figura del narcisismo dal concetto teorico di stadio dello specchio di Lacan e lo reinventa, inserendolo nel cuore della percezione primordiale12. Ma questo lo porta ad una sperimentazione percettiva speculare con il mondo, autoriflettente, che non ha quell’apertura che guadagna invece da concetti quali scarto differenziale e polimorfismo13. Questi alludono infatti a figure che dischiudono, aprono faglie, fanno differire dal suo interno la percezione stessa. Mostrano che c’è inconscio come un irrapresentabile nella percezione. Crea lacune nel cerchio della percezione tra le cose e noi.
Riporto l’attenzione a come emerge allora la questione della natura e l’inconscio nei suoi ultimi testi. Come abbiamo visto, Merleau-Ponty ha fatto slittare il discorso verso le dimensioni ontologiche del mondo della vita, per cui non è più possibile mantenere – così come sono stati formulati originariamente – i concetti freudiani di proiezione soggettiva sulle cose e di introiezione, che hanno come presupposto che ci sia un soggetto in rapporto ad un oggetto. Natura e inconscio stanno, nella filosofia di Merleau-Ponty, in una connessione interna, che non ha più a che fare con un soggetto costitutivo, bensì con un’apertura del corpo vivente al mondo che è in divenire. C’è metamorfosi in questo, perché c’è un commercio continuo, segreto, tra il mondo e noi. L’inconscio è intelaiatura di tale metamorfosi.
Il linguaggio accompagna queste metamorfosi, essendo parte integrante della nostra coimplicazione con il mondo. È la posizione centrale e allo stesso tempo molto delicata del linguaggio in questa nostra coimplicazione con il mondo. Infatti, se pure possiamo pensare che l’apertura del corpo al mondo sia un primum, tuttavia la possiamo riconoscere solo a partire dal linguaggio, che non è qualcosa da mettere tra parentesi né può essere considerato superfluo nel momento in cui parliamo del nostro rapporto con le cose14.
Non significa che allora i termini oggetto e soggetto scompaiano e non vengano più adoperati, con tutto il seguito di concetti che portano con sé. Del resto noi adoperiamo abitualmente le parole come soggetto, oggetto, io, esso/essa. Dove avviene il salto simbolico allora? È che questi termini vengono inse...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. INDICE
  5. Dedica
  6. INTRODUZIONE
  7. CAPITOLO I: TRA ESSERE ED ESSERE. DA INGEBORG BACHMANN A MEISTER ECKHART
  8. CAPITOLO II: DALL’INTERPRETAZIONE DELLA NATURA ALL’ESPRESSIVO IN ANNA MARIA ORTESE
  9. CAPITOLO III: DIFFERENZA SESSUALE E PENSIERO DELLA NATURA
  10. CAPITOLO IV: MARIA ZAMBRANO: IL SENTIRE INCONSCIO E IL LINGUAGGIO NEL GENERARSI DELLA NATURA
  11. CAPITOLO V: MERLEAU-PONTY: NATURA, INCONSCIO, LINGUAGGIO
  12. BIBLIOGRAFIA