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Le disuguaglianze "messe a fuoco" tra fotografia e sociologia

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Le disuguaglianze "messe a fuoco" tra fotografia e sociologia

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Consapevoli o no, nuotiamo immersi nelle disuguaglianze. Benché incomparabilmente più ricco di quanto sia mai stato prima, il nostro è ancora un mondo di tremende privazioni e disuguaglianze sconvolgenti. Oltre a essere composita e disomogenea, la disuguaglianza risulta essere anche "scivolosa", sia per la molteplicità di terreni, spesso impervi e sconosciuti, in cui nasce, sia per il modo in cui evolve e viene percepita. Di fronte a un concetto così "vischioso" e allo stesso tempo così pervasivo, è possibile tracciare degli immaginari condivisi e trasversali? O, al contrario, la multidimensionalità della disuguaglianza produce una percezione sfaccettata e una molteplicità di visioni? Spunto decisivo per iniziare a riflettere è il concorso fotografico nazionale "Contrasti", promosso nel 2017 dall'organizzazione non governativa Oxfam Italia. Un viaggio all'esplorazione di questa "terra incognita", dove fotografia e sociologia si incontrano in quel sentiero tortuoso che è la sociologia visuale.

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Information

Capitolo 1
Tra fotografia e sociologia
Ciò che rende la fotografia una strana invenzione
è che le sue materie prime principali sono la luce e il tempo.
John Berger
1.1 L’origine del mito
Parigi, estate 1789. Nella capitale francese si consuma l’evento storico che avrebbe segnato il passaggio dall’età moderna all’età contemporanea. Un giovanissimo cittadino che si fosse trovato lì, non avrebbe potuto immaginare che esattamente cinquant’anni dopo, quello stesso luogo sarebbe stato il teatro di un’altra “Rivoluzione”: sicuramente più pacifica, ma non meno determinante per la storia dell’uomo.
Così come l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg aveva rivoluzionato nel Rinascimento la cultura scritta, allo stesso modo, nel 1839, la fotografia rivoluzionò l’immagine e, di conseguenza, l’immaginario umano1.
La “scoperta” e la diffusione della fotografia sono un’avventura affascinante per quanto molto controversi e differenti sono i resoconti che ce ne riportano i particolari: documenti d’archivio sui brevetti registrati, Gazzette Ufficiali e stampa hanno dato modo di ricostruire, seppure con dei limiti, una cronistoria più o meno dettagliata degli eventi più significativi di questa avventura densa di significati.
La genesi della fotografia, seppur “breve”, è ricca di momenti degni di nota e soprattutto è una storia complessa perché non univoca: accese dispute, improprie attribuzioni ed immeritate estromissioni hanno infatti caratterizzato la sua nascita contribuendo, se non altro, a rafforzare l’origine del mito. Come è accaduto per molte altre rivoluzionarie invenzioni scientifiche, anche quella della fotografia è il prodotto di una concatenazione di eventi, di percezioni, di intuizioni, di esperimenti e di veri e propri colpi di fortuna.
Il protagonista della storia è però, senza dubbio, il Sole che, poco meno di due secoli fa, iniziò a “scrivere” con la sua penna di luce una delle tante pagine fondamentali nell’avventura dell’uomo, imprimendo così una svolta definitiva alla storia del progresso nell’epoca moderna.
Il termine fotografia deriva dalla congiunzione di due parole greche, luce (phôs) e grafia (graphè): “scrittura eseguita con la luce”. Una sintesi perfetta che riassume un processo complesso e affascinante basato su principi fisici e chimici di registrazione permanente delle interazioni tra luce e materia.
Ritenuta in passato “magica”, la fotografia è opera della luce. Solo 502 secondi (il tempo necessario ad un raggio di sole per arrivare sulla Terra) consentono il ripetersi di quella “magia” ogni qual volta il nostro occhio si avvicina all’obiettivo di una macchina fotografica e la potenza della fisica innesca quell’“invenzione fatale”2.
1.1.1 Ars magna lucis et umbrae
Le brume che avvolgono i primordi della fotografia non sono fitte quanto quelle che gravano sopra gli inizi della Stampa; più facilmente individuabile che per quest’ultima è forse il fatto che l’ora dell’invenzione era giunta e che ciò era sentito da parecchi; indipendentemente l’uno dall’altro, numerosi uomini perseguivano lo stesso fine: fissare quelle immagini della camera oscura, che al minimo erano note fin dall’epoca di Leonardo.3
Con queste parole Walter Benjamin ci introduce in una storia che fu l’esito dell’impegno e dell’ingegno di molti uomini.
Nonostante, infatti, la nascita della fotografia sia formalmente datata al 1839, i tentativi di utilizzare la luce per produrre immagini risalgono fin dall’antichità remota.
Già Aristotele, quattro secoli prima di Cristo, aveva intrapreso una continua ed estenuante ricerca per “costringere” il Sole, a partire dagli studi sulla camera oscura, a “scrivere con la luce” 4. Ma il principio della camera oscura era già noto anche in Oriente, dove il filosofo cinese Mo-Ti (fine V sec. a.C.), in relazione al fenomeno di un’immagine capovolta formata dai raggi del sole passati attraverso il foro di una stanza buia, definiva quest’ultima come “luogo di raccolta” o “stanza del tesoro chiusa a chiave”5.
Il primo vero contributo scientifico è però da attribuire ad Alhazen, medico, filosofo, matematico, fisico ed astronomo arabo vissuto a Bassora nell’XI secolo d.C., il quale descrisse all’interno di un trattato di ottica, in modo molto dettagliato e corretto, la camera oscura e il fenomeno fisico del rovesciamento delle immagini.
La diffusione nel Vecchio Continente della conoscenza della camera oscura avvenne, invece, ad opera di Giovan Battista Della Porta (quasi universalmente ritenuto il suo inventore) che nel 1584 pubblica il testo Magiae Naturalis.
Dallo studio di quel fenomeno iniziò a svilupparsi lentamente l’idea della fotografia, ossia di un procedimento capace di fissare in permanenza l’immagine penetrata in una “scatola” oscura attraverso un foro, dove per magia passano i raggi riflessi dai simulacri che si trovano all’esterno. Tra i maravigliosi effetti, Della Porta espone come “si possa vedere le cose con il proprio colore, benché il Sole gli percuo...

Table of contents

  1. Introduzione
  2. Capitolo 1 Tra fotografia e sociologia
  3. Capitolo 2 Tra l’occhio e l’immagine
  4. Capitolo 3 Della sociologia visuale: un’introduzione
  5. Parte 2
  6. Capitolo 4 Disuguaglianze senza confini
  7. Capitolo 5 L’immaginario delle disuguaglianze
  8. Un immaginario decolonizzato. Riflessioni conclusive
  9. Bibliografia