1. Elogio di Milano per la sua posizione
La fiorente nostra città, situata in una bella, fertilissima pianura, che gode d'un clima mite e produce tutto quanto è alla vita necessario, tra due mirabili fiumi equidistanti, il Ticino e l'Adda, non senza ragione adottò il nome di Medio'anum, che vorrebbe dire: «posta in mezzo a due fiumi (amnes)». Certuni, strano invero, sostengono che tal nome derivi dall'esservisi trovata una troia lanuta a mezzo il dorso;8 in antico fu pur chiamata Alba perchè meno macchiata di vizi, era la candida fra le altre città.
I. – Come fosse fondata dai Galli è narrato dalla Storia lombarda;9 per il che a tutta la regione fu dato il nome di Gallia Cisalpina.
II. – Le stavan forse intorno paludi o putride acque corrompenti l'aere con nebbie e fetori? No davvero, ma limpide sorgenti e fiumi fecondatori. Posta nel mezzo di una pianura soleggiata, ha l'aria mite e sana: non eccessivo il freddo d'inverno nè il caldo d'estate; non è vicina alle spiagge del mare dove d'estate il calore è insopportabile dall'ora nona del giorno fin verso la mezzanotte, quindi fin verso le tre spira una fredda, e nociva brezza marina.
III. – Entro la città non sono cisterne nè lunghi condotti d'acqua; ma acque vive naturali, eccellenti a bere, salubri e così abbondanti in tutte le stagioni che in ogni casa, appena decente, si trova una fonte d'acqua viva chiamata pozzo. In seguito ad una indagine diligente, se pure non perfetta, ho potuto accertare che più di 6000 fonti vive forniscono acqua ai cittadini;10 tra le quali moltissime ve ne sono le cui acque hanno al gusto un grato sapore, e son sì sottili che, poste in recipienti di legno o in ampolle di vetro, in poco tempo tutte le imbevono. A chi ne beva a sazietà esse non dànno alcun fastidio, ma per la loro leggerezza e sottigliezza subito penetrano attraverso i pori e vengono digerite.
Anche nel contado sono fonti d'acque limpidissime e in alcuni luoghi così fredde che, se nell'estate vi si pongono bottiglie di vino a rinfrescare, il freddo le fa crepare se non si ritirano a tempo. Nessuna città del mondo è così ricca d'acque: non esito a proclamare che questo solo e sì copioso tesoro val più che tutto il vino e l'acqua insieme di certe altre città. E, sicuro di non errare, aggiungo che molte città pagherebbero più di dugentomila marchi d'argento per avere, se fosse possibile, tre sole delle nostre fonti.
Nel nostro territorio è, come ciascun vede, abbondanza di biade, di vino, di legumi, di frutta, d'alberi, di fieno e d'ogni bene. In conclusione, e per il clima, e per le acque, e per la bellezza e la fertilità della pianura, non potrebbe Milano esser meglio situata: lo provano all'evidenza e il gran numero di vecchi decrepiti che vi si incontrano, e, per grazia di Dio, il continuo aumento delle nascite, della popolazione e della prosperità.
Divisione del capitolo secondo gli edifici di Milano
I. Numero delle case. – II. Numero dei coperti pubblici. – III. La Corte del Comune. – IV. Forma della città. – V. Il fossato e i sobborghi. – VI. Porte principali e secondarie. – VII. Numero delle chiese e degli altari. – VIII. Numero delle chiese dedicate a S. Maria, dentro e fuori. – IX. Numero dei campanili e delle campane in città. – X. Numero e qualità dei borghi. – XI. Numero delle chiese nel contado di Milano, ecc.
2. Elogio di Milano pei suoi edifici
I. – Le vie urbane sono abbastanza larghe, vi son bei palazzi e molte case private di decoroso aspetto. Le case con ingresso dalla strada ammontano, come si è potuto accertare, a circa 12.500, e tra queste ve ne son molte dove abitano parecchie famiglie con numerosa servitù, il che dà un'idea delle densità della popolazione.
II. I coperti, come volgarmente si chiamano, nelle piazze pubbliche raggiungono il numero di 60.11
III. La Corte del Comune, degna di sì grande città, ha una superficie di dieci pertiche. Per farmi meglio intendere, dirò che da oriente a occidente misura 130 cùbiti, e da settentrione a mezzodì 136. Vi sorge nel mazzo un magnifico palazzo, e vi s'innalza una torre con quattro campane del Comune. Nel lato orientale è un altro palazzo, sede del Podestà e dei giudici, e alla estremità settentrionale del medesimo è la cappella del Podestà, dedicata al beato Ambrogio, nostro Patrono. La piazza è chiusa da altri palazzi a settentrione e a occidente. Nel lato di mezzogiorno è un atrio dove si proclamano al pubblico le sentenze dei condannati.12
IV. La città ha forma circolare: la sua rotondità è simbolo della perfezione.13
V. Il fossato, bellissimo, molto largo, che la circonda non è un padule nè un putrido stagno, ma è alimentato da fonti vive, popólato di pesci e granchi. È munito da un forte muro il cui circuito, in seguito ad accurate misurazioni, è risultato essere di 10.141 cùbiti. La sua larghezza, durante tutto il percorso intorno alla città, di cúbiti 38.14
Al di là del muro del fossato si addensano tante abitazioni suburbane che esse sole basterebbero a formare una città.15 Ricordiamoci che il cúbito, di cui ho parlato, misura due piedi per lungo e due dita per largo d'un uomo di grande statura. Si visitino pure tutte le città del mondo: difficilmente si troverà un'opera altrettanto mirabile.
VI. Le porte principali della città, bene munite, son sei; dieci le secondarie, che si chiaman pusterle, tutte costruite su solidissime basi. Ciascuna delle principali ha due torri, non però finite, basate anch'esse su fondamenta fortissime.
VII. Le chiese, appropriate alla magnificenza della metropoli, sono, solo in città, circa 200 con 480 altari. Chi vuoi farsi un'idea del vero vada alla chiesa di S. Lorenzo che si dice sia stata costrutta da una regina, chiamata Galla Patrizia,16 con 16 colonne all'esterno: tutte le altre non son meno ammirabili dentro e fuori, o non trovano, o trovano almeno ben di rado, le uguali nelle altre città. È poi singolare la venerazione in cui è tenuta nella nostra città la Vergine Maria.
VIII. Ad essa sola sono intitolati; 36 chiese in città, e certo più di 240 nel contado.
IX. S'innalzano in città fabbricati a mo' di torri, circa 120 campanili con più di 200 campane. Mi astengo dal precisare il numero enorme degli uni e delle altre nel contado. Se qualcuno infine volesse concedersi il piacere d'abbracciare con una occhiata la forma della città, la quantità e la bellezza dei palazzi e delle case private, salga sulla terre della corte del Comune; di lassù, dovunque volga lo sguardo, vedrà stupefatto cose stupefacenti.
X. – Nel contado s'incontrano luoghi ameni, deliziosi e cinquanta fiorenti borghi tra i quali è Monza, distante dieci miglia dalla metropoli, più degna del nome di città che di borgo. Alla giurisdizione del nostro Comune son sottoposte centocinquanta ville con castelli, delle quali molte son abitate da più che cinquecento uomini atti alle armi. Nei borghi come nelle ville non risiedono solo contadini ed artigiani, ma anche famiglie di eletta nobiltà. Degli altri luoghi abitati, che si chiamare molini o cassine, non è possibile calcolare il numero tanto esso è grande.
XI. – Son poi nelle campagne altri borghi e ville e castelli dei quali alcuni son sottoposti all'Arcivescovo o ad altre Autorità ecclesiastiche di Milano, altri sono sottratti alla giurisdizione di qualsiasi Comune, altri infine, per diverse ragioni, non son compresi nel computo fatto sopra. Così le pievi: di Porlezza con 62 ville, Lania con circa altrettante, Valsassina con 54; nove ville soggette al borgo di Lecco, 23 a quel di Cannobio; la valle di S. Martino con 25 ville, la Valsolda con 11, il Vergante con 40, le due valli di Blenio e Leventina, entro la nostra diocesi, con circa 200 ville; inoltre Tellio, Galliate, Trecate, e anche Campione soggetto all'Abbadia di S. Ambrogio. Tutte queste terre, compresi i borghi e le ville, ammontano a circa 600, e in esse abitano stabilmente, credo di poterlo asserire, più di 30.000 uomini atti alle armi. Vi sono altre ville ancora; ma, basti quanto ho detto.17
XII. – All'infuori della città, si contano nella diocesi più di 2050 decorose chiese, con più di 2600 altari.
È davvero ammirando lo spettacolo che offrono nella nostra grande città e nel suo contado le innumerevoli e belle case, le chiese devote, i borghi, le ville, i municipi, i molini, le cassine, le case religiose, le canoniche, e i monasteri fra i quali s'impone all'ammirazione universale quello di Chiaravalle;18 e inoltre gli orti, i frutteti, i prati, le vigne, i pascoli, i boschi, i fiumi, le sorgenti, gli eremi. Nel nostro contado non son paludi che infestino l'aria giacchè, per un tratto di cento miglia, il suolo è inclinato da settentrione a mezzodì. Or dunque chi ben consideri tutte queste fortune non troverà, girasse il mondo intero, un simile paradiso.