Le meraviglie di Milano
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Le meraviglie di Milano

About this book

Saggi - saggio (115 pagine) - Io mi accingo a dir cose stupefacenti sia per gli stranieri che per i cittadini; sì, anche per questi, non faccia meraviglia, giacché tale è la grandezza di questa città che agli stessi suoi figli non sarà facil cosa comprenderla per intero.

Il De magnalibus urbis Mediolani di Bonvesin de la Riva è un trattato scritto nel 1288 teso a magnificare la grandezza e le qualità di Milano e dei suoi cittadini. Utilissimo per conoscere un certo modo di scrivere medievale, è una vera e propria finestra verso la conoscenza di un mondo che ci sembra dimenticato ma che poi così lontano non è: un mondo che parla di indipendenza, di orgoglio cittadino, di virtù.

La traduzione che noi riportiamo è quella del 1921 curata dallo storico Ettore Verga, e anch'esso rappresenta un pezzo di storia lombarda, che noi di Delos Digital abbiamo voluto mantenere nella sua originalità. Il testo originale è stato poi integrato con note e bibliografia attuali, così da rendere un servizio migliore all'appassionato del XXI secolo. Un ebook interessante per il curioso e l'appassionato così come utile per chi studia storia e lettere.

Bonvesin da La Riva è nato probabilmente a Milano prima del 1250 e morto tra il 1313 e il 1314. Fu "doctor gramaticae" a Legnano. La sua produzione letteraria comprende opere sia in latino che in volgare, in versi come in prosa. Questo De magnalibus urbis Mediolani è sicuramente il suo più famoso scritto in latino. Dato per scomparso per molti secoli, è stato ritrovato nel 1898 alla Boblioteca National de Madrid.

Marco Crespiatico è nato a Milano nel 1962. Ha studiato Scienze Politiche e Storia all'Università di Milano, seguendo gli insegnamenti della Scuola delle Annales, la metodologia storica che privilegia il lungo periodo. Negli anni successivi è diventato giornalista e divulgatore, scrivendo anche di tecnologia e fotografia, senza per questo mai abbandonare gli studi storici e l'aggiornamento continuo in questo settore. Per quanto riguarda il settore storico, negli ultimi anni ha pubblicato La Lega Lombarda e il Barbarossa: La battaglia di Legnano,Milano, 2013, Le 7 Meraviglie del Mondo Antico… in 30 minuti,Milano, 2014 e Milano: guida veloce,Milano, 2015.

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Information

1. Elogio di Milano per la sua posizione

La fiorente nostra città, situata in una bella, fertilissima pianura, che gode d'un clima mite e produce tutto quanto è alla vita necessario, tra due mirabili fiumi equidistanti, il Ticino e l'Adda, non senza ragione adottò il nome di Medio'anum, che vorrebbe dire: «posta in mezzo a due fiumi (amnes)». Certuni, strano invero, sostengono che tal nome derivi dall'esservisi trovata una troia lanuta a mezzo il dorso;8 in antico fu pur chiamata Alba perchè meno macchiata di vizi, era la candida fra le altre città.
I. – Come fosse fondata dai Galli è narrato dalla Storia lombarda;9 per il che a tutta la regione fu dato il nome di Gallia Cisalpina.
II. – Le stavan forse intorno paludi o putride acque corrompenti l'aere con nebbie e fetori? No davvero, ma limpide sorgenti e fiumi fecondatori. Posta nel mezzo di una pianura soleggiata, ha l'aria mite e sana: non eccessivo il freddo d'inverno nè il caldo d'estate; non è vicina alle spiagge del mare dove d'estate il calore è insopportabile dall'ora nona del giorno fin verso la mezzanotte, quindi fin verso le tre spira una fredda, e nociva brezza marina.
III. – Entro la città non sono cisterne nè lunghi condotti d'acqua; ma acque vive naturali, eccellenti a bere, salubri e così abbondanti in tutte le stagioni che in ogni casa, appena decente, si trova una fonte d'acqua viva chiamata pozzo. In seguito ad una indagine diligente, se pure non perfetta, ho potuto accertare che più di 6000 fonti vive forniscono acqua ai cittadini;10 tra le quali moltissime ve ne sono le cui acque hanno al gusto un grato sapore, e son sì sottili che, poste in recipienti di legno o in ampolle di vetro, in poco tempo tutte le imbevono. A chi ne beva a sazietà esse non dànno alcun fastidio, ma per la loro leggerezza e sottigliezza subito penetrano attraverso i pori e vengono digerite.
Anche nel contado sono fonti d'acque limpidissime e in alcuni luoghi così fredde che, se nell'estate vi si pongono bottiglie di vino a rinfrescare, il freddo le fa crepare se non si ritirano a tempo. Nessuna città del mondo è così ricca d'acque: non esito a proclamare che questo solo e sì copioso tesoro val più che tutto il vino e l'acqua insieme di certe altre città. E, sicuro di non errare, aggiungo che molte città pagherebbero più di dugentomila marchi d'argento per avere, se fosse possibile, tre sole delle nostre fonti.
Nel nostro territorio è, come ciascun vede, abbondanza di biade, di vino, di legumi, di frutta, d'alberi, di fieno e d'ogni bene. In conclusione, e per il clima, e per le acque, e per la bellezza e la fertilità della pianura, non potrebbe Milano esser meglio situata: lo provano all'evidenza e il gran numero di vecchi decrepiti che vi si incontrano, e, per grazia di Dio, il continuo aumento delle nascite, della popolazione e della prosperità.

8. Per le etimologie del nome di Milano vedi la nota 121. NdC: dove per “troia” si intende “scrofa”; interessante come una possibile etimologia già scartata nel 1921 possa continuare a vivere in molte pubblicazioni ancora oggi; in effetti la possibilità che Mediolanium (o Mediolanum) possa derivare dalla “scrofa semilanuta”, come quella ritrovata durante la costruzione del Broletto nuovo nel 1233 non è da scartare a priori ma è poco probabile. Meglio accreditate sono le possibilità che derivi da Mid-land (terra di mezzo), o Medhelan (luogo sacro). Meno probabile, allo stato attuale della conoscenza, l’etimologia che invece piace al Verga, ovvero che derivi da “in mezzo ai fiumi”.
9. Allude alla "Storia dei Longobardi" di Paolo Diacono. NdC: cfr Storia dei Longobardi di Paolo Diacono, Trad. di A: Zanella, BUR, 1991
10. Poichè lo stesso Bonvesino dica più avanti che le case in Milano eran circa 12.500, si può argomentare che una metà di esse non aveva pozzo, e si serviva dei pozzi pubblici.

Divisione del capitolo secondo gli edifici di Milano

I. Numero delle case. – II. Numero dei coperti pubblici. – III. La Corte del Comune. – IV. Forma della città. – V. Il fossato e i sobborghi. – VI. Porte principali e secondarie. – VII. Numero delle chiese e degli altari. – VIII. Numero delle chiese dedicate a S. Maria, dentro e fuori. – IX. Numero dei campanili e delle campane in città. – X. Numero e qualità dei borghi. – XI. Numero delle chiese nel contado di Milano, ecc.

2. Elogio di Milano pei suoi edifici

I. – Le vie urbane sono abbastanza larghe, vi son bei palazzi e molte case private di decoroso aspetto. Le case con ingresso dalla strada ammontano, come si è potuto accertare, a circa 12.500, e tra queste ve ne son molte dove abitano parecchie famiglie con numerosa servitù, il che dà un'idea delle densità della popolazione.
II. I coperti, come volgarmente si chiamano, nelle piazze pubbliche raggiungono il numero di 60.11
III. La Corte del Comune, degna di sì grande città, ha una superficie di dieci pertiche. Per farmi meglio intendere, dirò che da oriente a occidente misura 130 cùbiti, e da settentrione a mezzodì 136. Vi sorge nel mazzo un magnifico palazzo, e vi s'innalza una torre con quattro campane del Comune. Nel lato orientale è un altro palazzo, sede del Podestà e dei giudici, e alla estremità settentrionale del medesimo è la cappella del Podestà, dedicata al beato Ambrogio, nostro Patrono. La piazza è chiusa da altri palazzi a settentrione e a occidente. Nel lato di mezzogiorno è un atrio dove si proclamano al pubblico le sentenze dei condannati.12
IV. La città ha forma circolare: la sua rotondità è simbolo della perfezione.13
V. Il fossato, bellissimo, molto largo, che la circonda non è un padule nè un putrido stagno, ma è alimentato da fonti vive, popólato di pesci e granchi. È munito da un forte muro il cui circuito, in seguito ad accurate misurazioni, è risultato essere di 10.141 cùbiti. La sua larghezza, durante tutto il percorso intorno alla città, di cúbiti 38.14
Al di là del muro del fossato si addensano tante abitazioni suburbane che esse sole basterebbero a formare una città.15 Ricordiamoci che il cúbito, di cui ho parlato, misura due piedi per lungo e due dita per largo d'un uomo di grande statura. Si visitino pure tutte le città del mondo: difficilmente si troverà un'opera altrettanto mirabile.
VI. Le porte principali della città, bene munite, son sei; dieci le secondarie, che si chiaman pusterle, tutte costruite su solidissime basi. Ciascuna delle principali ha due torri, non però finite, basate anch'esse su fondamenta fortissime.
VII. Le chiese, appropriate alla magnificenza della metropoli, sono, solo in città, circa 200 con 480 altari. Chi vuoi farsi un'idea del vero vada alla chiesa di S. Lorenzo che si dice sia stata costrutta da una regina, chiamata Galla Patrizia,16 con 16 colonne all'esterno: tutte le altre non son meno ammirabili dentro e fuori, o non trovano, o trovano almeno ben di rado, le uguali nelle altre città. È poi singolare la venerazione in cui è tenuta nella nostra città la Vergine Maria.
VIII. Ad essa sola sono intitolati; 36 chiese in città, e certo più di 240 nel contado.
IX. S'innalzano in città fabbricati a mo' di torri, circa 120 campanili con più di 200 campane. Mi astengo dal precisare il numero enorme degli uni e delle altre nel contado. Se qualcuno infine volesse concedersi il piacere d'abbracciare con una occhiata la forma della città, la quantità e la bellezza dei palazzi e delle case private, salga sulla terre della corte del Comune; di lassù, dovunque volga lo sguardo, vedrà stupefatto cose stupefacenti.
X. – Nel contado s'incontrano luoghi ameni, deliziosi e cinquanta fiorenti borghi tra i quali è Monza, distante dieci miglia dalla metropoli, più degna del nome di città che di borgo. Alla giurisdizione del nostro Comune son sottoposte centocinquanta ville con castelli, delle quali molte son abitate da più che cinquecento uomini atti alle armi. Nei borghi come nelle ville non risiedono solo contadini ed artigiani, ma anche famiglie di eletta nobiltà. Degli altri luoghi abitati, che si chiamare molini o cassine, non è possibile calcolare il numero tanto esso è grande.
XI. – Son poi nelle campagne altri borghi e ville e castelli dei quali alcuni son sottoposti all'Arcivescovo o ad altre Autorità ecclesiastiche di Milano, altri sono sottratti alla giurisdizione di qualsiasi Comune, altri infine, per diverse ragioni, non son compresi nel computo fatto sopra. Così le pievi: di Porlezza con 62 ville, Lania con circa altrettante, Valsassina con 54; nove ville soggette al borgo di Lecco, 23 a quel di Cannobio; la valle di S. Martino con 25 ville, la Valsolda con 11, il Vergante con 40, le due valli di Blenio e Leventina, entro la nostra diocesi, con circa 200 ville; inoltre Tellio, Galliate, Trecate, e anche Campione soggetto all'Abbadia di S. Ambrogio. Tutte queste terre, compresi i borghi e le ville, ammontano a circa 600, e in esse abitano stabilmente, credo di poterlo asserire, più di 30.000 uomini atti alle armi. Vi sono altre ville ancora; ma, basti quanto ho detto.17
XII. – All'infuori della città, si contano nella diocesi più di 2050 decorose chiese, con più di 2600 altari.
È davvero ammirando lo spettacolo che offrono nella nostra grande città e nel suo contado le innumerevoli e belle case, le chiese devote, i borghi, le ville, i municipi, i molini, le cassine, le case religiose, le canoniche, e i monasteri fra i quali s'impone all'ammirazione universale quello di Chiaravalle;18 e inoltre gli orti, i frutteti, i prati, le vigne, i pascoli, i boschi, i fiumi, le sorgenti, gli eremi. Nel nostro contado non son paludi che infestino l'aria giacchè, per un tratto di cento miglia, il suolo è inclinato da settentrione a mezzodì. Or dunque chi ben consideri tutte queste fortune non troverà, girasse il mondo intero, un simile paradiso.

11. Questi coperti, caratteristici nell'edilizia medioevale, eran piazzette davanti alle case nobili con atrii o portici, d'onde il nome. Di parecchi ci han conservato memoria le antiche carte. Un coperto dei Castani era sulla strada tra il Carrobio e il convento di Santa Marta; in Porta Romana era un coperto di S. Vittore ed uno dei Baroni era in parrocchia di S. Giovanni in Conca. Si ricordano anche i coperti di S. Fedele, degli Zavattari, di S. Sebastiano (anno 1217), di San Marcellino (carta dello stesso anno). Sul corso di Porta Ticinese esisteva ancora nel 1470 un antichissimo coperto di diretto dominio dei parrocchiani di S. Sisto. Sull'ingresso della contrada dei vairari (o lavoratori di vaio), presso il Broletto nuovo (piazza Mercanti), era molto frequentato il coperto dei Giordani. La maggior parte dovettero scomparire nel secolo XVI quando il governatore Ferrante Gonzaga fece un repulisti dell'antica Milano. Il coperto dei Figini, in piazza del Duomo, fu l'ultimo a scomparire: fu abbattuto circa sessant'anni or sono per far posto alla Galleria Vittorio Emanuele ed ai portici settentrionali.
12. Era costume delle città medioevali di concentrare le funzioni della vita pubblica nella piazza principale. Milano, riavutasi dalla distruzione del Barbarossa, sentì il bisogno d'una più grande piazza che sostituisse quella dell'antico Arengo situato accanto al Duomo, e fosse il centro della vita cittadina, Corte del Comune, come la chiama Bonvesino, vita ormai complessa ed esuberante. Nel 1228 il Consiglio del Comune ne decretò la costruzione nella località che prese più tardi, e tuttora conserva, il nome di piazza dei mercanti. Sorse prima, 1228, il palazzo centrale, chiamato ai tempi nostri della Ragione, coll'ampio porticato sottostante compiuto nel 1233, nel qual anno si mise mano alla costruzione del salone superiore ove ora ha sede l'Archivio notarile. Sorsero poi tutti intorno altri edifici in modo da formare quella piazza rettangolare, chiusa, e comunicante coll'esterno per mezzo di cinque porte corrispondenti alle cinque arterie della città; la qual piazza mantenne l'antico aspetto fino al suo malaugurato smembramento, cominciato fra il 1867 e il 1870. Gli altri edifici furono costrutti in quest'ordine: nel 1251 la casa per gli uffici e le carceri del Podestà, che occupò il lato verso la piazza del Duomo e parte dei due laterali e notizie date dallo storico Tristano Calco, del secolo xv, quantunque vaghe, lasciano credere che il benemerito Podestà Riva, a cui si deve la suddetta costruzione, promovesse anche quella di parte almeno dei due lati verso S. Margherita e verso il Cordusio. Nel 1272 sorse la torre fatta costrurre da Napoleone della Torre. Nel 1316 fu riformata, per volere di Matteo Visconti, la loggia degli Osii dalla quale, come pur dice qui Bonvesino, si leggevano al pubblico i bandi e le sentenze. Nel 1336 Azzone Visconti fece compiere il lato verso via Orefici con un edificio a portici occupato più tardi dalle Scuole Palatine. All'infuori del citato accenno del Calco, nessuna notizia precisa e sicura ci ha indicato in quali anni sia stato costrutto il lato verso S. Margherita, dall'una e dall'altra parte della torre, che fu poi riedificato di pianta nella forma attuale su piani dell'Architetto Seregni, tra il 1564 e il 1654; ma questo prezioso passo di Bonvesino ci lascia intendere che, quand'egli scriveva, nel 1288, quel lato era compiuto; e, poiché egli ci presenta già la piazza come recinta da ogni lato da edifici, è pur lecito supporre che la costruzione di Azzone Visconti, del 1336, sia state piuttosto una riforma di edifici preesistenti. Per maggiori notizie sulle vicende della piazza mercanti vedi il mio volume: la Camera dei mercanti di Milano nei secoli passati, Milano, Allegretti, 1914. NdC: la Piazza Mercanti chiusa su 4 lati di cui parla Bonvesin comprendeva anche il palazzo dei notai (dove ora c’è il palazzo dei Giureconsulti): la piazza era quindi chiusa e il palazzo della Ragione restava al centro della piazza. L’attuale apertura di Via dei Mercanti risale al riassetto della piazza terminato nel 1876.
13. Meglio che circolare, la forma della città dopo la costruzione del fossato di cinta scavato a mezzo il secolo XII, era ovale, come può vedersi dalle antiche piante topografiche.
14. Avverte il Novati che, essendo in questo punto il manoscritto guasto e pressochè illeggibile, non ci permette di definire l'esatta misura del giro del fossato.
15. Non si tratta qui, avverte il Novati, degli antichi sobborghi, già da gran tempo incorporati alla città, ma, bensì del circondario esterno, dei cosidetti Corpi Santi, che cominciavano allora a svilupparsi e formarono poi intorno alla città undici gruppi di case.
16. Qui Bonvesino storpia il nome di Galla Placidia, figlia di Teodosio il Grande e madre di Valentiniano III. e le attribuisce la fondazione della Basilica di S. Lorenzo colle colonne, ancor oggi esistenti, mentre la tradizione raccolta dal cronista di poco a lui posteriore, Galvano Fiamma, le attribuisce solo la costruzione della edicola dove tuttora esiste la pretesa tomba di lei, e chiama S. Lorenzo un tempio d'Ercole fatto costrurre dall'imperatore Massimiano. L'origine della basilica e la storia del bel colonnato sono ancora oggi problemi discussi: molti credono che la chiesa ottagona venisse fondata utilizzando la grande sala centrale delle terme fatte costrurre dall'imperatore Massimiano, del cui peristilio il colonnato sarebbe un residuo. Altri hanno preteso trattarsi d'un edificio eretto appositamente colla caratteristica forma poligonale bizantina com'è S. Vitale in Ravenna. NdC: le indagini archeologiche e archieometriche svolte nel 2004 posizionerebbero la datazione di San Lorenzo Maggiore tra la fine del IV secolo e l’inizio del V secolo.
17. Per me...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Sguardi sulla Storia
  3. Le meraviglie di Milano
  4. Colophon
  5. Indice
  6. Il libro
  7. L'autore
  8. Prefazione
  9. Introduzione di Ettore Verga Fra Bonvesino
  10. I.
  11. II.
  12. III
  13. Le meraviglie di Milano
  14. Divisione del capitolo primo
  15. 1. Elogio di Milano per la sua posizione
  16. Divisione del capitolo secondo gli edifici di Milano
  17. 2. Elogio di Milano pei suoi edifici
  18. Divisione del capitolo terzo
  19. 3. Elogio di milano riguardo alla popolazione
  20. Divisione del capitolo quarto
  21. 4. Elogio di Milano riguardo alla fertilità e all'abbondanza d'ogni genere
  22. Divisione del capitolo quinto
  23. 5. Elogio di Milano per la sua fortezza
  24. Divisione del capitolo sesto
  25. 6. Elogio di Milano per la sua costante fedeltà
  26. Divisione del capitolo settimo
  27. 7. Elogio di Milano per la sua libertà
  28. Divisione del ottavo
  29. 8. Elogio di Milano per la sua dignità
  30. Nota bibliografica
  31. Tutti gli ebook Bus Stop