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Il Dominio dell'aria (titolo originale), scritto nel 1921, fu il testo base in cui Giulio Douhet espresse per la prima volta in forma globale, logica e completa il suo pensiero sulla guerra futura, seguito da una seconda e non ultima edizione del 1927, con l'aggiunta di una nuova parte, nella quale radicalizzò il suo pensiero. L'opera ebbe una grande influenza sui contemporanei e tuttora è oggetto di studi di ambito aeronautico-militare. Questo esaustivo ebook, con il nuovo titolo Il dominio dei cieli. Manuale di guerra aerea, contiene l'edizione definitiva.
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Information
AGGIUNTO NEL 1926
Come ho detto nella prefazione a questa seconda edizione, allorché pubblicai per la prima volta «Il D. dell’A.» non ritenni opportuno enunciare tutto il mio pensiero sul problema aeronautico, per non urtare troppo violentemente contro idee fatte e dominanti, allo scopo di facilitare l’accettazione e l’attuazione di una specie di programma minimo che avrebbe dovuto, a suo tempo, costituire un nuovo punto di partenza per un ulteriore progredire.
I lettori troveranno in questa seconda parte del presente lavoro il completamento della prima, che non è se non la ristampa integrale della prima edizione de «Il D. dell’A.».
Nel 1921 non esisteva che l’aviazione ausiliaria - benché non portasse tale specificazione - ossia non esistevano che mezzi aviatori intesi a facilitare e integrare azioni terrestri o marittime, e, non ostante i servizi che aveva reso durante la guerra, l’arma aerea veniva considerata, specie nell’ambiente militare, come una vera e propria superfetazione. Se erano tempi in cui poco si curavano l’Esercito e la Marina, erano tempi in cui dell’aviazione nessuno si curava.
Tali essendo le condizioni di fatto, si trattava di far penetrare il concetto del dominio dell’aria, di dare una prima idea del suo valore, di indurre alla considerazione dei mezzi più adatti alla lotta per la conquista del dominio dell’aria, di far accettare la concezione di una forza aerea indipendente dall’Esercito e dalla Marina: tutto ciò dopo una grande guerra durante la quale l’aviazione non aveva agito che come ausiliaria, vale a dire contro le idee fatte e catalogate di tutti coloro - ed erano e sono legione - che preparano l’avvenire guardando al passato.
La cosa era ardua in sé, e lo dimostra il fatto che, non ostante la specie di marchio ufficiale dato a «Il D. dell’A.», dalla sua pubblicazione avvenuta a cura del Ministero della Guerra, nessuna delle alte autorità militari terrestri e marittime degnò occuparsi della questione, attorno alla quale si fece il più assoluto silenzio, fino alla marcia su Roma. Occorreva addirittura una rivoluzione per scuotere le menti!
Evidentemente le idee contenute ne «Il D. dell’A.», dovettero apparire azzardatissime, se non addirittura stravaganti, a meno che l’indifferenza non derivasse da una generale congenita pigrizia mentale.
Eppure io avevo compiuto un grande sacrificio per propiziarmi la dèa dell’incomprensione, ammettendo la conservazione dall’Aviazione ausiliaria! Precisamente. Ne «Il D. dell’A.» (vedi lib. I) io cercavo di dimostrare la essenziale importanza dell’Aviazione indipendente (Armata Aerea), ma ammettevo che contemporaneamente, potesse sussistere l’Aviazione ausiliaria mentre ero, come sono, convinto che questa è incompatibile con quella.
Fu una vigliaccheria, ne convengo; ma che cosa non bisogna subire, talvolta, per far trionfare il senso comune!
Del resto, chiunque avesse letto con qualche attenzione «Il D. dell’A.» avrebbe perfettamente compreso che io consideravo inutile, superflua e dannosa l’aviazione ausiliaria.
Di fatto, nel Capo VIII - Armata Aerea e Aviazione Ausiliaria - dopo essere giunto alla conclusione: « La D. N. non può essere assicurata che da una forza aerea adatta, in caso di conflitto, a conquistare il dominio dell’aria», aggiungevo, poco più oltre: « si comprende facilmente che tutti i mezzi aerei dell’Esercito e della Marina verrebbero annullati da una A. A. nemica che conquistasse il dominio dell’aria»; il che significa che l’aviazione ausiliaria risulta inutile se non si riesce a conquistare il dominio dell’aria. Ora, in guerra, ciò è inutile, è non solo superfluo, ma dannoso, perché potrebbe essere impiegato utilmente in altro modo.
Tanto è che nel Capo VII affermavo: « ogni sforzo, ogni energia, ogni risorsa distratta da questo scopo essenziale (la conquista del dominio dell’aria), rappresenta una probabilità in meno di conquistare il dominio dell’aria, una probabilità in più di venire, in caso [1] di guerra, sconfitti. Ogni distrazione dallo scopo essenziale rappresenta un errore.
Consideravo quindi errore il conservare l’aviazione ausiliaria inefficiente alla lotta per il dominio dell’aria, ma ne ammettevo l’esistenza per non turbare troppo le menti sostenendo un salto troppo deciso e cioè la necessità di abolire l’aviazione ausiliaria - unica ammessa e concessa allora - e la costituzione di una sola aviazione indipendente rappresentante una novità assoluta che la guerra non aveva generato.
Ma pur ammettendolo, per tattica non volli entrare in merito ad essa, e, di fatto, nel Capo XIX scrissi: « Avendo dichiarato che l’organizzazione dell’aviazione ausiliaria è di competenza dell’Ente che presiede alla organizzazione rispettivamente dell’Esercito e della Marina, non entrerò assolutamente in merito ad essa», e dichiarai che l’aviazione ausiliaria dell’Esercito e della Marina dovevano:
1°) comprendersi, rispettivamente, nei bilanci dell’Esercito e della Marina;
2°) venir messe alla diretta dipendenza, rispettivamente, dell’uno e dell’altra, in modo completo e assoluto, a cominciare dall’organizzazione per finire coll’impiego»
Ciò era logico, ammesse le aviazioni ausiliarie, ma per me aveva uno scopo più lontano. Io pensavo che quando si fosse formata una A. A. di reale valore e quando l’Esercito e la Marina fossero stati costretti a trarre dai rispettivi bilanci i mezzi per costituire la propria aviazione ausiliaria, quando le autorità militari terrestri e marittime fossero state obbligate a studiare seriamente l’organizzazione e l’impiego delle proprie aviazioni ausiliarie, si sarebbe automaticamente giunti alla conclusione che dette aviazioni sono inutili e perciò, più che superflue, dannose all’interesse generale.
Tali sono le ragioni essenziali che allora mi trattennero dal dichiarare, come dichiaro ora, che l’unica forza aerea che abbia ragione di esistere è l’Armata Aerea.
Coll’espressione « Armata Aerea», io intendo - e mi sembra di averlo ben chiarito fino dal 1921 - non una qualsiasi forza aerea capace di compiere una qualsiasi azione di guerra, ma bensì: una forza aerea adatta alla lotta per la conquista del dominio dell’aria; e coll’espressione « Dominio dell’aria» non intendo una qualsiasi supremazia nell’aria o una qualsivoglia preponderanza ma bensì: « quello stato di fatto per il quale ci si trova in condizioni di volare di fronte a un nemico incapace di fare altrettanto».
Ora, dato il significato che io do a queste espressioni, la seguente affermazione risulta assiomatica:
« Il dominio dell’aria fornisce, a chi lo possiede, il vantaggio di sottrarre tutto il proprio territorio e tutto il proprio mare alle offese aeree nemiche e di assoggettare tutto il territorio e tutto il mare nemico alle proprie offese aeree».
Questo vantaggio è tale, data la portata e il raggio d’azione dei moderni mezzi aerei e l’efficacia degli attuali materiali distruttivi, che, se si posseggono forze aeree adeguate, si può giungere a spezzare le resistenze materiali e morali dell’avversario, vale a dire a vincere, indipendentemente da qualsiasi altra circostanza.
Ciò non si può negare, perché le resistenze materiali e morali del nemico si spezzano mediante offese, e offese si possono arrecare mediante mezzi aerei. Sarà questione di definire la quantità e la qualità delle offese aeree necessarie per spezzare le resistenze materiali e morali dell’avversario, ma ciò, per il momento, non interessa, dato che coll’inciso « se si posseggono forze aeree adeguate», ho appunto voluto esprimere la condizione che le forze aeree debbono essere tali da corrispondere allo scopo, e cioè possedere la capacità di arrecare all’avversario quella quantità e qualità di offese che valgano a spezzare le resistenze materiali e morali.
Ora, se il dominio dell’aria, esercitato con una adeguata forza aerea, assicura la Vittoria, indipendentemente da qualsiasi altra circostanza, ne viene di conseguenza logica e immediata che la forza aerea adatta alla lotta per la conquista del dominio dell’aria, e cioè l’ Armata Aerea, è il mezzo idoneo ad assicurare la Vittoria, indipendentemente da qualsiasi altra circostanza, quando risulti atta a vincere la lotta per la conquista del dominio dell’aria e ad esercitare tale dominio con forze adeguate allo scopo.
Per negare questa verità assiomatica, dato che non si può negare che gli aeroplani volino e che i materiali distruttivi offendano, bisogna negare la possibilità della lotta per il dominio dell’Aria, oppure negare la possibilità di dominare l’aria nel significato che ho dato a questa espressione.
Per giungere a dominare l’aria, ossia a impedire all’avversario di volare conservando a sé stessi tale facoltà , è evidente che occorre privare il nemico di tutti i suoi mezzi di volo. Per il momento non interessa vedere come questo scopo può ottenersi, basta dimostrare la possibilità attuale di raggiungerlo. Ora questa possibilità esiste, perché i mezzi di volo avversari si possono distruggere sia nell’aria mediante altri mezzi di volo, sia a terra, là dove si ricoverano o si raccolgono o si producono, mediante offese aeree dirette contro la superficie. D’altra parte è evidente che queste azioni dirette alla distruzione dei mezzi di volo avversari devono provocare, per parte del nemico, una reazione intesa a impedire lo svolgersi delle azioni stesse. Azione e reazione: quindi lotta.
Quando io dico che l’A. A. deve essere una forza aerea adatta alla lotta per la conquista del dominio dell’aria, intendo appunto stabilire la condizione della sua capacità a vincere le reazioni avversarie e a distruggere i mezzi di volo nemici.
Dire: « impedire all’avversario di volare» non vuol dire impedire che anche le mosche avversarie volino. È certo che ben difficilmente si potranno distruggere tutti, in modo assoluto, i mezzi di volo dell’avversario. Ma il dominio dell’aria si sarà conquistato quando i mezzi di volo avversari saranno ridotti a una quantità trascurabile, incapace di svolgere una qualsiasi azione aerea di importanza apprezzabile nel quadro generale della guerra. Una flotta può dire di avere conquistato il dominio del mare anche se al nemico restano dei sandolini; una A. A. potrà dire di aver conquistato il dominio dell’aria anche se all’avversario resta qualche campione di macchina aerea.
Dicendo che il dominio dell’aria consente di volare di fronte a un nemico reso incapace di fare altrettanto, intendo dire: « consente di volare per far qualche cosa di fronte a un nemico incapace di fare qualche cosa volando».
Mi si perdoni se insisto su ciò che intendo per dominio dell’aria, ma vi insisto perché sul valore di tale espressione, generalmente, si equivoca largamente.
Molto spesso si confonde «dominio dell’aria» con «preponderanza o supremazia nell’aria». Ora si tratta di due stati di fatto ben differenti. Chi possiede una preponderanza o una supremazia nell’aria si trova nelle condizioni migliori per conquistare il dominio, ma finché non l’ha conquistato non lo possiede, né può esercitarlo.
Durante l’ultima fase della guerra si udì spesso affermare che noi possedevamo il dominio dell’aria, mentre possedevamo semplicemente una preponderanza aerea e mentre dimenticavamo perfino di usare questa preponderanza aerea per conquistare il dominio dell’aria, talché, non ostante la nostra preponderanza aerea, non possedendo il dominio dell’aria, l’avversario seguitò a offenderci dall’aria fino al giorno dell’armistizio.
Alcuni, specie in questi ultimi tempi, hanno scoperto il dominio relativo dell’aria, ossia il dominio dell’aria ristretto a una zona speciale del cielo, naturalmente confondendo ancora una volta preponderanza con dominio. Un tale concetto è veramente peregrino, dato il raggio d’azione e la velocità di traslazione dell’arma aerea, caratteristiche che impediscono di tagliare il cielo a fette.
Essere più forti nell’aria non vuol dire dominarla, perché dominare esclude qualsiasi soggezione e significa essere i padroni, mentre finché ci si accontenta di essere solo i più forti, ci si accontenta di una condizione potenziale che non esclude affatto al meno forte di agire a nostro danno.
La nostra bella lingua non ha sinonimi: diamo dunque alle parole il significato che hanno.
Il significato che ho dato all’espressione «dominio dell’aria» non è se non quello che tale espressione ha nella lingua italiana.
Perciò: L’A. A. rappresenta il mezzo idoneo ad assicurare la Vittoria, indipendentemente da qualsiasi altra circostanza, quando risulti idonea a vincere la lotta per la conquista del dominio dell’aria e ad esercitare tale dominio con forze adeguate.
A due condizioni deve dunque rispondere l’A. A. per diventare fattore essenziale di vittoria:
1°) Risultare idonea a vincere la lotta per la conquista del dominio dell’aria.
2°) Risultare capace, conquistato il dominio dell’aria, di esercitarlo con forze idonee a determinare lo spezzarsi delle resistenze materiali e morali dell’avversario.
La prima di tali condizioni è essenziale, la seconda integratrice. Di fatto una A. A. che risponda solo alla prima di queste condizioni, cioè sia idonea a vincere la lotta per la conquista del dominio dell’aria, ma incapace di esercitarlo con forze adeguate a determinare lo spezzarsi delle resistenze del nemico, si trova in grado:
1°) di sottrarre tutto il proprio territorio e tutto il proprio mare alle offese aeree nemiche;
2°) di assoggettare tutto il territorio e tutto il mare nemico alle proprie offese aeree, senza tuttavia raggiungere quel grado di offese necessario a determinare lo spezzarsi delle resistenze materiali e morali del nemico.
Vale a dire una A. A. che risponda solo alla prima condizione non può decidere l’esito della guerra, esito che dipenderà da altre circostanze indipendenti dalla lotta aerea, mentre una A. A. che risponda alle due condizioni, essenziale e integrativa, decide l’esito della guerra indipendentemente da qualsiasi altra circostanza.
Allorché una A. A. risponde solo alla prima condizione, l’esito della guerra verrà determinato dalla lotta sulla terra e sul mare.
In quali condizioni si svolgerà questa lotta per chi avrà conquistato il dominio dell’aria? Evidentemente in condizioni molto vantaggiose, e tanto più vantaggiose quanta maggior forza resterà all’A. A. dopo aver conquistato il dominio dell’aria, perché:
1°) avrà resi ciechi l’Esercito e la Marina nemica, pur potendo fornire occhi lungimiranti al proprio Esercito e alla propria Marina;
2°) avrà la possibilità di arrecare offese aeree al nemico, offese che, se pure non raggiungeranno lo scopo di spezzarne completamente le resistenze materiali e morali, potranno gravemente danneggiarlo affievolendo tali resistenze.
Perciò una A. A. che risponda anche solo alla prima condizione, sarà in grado di sviluppare una azione efficacissima in ordine al conseguimento della vittoria.
L’aviazione ausiliaria, per definizione, è quell’insieme di mezzi aerei che servono a facilitare o integrare azioni di guerra terrestre o marittima, ossia un insieme di mezzi aerei predisposti a rendere determinati servizi alle armi di terra e di mare e a queste strettamente collegati. ma, e perciò, non intesi alla lotta per la conquista del dominio dell’aria. Di conseguenza l’aviazione ausiliaria non può comunque pesare sull’esito di tale lotta.
D’altra parte, poiché conquistare il dominio significa mettere il nemico in condizioni di non poter più volare, così chi rimane soccombente nella lotta per la conquista del dominio dell’aria non può più impiegare la propria aviazione ausiliaria.
Vale a dire: la possibilità di impiegare l’aviazione ausiliaria dipende dall’esito della lotta per la conquista del dominio dell’aria, esito sul quale l’aviazione ausiliaria non può comunque pesare.
Di conseguenza: i mezzi aerei destinati all’aviazione ausiliaria sono mezzi distratti dallo scopo essenziale e che risultano inutili se tale scopo non viene conseguito.
Ora, poiché una distrazione di forze dallo scopo essenziale può produrre il fallimento di tale scopo, il distrarre mezzi aerei per costruire un’aviazione ausiliaria può far rimanere soccombenti nella lotta per la conquista del dominio dell’aria e, di conseguenza, rendere inutile l’aviazione ausiliaria.
Considerando, in fine, che una volta che si sia riusciti a conquistare il dominio dell’aria, nulla impedisce, qualora si creda utile, distaccare qualche mezzo aereo dall’A. A. per impiegarlo come ausiliario, si deve per forza concludere che l’aviazione ausiliaria è inutile, superflua e dannosa.
Inutile, perché incapace di agire se non possiede il dominio dell’aria.
Superflua, perché, se si possiede il dominio dell’aria, si può impiegare una parte dell’A. A. come ausiliaria.
Dannosa, perché distrae mezzi dallo scopo principale rendendo più difficile il conseguimento dello scopo principale stesso.
Affermare ciò mentre l’aviazione ausiliaria predomina e vaga è ancora quella indipendente, può sembrare audace, ma fu, forse, più audace affermare, nel 1909: « non meno importante del dominio del mare sarà , fra breve, il dominio dell’aria»... «le nazioni civili, per prepararsi alla nuovissima lotta, apparecchieranno e raccoglieranno i mezzi adatti e, come è avvenuto e avviene, per gli eserciti e per le marine da guerra, avverrà , per le forze aeree, un...
Table of contents
- Copertina
- IL DOMINIO DEI CIELI
- Indice
- Intro
- LIBRO PRIMO
- Parte Prima. La nuova forma della guerra
- NUOVI MEZZI TECNICI
- LA POSSIBILITÀ NUOVA
- IL CAPOVOLGIMENTO
- L’ARMA OFFENSIVA
- ORDINE DI GRANDEZZA DELLE OFFESE AEREE
- IL DOMINIO DELL’ARIA
- LE CONSEGUENZE ESTREME
- ARMATA AEREA E AVIAZIONE AUSILIARIA
- Parte Seconda. L’armata aerea
- COSTITUZIONE SINTETICA
- L’UNITÀ DI BOMBARDAMENTO
- L’UNITÀ DI COMBATTIMENTO
- STABILITÀ DI ARMAMENTO
- Parte Terza. La guerra aerea
- PRINCIPI GENERALI
- LA DIFESA
- SVOLGIMENTO DELLA GUERRA AEREA
- L’AVVENIRE
- Parte Quarta. L’organizzazione
- GENERALITÀ
- COORDINAMENTO
- AVIAZIONE AUSILIARIA
- AVIAZIONE INDIPENDENTE
- AVIAZIONE CIVILE
- ATTIVITÀ DELL’AVIAZIONE CIVILE CHE INTERESSANO DIRETTAMENTE LA DIFESA NAZIONALE
- ATTIVITÀ AVIATORIE CIVILI NON INTERESSANTI DIRETTAMENTE LA DIFESA NAZIONALE
- ORGANIZZAZIONE CENTRALE
- LE STRADE AEREE
- CONCLUSIONE
- LIBRO SECONDO
- AGGIUNTO NEL 1926
- CONCLUSIONE
- Ringraziamenti