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Poetesse italiane
About this book
Camilla Bisi scrisse questo prezioso e imperdibile saggio nel 1916 (titolo originale Poetesse d'Italia ), in cui commenta la muliebre sensibilità lirica di oltre 50 poetesse italiane, fra le quali: Gaspara Stampa, Ada Negri, Amalia Guglielminetti, Alinda Brunacci Brunamonti, Vittoria Aganoor, Luisa Anzoletti, Annie Vivanti, Anna Evangelisti, Ofelia Mazzoni, Anna Scalera, Elsa Schiaparelli, Alda Rizzi, Giulia Cavallari Cantalamessa.
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Information
LE POETESSE D’ITALIA
Mai come oggi, penso, scrivere poesia significò, per una donna, rivelare tutto di sé; mai come oggi colei che è o che si crede chiamata nascose con tanto pudore, talvolta come una colpa, i suoi versi che la esporrebbero denudata alla critica.
Forse perché si è veduto postillare ogni rigo, ogni pensiero di quella bella e appassionata Gaspara Stampa, che parlò il linguaggio dell’amore umano, e far della sua morte un gioco di parole e presentarcela in una nuova edizione insieme alla Franco, gaia e libera cortigiana?
Forse perché ieri ancora abbiamo visto ricercare nella vita di una nostra poetessa tutto quanto fosse celato o si prestasse all’equivoco, per smania di scandalo, sapore più sapido, per alcuni, della schietta ignoranza?
Certo, mai come oggi si disse e si affermò che la poetessa è, necessariamente, creatura di passione e di senso; certo con nessun altro che con la donna il pubblico si mostra più severo: le critiche ai libri femminili di prosa e di poesia sono vivisezioni.
Ma di questo le donne non si lamentano: troppo buon seme fu gettato nel vasto campo della poesia perché anch’essa non voglia raccoglierne, a messe matura, un manipolo; e per una che cade altre vengono innanzi e raccolgono a piene mani.
Vi è chi dice: voi non siete che creature mediocri, tutte prese dal vostro io, singhiozzanti i vostri dolori con parole banali di femminette, cantanti il vostro gaudio con una esuberanza che sa di follia. Voi siete malate della vostra fantasia; mutate in dramma i disinganni, in felicità la più comune letizia; ma non sapete comunicare nessun palpito e nessun affanno.
Siete create per la maternità e per la casa: è forse necessario che cantiate? Siete esseri passivi: perché gridate le inutili parole di rivolta? Ci sono tanti uomini che scrivono… che bisogno abbiamo delle donne?
È vero: ci sono tanti uomini che scrivono… male: perché dunque respingere la donna anche se dice cose forse non grandi, non nuove, le dolci cose che la sua anima sa?
Non tenta la «grande» arte; il suo buon gusto è innato e i primi lavori, generalmente, sono i fluidi armoniosi versi liberi in cui si può chiudere tutta un’anima: lievi come i merletti che l’adornano – fini, morbidi, odorosi.
Ma una donna che scrive poesia è una donna che canta! Ma non credete dunque che i figli da lei nutriti, da lei cresciuti al ritmo armonioso che è dentro di lei, non credete ch’essi debbano essere i più belli, i più buoni, i più armonicamente felici?
La donna scrive troppo, è vero. Tempo verrà forse in cui si ricercherà per quale fenomeno la donna cantasse tanto; se ne ritroveranno le cause nei costumi, nella letteratura, nella storia; forse qualcuna che oggi trionfa nell’effimera gloria scomparirà travolta dall’oblio, ma non tutta sarà disprezzata e non tutta cadrà in dimenticanza questa schiera salda e pur mutevole; multiforme e pur compatta; bella falange ricca di energia e squisita di sensibilità che i nostri tempi hanno saputo formare.
E ricercando i segni precursori di questa fioritura poetica femminile, duplice sarà la traccia che si dovrà seguire, risalendo su su, per la catena vibrante: quelle che accanto alle giovani rappresentano, in certo modo, la salda tradizione classica; quelle che accanto alle classiche rappresentano la più raffinata modernità .
Giannina Milli e Alinda Brunacci Brunamonti, chi di noi non le ricorda e non deve lor qualcosa?
Dolci morte che furono nell’albore della coltura femminile le prime e radiose luci; pure sorgenti cui si sono dissetate tutte le gloriose e gaudiose giovinezze d’oggi, quanto diversa dalle loro limpide e quiete acque, la travolgente e impetuosa fiumana da esse alimentata!
Non credo che, viventi, la moderna poesia femminile raccoglierebbe il loro plauso. Non più la facile vena improvvisatrice e le «stanze a rima obbligata» di Giannina Milli; non più i poemetti elaborati e le canzoni religiose e patriottiche e i sonetti di compassata perfezione di Alinda Brunamonti, ma una poesia nuova che è nervo più che muscolo, e insieme musica, numero, colore, sostanza.
Pure, alla classica fonte, materiate però di maggior sentimento e di maggior vigoria altre si avvicinano ancora: gloriose morte quali Vittoria Aganoor e Adele Galli, gloriose viventi quali Luisa Anzoletti ed Elda Gianelli.
Non modernissime, se poesia moderna vuol dire ricerca tormentosa d’ogni intimo moto dell’anima, se vuol dire affannoso ripiegarsi su se stessa, analisi quasi crudele, audacia di concetto e di ispirazione, sincerità quasi brutale, raffinatezza scrupolosa di mezzo e di forma.
Non ancora moderna la poesia di Vittoria Aganoor in cui l’anima poetica femminile rivisse più fulgidamente quando già si credeva che con la morte di Alinda Brunacci Brunamonti fosse scomparsa l’unica, la maggiore poetessa d’Italia.
Ritemprata nella sua giovinezza pensosa e studiosa, nel nobilissimo temperamento di donna e di artista, la poesia ne uscì più aggraziata ma ancor classica; più vivace, più umana ma ancora avvinta alle consuetudini della letteratura e del pensiero.
Profondi brividi di tutto il dolore umano passarono nella poesia di Aganoor la felice, e nella limpida struttura dei versi di Adele Galli, come una fanfara gioiosa, l’ardore di fede, la travolgente speranza, quasi un soffio di divinazione nel destino d’Italia; e in Luisa Anzoletti, la più colta di tutte le poetesse, insieme alla erudizione maschile il sorriso della grazia femminea e in Elda Gianelli la perenne freschezza della poesia sentimentale e familiare insieme alla nuova e armoniosa mobilità del verso libero.
Ma non ancora la donna, oltre alle grandi maiuscole della Patria, della Fraternità e dell’Amore, aveva cantato le vere, le aspre battaglie dell’anima e della vita; buone battaglie, sì, quelle scomparse e queste viventi hanno combattuto, ma in nome di una idealità che oggi molte abbandonano per una più umana e più sentita realtà .
E non è irriverenza od oblio che ci fa unire i nomi di Elda Gianelli e di Luisa Anzoletti a quello delle due scomparse, come non è la simpatia o il capriccio che ci fa ricordare quali vere precorritrici della poesia moderna, una morta e una vivente, la cui poesia è, per l’Italia almeno, come morta: la Contessa Lara e Annie Vivanti [1] .
Maturata più tardi colla prosa dannunziana, squisita di raffinatezza linguistica ed estetica e perfetta di efficace realtà , il primo nocciolo della poesia femminile moderna fu saldato da queste donne singolari: quella, che Matilde Serao battezzò poetessa d’amore; questa che Freilegath chiamò «bambina meravigliosa».
Non più dunque la pedantesca e classica erudizione, la minuziosa coltura, l’enfasi inutile, i grandi nomi sonanti: quello che era difetto nella poesia femminile si muta in dono, in ori...
Table of contents
- Copertina
- POETESSE ITALIANE
- Indice
- Intro
- LE POETESSE D’ITALIA
- BIBLIOGRAFIA
- INDICE DEI NOMI
- Ringraziamenti
