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Durante il suo soggiorno nella Valle di Saint-Imier, Bakunin tenne dinanzi ad un uditorio di operai, tre conferenze o meglio tre letture, nelle quali, dopo aver tracciato la storia della borghesia francese e la sua azione rivoluzionaria nel secolo decimottavo espose la missione storica del proletariato nel secolo decimonono. Michail Aleksandrovi? Bakunin (Prjamuchino, 30 maggio 1814 – Berna, 1º luglio 1876) è stato un anarchico, filosofo e rivoluzionario russo, considerato uno dei fondatori dell'anarchismo moderno, assieme a Pierre-Joseph Proudhon, Pëtr Alekseevi? Kropotkin, Carlo Cafiero ed Errico Malatesta.

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Information

Publisher
Passerino
Year
2019
eBook ISBN
9788832573602

Terza ed ultima conferenza

Cari compagni,
Vi ho spiegato la volta passata, come la borghesia, senza averne essa stessa una coscienza precisa, salvo una parte, forse un quarto, che lo sapeva, si sia servita del braccio potente del popolo durante la grande Rivoluzione del 1789-1793, per fondare sulle rovine del mondo feudale la sua potenza. Da allora è diventata la classe dominante. E si ha torto quando si crede che sia stata la nobiltà emigrata ed i preti a fare il colpo di Stato reazionario del termidoro, che rovesciò e uccise Robespierre e Saint-Just, e ghigliottinò e deportó una quantità di loro partigiani. Senza alcun dubbio molti dei membri di questi due ordini decaduti presero parte attiva all'intrigo, contenti di vedere cadere coloro che li avevano fatti tremare, tagliando teste senza pietà. Ma da soli non avrebbero potuto fare niente. Spossessati dei loro beni, erano stati ridotti all'impotenza. Ma fu quella parte della borghesia che si era arricchita acquistando i beni nazionali, o con le forniture di guerra, o maneggiando fondi pubblici e approfittando delle calamità pubbliche ed anche della bancarotta per riempire le saccocce, furono loro, questi virtuosissimi rappresentanti della moralità e dell'ordine pubblico; furono loro i principali istigatori di questa reazione. Essi furono caldeggiati e potentemente appoggiati dalla massa dei bottegai; razza che sarà sempre malefica e vile; che inganna e avvelena il popolo vendendogli merci adulterate; che ha tutta l'ignoranza del popolo senza averne la bontà di cuore; che ha tutta la vanità borghese senza avere le saccocce piene; vile durante le rivoluzioni diventa feroce durante le reazioni. Per essa non esistono tutte le grandi idee che fanno palpitare il cuore delle masse, tutti i grandi principii, tutti i grandi interessi dell'umanità. E non conosce nemmeno il patriottismo, oppure ne conosce solo la vanità e le fanfaronate.
Nessun sentimento è capace di strapparla alle preoccupazioni del suo commercio, e ai miserabili crucci di ogni giorno. Tutti infatti hanno saputo, ed uomini di ogni partito han confermato, che durante il terribile assedio di Parigi, – mentre il popolo combatteva e la classe dei ricchi faceva intrighi e preparava il tradimento che doveva mettere Parigi in mano ai Prussiani, mentre il proletariato generoso e le donne e i figli del popolo erano affamati, – i bottegai hanno avuto un solo pensiero, quello di vendere le loro merci, le loro derrate, e gli oggetti indispensabili al sostentamento del popolo, al prezzo il più alto possibile.
In tutta la Francia i bottegai hanno fatto lo stesso. Nelle città che i Prussiani hanno invaso essi hanno aperto le porte. Nelle città che non furono invase essi si prepararono per aprirle. Essi paralizzarono la difesa nazionale, e dovunque fu loro possibile, essi si opposero all'insurrezione ed all'armamento del popolo che solo avrebbe potuto salvare la Francia. I bottegai nelle città, alla stessa stregua dei contadini nelle campagne, formano oggi l'esercito della reazione. I contadini potranno e dovranno essere convertiti alla Rivoluzione, ma i bottegai mai.
Durante la grande Rivoluzione, la borghesia si era divisa in due gruppi; di questi uno, piccola minoranza, era la borghesia rivoluzionaria più nota col nome generico di Giacobini. Non bisogna confonderli con quelli di oggi, i Giacobini del 1793. Quelli di oggi non sono che pallidi fantasmi, aborti ridicoli, caricature soltanto degli eroi del secolo scorso. I Giacobini del 1793 erano grandi uomini; essi avevano il fuoco sacro, il culto della giustizia, della libertà e dell'uguaglianza. E non fu loro la colpa se non capirono meglio le parole che oggi ancora riassumono tutte le nostre aspirazioni. Essi considerarono solo il loro aspetto politico e non purtroppo il senso economico e sociale. Ma ripeto che non fu loro la colpa, come non è oggi nostro il merito, se le comprendiamo meglio quelle parole. L'umanità progredisce lentamente, troppo lentamente, purtroppo! e solo attraverso una serie di errori e di colpe e di esperienze crudeli che ne sono conseguenza necessaria, gli uomini arrivano alla verità. I Giacobini del 1793 furono uomini in buona fede, uomini che un'idea inspirò, e che a quella idea si consacrarono. Essi furono eroi! Che se non lo fossero stati non avrebbero compiuto le grandi gesta della Rivoluzione. Noi possiamo e dobbiamo combattere gli errori teorici dei Danton, dei Robespierre, dei Saint-Just; ma anche combattendo le loro idee errate, ristrette, esclusivamente borghesi in economia sociale, noi dobbiamo inchinarci davanti alla loro potenza rivoluzionaria. Essi furono gli ultimi eroi della classe borghese che un tempo fu tanto feconda in eroi.
Estranea a questa eroica minoranza, vi era poi la grande massa della borghesia, sfruttatrice materiale, per la quale le idee e i grandi principi della Rivoluzione erano solo parole, che in tanto avevano valore e significato, in quanto potevano servire ai borghesi per riempire le loro saccocce così larghe e tanto rispettabili. Quando poi i più ricchi e perciò i più influenti tra loro, ebbero riempito a sufficienza le loro tasche, in nome della Rivoluzione e servendosi della Rivoluzione, essi trovarono che la Rivoluzione aveva durato fin troppo, e che era tempo di finirla per ristabilire il regno della legge e dell'ordine pubblico. Essi abbatterono il comitato di salute pubblica; assassinarono Robespierre, Saint-Just ed i loro amici, e stabilirono il Direttorio, che fu l'incarnazione più vera della depravazione borghese sul finire del secolo decimottavo, il trionfo e il regno dell'oro conquistato ed ammucchiato col furto da qualche migliaio di individui.
Ma la Francia che non aveva avuto il tempo di corrompersi, e che palpitava ancora tutta per le nobili gesta della Rivoluzione, non sopportò a lungo questo governo. Due furono le proteste: una fallì, l'altra trionfò. La prima se fosse riuscita, se avesse potuto riuscire, avrebbe salvato con la Francia tutto il mondo; il trionfo della seconda inaugurò invece il dispotismo dei re e la servitù dei popoli. Mi riferisco all'insurrezione di Babeuf, ed all'usurpazione del primo Bonaparte.
L'insurrezione di Babeuf segna l'ultimo tentativo rivoluzionario del secolo decimottavo. Babeuf ed i suoi amici, tutti erano stati gli amici di Robespierre e di Saint-Just. Essi furono Giacobini socialisti. Essi ebbero sempre il culto dell'eguaglianza, anche a detrimento della libertà. Il loro piano fu molto semplice: fu quello di espropriare tutti i proprietari e tutti i detentori degli strumenti di lavoro e del capitale a favore dello Stato repubblicano, democratico e sociale, di modo che, diventando lo Stato l'unico proprietario di tutti i beni mobili ed immobili, e di tutte le ricchezze, diventava anche l'unico ad utilizzarle, il solo ad essere padrone della società; e poichè sarebbe stato provvisto dell'onnipotenza politica, sarebbe stato il solo ad impartire la stessa educazione e la stessa istruzione a tutti i fanciulli, ed avrebbe obbligato gli adulti a lavorare ed a vivere secondo eguaglianza e giustizia. Ogni autonomia comunale, ogni iniziativa individuale, in una parola ogni libertà spariva soffocata da questo potere formidabile. La società tutta intera avrebbe dovuto presentare l'aspetto di una uniformità monotona e forzata. Il governo sarebbe stato eletto per suffragio universale, ma una volta nominato esso avrebbe esercitato su tutti i membri della società un potere assoluto.
La teoria dell'eguaglianza stabilita con la forza dal potere dello Stato, non è stata concepita da Babeuf. I primi principi di questa teoria erano già stati formulati parecchi secoli prima di Cristo, da Platone, nella Repubblica, opera nella quale questo grande pensatore dell'antichità tentò abbozzare il quadro di una società fautrice di eguaglianza. I primi cristiani professarono senza contestazioni possibili, un comunismo pratico, nelle loro associazioni che la società ufficiale tutta quanta, perseguitava. Infine agli inizi stessi della Rivoluzione religiosa, nel primo quarto del sedicesimo secolo, in Germania Tommaso Müntzer ed i suoi discepoli tentarono per la prima volta di stabilire, e su basi assai larghe, l'eguaglianza sociale. La cospirazione di Babeuf fu la seconda manifestazione pratica della idea di eguaglianza tra le masse. Tutti questi tentativi compreso l'ultimo, dovettero fallire per due motivi: prima di tutto perchè le masse non erano ancora abbastanza sviluppate per renderne possibile la realizzazione; e poi perchè in tutti questi sistemi, l'eguaglianza veniva associata alla potenza, all'autorità dello Stato, e per conseguenza la libertà veniva esclusa. E noi lo sappiamo, amici cari, che l'eguaglianza è solo possibile con la libertà e per mezzo della libertà; non già la libertà esclusiva dei borghesi, che è fondata sulla servitù della masse, e che non è la libertà ma il privilegio, ma la libertà universale di tutti gli esseri umani, che innalza tutti alla dignità di uomo. Ma noi sappia...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Conferenze
  3. Indice dei contenuti
  4. Premessa
  5. Prima conferenza
  6. Seconda conferenza
  7. Terza ed ultima conferenza