Dai sensi un apprendere
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Apprendimento, innovazione e didattica all'Università dell'Immagine

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Dai sensi un apprendere

Apprendimento, innovazione e didattica all'Università dell'Immagine

About this book

Un testo che racconta un'esperienza di creatività e innovazione senza uguali. L'Università dell'Immagine è stata una "scuola" per creativi che ha offerto la possibilità di formarsi sul concetto di immagine intesa come l'armonia creata dal lavoro integrato dei sensi. E proprio il lavoro sulla sensorialità è stato il centro della proposta didattica dell'UI, con corsi come: cultura del gusto; progettazione sensoriale, comunicazione visiva; spatial project; tatto; e tanti altri che troverete descritti nel testo. L'UI, voluta e guidata da Fabrizio Ferri, fotografo di fama mondiale, è stata per anni una risorsa fondamentale per chi voleva approfondire il tema della sinestesia in forme nuove e non convenzionali. E proprio la "non-convenzionalità" è stata la cifra didattica che ha segnato i vari percorsi didattici. Gli autori hanno avuto modo di entrare in profondità nella proposta didattica e nella vita quotidiana dell'UI e ne hanno tratto un testo che insieme una storia, un'analisi didattica e pedagogica, un racconto di un percorso entusiasmante all'interno dei sensi. Nel testo trovano spazio le voci dei diretti protagonisti dell'UI, chi l'ha fondata, chi l'ha diretta, chi ne è stato docente. Tutte queste voci compongono un mosaico in grado di offrire una testimonianza non già del passato, ma di un futuro ancora da scrivere.

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Information

L’UI: “l’immagine è l’armonia definita dal lavoro integrato dei sensi”

Da città industriale a città dell’immagine e della creatività: nascita di Fondazione Industria e dell’UI

La città di Milano, simbolo dell’industria italiana fino agli anni ’70, presenta oggi le tracce dei resti materiali dell’industrializzazione, aree dismesse che attraggono gruppi di creativi, artisti, designer e architetti. Questo è avvenuto in particolar modo nell’area compresa tra il Naviglio Grande e via Solari, una zona molto vicina al centro di Milano, che ha conservato memorie storiche dell’età agraria, del tessuto urbano ottocentesco e del successivo periodo industriale, con le fabbriche e le residenze degli operai.
Dopo la seconda metà dell’Ottocento quest’area, che, fino a quel momento, accoglieva un insediamento abitativo agricolo, fu caratterizzata da un grande sviluppo urbano, rappresentato in particolare dalla nascita di numerose attività industriali. In pochi anni si insediarono le fabbriche dell’Ansaldo, General Electric, Nestlè, Bisleri, ecc. Nel secolo successivo, a partire dagli anni ‘60, in seguito alle trasformazioni del sistema produttivo, le fabbriche vennero dismesse, lasciando liberi, e in attesa di nuove destinazioni, immensi padiglioni e cortili. Nel 1983, con la creazione di Superstudio, si segnò l’avvio di un processo di riqualificazione e recupero creativo dell’area.
Superstudio fu creato da Fabrizio Ferri e Flavio Lucchini negli spazi precedentemente occupati dalla General Electric e divenne ben presto un importante punto di incontro, confronto e scambio dove fotografi, redazioni e testate diverse condividevano esperienze e informazioni. Al nucleo iniziale, nel 1987 si aggiunse la vicina area dell’ex industria chimica Barattini. Nel 1990 i due soci si divisero gli spazi e crearono due gruppi indipendenti. Superstudio 13 di Lucchini e Borioli e Industria Superstudio di Ferri. Le realtà continuano a vivere l’una accanto all’altra condividendo una serie di attività accessorie che completano l’offerta dei servizi: studi di produzione, laboratori di scenografia, studi di grafica, scuole di formazione per fotografi e showroom. In una parte degli ex spazi Barattini, occupati da Industria Superstudio, è inoltre possibile trovare, tutt’oggi, la Fondazione Industria Onlus, l’UI e il Ristorante Industria{lxx}.
La Fondazione Industria Onlus, fu creata da Fabrizio Ferri, grazie all’appoggio finanziario di alcune aziende legate al mondo dell’immagine e dei sensi. Il compito principale di tale fondazione è quello didattico, portato avanti dall’attività dell’UI, nata nel 1998.
Tra le aziende che maggiormente hanno finanziato e creduto in questo progetto bisogna ricordare Symrise. Questa azienda, leader a livello mondiale nel settore della produzione di essenze per profumeria e in posizione di dominio anche in quello di materie prime per cosmetici e aromi per uso alimentare, grazie al suo presidente Roger Schmid, interviene direttamente nei momenti decisionali più importanti. Tutte queste imprese sponsor della scuola non solo hanno versato il loro contributo nella fase iniziale di costruzione della Fondazione, ma continuano a contribuire a questo progetto fornendo materiale didattico e finanziando borse di studio in favore degli studenti più meritevoli {lxxi}.
5.2. Organico e struttura: fondazione e scuola
Lo staff dell’UI dal 1998 al 2004 è stato così composto:
Tania Silvia Gianesin: Direttore UI e Responsabile Fondazione Industria Onlus (da Maggio 1998);
Piero Savio: Assistente alla Direzione (da Settembre 1998 a fine 1999);
Sara Brambilla: Reception e Segreteria Didattica (dal 1999 al 2000);
Anna Piovesan: Reception e Segreteria Didattica (da Maggio 2000)
Elio Grazioli: Direttore Scientifico dal 2000 al 2002 (Giugno);
Paola Bussotti: Responsabile Fondazione Industria e Project Manager dal 2000 al 2001;
Elena Vai: Assistente alla Direzione e project manager Blind Date da Ottobre 2002 ad Aprile 2003;
Elisa Campanaro: Project Manager per i progetti Beauty di Symrise e Softness di J&J.
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Organi Fondazione e Organico interno dal 2005
Fabrizio Ferri: Presidente Fondazione Industria;
Roger Schmid: Consigliere CDA;
Tania Silvia Gianesin: Segretario Fondazione Industria - Direttore UI
Maria Sebregondi: Direttore Scientifico Fondazione Industria;
Anna Piovesan: Reception Segreteria Didattica e Operativa generale;
Alessandro Boccingher: AV/IT (Audio Visual/Information Technology) manager;
Sara Pittaluga: Communication manager.

Il secolo dell’impoverimento sensoriale e l’importanza della rivalutazione del concetto di polisensorialità

I sensi sono i canali di comunicazione tra noi e il mondo esterno e, per certi aspetti, risultano essere ancora misteriosi perché toccano direttamente l’inconscio, suscitando risposte fisiche ed emotive che neppure noi spesso comprendiamo. Oggi, però, questi canali sono in parte ostruiti, male utilizzati, assopiti. Ogni giorno bombardiamo l’udito con rumori eccessivi, anestetizziamo l’olfatto con profumi ultracoprenti, abbiamo dimenticato il piacere del tatto e disimparato a vedere nel profondo delle cose.
L’eccesso o la carenza di stimoli portano a due conseguenze: non riuscire più ad utilizzare i sensi su altri piani, come quello dell’interiorità, e provare sempre maggiore distacco dal mondo esterno e dagli altri individui. In sostanza, spesso si avverte l’incapacità di sperimentare un piacere profondo, di sentire in modo totale le esperienze, di vedere al di là dell’ovvio. Nella nostra e- poca abbiamo sviluppato, infatti, più dei “pregiudizi sensoriali” che i sensi stessi. Questa constatazione vale soprattutto per il senso della vista. In una società dove si enfatizza l’immagine, il visivo, si è arrivati a non avere più un occhio libero da preconcetti. Così, in genere, non si tende più a giudicare un’opera d’arte, un oggetto per quello che ci fa veramente sentire, vedere, ma per quello che, per un astratto giudizio comune è bello e piacevole. Ciò porta a perdere il contatto con il nostro personale “giudizio sensoriale”.
Bisognerebbe, quindi, per superare questa barriera tra noi e le emozioni più sottili e vere, riacquistare una purezza originaria, tornare ad esercitare i nostri sensi. Inoltre, un’altra caratteristica del nostro secolo è quella di utilizzare, nelle esperienze di vita, di consumo, solo uno o pochissimi sensi, atrofizzando e indebolendo quelli meno presi in considerazione.
Ad esempio, anche gli stessi mezzi di comunicazione si sono sempre basati su uno o due sensi: la stampa utilizza la vista; la radio l’udito e la televisione e il cinema la vista e l’udito.
La vista è sempre rimasta lo strumento principale utilizzato dagli uomini per prendere coscienza del mondo che li circonda, e questo accade perché questo senso viene continuamente sovrasti molato da immagini, colori, ecc.
Per quanto riguarda gli altri sensi, invece si è notato un rapido indebolimento nel loro uso. Si pensi, ad esempio, al gusto che, con il trionfo dell’omologazione industriale, ha perso l’importanza che aveva fino a pochi anni fa, o al tatto che, con la scomparsa dei lavori manuali e l’avvento della tecnologia, viene raramente utilizzato.
Risulta importante, in una società moderna quale la nostra, rieducare i sensi senza prestare attenzione solo ad alcuni di essi, ma su tutti e cinque, superando la “dittatura” della sola vista, e arrivando così a sviluppare una profonda polisensorialità{lxxii}.

La metodologia didattica dell’UI: formazione attraverso l’educazione integrata dei cinque sensi

Questa crisi della società moderna, caratterizzata dall’assopimento dei sensi, dall’uso limitato di questi ultimi nella vita quotidiana e i cambiamenti che si sono verificati nel mondo della comunicazione, e in particolare sul concetto di immagine, portarono Fabrizio Ferri a creare l’UI.
L’immagine viene concepita da Ferri, come “l’armonia definita dal lavoro integrato dei sensi”, non specializzazione di un senso o di una tecnica. I sensi sono il punto di partenza e ritornare sensibili significa rieducarli tutti è cinque.
E proprio su questa idea che viene organizzata la metodologia didattica di questa scuola. Il programma biennale mira ad educare a conoscere il ruolo e la funzione dei sensi nel percorso creativo per la formazione ai mestieri dell’immagine, che rappresenta il linguaggio globale del nuovo millennio. E, quindi, una scuola rivolta a coloro che vogliono lavorare ed esprimersi nei mestieri dell’immagine, attraverso una creatività a tutto campo e una forma mentale aperta ad ogni spunto.

L’importanza dei sensi nel processo creativo

Secondo Ferri, alla base della scuola sta l’unione di una particolare concezione della creatività e della convinzione che essa debba fare impresa.
Ogni processo creativo è definito dal percorso: input, elaborazione, output, che rappresenta anche la sintesi dei moderni sistemi digitali.
La creazione di un’immagine, infatti, ha inizio con una percezione: input.
Tale stimolo viene, poi, rielaborato fino a definire un proprio punto di vista. Questa fase svolge un ruolo fondamentale nella generazione di un’immagine, in quanto, se non si ha un proprio punto di vista non si è in grado di comunicare con gli altri e, soprattutto, esprimersi con i mestieri dell’immagine. In questo modo, l’attenzione non viene posta soltanto sulla fase finale del processo di creazione - comunicazione dell’immagine, ossia quella dell’output, ma l’iter creativo attribuisce una maggiore importanza alla sua fase iniziale, quella dell’input. Questi input vengono presi dal mondo esterno e, quindi, dalla cosiddetta percezione sensoriale. Una scarsa sensibilità in questa fase è sinonimo di una bassa ...

Table of contents

  1. Titolo pagina
  2. Introduzione
  3. Il senso pedagogico
  4. Apprendere dalla psicologia
  5. Rudolf Steiner e la scuola del Bauhaus
  6. I processi sensoriali, la percezione e la sinestesia
  7. L’UI: “l’immagine è l’armonia definita dal lavoro integrato dei sensi”
  8. Testimonianze dei “protagonisti” dell’Università dell’Immagine
  9. Appendice
  10. Bibliografia