Scena ventunesima
Franco è parcheggiato sotto casa di Giselle e Mario, a debita distanza per poter controllare il portone senza farsi vedere. È mattina, sono le nove. Mario esce di casa. Franco non si muove, sa che fra un po’ uscirà anche Giselle e se non esce la chiamerà al citofono inventandosi una scusa. Lui con il mestiere di giornalista è abituato alle lunghe attese per le interviste e quindi non si scompone. È lì, in auto, come un avvoltoio che aspetta la sua preda. Mangia un paio di cornetti, sorseggia un latte al cioccolato da una bottiglietta di plastica, poi scende, ordina un caffè, torna a berselo in macchina mentre spia tutta la situazione. È disgustato dalla roba che butta giù nello stomaco per inerzia. Butta il bicchierino di plastica dietro, tra carte, giornali, fascicoli e vassoi di carta di vecchie pizze divorate durante altre attese. Poi d’un tratto Giselle esce. Franco Scende dall’auto. Le va incontro.
Franco (Quasi la urta) No!
Giselle (Molto sorpresa. Parla a voce alta per farsi sentire dai negozianti) Francó, che ci fai qui?
Franco (Si guarda intorno. Finge di realizzare) Ah, ma già! Tu abiti qua. Stavo pensando a un’incredibile coincidenza. Invece…
Giselle E Francó, tu vieni in casa mia sempre, e non sai?
Franco Sì, ma la mattina le strade sembrano diverse. Si corre, si pensa a tante altre cose. Ci dimentichiamo persino chi siamo. Figurati se abbiamo il tempo di ricordarci dove siamo. Credo di supporre che siamo a Roma, ma più di questo non mi chiedere. (Sgancia un sorriso confezionato).
Giselle Su questo hai proprio rasgiò. E che ci fai qui? Questo almeno lo sai? (Sorride divertita).
Franco (È colto un po’ di sorpresa. Non aveva calcolato questa domanda. Ha fretta, vorrebbe allontanarsi subito da quella spirale di occhiate e mormorii tutt’intorno) Che ci faccio? Mi hai chiesto che ci faccio qui? Scusa, mi ero distratto un attimo…
Giselle Sì, mama mia! Tu la matiné sei un pazzo!
Franco Che vuoi che faccia? Rincorro notizie, piste, indizi… Sono un gran casino! Ma ora, ora che ti ho incontrato posso fermare tutto. (Si allontanano lentamente, con cautela, con sua grande maestria. La voce si abbassa) Voglio scendere da questa giostra impazzita e concedermi un relax con te anche solo per cinque minuti. Beh, di più non posso, anche se starei con te tutta la giornata.
Giselle Che carino che sei!
Franco Beh! Voglio dire, solo un cieco non lo farebbe. Guardati. Sei bellissima! In ufficio da me non faccio che vedere brutte facce.
Giselle (Sorride divertita) Andiamo a prendere un cafè? Una colasion, poco calorià. Ti va?
Franco (Al solo pensiero gli viene la nausea) Eeeh! Appunto… (Di nuovo a gran voce) Perché no? Un bel caffè è proprio quello che ci vuole! (Ma con tutto quello che ha mangiato e bevuto gli viene da vomitare. Si massaggia la pancia) Andiamo a fare una colazione come dici tu: poco calorià! Menomale che tu sei una scrupolosa nutrizionista. (La prende per un braccio. Le indica un bar non lontano che fa angolo con la strada in fondo) Ti piace quel bar laggiù?
Giselle Sì, dove vuoi. Melio in quel bar purquà non sono mai stata.
Entrano. Si siedono a un tavolo.
Franco (La guarda negli occhi) Allora? Finalmente soli! Mamma mia come ti guardano sotto casa. Sembrano gelosi. Speriamo non lo dicano a Mario… (La guarda intensamente).
Giselle No, loro mi vogliono bene. Hano tante atensione per me.
Franco Eeeh! Sì, attenzioni… Lo so io, altroché!
Giselle Comunque non preucupé, loro non dicono neanche bonjour a Mario.
Franco E ci credo! Lo vorrebbero vede’ morto. Gli avrà preso un colpo quando lo hanno visto arrivare a casa tua.
Giselle (Sorride) No, dai, sono buoni.
Franco (La guarda con ardore) Questa mattina sono folgorato dalla tua bellezza. Io, io… ma no. Non posso. Non posso!
Giselle (Sorride compia...