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Storia di fra' Michele Minorita
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Questa cronaca, stesa a Firenze verso la fine del Trecento, narra gli ultimi giorni di vita di fra' Michele Minorita, predicatore dell'eretica Setta dei Fraticelli, giunto a Firenze dalle Marche il 26 gennaio 1389 e attivo pochi mesi, prima di essere arrestato il 20 aprile, processato e condotto al rogo il 30 aprile. La Storia di fra' Michele Minorita, di Anonimo Trecentesco, è stata utilizzata da Umberto Eco nel romanzo Il nome della rosa. In questa edizione, a parte la normalizzazione degli accenti e degli apostrofi, il testo è stato lasciato intatto come nell'originale, poiché revisionarlo avrebbe significato vanificarne la preziosa autenticità linguistica trecentesca.
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Information
Topic
Theology & ReligionSubtopic
ReligionSTORIA DI FRA’ MICHELE MINORITA
Nel nome di Iesu Cristo, povero crocifisso,
e della sua madre, e del beato Francesco.
I.
Com’è per usanza, i poveri frati di Santo Francesco (i quali oggi, e per più tempo passato, perseguitati per la povertà di Cristo), abitanti nella Marca, mandarono qua a Firenze frate Michele e C. per soddisfare i fedeli da Firenze; e giunsoro qua a dì 26 di gennaio 1388. E la domenica dell’Ulivo, di quaresima, il detto frate Michele, avendo soddisfatto ciascuno de’ bisogni de l’anime nostre, e benedetto l’ulivo e dato e mandato a ciascuno, ebbe a dire che pensava che i poveri nollo astettassero, e che volentieri si partirebbe. Ma da l’altra parte considerando i dì santi che veniano della settimana santa, e il dì della santa Pasqua, a lui e a molti altri parve si dovesse muovere il dì dopo la Pasqua, cioè il lunedì mattina, dì 19 d’aprile, MCCCLXXXVIIII. E la mattina della Pasqua, comunicate molte persone, sì disse (essendo a l’altare, nella parte della confessione, con molte ammonizioni infine), come si partìa l’altra mattina, e che non vedea esso, per la parte sua, più a fare nulla, e che l’avessono per scusato, e perdonassogli sed egli avesse errato, che non sapea più: con molta umiltà e’ prese il commiato da ciascuno.
II.
Et il lunedì mattina, in sul dì, essendo per moversi, e già mosso con certi, cominciò a dire frate Michele, che non gli dava il cuore di potere andare. E dopo molte parole, noi la rimettemmo in lui; e diliberò la mattina di non muoversi, ma che arebbe ben caro d’abergare la sera fuori della città, per potere la seguente mattina fare una buona levata: e così deliberato e ordinato, ancora non si poté. Et in questo intervallo, che parve che dovesse essere pur così, certe figliuole di Giuda, che s’erano più volte schifate per l’adrieto, instigate dal diavolo, con più molta sollicitudine cercavano di confessarsi e di volere la salute della anima loro, ecc.; si diliberòe d’andarvi. Et essendo menato alle predette femine; cioè due pinzochere e tre donne vedove; andando per la via, il compagno C. gli disse: datemi alcuno modo di parlare con queste donne. E que’ rispuose: io dirò ciò che mi verrà a bocca, dì tu quello che Dio t’ispira. E giunto in casa loro, essendo incominciato a parlare, disse: io dico con l’apostolo Santo Paulo, che dice che ogni cosa che altri à a fare, ciò è né per aguri, né per osservanza di dì ecc.; ma nel nome di Iesu Cristo io incomincio a parlare, e proporrò a voi la parola del Santo Evangelio, che dice: guardatevi da’ falsi profeti ecc. E parlò loro molte cose della verità; e dando loro a vedere le innumerabili persecuzioni che seguitano a chi dirittamente in questo tempo vuole seguitare e osservare i comandamenti di Dio e della santa Chiesa, dicendo: non credete a noi, ma alle sante scritture, imperò che, se i santi non ci ingannano, questa è la verità. E quando ebbe molto favellato loro a terrore de’ pericoli di questi tempi, fue pregato, e dettogli: voi ci avete pronunciato le pene, diteci alcuna cosa del premio. E quegli non parea che potesse dire altro, se non cose da spaventarle, per vedere la loro fermezza; in tanto che, parendone molto spaventate, altro che due voleano venire alla confessione. Ma essendo pregato dicesse del conforto che ricevono coloro che seguitano la verità, detto quello che intorno a ciò bisogna, attese alle loro confessioni. Le quali con incredibile tradimento e diaboliche lusinghe, sotto ombra di grande caritade, gl’indussono a stare la sera, perché era restato due di loro a confessarsi; sì che rimagnendo, da poi che ebbono cenato, gli missero a parlare di Dio. Le quali, vogliendo mettere in esecuzione il loro tradimento, si studirono di tenergli a bada, perché fossono vinti dal sonno, insino valica mezza notte, acciò che poi dormendo, non s’avedessono delli loro andamenti.
III.
Fatta la mattina, quelle figliuole di Giuda, infingendosi che quelle due, ch’erano rimase a confessare quella notte, aveano avuta molta battaglia di mente, e poi dissono: come voi ci avete detto, queste non sono cose da pigliare per leggiere. E mostronno di volere dare indugio, affrettando la loro uscita di casa. Et addomandando con grande ipocresia che dovessero lasciare loro alcuno modo di vivere, et il santo rispuose loro: che voi osserviate i comandamenti di Dio ecc. In fine di tutte le loro ipocresie, una di loro, avendo guatato per uno sportellino dell’uscio, con grande busso aprì la porta.
IV.
E, usciti che furono fuori (che si cominciava a fare dì), uscirono, d’una casa dirimpetto, loro addosso molti berrovieri e mascalzoni; intra’ quali, ebbero a dire i frati corbi, che ve n’erano stati da 16 di loro, armati. E legando loro le mani, parte di loro intrarono a cercare la casa. Andandone presi con grande furore, fra’ Michele molto si sforzava di confor...
Table of contents
- Copertina
- STORIA DI FRA’ MICHELE MINORITA
- Indice
- Intro
- STORIA DI FRA’ MICHELE MINORITA