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Il filosofo tedesco Max Scheler (1874-1928) è stato, insieme a Husserl, uno dei maggiori esponenti della Fenomenologia. Questo libro approfondisce le seguenti tematiche scheleriane: La persona e l'etica, Filosofia morale come sociologia della conoscenza, Dallo spiritualismo all'esistenzialismo.
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Information
Topic
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Philosophy History & TheoryMAX SCHELER. L’ETERNITÀ DEI VALORI MORALI
Un profilo
Nato da Gottlieb Scheler, un possidente che aveva abbandonato col matrimonio il luteranesimo e da Sophie Fuerther, di religione israelita, Max Ferdinand Scheler (Monaco 1874 - Francoforte s. M. 1928) venne educato secondo la fede ebraica ma, all’età di quindici anni, si convertì al cattolicesimo e si fece battezzare. La conversione ebbe una importanza decisiva nella sua formazione sebbene, com’è noto, abbia poi deciso di abbandonare la fede cattolica nel 1900, riaderendovi con maggiore convinzione nel 1912: al punto che la cultura cattolica tedesca dell’epoca lo elesse quale suo più autorevole rappresentante, quindi se ne sia distaccato definitivamente in conseguenza della sua crisi religiosa iniziata nel 1922.
Il rapporto di Scheler con la Chiesa fu molto tormentato, l’alternanza di entusiasmo e ripudio per il cattolicesimo è in qualche modo lo specchio della sua evoluzione intellettuale e filosofica, contrassegnata da ripetuti ripensamenti, dovuti anche alla influenza alternativamente accettata e respinta dei pensatori a lui contemporanei. «György Lukács affermava che Max Scheler “è uno scrittore geniale, vivo, versatile, senza saldi convincimenti, molto incline a seguire le correnti di volta in volta dominanti”» 1. Hans Georg Gadamer, filosofo allievo di Heidegger, parla addirittura di un “vampirismo” speculativo nei confronti di Kant: «nel cuore di Kant, che tutto sommato era la sua filosofia morale, la sua dottrina dell’imperativo categorico e del sentimento del dovere, non rimase una sola goccia di sangue dopo che Scheler l’ebbe scelto come sua vittima» 2. Il giudizio appare eccessivamente impietoso, poiché non bisogna dimenticare che proprio grazie a questo atteggiamento Scheler ebbe le sue «più luminose intuizioni sulla vita morale dell’uomo, sulla indipendenza, sull’autonomia e sulla supremazia della sfera emozionale, affettiva e valutativa nei confronti della sfera cognitiva e rappresentativa della coscienza» 3.
Le principali opere di filosofia morale, qui oggetto privilegiato di indagine, di Max Scheler sono: Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori (pubblicata in due parti, nel 1913 e nel 1916, poi in unica edizione nello stesso 1916) e Essenza e forme della simpatia (prima edizione 1916). Alle quali è necessario accostare gli scritti morali minori: Il risentimento nella formazione delle morali moderne, Il senso della sofferenza, Morte e sopravvivenza, Amore e conoscenza, Pudore e senso del pudore, Il santo, il genio e l’eroe, Il fenomeno del tragico, Pentimento e rinascita. Come vedremo, l’analisi di Scheler raggiunge, in specie nelle prime due opere citate e pur muovendo (sovente confutandole) da teorie dei grandi filosofi suoi contemporanei, esiti di una originalità e di un’acutezza sconcertante.
I lavori fondamentali di Scheler sulla teoria della conoscenza sono: Fenomenologia e teoria della conoscenza, La dottrina dei tre stati, Idealismo- Realismo, Conoscenza e lavoro e gli abbozzi sotto il titolo di Dottrina della conoscenza e metafisica. Gli scritti principali di antropologia filosofica e di metafisica sono: Sull’idee dell’uomo, La posizione dell’uomo nel cosmo, La visione filosofica del mondo e gli inediti con il titolo di Antropologia filosofica. I testi fondamentali di filosofia della cultura e della società sono: Il Borghese, Il Borghese e le forze religiose, Il futuro del capitalismo, Socialismo marxista e socialismo profetico?, Lavoro e intuizione del mondo, Problemi di sociologia del sapere, Le forme del sapere e la cultura, L’uomo nell’epoca dell’integrazione.
Appassionato lettore di Nietzsche, studioso di Freud, ammiratore di Dilthey e di Simmel, Scheler subì fin dal principio l’influenza dell’esercizio intuitivo, avverso al procedimento sistematico, delle realtà apparentemente incostanti della vita spirituale dell’animo umano. In realtà, i suoi interessi spaziavano in tutto lo scibile: scienze, letteratura, storia, sociologia, etnologia, psicologia, antropologia. Anche l’eros e l’amore sessuale ebbero un posto di rilievo, considerando la sua (appurata) propensione alle relazioni amorose, anche extraconiugali.
I suoi esordi filosofici, influenzati dallo spiritualismo e dall’antipositivismo di Rudolf Eucken, lo vedono progressivamente insoddisfatto del neokantismo, al punto di allontanarsene risolutamente a seguito dell’incontro con Edmund Husserl. Questi però, da parte sua, non condivideva tutte le riflessioni di Scheler, in particolare respingeva la sua tendenza a una filosofia di ispirazione antropologica, che a suo giudizio era certo in contrasto con la “purezza” trascendentale della Fenomenologia, volta invece al disvelamento di una ragione e di una coscienza non solo “umane” ma “assolute”.
Dopo Edmund Husserl, Scheler strinse amicizia anche con Walther Rathenau: importanti il primo per l’apporto culturale e il secondo per quello ideologico-politico. Il suo impegno in quest’ultimo senso confluirà infatti nella elaborazione di una commistione fra cattolicesimo, nazionalismo e solidarismo cristiano-sociale, in previsione fra l’altro del tramonto del capitalismo. Ma i fatti gli diedero torto. Tuttavia, impressionano i contenuti, d’una lungimiranza sorprendente, di una delle sue ultime conferenze: L’uomo nell’epoca dell’integrazione (1927). Dove il filosofo anticipa quasi profeticamente l’integrazione delle ideologie in conflitto tra loro, la mescolanza delle diverse razze umane, il livellamento di ruoli tra uomo e donna, auspicando inoltre quella che oggi è la prevedibile “integrazione mondiale delle culture”, soprattutto di quelle «sapienziali asiatiche e della cultura euro occidentale fondata sulla scienza, sulla tecnica, sull’economia e sul lavoro» 4.
La persona e l’etica
La morale è un problema filosofico connesso e subordinato al problema metafisico e alla visione generale del mondo di ciascun singolo pensatore 5. I punti salienti della concezione scheleriana della realtà fanno capo tutti alla medesima origine: la Fenomenologia di Husserl, sulla quale vale la pena di soffermarsi brevemente.
Husserl, fondandosi sul concetto della “intenzionalità” della coscienza, afferma che quest’ultima è sempre coscienza di “qualcosa”, vale a dire: non esiste forma di esplicazione della coscienza senza che si abbia, contemporaneamente, la presenza alla coscienza stessa di una rappresentazione, di un fenomeno. Non ha rilevanza il fatto che l’oggetto esista in sé, è necessario solo che esista un oggetto presente alla coscienza e che questa lo intenda e vi si riferisca, in altri termini ch...
Table of contents
- Copertina
- MAX SCHELER
- Indice
- Intro
- MAX SCHELER. L’ETERNITÀ DEI VALORI MORALI
- Note
- Traduzioni italiane delle opere di Max Scheler
- Altri testi consultati
- Ringraziamenti