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A diversi anni di distanza dalla sua prima pubblicazione su Contardo d'Este (1216-1249), Gianna Vancini (1941-2016) ripropone ora in questo libro la biografia dedicata all'unico santo della dinastia Estense arricchita di ulteriori approfondimenti. L'autrice, accreditata come "scopritrice" e maggiore studioso dell'affascinante figura di San Contardo, racconta con mano lieve e acume esaustivo il percorso esistenziale e spirituale del nobile ferrarese divenuto patrono di Broni (PV), in occasione della ricorrenza degli 800 anni dalla sua nascita. (Riccardo Roversi)
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Historia del mundoPRIMA DEL 1598 GLI ESTENSI DI FERRARA SCORDARONO LâANTENATO CONTARDO?
Per dare risposta a questo interrogativo, mi sono avvalsa inizialmente di un passo del Frizzi su cui fanno leva Bascapè e Baldi-Orsi, ma che è messo in dubbio da Chiappini: passo relativo al marchese Nicolò III, il primo dei quattro principi Estensi di Ferrara di cui tratterò.
Giacomo Bascapè nel libro San Contardo pellegrino, protettore di Broni (1946), nel secondo capitolo, dove analizza âLa questione della famigliaâ, afferma: âDel resto non è esatto che gli Estensi avessero del tutto scordato San Contardoâ 1. Per provare ciò il Bascapè ricorda che il marchese Nicolò dâEste, a detta del Frizzi, aveva deciso di dedicare a âSan Gottardoâ la chiesa di Santa Maria degli Angeli (iniziata nel 1437) âperchĂŠ pativa egli di gotta e credeva col volgo che portasse allusione a quel male il nome di un tal santo, riferito da alcuni nella famiglia dâEste e nominato anche Contardoâ 2. La notizia del Frizzi, tratta dagli Annales Estenses dice che Nicolò III, prima del completamento, volle dedicare la chiesa âad honorem beati Gotardiâ, ma successivamente, ottenuta per essa una grande indulgenza (che non è possibile precisare), variò lâintitolazione della chiesa che sentiva tutta sua. (Ă utile ricordare che i nomi Gotardus e Contardus, spesso usati indifferentemente, sembrano derivare dal nome della famiglia materna del Santo, i Gontardi, che abitavano a Ferrara nelle vicinanze dellâantica chiesa di S. Clemente, del X secolo).
Ă proprio lâosservazione del Frizzi (relazione del nome con la malattia e lâidentitĂ del âBeatus Gotardusâ) che nel saggio RealtĂ e leggenda di S. Contardo Luciano Chiappini mette in dubbio, definendo la citazione dello storico ferrarese Frizzi âAd honorem beati Gotardiâ (tratta dagli Annales Estenses di Fraâ Giovanni Minorita, che si limitò solo a narrare il fatto) âcommento [âŚ] tutto del Frizzi [âŚ] e tuttâaltro che giustificato, perchĂŠ Contardo di solito non è invocato in casi di podagra e qui potrebbe trattarsi del S. Gottardo tedescoâ 3. Il riferimento del Chiappini è al Santo festeggiato il 5 maggio, venerato a Bagnolo Po, paese ora in provincia e diocesi di Rovigo, ma fino al 1819 appartenente alla diocesi di Ferrara. Si tratta di San Gottardo, divenuto vescovo di Hildesheim dietro richiesta dellâimperatore Enrico II. Nacque nel 960 e morĂŹ dopo breve malattia nel 1038. I patronati che gli vengono attribuiti sono contro la febbre, la podagra, lâidropisia, le malattie dei bambini, le doglie del parto, nonchĂŠ contro la grandine.
Circa il passo del Frizzi su S. Contardo, Angelo Bargellesi Severi in Una tomba per dieci Estensi accoglie la tesi del Chiappini, ma nello stesso saggio il Bargellesi fa unâaffermazione che non lascia dubbi sullâautorevolezza del Frizzi; affermazione che mi piace registrare perchĂŠ ci spinge a condividere la notizia sulla dedicazione a S. Contardo di S. Maria degli Angeli.
Dice il Bargellesi: â⌠il nostro storico principe, il Frizzi, che sia detto una volta per tutte, è ben difficile cogliere in falloâ 4.
Tornando al passo dubitativo del Chiappini, âContardo di solito non è invocato in casi di podagraâ, mi piace sottolineare che S. Contardo fu intercessore in casi documentati di gotta o podagra, nonchĂŠ di altre malattie: ciò avvalora, a parer mio, lâaffermazione del Frizzi.
Se si leggono le pagine del codice bronese relative ai miracoli e ai patronati del Santo ne consegue che Egli è un grande taumaturgo, la cui potenza sovrannaturale non è limitata ad un unico tipo di guarigione, ma riguarda varie specie di malattie (idropisia, paralisi delle gambe, deformità congenita, come si legge nei capitoli XII, XIII e XIV del codice). La conferma ci viene anche dagli Acta Sanctorum, in cui si documentano i miracoli di S. Contardo avvenuti in epoca posteriore al codice del Crosnis.
Negli Acta si parla di guarigioni di malattie diversissime tra loro ed anche di due casi di podagra, avvenuti nel 1620 e nel 1627: il primo riguardò P. Gio. Maria Arrighi da Soncino, inquisitore di Parma dellâOrdine dei Predicatori; il secondo è relativo allâinquisitore P. Eliseo Masini da Bologna. Le due guarigioni da gotta o podagra sono citate anche da I. Ciarlini nella sua Vita et historia di S. Contardo: il primo miracolo risulta rogato; del secondo si ha invece testimonianza scritta 5. Anche nelle lezioni dellâ Ufficio particolare del Santo, approvate dalla Sacra Congregazione dei Riti - come ci informa Giovan Battista Maggi -, lungo è il catalogo dei miracoli ottenuti per intercessione di S. Contardo, e fra essi sono citati casi di podagra: â⌠questi istessi miracoli si ripetono ogni anno a sollievo di tanti che presi da dolori colici, o di capo, da podagra, da febbri petecchiali e da intermittenti, al medesimo Santo fanno ricorso per la graziaâŚâ 6.
Il caso di podagra o gotta di Nicolò dâEste citato dal Frizzi (non estraneo perciò ai patronati del taumaturgo Santo pellegrino), a cui si legherebbe anche la volontĂ di Nicolò dâEste di dedicare a S. Contardo la chiesa di S. Maria degli Angeli, è una ipotesi a mio avviso accettabile e, al tempo stesso, la possibile conferma dellâinteresse che il gottoso Marchese dâEste rivolse allâantenato Contardo.
Lâimportante chiesa ferrarese di Santa Maria degli Angeli, ora demolita, che il Marchese avrebbe voluto dedicare a S. Contardo fu anche mausoleo estense in cui Nicolò III, proprio Nicolò III, primo fra gli Este, volle essere sepolto ânudo e senza alcuna pompa, in un avello terragno a piè dellâaltar maggioreâ - come tramanda il cronista del Diario Ferrarese. La chiesa degli Angeli era certamente nel cuore degli Estensi se il primo duca di Ferrara, Borso, figlio di Nicolò, nel 1461, come recita un antico manoscritto âfece lastricare la strada degli Angelli, a suo tempo fuori della CittĂ , e lĂŹ fece piantare da ogni banda delle PioppeâŚâ 7. Anche il duca Ercole I, che pure venne sepolto in S. Maria degli Angeli, non solo fece donazioni alla chiesa, ma la arricchĂŹ con opere dâarte di valenti artisti, come testimoniano numerosi documenti dâarchivio 8. Tra lâaltro, a moâ del padre Nicolò III e dellâantenato Contardo, nel 1487 anche Ercole I si avviò in pellegrinaggio verso Compostela, ma lâitinerario fu interrotto a Milano per volere di papa Innocenzo VIII che lo assolse dal voto in cambio di un viaggio a Roma 9. Circa lâinteresse di Ercole I per S. Contardo sappiamo che il Duca affidò allo storico ed archivista di corte, Pellegrino Prisciani, ricerche sul Santo, le quali non dettero risultati.
Ritengo utile ora approfondire il tema del pellegrinaggio medievale, e in particolare a Santiago, perchĂŠ quella meta accomuna a S. Contardo il marchese Nicolò III e il duca Ercole I, come accennato. Se immaginiamo irrealizzato il desiderio di Contardo di recarsi in Terra Santa, forse nel 1241 o nel 1249, si ricordi che nel 1244 câera stata la caduta della Palestina sotto i mussulmani -, certa fu la vocazione del Santo a farsi pellegrino per recarsi in Galizia, come confermano lâarrivo e morte a Broni e il codice del Crosnis.
Broni sorgeva sulla famosa via Francigena su cui si incrociavano due diverse e contrapposte correnti di pellegrinaggio verso i santuari di Roma e Compostela. Ă utile ricordare che il pellegrinaggio medievale fu un fenomeno religioso, ma anche culturale che favorĂŹ scambi e creò edifici religiosi e strutture di servizio per i pellegrini, come ne è prova lâesistenza di tantissimi âospedali e ospiziâ vicino alle chiese. Fin dal X-XI secolo la diffusione degli âospedali e ospiziâ sulla grande via dei pellegrini e viaggiatori, e sugli innumerevoli cammini minori, spiega come la chiesa ed i laici testimoniassero attenzione allâassistenza del âviatorâ: gli ospedali servivano per unâospitalitĂ generica, basata sulla caritĂ ; gli ospizi invece erano osterie, alberghi a pagamento 10.
Abituale, lungo la via Francigena era perciò lâincontro con pellegrini diretti a Santiago o a Roma che indossavano una specie di divisa che li identificava: bordone, zucchetta, bisaccia, petaso, mantello, alti calzari. Erano oggetti indispensabili, ma anche legati ad un complesso simbolismo religioso e distintivo: la âconchigliaâ era il segno dei pellegrini diretti a Santiago, la âveronicaâ dei romei diretti a Roma e la âpalmaâ di coloro che si recavano a Gerusalemme. Il pellegrinaggio, fenomeno molto intenso in quel territorio, veniva compiuto per svariati motivi: accanto allo scopo devozionale o allâattesa di grazie o miracoli, poteva esserci il pellegrinaggio di espiazione da parte del condannato a fine pena o anche una âpenitenza tariffataâ, cioè il pellegrinaggio su commissione per intercedere o ringraziare per una conquista politica o altri motivi. Nel âpellegrinaggio sostitutivoâ ciò che contava era la finalitĂ da compiere e non la persona che lo compiva ed il sentimento con cui lo realizzava. La via Francigena era cosĂŹ percorsa da molte persone non motivate dalla fede, come i pellegrini professionisti che erano pagati secondo un preciso tariffario; era percorsa da mercanti, viandanti ordinari e briganti, ma la Francigena era anche un tramite di cultura e di attivitĂ commerciali.
Broni, sulla via Francigena, fu tappa per Contardo diretto a Compostela perchĂŠ il percorso quotidiano, come per ogni pellegrino sottoposto ai disagi del viaggio, ai digiuni e a pericoli vari, si arrestava spesso. Lo spostamento a piedi, in caso ottimale, comportava la possibilitĂ di percorrere dai 16 ai 35 chilometri al giorno, con una media di 20.
Lasciata Ferrara, come suggerisce il Ciarlini, dopo aver toccato le localitĂ di Sermide, Quistello, Guastalla, Soragna e Piacenza (importante crocevia di strade giĂ dallâAlto Medioevo), Contardo giunse a Broni con lâintento di proseguire per Genova, dove imbarcarsi. Gli studi recenti sui pellegrinaggi medievali verso Compostela parlano di imbarco dei pellegrini o a Luni (il cui porto fluviale è documentato a partire dalla prima metĂ del secolo XIII) o a La Spezia o a Porto Venere, per seguire un tragitto via mare fino alla Provenza.
Va ricordato che se innumerevoli erano i pericoli terrestri per il viator, anche il pellegrinaggio via mare comportava non pochi pericoli legati alla navigazione. Ă da credere che Contardo puntasse verso Genova, dato il suo arrivo a Broni, e che Broni lo attraesse poteva originare dal fatto che lâantenato Alberto Azzo II (996 ca. - 1097), capostipite degli Estensi, conte della Lunigiana e di Milano e signore di Este (dove fissò la sua dimora dal 1073) e Rovigo, possedette vari castelli proprio nellâOltrepò, nelle vicinanze di Broni. Ă documentato infatti che giĂ nel 1029 certo Gerardo Diacono vendette âCastella e Terraâ ad Ugo Marchese (dâEste), figlio del marchese Oberto II, conte di Luni, attivo nella prima metĂ del secolo XI. Si tratta di MontĂš de Gabbi (dal 1886 denominato Canneto Pavese), di Rocca di Oramala, del Castello di Montalino, di Vicoalone (ora Vigalone) e di altre localitĂ . In definitiva si parla di possesso di tutta la Valle Versa da parte di âun ramo della famiglia Estenseâ, essendo il marchese Ugo fratello di Alberto Azzo I dâEste (conte di Luni, Tortona, Genova e Milano), padre di Alberto Azzo II 11.
Anche Pontremoli, nella Lunigiana, (importante posizione di transito sulla strada della Cisa, porta dellâAppennino nelle lotte connesse al dominio del valico) fu concessa dallâimperatore Enrico IV a Ugo e Folco dâEste, figli di Alberto Azzo II e Gersenda del Maine. E il dominio feudale estense in quella localitĂ cessò solo quando Pontremoli si organizzò in libero Comune, nel momento in cui il Vescovo aveva assunto poteri sempre piĂš forti e contemporaneamente avanzava il processo fisiologico di frantumazione del potere feudale minore per la moltiplicazione dei suoi membri: uomini rissosi, violenti e prevaricatori che si comportavano spesso come briganti. Sono quelli gli anni in cui gli Estensi si ritirano dalla Lunigiana e dallâOltrepò per Este prima e per puntare poi al possesso di Ferrara, ambita cittĂ sul fiume Po.
Che gli Estensi nel XI secolo possedessero âcastella e terreâ nellâOltrepò è confermato dal Campi 12, dal Boselli 13, dal Muratori 14 che, inoltre, in AntichitĂ Estensi dove parla della presenza in Broni del marchese Alberto Azzo II nel 1047 in occasione di un Giudizio per una controversia tra i Vescovi di Piacenza e Bobbio, cosĂŹ si esprime: âPer maggiormente confermare lâinsigne privilegio conceduto nel 1077 da Arrigo IV ad Ugo e Folco figlioli del famoso nostro Marchese Alberto Azzo II (dâEste) e insieme la divisione enunziata nella pace Lunense ho riserbato lâaddurre qui altre prove del dominio anticamente goduto verso Piacenza e nella Lunigiana anche dalla linea deâ Marchesi dâEste. E primieramente noi troviamo in Bronna, ossia in Broni, terra situata tra Pavia e Piacenza, il nostro Marchese Azzo II, il quale interviene unitamente con Anselmo Marchese ed altri ad un solenne giudizio tenuto nellâanno 1047 da Rinaldo Messo, o vogliam dire Legato dellâImperadore, per una lite vertente fra il Vescovo di Piacenza e quello di Bobbio⌠Ne esiste (dello strumento) lâoriginale nellâArchivio della Cattedral di Piacenzaâ 15.
Il giovane Contardo voleva recarsi in Galizia per devozione verso Dio e verso il santo Apostolo Giacomo, che una secolare tradizione cultuale venerava nella nativa Ferrara. PiĂš tardi nel tempo, sarĂ probabilmente la stessa venerazione per lâApostolo Giacomo a spingere a Compostela altri illustri personaggi di casa dâEste o a onorare lâApostolo in altro modo.
Il 4 aprile 1386 Nicolò II dâEste fondò in duomo la cappella di San Giacomo di Galizia; nellâagosto del 1389 il referendario di Alberto dâEste, Francesco de Taiapetris riedificava e faceva dipingere la cappella di San Giacomo nella basilica di San Francesco; il 13 marzo 1393 sarĂ lo stesso marchese Alberto dâEste a far erigere in San Francesco, su disegno di Bartolino da Novara, una cappella dedicata alla Vergine gloriosa e a San Giacomo di Galizia, per la quale otterrĂ grandi indulgenze da papa Bonifacio IX.
Il vero sepolcro di S. Giacomo Maggiore, apostolo martire, fu scoperto pare solo nel secolo XI e da allora ebbe inizio quel pellegrinaggio verso Compostela che, insieme a Roma, alla Terra Santa, a Monte SantâAngelo nel Gargano, a San Michele di Susa, a Mont Saint Michel in Francia, a Canterbury in Inghilterra, a Loreto, rappresentò una delle mete piĂš frequentate dai pellegrini medievali. Fu soltanto dopo la scoperta del sepolcro di S. Giacomo che il Santo Apostolo, dapprima raffigurato anziano e con barba fluente, venne iconograficamente rappresentato in vesti di pellegrino con bisaccia, bordone, rocchetto, cappello ornato da conchiglie.
Veniamo ora al forte culto di San Giacomo nel ferrarese e in casa dâEste che può spiegare la scelta di Contardo per Compostela. GiĂ molto prima dellâetĂ di Contardo, nella trama urbanistica medievale di Ferrara, esisteva e tuttora esiste la chiesa di âS. Giacomo di cittĂ â presente fin dal X secolo (ora in via Carbone), dove la tradizione vuole si svolgesse la cerimonia di aggregazione allâOrdine Equestre di S. Giacomo di Compostela ed i nobili, che stavano per riceverne le insegne ed essere armati cavalieri, vi trascorrevano la notte precedente la vestizione, compiendo la âVeglia dâArmiâ. Si dĂ il caso che la chiesa di âS. Giacomo di cittĂ â sorgesse vicinissima alla chiesa di S. Clemente, nellâarea in cui vivevano i Gontardi, famiglia materna del Santo.
Secolare era la devozione a S. Giacomo o Jacopo nella cittĂ di Ferrara. Nellâambito dellâantichissima chiesa di S. Paolo, che fu parrocchia della famiglia dâEste, al Santo di Compostela era dedicato un oratorio giĂ nel 1317, che poi diverrĂ il Capitolo conventuale. PiĂš tardi anche il famoso carmelitano Gian Maria Verrati (1490-1563) - grande teologo, filosofo ed eloquente oratore - fece erigere nel suo convento ferrarese di S. Paolo una cappella in onore di S. Giacomo.
Circa il culto di S. Giacomo a Ferrara, mi piace ricordare anche che da sempre uno dei borghi cittadini è dedicato a S. Giacomo, a memoria della chiesa di âS. Giacomo oltre Po o del borgoâ, che venne demolita per far posto alla Fortezza pontificia nel periodo della dominazione dei Cardinali Legati; mi piace pure ricordare che una moderna chiesa di S. Giacomo è stata costruita nel secondo dopoguerra nello stesso borgo della precedente alla destra del Po di Volano, in via Arginone. Inoltre non meno viva fu ed è la devozione al santo Apostolo nel forese: câè un paese nella provincia di Ferrara che si chiama Masi S. Giacomo, e ci sono localitĂ in cui il Santo è patrono o compatrono (Argenta, Marrara, Porotto, Vaccolino, Casaglia, Ostellato, Ravalle, Fossadalbero, ecc.), dove le Sagre patronali ne rinnovano il culto popolare plurisecolare. Dalle visite episcopali quattrocentesche del Beato Giovanni Tavelli da Tossignano apprendiamo dellâesistenza del culto di S. Giacomo in chiese dellâantica diocesi, non piĂš esistenti, a Rotadola e Longula, nonchĂŠ dellâospedale di S. Giacomo in Villa Rotundulo.
Tornando al marchese Nicolò III, per parlare dei suoi pellegrinaggi, veniamo a sapere dal Muratori che egli si recò a Compostela nel 1414: âNel medesimo anno 1414 non so se per voto giĂ fatto, o pure per ispontanea divozione, il Marchese Nicolò intraprese addĂŹ 19 Giugno il viaggio a S. Jacopo di Galiziaâ 16.
Quel pellegrinaggio è citato pur con svarioni storici che confuteremo anche in un manoscritto anonimo del XVII secolo dove si parla della partenza del Marchese per S. Antonio di Vienna (nel Delfinato) e per S. Giacomo di Galizia, e si dice che nel ritorno, a Mont-Saint-Michel, altra tappa sacrale del percorso -, Nicolò dâEste fu fatto prigioniero dal castellano che voleva taglieggiarlo e fu liberato dal âRe Santoâ, che fece poi spianare il castello e tagliare la testa al castellano. Fu sempre in occasione di quel viaggio continua in errore il cronista Anonimo che, allâandata, il Marchese dâEste visitò il Re di Francia da cui ricevette âtre gigli dâoroâ, che egli aggiunse alla sua Arma 17.
In veritĂ durante il pellegrinaggio del 1414 il Marchese dâEste incontrò Carlo VI (1380-1422) ma fu poi il suo successore, il figlio Carlo VII (1422-61) colui che nel 1431 concesse a Nicolò III il privilegio di aggiungere al proprio stemma i tre fiordalisi, in campo azzurro, appartenenti alla corona francese. Si sa inoltre che nellâanno precedente, il 6 aprile 1413, Nicolò III si era recato a Gerusalemme in pellegrinaggio 18. Imbarcatosi a Francolino con una cinquantina di illustri personaggi, il Marchese giunse a Venezia il giorno dopo. Ripartito su una galea il 15 aprile, navigò lungo il litorale dalmata fino a Pola, dove fu accolto dal governatore Grimani e da grandi festeggiamenti.
Si sa pure che nel 1434 questo singolare personaggio, feroce e pio ad un tempo, si recò per la seconda volta a S. Antonio di Vienna e a S. Giacomo in Galizia 19. E quelli di Nicolò III sono solo i primi di una serie di pellegrinaggi estensi: Meliaduce, figlio di Nicolò, nel 1441 si recò a Gerusalemme via mare - si imbarcò a Ficarolo per Venezia; Ercole I si portò a Loreto, a S. Nicola di Bari e a Santa Maria delle Tremiti; Ercole II si recò a Roma mentre lâultimo duca di Ferrara, Alfonso II, peregrinò a Loreto ed Assisi. Al di lĂ della devozione piĂš o meno profonda dei singoli, negli Estensi, attraverso i pellegrinaggi, câera anche una evidente ricerca di immagine. Tuttavia gli Estensi posero sempre molto impegno a proteggere i pellegrini che transitavano nelle terre di loro giurisdizione.
Circa il culto di S. Giacomo non va dimenticato che esso era diffusissimo ovunque sulle vie dei pellegrini; cosĂŹ era anche nel territorio ferrarese quando Ferrara era attraversata dal Po e gli âhospitaliaâ erano disposti lungo i percorsi del fiume e dei suoi defluenti, perchĂŠ destinati per lo piĂš allâassistenza dei poveri viandanti e pellegrini, in unâarea in cui il traffico avveniva quasi del tutto per via fluviale. Utile sullâargomento sarebbe approfondire il valore che alla parola âpoveroâ veniva dato nel Medioevo, nonchĂŠ approfondire la realtĂ del âpellegrino medievaleâ non sempre povero per condizione sociale ed economica 20.
Ă doveroso richiamare lâAbbazia di Mont Saint Michel per una curiositĂ legata allâimmagine della âconchigliaâ che è sempre presente nellâiconografia di S. Contardo, che trae spunto dal bulino secentesco del pittore piacentino Giorgio Giorgi (1626-27). Nel 1469 Luigi XI, riconoscente della soggezione alla corona francese del prestigioso monastero, meta di continui pellegrinaggi, fonda con un editto reale lâOrdine Cavalleresco Militare di San Michele, evento questo che si legherĂ ad alcuni personaggi di casa dâEste, e nel simbolo distintivo del collare, si lega alla conchiglia dei pellegrini diretti a Compostela.
Il collare dellâOrdine, formato da conchiglie dâoro, porta lâeffigie dellâArcangelo San Michele ed il motto âimmensi tremor oceaniâ. Ă interessante ricordare che di quellâOrdine fu insignito il duca Alfonso I dâEste nel 1502, come si vede nel noto ritratto conservato nella Galleria Estense di Modena: fu Luigi XII che con tale onorificenza gratificò Alfonso I per la collaborazione alle campagne dâItalia. Il collare dellâOrdine di San Michele appare anche sulla lastra tombale di Ercole II nel coro de...
Table of contents
- Copertina
- SAN CONTARDO DâESTE
- Indice
- Intro
- NOTA INTRODUTTIVA
- CONTARDO DâESTE, SANTO PELLEGRINO, PATRONO DI BRONI
- Note
- CULTO SECOLARE DI SAN CONTARDO
- Note
- 1904: ANNO SPECIALE NELLA STORIA CULTUALE DI S. CONTARDO DâESTE
- Note
- PRIMA DEL 1598 GLI ESTENSI DI FERRARA SCORDARONO LâANTENATO CONTARDO?
- Note
- QUALI LE CAUSE DEL SILENZIO SU CONTARDO DâESTE NELLE CRONACHE CONTEMPORANEE E NEI DOCUMENTI FERRARESI?
- Note
- ICONOGRAFIA DI SAN CONTARDO: UNA CHIESA âESTENSEâ A FIRENZE
- Note
- TRILOGIA ESTENSE IN UN QUADRO CONSERVATO A FINALE EMILIA
- TRILOGIA ESTENSE NELLâALTARE MAGGIORE DELLA CHIESA DI SAN VINCENZO DI MODENA
- Note
- DUE LAPIDI INNEGGIANTI A S. CONTARDO AD ALTOĂ DI PODENZANO
- Note
- UN âPELLEGRINO IGNOTOâ IN UNA TELA DEL DUOMO DI FERRARA
- Note
- LA CHIESA FERRARESE E SAN CONTARDO DâESTE
- Note
- BIBLIOGRAFIA
- Ringraziamenti