La città sottomarina
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La città sottomarina

Romanzo fantasy illustrato

Renzo Chiosso

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La città sottomarina

Romanzo fantasy illustrato

Renzo Chiosso

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Renzo Chiosso scrisse questo romanzo di proto-fantascienza nel 1940. Vi si narra la vicenda di un giovane servo che, durante la rivoluzione francese, salva dal patibolo la padrona della quale è innamorato. Le sue successive avventure, che lo portano in Borneo e in Nuova Guinea, si intrecciano con la contemporanea ricerca del proprietario della tre alberi "Secura", deciso ad andare a fondo su un racconto di avvistamento di sirene. Scopriranno una città sottomarina… In questa edizione il testo è stato interamente controllato e prudentemente revisionato.

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Information

ALLA RICERCA DELLE SIRENE


ESISTE UN UOMO CHE HA VISTO DELLE SIRENE!

— Ma taci dunque, Giuliano!... Dopo aver girato in su e in giù, da Oriente ad Occidente, tutti i punti di questa palla che si chiama globo terracqueo; dopo di aver conosciuti ed affrontati tutti i pericoli che può presentare una vita avventurosa di oltre trent’anni; dopo di aver conosciuto, quasi per esperienza, in quante maniere la Morte può venire a ghermire un essere umano; si dovrebbe logicamente dedurre che del buon senso e dell’esperienza non te ne dovrebbero mancare. Invece no!... Ecco che tu vieni fuori con una panzana, la quale, tra le altre cose, non ha nemmeno il pregio della novità, perché è vecchia quanto il mondo e sfatata in modo tale che nemmeno i bimbucci dell’asilo la possono bere.
— Ebbene, marinaio, è inutile che tu ti scalmani tanto, cercando di dimostrarmi che il timone non governa più nella mia goletta. Io invece ragiono e ti assicuro che...
— Taci là, vecchio mio, tu appartieni alla categoria di quei marinai che mi facevano tremare con le loro storie, raccontate durante le interminabili bonacce della zona tropicale. Vi fu un tempo in cui vi ho creduto anch’io.
— E tu le chiami storie, Menico?
— Già, per esempio, la campana che, in alto mare, manda lugubri squilli per annunciare che qualcuno a bordo sta per morire.
— E se tu la sentissi nella notte scura quella campana! che faresti, marinaio?...
— Bestia!... correrei ad avvisare il capitano di stare all’erta, poiché quella campana è stata messa sopra una botte galleggiante dietro ordine dell’Ammiragliato, allo scopo di avvertire le navi di grosso tonnellaggio che i paraggi sono pericolosi a causa di qualche scogliera subacquea.
— Sempre così voi altri increduli!... Trovate spiegazione a tutto con sorprendente facilità!...
— Oppure, per citarti un altro esempio, la processione marina dei cadaveri o la fiaccolata dei defunti in alto mare...
— Ma tu non l’hai vista come l’ho veduta io!...
— Non è vero! l’ho veduta ed ho anche toccato con mano...
— Che cosa?...
— I tuoi cadaveri che a te hanno messo in corpo tanto spavento.
— E tu non hai provato spavento?...
— Niente affatto!... ho provato ribrezzo!...
— Soltanto?!...
— Precisamente; poiché mi sono subito convinto di che si trattava.
— E di che si trattava allora? Di una cosa naturalissima?
— Hai detto il vero, mio vecchio capodoglio: di una cosa naturalissima.
— Questa poi è...
— Questa poi è simile a tutte le altre tue sciocchezze... Infatti, avvicinatomi con una scialuppa alla fantastica fiaccolata, ho trovato che essa si componeva di un centinaio di fiammelle accese entro ciotole di terra, alimentate da olio di cocco...
— Soltanto?...
— No; vi era qualcosa di più. Tali ciotole ardenti erano posate sopra delle rudimentali zattere fabbricate con bambù intrecciato e sopra ognuna di quelle zattere vi era steso un cadavere...
— Ah?!... vi era steso un... ca... da... ve... re?... E tu trovi naturale?
— Naturalissimo, poiché sapevo benissimo che la nostra nave capeggiava a poche miglia dalle foci del Gange, nel Golfo del Bengala.
— E che vuol dir ciò?
— Vuol dire che gl’Indù affidano alla corrente del fiume Gange, che essi ritengono sacro, i corpi dei loro defunti; e li collocano, per questo, sopra le su descritte lettighe di bambù, sulle quali pongono, fra l’altro, una specie di lampada accesa...
— E quei morti come si sono potuti trovare, circa un centinaio, in alto mare, se non si fossero dato un appuntamento, un macabro convegno?
— Taci là, bietolone! In qualche villaggio, posto sulle rive del Gange, avrà infierita qualche terribile moria, cosa di tutti i giorni nella bella ed opulenta India. Per tale ragione, in un colpo solo, un centinaio di cadaveri vennero pietosamente composti dai loro cari sulla zattera di bambù ed abbandonati alla corrente del biondo Gange, la quale li ha trasportati a qualche miglio di distanza dalla sua foce.
— La spiegazione è ingegnosa... E non t’ha fatto niente, marinaio, tutta quella congrega di morti?
— I morti sono morti, vecchio pescecane, e non fanno più male a nessuno. Sono i vivi che molte volte commettono canagliate e cercano di recare danno ai loro consimili...
— Sarà come tu vuoi, marinaio, ma io ho paura dei morti...
— Ed hai torto, vecchio mio: meriteresti che essi venissero stanotte a tirarti per le gambe, mentre dormi nella tua cuccetta, per insegnarti ad avere un’opinione un po’ più giusta intorno all’onestà dei loro intendimenti.
— Misericordia!
— Non c’è misericordia che tenga!... Così, sono da buttare a mare tutte le tue leggende stupide di vascelli naviganti nelle nubi.
— Li ho visti coi miei occhi!...
— È un effetto di miraggio, un fenomeno fisico: niente altro!
— Che bestia è mai il miraggio?
— Il miraggio non è una bestia: la bestia sei tu, che non fai che pronunciare delle bestialità...
— Che cos’è dunque?...
— Devi sapere che noi vediamo gli oggetti perché i raggi da essi riflessi vengono a colpire la nostra retina oculare. I raggi si propagano sempre in linea retta, ma alle volte succede che, incontrando un corpo o più denso o più rarefatto da attraversare, deviano nella loro traiettoria, così che si rendono visibili anche dietro un ostacolo... Tu sai che, a causa della rotondità della terra, la nostra visuale non abbraccia se non uno stretto circolo d’orizzonte, i raggi non arrivando ai nostri occhi che in linea retta.
Ma incontrando un corpo più denso o meno denso da attraversare, il raggio rettilineo si spezza, e si possono quindi scorgere degli oggetti posti molto indietro la linea di orizzonte.
Inoltre nelle zone caldissime, alle volte, gli strati superiori dell’aria, per cause diverse, funzionano da specchio, rimandando ai nostri occhi dei raggi riflessi arrivati sino ad essi, o in linea retta o in linea rifratta.
Così dei vascelli naviganti sulla superficie del mare, vengono riflessi anche a centinaia di chilometri nelle nubi del cielo, funzionanti da specchio...
Ecco i tuoi vascelli fantasma, caro mio.
— Hai proprio ragione. È inutile che io stia a discutere con te, che parli meglio del mio capitano...
Dunque togliti dalla testa che possano esistere al mondo delle Sirene e quindi che vi possa esistere chi abbia veduto una Sirena!...
— Che?!... che?!... si parla dunque di Sirene qui? – esclamò in quel momento una voce, dietro alle spalle dei due marinai.
Facciamo un po’ la conoscenza con questi due marinai. L’uno è un vecchio lupo di mare sulla cinquantina, il quale, come abbiamo inteso, risponde al nome di Giuliano. Egli mostra di essere, nonostante le molteplici primavere che gli pesano sulle spalle, un uomo di una forza formidabile: un vero Ercole in tutto il significato della parola. La sua epidermide, rosa dalle salsedini di tutti gli Oceani di questo mondo, ha la tinta del bronzo appannato, ma nei suoi occhi rifulge un raggio di bontà, di lealtà, di generosità, che lo rende quanto mai simpatico.
L’altro marinaio è un tipo mingherlino, ma tutto nervi e muscoli che, se non formidabili, devono avere la resistenza dell’acciaio. Ma nella sua faccia riluce un aspetto di bontà e di generosità.
Della terza persona, dobbiamo fare una conoscenza più particolareggiata perché essa ha gran parte nel nostro romanzo.
È questi un uomo sulla trentina, aitante, dai tratti fini ed energici nello stesso tempo. Un buon fisionomista avrebbe subito sentenziato essere colui il discendente di qualche famiglia d’antichissima nobiltà. Infatti il suo nome non è dei più comuni, rispondendo cioè a quello di Arturo dei principi di Montefiore, nobiltà risalente ai tempi di Arrigo VIII di Germania.
La nave su cui si trovano i tre individui è un tre alberi di forme snelle, capace di filare con la maggiore velocità, ma altresì corazzato nei fianchi ed attrezzato così robustamente da poter sfidare le furie del mare durante un lungo periodo di navigazione. Si chiama « Secura
I due marinai si erano alzati, udendo la voce del principe di Montefiore ed avevano esclamato: — Il padrone!...
Infatti la « Secura» era stata comperata ed equipaggiata tre mesi prima dal nobiluomo, il quale aveva deciso di intraprendere una lunghissima crociera attraverso tutti i mari del mondo, a scopo di divertimento e di istruzione nel tempo stesso.
Arturo di Montefiore fece famigliarmente segno con la mano ai due marinai di rimettersi a sedere e traendo dalla tasca una busta di cuoio, la porse affabilmente a Menico ed a Giuliano, dicendo loro: — Dunque... dunque... innanzi tutto prendete un sigaro, accendetelo e fumate con me. Dopo raccontatemi un poco la vostra grave divergenza. Ci sono dunque delle Sirene a bordo?
Abbiamo inteso il marinaio Menico confutare le teorie superstiziose di Giuliano e dobbiamo esserci accorti che il giovane uomo di mare non doveva essere un ignorante.
Infatti la passione di Menico erano i libri. Tutto il tempo libero che gli rimaneva, dopo aver compiuto i suoi doveri di marinaio, egli lo trascorreva leggendo e studiando assiduamente. Poiché l’ideale di Menico era quello di riuscire un giorno ad ottenere la patente di capitano.
Non ci meraviglieremo quindi se egli rispose argutamente al principe di Montefiore.
— Padrone, nessuna di quelle creature, sognate negli antichissimi tempi da qualche poeta, è venuta a ronzare intorno alla « Secura». Si tratta delle solite ubbie che turbano la mente del nostro buon papà Giuliano...
— Ah?!... è lui che parla di Sirene? – chiese Arturo scoppiando in una risata.
— Sì, comandante, ma io ho detto soltanto questo: « Vi è al mondo chi ha visto delle Sirene!...».
— Davvero?!... Caro Giuliano mio, il tuo discorso diviene interessante. Permettimi quindi che mi accomodi anch’io... e raccontami la storia delle tue Sirene.
— Io non le ho viste, innanzi tutto...
— Lo dicevo io che non si tratta se non di una delle solite buaggini dei vecchi marinai!...
— Zitto, Menico, lascia parlare Giuliano...
— È vero: non le ho viste io, ma vi è chi le ha viste: e la persona che le ha viste non è un marinaio, come afferma Menico, ma è una persona superiore ad ogni sospetto...
— E chi è mai costui?
— È un Sacerdote, un Missionario, un vero santo!... – rispose Giuliano pieno di sicurezza.

ALLA RICERCA DELLE SIRENE

«Facevo dunque parte de “ Il Conquistatore” – continuò il vecchio marinaio – un legno stazzante 250 tonnellate, che trasportava spezierie e prodotti coloniali dalle Molucche. Sono circa due anni, me ne ricordo molto bene. Dapprima il tempo fu favorevole, ma pochi giorni dopo la nostra partenza, alla calma successe una violenta burrasca. Ci trovavamo sul 151° meridiano Greenwich ed il capitano si gettò al largo cercando sfuggire la tempesta ed evitare gl’innumerevoli banchi madreporici di cui sono disseminati i mari australiani. Per diversi giorni fummo sballottati in maniera drammatica, ma grazie all’aiuto di Dio, alla perizia del capitano ed alla solidità del “ Conquistatore”, non riportammo se non leggere avarie al nostro legno...
Alla tempesta susseguì una calma esasperante che ci immobilizzò per parecchi giorni. La nostra provvista d’acqua dolce, a causa del calore eccessivo, stava rapidamente corrompendosi.
Il capitano si trovò perciò obbligato a virare a sud-sud-ovest, per cercare ove avrebbe potuto rinnovare l’acqua da bere. Avvistammo presto l’arcipelago di Ruk, col suo gruppo di isole e di banchi e cioè le isole di Ruk, di Tel, di Udoti, di Maen, di Tolvas, di Umol. Fu precisamente all’isola di Ruk che le nostre scialuppe poterono trovare da rifornire il brick dell’acqua necessaria. Le stesse portarono a bordo una gran quantità di frutta fresche che i marinai avevano ricevuto in dono da un missionario italiano, da anni stabilitosi in quell’arcipelago.
Il capitano volle scendere sull’isola per ringraziare il caritatevole sacerdote ed io feci parte dell’equipaggio della scialuppa che condusse il capitano a terra.
Con l’aiuto dei componenti la Missione cattolica, Padre Laurenti (tale è il nome del pio missionario) si era costruita una bella, spaziosa e comoda capanna, che sorgeva sulla riva di un torrentello dall’acqua cristallina e fresca. Quella capanna gli serviva di alloggio ed era adiacente ad un’altra molto più vasta, la quale formava la Chiesa della Missione, dedicata al Sacro Cuore di Gesù.
In quella prima capanna, il buon sacerdote volle trattenere il mio capitano e coloro che l’accompagnavano ad un modesto pranzo, che però fu confortato dalla massima cordialità, dalla più squisita cortesia e dal più vivo buon umore.
Quand’io ebbi terminato di mangiare uscii all’aperto per non asfissiare il povero missionario con le acri emanazioni della mia pipa che il mio capitano definiva “ una nera cloaca”; anzi, nientemeno che “ la pipa del diavolo”.
Così ebbi occasione di attaccar discorso con dei neofiti, i quali parlavano un po’ d’italiano, appreso dal loro “ buon Padre”.
Uno di quei neofiti mi volle anzi accompagnare a fare un piccolo giro nell’isola. Giungemmo su di un’altura coronata da una rigogliosa vegetazione, in cui predominava l’albero del cocco. Ai miei sguardi, non appena oltrepassata la barriera di verzura, che mi precludeva la linea d’orizzonte, si offerse la distesa ampia dell’oceano. A mezzo miglio di distanza dalla riva, si ergeva una di quelle isolette, composte di tanti polipai, la quale aveva la forma di un imbuto. Accennai alla mia guida quell’isolotto, che io udii già chiamare dai geografi atolli, ed egli, con una specie di terrore, mi disse a bassa voce: — È l’isola delle Sirene!...
— Che?!... – saltai su a dire: – e perché delle Sirene?...
— Perché delle vere Sirene si scorgono alle volte comparire sui bordi del cono, ma, non appena esse si avvedono che qualcuno le ha viste, scompaiono tosto sott’acqua...
— Non sai che tu me la conti bella, ragazzo mio...
— Ve lo assicuro, mio signore: io stesso le ho vedute diverse volte in vita mia; ed i miei nonni già ne parlavano da tempo immemorabile...
— Mio caro amico – dissi allora al mio monello – se ti sentisse il “ buon Padre” a dire delle corbellerie simili, non ne sarebbe di certo troppo contento.
— Oh! per questo il “ buon Padre” non ha nulla da rimproverarmi. Le Sirene le ha viste anche lui diverse volte!...
— Chi?... il “ buon Padre”?... lui, ma proprio lui ha visto le Sirene?!...
— Sicuramente!... anzi è andato a cercarle là, nell’isolotto, ma... non le ha trovate!...
Era il colmo di tutti i colmi!... Un pio e santo Missionario, il quale non solo credeva all’esistenza delle Sirene, ma che si era pur anco preso la briga di andare alla ricerca di quelle deità del mare!... Non posi tempo in mezzo e corsi senz’altro a trovare Padre Laurenti, il quale se ne stava ancora discorrendo col mio capitano all’ombra di un annoso sicomoro.
— Padre, – gli dissi, con la famigliare confidenza che mi ispirava la sua bontà – il nostro neofita che mi ha accompagnato mi ha parlato di una certa pesca che voi siete andato per fare...
— A quale pesca volete alludere, figlio mio?...
— Nientemeno che alla pesca delle Sirene. Però conosco troppo bene la mentalità della gente di colore per prestare fede alle loro affermazioni.
— Figlio mio, il mio neofita ha detto né più né meno che la pura verità...
— Che dite, padre?... Allora è vero che voi avete visto delle Sirene e che, anzi, siete andato a cercarle?
— Quasi così come voi dite, figlio!...
Il capitano, che fino a quel momento non aveva interloquito, guardò riccamente il missionario ed esclamò: — Ah!... questa è bellissima!...
— Bisogna che io qui mi spieghi, signori miei. Io non ho detto di aver visto delle Sirene vere e proprie, ossia alcun...

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Chiosso, Renzo. (2020) 2020. La Città Sottomarina. [Edition unavailable]. Tiemme Edizioni Digitali. https://www.perlego.com/book/2092525/la-citt-sottomarina-romanzo-fantasy-illustrato-pdf.

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Chiosso, R. (2020) La città sottomarina. [edition unavailable]. Tiemme Edizioni Digitali. Available at: https://www.perlego.com/book/2092525/la-citt-sottomarina-romanzo-fantasy-illustrato-pdf (Accessed: 15 October 2022).

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Chiosso, Renzo. La Città Sottomarina. [edition unavailable]. Tiemme Edizioni Digitali, 2020. Web. 15 Oct. 2022.