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About this book
Questo raro e prezioso libro di Oreste Dito: Massoneria e Carboneria e altre società segrete nel Risorgimento italiano, è probabilmente il più documentato studio sulle società segrete fino alla prima metà del Novecento ed evidenzia con precisione storica la loro influenza anche nell'attuale contesto sociopolitico. In questa edizione il testo è stato interamente controllato e prudentemente revisionato nella forma.
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Information
LIBRO I.
La Massoneria
CAPITOLO I.
Massoneria e Carboneria; loro caratteri differenziali
Come in Francia, anche nelle altre parti ove si estese l’influenza francese, la Massoneria riuscì un docile strumento di governo al servizio di Napoleone e dei Napoleonidi [1] .
La Spagna, la Germania, l’Italia furono sparse di logge, anticamere, più che altro, delle prefetture e dei comandi militari, da militari presiedute e soldatescamente governate. I più alti dignitari della Massoneria sono in questo periodo marescialli, cavalieri della legion d’onore, nobili d’antica data, senatori, consiglieri, tutta gente sicura e fidata; stato maggiore che obbediva ai cenni di Cambacérès, come questo ultimo ai cenni di Napoleone.
Non pochi documenti son pieni del servilismo di quei tempi, e forse più che altrove, in questo campo.
In un panegirico sul “Serpe, simbolo d’immortalità” [2] recitato da Ferdinando Arrivabene nella Loggia Amalia Augusta di Milano, l’adulazione verso Napoleone rasenta il grottesco, e fa ridere. “Egli è veramente tal Re che più che altri mai prende cura di tutte le cose fino alle minime ed ultime. Egli più che altri mai ha un vero diritto a questo Massonico Panegirico, poiché, redentore della filosofica, della santissima tolleranza, volle al par d’ogni altro rispettato il nostro Culto, e nel conquidere l’idra inquisitoria salvò i nostri Sacerdoti dai roghi che arsero i Templari, e dileguò le nubi che ottenebravano la luce del Gran Delta al genere umano... Fratello, Restauratore, e Protettore dell’Ordine, Astro supremo della Massonica luce, ottimo Re, qual Saturno, qual Giano, qual Serapide...”.
Ma d’altra parte, un contemporaneo che si conservò sempre onesto nei suoi giudizi, come fu sempre convinto e sincero massone, nel rilevare invece le tristi condizioni nelle quali era caduta allora la Massoneria, così si esprimeva [3]: “Quest’Arte è divenuta da qualche tempo un oggetto di moda: e le mode quanto più rapidamente si adottano, tanto meno possono conoscersi ed apprezzarsi. Ond’è, che con la stessa facilità e nascono e muoiono; e quel ch’era un momento fa l’idolo di più stolti, ne diventa ben tosto il disprezzo ed il giuoco”.
Né aveva torto di fronte al dilagare festaiolo della Massoneria in ogni angolo d’Italia, ove come strascico della conquista militare le logge massoniche dovevano rappresentare la conquista morale degl’Italiani, ed una garanzia per i conquistatori. Anche nel Napoletano ne pullularono dappertutto, e in luoghi di nessuna importanza.
Chi di quei tempi non era massone?
In una satira dell’avv. Giuseppe Rillosi di Vertova nel Bergamasco, “ La metamorfosi dell’Impostura, ossia l’Impostura religiosa diventata politica”, è ben ritratto tale stato di cose. L’impostura, che prima era vestita da prete o frate, aveva cambiato casacca vestendosi da soldato, coi capelli alla Bruto e la sciarpa ai fianchi, o da framassone, possiamo aggiungere.
Libertade, Uguaglianza ed Unione,
Legge, Virtù, Patriottismo, Forza,
Popol Sovrano, Fraternizzazione,
I nomi son che pronunciar si sforza.
E ciò si spiega; bisognava allora bazzicare e fare i bacchettoni nelle logge massoniche, come in seguito fu necessità bazzicare e fare i bacchettoni collo stesso indifferentismo nelle chiese. Il che costituiva, in un modo o nell’altro, il primo dovere d’ogni scrupoloso e coscienzioso impiegato attaccato al proprio ufficio, o d’ogni cittadino bramoso di quieto vivere: nient’altro [4].
Gran Maestro del Grande Oriente stabilito nei primi tempi presso l’Armata Italiana nel Regno di Napoli era il generale Lecchi. Il Viceré Eugenio era Gran Maestro in Milano; Giuseppe Napoleone dapprima e poscia Gioacchino Murat lo furono a Napoli.
Non per tanto la Massoneria fu di quei tempi l’organizzazione più efficace e necessaria da opporre al pretismo, che tanta nefasta influenza aveva esercitato durante la reazione. E ciò che più importa, contribuì a stabilire i primi legami morali tra gli Italiani delle diverse regioni, separati, fin allora, da opposti interessi, da costumi, da tradizioni diverse.
Eppure, mentre nell’Italia settentrionale essa svolse incontrastata attività in ogni ordine sociale ed ebbe carattere festaiolo; nell’Italia meridionale invece rimase come estranea e riuscì incomprensibile alla grandissima maggioranza della popolazione.
Condannata dalla Chiesa, confusa col Giacobinismo, tenuta come strumento della straniera dominazione, essa, non potendo essere combattuta, suscitava però quella diffidenza, ch’è tanto naturale ed è giustificata in genti ignoranti e rozze, compenetrate da un lungo passato di superstizioni e di pregiudizi. Svolse la sua influenza nel campo officiale, e riuscendo, più che altro, un privilegio delle classi elevate, assunse un carattere del tutto aristocratico e dottrinario. Ecco perché non ebbe quel favore e quella popolarità che s’acquistò invece, in brevissimo tempo, la Carboneria, come quella che meglio rispondeva agli interessi della borghesia e allo spirito d’indipendenza che nel Napoletano s’era fortemente sviluppato sotto i Borboni.
Importata di Francia, nel 1806, dallo stesso esercito francese, rimase in esso circoscritta fino al 1809; ma si diffuse d’un tratto e seppe così bene connaturarsi nel nostro ambiente morale, che sembrò nata nella stessa Italia, anzi nel Napoletano [5].
Traendo gran profitto dal suo simbolismo cristiano fu favorita dagli stessi preti; né sfuggì al genovese Antonio Maghella (1811), uomo consumato alla vita settaria, ed organizzatore della Polizia napoletana, il grande aiuto che ne avrebbe potuto ricavare, ad incivilimento del popolo e come sostenitrice degli ordini nuovi non solo, ma anche a bilanciare la grande influenza della Massoneria.
Il governo murattiano ebbe come principale punto d’appoggio il militarismo; il quale, con tutta la pomposa esteriorità che fa tanta presa in popolo rozzo, non sarebbe stato da solo sufficiente a consolidare il nuovo ordine di cose e a renderlo in certo modo anche popolare, senza il grande appoggio delle due principali Sette di quei tempi. Esse, in mancanza d’un forte partito, dovevano rappresentare una forza disciplinata alla dipendenza del governo, secondo il quale Massoneria e Carboneria, l’una nelle classi elevate, l’altra nel popolo, altro scopo non dovevano avere. E per parecchio tempo così fu.
Il Maroncelli, accusato d’appartenere alla Carboneria, si giustificava, innanzi all’inquisitore di Venezia (1820), di avervi appartenuto in un tempo e sotto un governo che comandava d’appartenervi. Ricorda che Gioacchino Murat aveva voluto che nel Liceo Reale di Musica [il Maroncelli vi fu dal 1810 al 1813], si formasse una colonna armonica che interveniva alle Logge Massoniche e alle Vendite Carbonariche. Il Ministro dell’Interno mandava i biglietti nominali al Rettore, e con lui s’andava all’adunanza [6].
Né d’altra parte tra le due Associazioni era diversità di intenti, pur essendovi nei mezzi. È falso ch’esse rappresentassero due forze rivali, anche se talvolta non corresse buon sangue tra massoni e carbonari.
Lo stesso Maroncelli aggiungeva nel suo costituto: “Carboneria del pari che Massoneria, è società morale, che tende al miglioramento dell’umana specie: per tutto è protettrice dell’equo; ma che poi in un determinato paese, e in uno speciale periodo si faccia sostenitrice d’una trattativa politica più che d’un’altra, sarà sempre cosa al tutto accessoria ed unicamente limitata alle circostanze di loco e di tempo”.
Del resto, se un’apparente rivalità sembrò esistere tra le due Sette, ai tempi murattiani, non pochi trai più eminenti personaggi del tempo rivestivano la doppia qualità di massone e di carbonaro. Ogni fratello massone veniva ammesso nella Società Carbonarica col solo voto, senza essere sottoposto a tutte le prove richieste pei candidati ordinari; né era possibile essere iniziato agli alti gradi carbonarici senza aver prima ottenuti alcuni indispensabili in Massoneria [7].
Le differenze che a prima vista saltano agli occhi di ognuno sono semplicemente apparenti. Il loro simbolismo ritrae, è vero, le due tendenze opposte del Compagnonaggio medioevale; ma ha lo stesso significato morale. L’una si compenetra nell’altra. Il concetto massonico della costruzione dei templi alla Virtù e delle prigioni al Vizio è generatore del concetto carbonarico della carbonizzazione, perché carbonizzare significa educare l’uomo secondo il principio della Virtù.
La Massoneria, universale com’è, si rivolge alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo, ed è non solo coerente all’idea fondamentale di costruzione, ma riassume in tale formula tutta la filosofia razionalistica del secolo xviii. La Carboneria, invece, in un campo più ristretto, si rivolge alla Gloria del Gran Maestro dell’Universo, ch’è Gesù Cristo. Il simbolo di Cristo, come Gran Maestro dell’Universo, non solo è il termine che meglio fa comprendere l’altro del Grande Architetto, ma è pure il termine giustificativo dell’ambiente, cattolico e superstizioso. Si vedrà in seguito che il...
Table of contents
- Copertina
- MASSONERIA E CARBONERIA
- Indice
- Intro
- PREFAZIONE
- INTRODUZIONE
- PARTE PRIMA
- LIBRO I.
- LIBRO II.
- PARTE SECONDA
- LIBRO I.
- LIBRO II.
- APPENDICI
- Ringraziamenti