Buddha, Maometto, Gesù
eBook - ePub

Buddha, Maometto, Gesù

L'Illuminato, il Profeta, il Messia

  1. English
  2. ePUB (mobile friendly)
  3. Available on iOS & Android
eBook - ePub

Buddha, Maometto, Gesù

L'Illuminato, il Profeta, il Messia

About this book

Un viaggio alle origini di tre grandi movimenti religiosi che hanno ispirato la storia e informato le coscienze di molti popoli: Buddismo, Islam, Cristianesimo.
Il volume e articolato in tre sezioni, ognuna delle quali tenta un ritratto psicologico dei rispettivi fondatori, vale a dire delle persone di Siddh?rta, di Maometto e di Gesu.
Di ognuno di questi personaggi si racconta la vita, si riferisce la dottrina, si esaminano le ultime parole consegnate ai discepoli come testamento spirituale.

Frequently asked questions

Yes, you can cancel anytime from the Subscription tab in your account settings on the Perlego website. Your subscription will stay active until the end of your current billing period. Learn how to cancel your subscription.
At the moment all of our mobile-responsive ePub books are available to download via the app. Most of our PDFs are also available to download and we're working on making the final remaining ones downloadable now. Learn more here.
Perlego offers two plans: Essential and Complete
  • Essential is ideal for learners and professionals who enjoy exploring a wide range of subjects. Access the Essential Library with 800,000+ trusted titles and best-sellers across business, personal growth, and the humanities. Includes unlimited reading time and Standard Read Aloud voice.
  • Complete: Perfect for advanced learners and researchers needing full, unrestricted access. Unlock 1.4M+ books across hundreds of subjects, including academic and specialized titles. The Complete Plan also includes advanced features like Premium Read Aloud and Research Assistant.
Both plans are available with monthly, semester, or annual billing cycles.
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Yes! You can use the Perlego app on both iOS or Android devices to read anytime, anywhere — even offline. Perfect for commutes or when you’re on the go.
Please note we cannot support devices running on iOS 13 and Android 7 or earlier. Learn more about using the app.
Yes, you can access Buddha, Maometto, Gesù by Rocco Quaglia in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Theology & Religion & Religion. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

Information

La vita

«La vigliaccheria non salva
nessuno dal proprio destino»
Inciso sulla spada di Maometto.

Maometto (Muḥammad) vuol dire “il più lodato” o “colui che sarà lodato” [1] . I nomi sono importanti poiché contengono un augurio, racchiudono un presagio, contengono una implicita richiesta che il genitore rivolge al figlio: chi lo riceve è tenuto a “incarnare” quel che il nome significa. Onorare il nome che si riceveva, presso tutti i popoli antichi, era quasi un dovere, poiché comportava l’attualizzazione del desiderio dei genitori. Nel nome era dunque la persona. Un neonato dell’Atene di Pericle che riceveva il nome di Andrea si sentiva obbligato a essere quel che il nome diceva di lui, vale a dire un individuo “virile”; così anche Maometto, tutte le volte che gli altri lo chiamavano, doveva sentirsi lodato, e in sé sapeva di aver diritto a quel nome, poiché glielo avevano dato i genitori. In quel nome era contenuta la benedizione di sua madre e di suo padre.
Non è noto l’anno esatto della nascita di Maometto; in genere i primi biografi indicano il 570 d.C., ma è una data attribuita, facendola coincidere con l’anno detto dell’Elefante [2] . Nella società araba preislamica l’anno di nascita non era importante. Come annota Reza Aslan: «Forse persino lo stesso Maometto lo ignorava – e precisa – Comunque sia, i metodi storici più recenti hanno consentito solo di collocare la nascita di Maometto nella seconda metà del VI secolo d.C.» [3] .
Come avvenne per il Buddha storico, anche per la nascita di Maometto si raccontano eventi straordinari, in cui protagonista è la luce. Nel caso di Maometto, sua madre Āmina, prima del parto, vedeva una luce uscire dal suo ventre e irradiarsi fino a illuminare i palazzi di Bosra in Siria, distante da Mecca più di mille chilometri [4] .
Il padre di Maometto, ʻAbd Allāh, morì alcune settimane prima della nascita del figlio [5] ; del bambino si sarebbe preso cura il nonno paterno ʻAbd-al-Mouttalib, uomo stimato nella propria tribù dei Quraysh, divisi in una dozzina di clan. Maometto apparteneva al clan dei Banū Hāshim, di cui suo nonno era stato capo. Compito del clan di Hāshim era quello della distribuzione dell’acqua ( siq ā ya) dalla fonte Zem-Zem [6] situata nelle immediate vicinanze della Kaʻba.
Il bambino, come era consuetudine, fu affidato a una balia beduina, di nome Halīma della tribù dei Banū Saʻd ibn Bakr, situata nel territorio a sud-est di Mecca. Maometto farà i suoi primi passi nel deserto, lontano dagli affetti familiari; l’ambiente è la terza mammella da cui si ricava nutrimento.
Fu proprio nel deserto che Maometto visse la sua prima esperienza con il soprannaturale. Due uomini con vesti bianche e un vaso d’oro pieno di neve afferrarono il piccolo, gli aprirono il torace e gli tolsero il cuore. Ne estrassero un grumo nero, poi lo lavarono nella neve e lo rimisero al suo posto, svanendo subito dopo [7] .
I Banū Sa’d si spostavano, a dorso d’asini, lungo la costa del mar Rosso, dal sud di Mecca fino allo Yemen. Qui, in una delle regioni più inospitali della Terra, Maometto apprenderà i rudimenti della vita e della morte. Il deserto fu la sua scuola, il firmamento con i suoi colori e i suoi mutevoli umori fu il suo più grande maestro: il cielo, infatti, diceva del tempo e delle stagioni, suggeriva la direzione del viaggio, annunciava la fine della notte e l’inizio di un nuovo cammino, informava della pioggia, avvertiva delle tempeste. Nel deserto si è in movimento di fonte in fonte, da un luogo di frescura all’altro. Anche la notte gli fu maestra, così affollata di stelle, ognuna al proprio posto, con un nome e un particolare splendore. E poi, a sera c’erano gli incontri intorno al fuoco, il pasto comune, gli sguardi d’intesa, i racconti delle antiche storie, i canti delle gesta. Infine veniva la notte e, con lei, arrivavano le ombre del deserto, i jinn, strane creature di un regno intermedio.
Per quel bambino che percorreva immense distese senza tempo, che cresceva sotto la tenda di un cielo pieno di mistero, che si nutriva di racconti leggendari quale non dovette essere per spazi e contenuti la sua immaginazione? E poi non era raro incontrare indovini, cantastorie, chiaroveggenti: là erano tutti poeti. Egli, orfano, della nobile tribù dei Quraysh ma allevato da gente straniera, povera e disprezzata dai beduini, dovette molto presto imparare a conoscere un altro deserto – molto più duro, più assetato, più arido di quello che era fuori della tenda – quello che talora si trova nei cuori degli esseri umani.
Maometto si trovò subito a contatto con la natura degli uomini, con la loro indole, con la loro morale senza la mediazione dei propri genitori. L’estraneo fu il suo familiare.
Nel deserto sopravvive chi ha sviluppato una grande capacità di resistenza alle avversità, alla fame, alla sete; chi sente di appartenere a un gruppo, a una famiglia, a un popolo; chi ha maturato in sé il sentimento dell’amicizia e della fratellanza per l’altro. Il deserto è una prova del fuoco; brucia ciò che è superfluo, inutile, inservibile. Chi lo attraversa è costretto a spogliarsi delle cose che impacciano, affaticano, rallentano. Alla fine resta soltanto il poco che ha valore per la vita. Il nomade possiede soltanto quello che porta con sé e che con sé si muove; egli vive secondo natura, quella che Dio ha impresso sulle pareti del cuore. Si tratta della “legge” che vieta di inebriarsi di vino, di edificare case, di seminare, di piantare vigne e dunque di fermarsi; al contrario comanda di andare, di peregrinare, abitando sotto le tende tutti i giorni della vita, affinché si possa vivere sulla terra, dove si è stranieri. È infatti volontà di Dio che l’uomo dipenda da Lui soltanto. Nel deserto il cibo viene dal cielo.
Di Maometto la tradizione riporta molti eventi straordinari [8] . Tuttavia come già annotava de Boulainvilliers: «Si conosce poco sulla prima giovinezza di Maometto e [...] gli storici a lui posteriori sono inaffidabili. La loro devozione troppo ardente ha dato luogo a numerose fantasie» [9] .
Riportato alla madre, ebbe appena il tempo di amarla; all’età di sei anni, infatti, Maometto divenne per la seconda volta orfano. Fu il nonno paterno ʻAbd al Muttalib a prenderlo con sé, ma era già molto anziano e visse ancora due anni. Aveva otto anni quando fu affidato allo zio Abū Tālib che, insieme con la moglie Fātima, se ne prese cura accogliendolo come un figlio tra molti altri figli. L’infanzia di Maometto è dunque segnata dal dolore che l’abbandono provoca. Ci sono due modi per fare esperienza del trascorrere del tempo: vivere i giorni come se girassero intorno a un piolo ben piantato per terra e legati uno all’altro, oppure come se turbinassero liberi in una frenetica danza senza ordine alcuno.

Ora, alla solitudine che viene dal deserto doveva esserci in lui un’altra solitudine, quella di chi è solo anche nell’animo. Infinita è la prima, insondabile è la seconda. Maometto fu sempre grato allo zio e riconoscente per l’affetto ricevuto, ma quella non era la sua famiglia e non era la sua casa. Dovette così imparare la gratitudine; cosa difficile da apprendere per i figli naturali, per i quali ogni dono dei genitori è scontato, è dovuto, è meritato. Il sentimento della gratitudine è il più divino dei sentimenti che cuore umano possa sperimentare. Maometto avrebbe potuto diventare un asociale, un ribelle a causa di un’esistenza sentita ingiusta, un violento in risposta a ogni umiliazione subìta, invece sarà sempre “lodato” per la sua disponibilità, generosità e fedeltà, frutti propri della gratitudine.
Lo zio Abū Tālib amava il ragazzo e lo portava con sé nei suoi viaggi nel deserto. Maometto divenne molto presto un carovaniere esperto.
Fu durante uno di questi viaggi con lo zio che incontrò colui che lo avrebbe indicato come il profeta degli Arabi. Giunta in Siria, la carovana fece sosta nei pressi di Bosra. Ora, viveva lì un monaco il quale, secondo la tradizione musulmana, «possedeva un libro segreto di profezie, tramandato di generazione in generazione dai monaci del suo ordine» [10] . Costui predicava la prossima venuta di un profeta per il popolo arabo, il suo nome era Bahīra.

Accovacciato giorno e notte nella sua cella, aveva studiato l’antico manoscritto scoprendo tra le sue pagine l’annuncio della venuta di un nuovo profeta. Ecco cosa lo indusse a fermare la carovana: mentre il convoglio procedeva lungo la sottile linea grigia dell’orizzonte, una piccola nuvola proteggeva uno dei membri del gruppo dal sole implacabile. Quando questi si fermò, la nube fece altrettanto, e quando smontò dal cammello per riposarsi sotto un albero, la nuvola lo seguì, sovrastando l’esigua ombra della pianta, finché i suoi esili rami non si piegarono per offrirgli riparo [11] .

Il vecchio monaco, dunque, osservando il gruppo dei viaggiatori e incuriosito da quelle stranezze, volle saperne di più e preparò un pasto per loro. Tuttavia non notò nulla di particolare tra gli invitati, nessun segno che gli rivelasse il volere di Dio. Domandò allora se erano venuti tutti, gli risposero che il più giovane, Maometto, era rimasto al campo con i cammelli. Il monaco allora pregò quegli uomini di portargli il ragazzo, e appena lo vide, lo scrutò con attenzione e dal suo comportamento comprese che su di lui si era fermato l’ombra della nuvola.
Bahīra fece molte domande al ragazzo, poi volle vedere la sua schiena e qui, tra le spalle, vide il segno della profezia. Si trattava di una escrescenza di forma ovale, grande come un uovo di pernice e circondata di leggera peluria. Per il monaco, non vi erano dubbi che il ragazzo fosse «il Messaggero del Signore dei Mondi». Il ragazzo aveva nove anni.
Chi era questo anacoreta di nome Bahīra o Bohaira, che in sogno era stato avvertito dell’arrivo di una carovana di arabi da Mecca?
Egli aveva visto in sogno una carovana venire da un orizzonte di fuoco in direzione della sua grotta. Quando il gruppo fu visibile uno di quegli uomini aveva un’aureola in testa, mentre una nuvola lo proteggeva con la sua ombra dal sole.
Quel tempo stava conoscendo molti cambiamenti: il cristianesimo aveva rivoluzionato l’intero mondo antico e la Siria era da sempre un luogo d’incontro di culture, di popoli e di movimenti. Il messaggio di pace del Messia (Cristo) aveva dato vita a ogni sorta di dispute, di interpretazioni, di conflitti, di eresie. Ora nel deserto siriano innumerevoli erano le sette sia ebraiche sia cristiane. Spuntavano all’improvviso, come l’erba dopo la pioggia in terra arida; conoscevano un periodo di grande espansione e poi in modo altrettanto improvviso scomparivano.
Vi erano i Sabelliani che negavano la Trinità dell’unico Dio, considerando il Figlio e lo Spirito Santo semplici nomi o manifestazioni di Dio Padre.
Vi erano gli Ariani, i quali non negavano la Trinità dell’unico Dio, ma subordinavano la persona del Figlio al Padre, negando così l’unicità della loro sostanza.
Vi erano i Nestoriani che nella persona del Messia consideravano separate le due nature, quella umana e quella divina. Maria di Nazaret avrebbe pertanto generato soltanto l’uomo Gesù e non anche Gesù quale figlio di Dio; di conseguenza si rifiutavano di chiamare Maria con il titolo di madre di Dio. Questo titolo, peraltro, è utilizzato nel vangelo di Luca, nell’episodio in cui la cugina Elisabetta chiama Maria “madre del mio Signore” (Lc 1,43).
Vi erano i Monofisiti i quali negavano le due nature, umana e divina, del Messia, sostenendo che la natura umana si fosse dissolta in quella divina.
E poi vi erano gli Eutichiensi, i Giacobiti, i Marianiti, i Marcioniti, i Doceti, i Valentiniani, e altri ancora, e infine ma non ultimi, vi erano i Manichei.
Il monaco di Bosra, Sergio Bahīra, secondo alcuni studiosi, era molto probabilmente un manicheo; secondo altri era un monaco nestoriano. Uno dei principi della dottrina di Mani, di qui il termine manicheismo, è che Dio, il Creatore di tutte le genti, parlava a ogni nazione mediante un profeta nella propria lingua. Dio infatti avrebbe inviato molti profeti tra cui Mosè, Buddha, Zoroastro, Gesù. I Cristiani non avrebbero pertanto la verità ultima, Gesù non sarebbe l’ultimo profeta, né l’Unto dell’Altissimo, e Dio non sarebbe proprietà esclusiva di un popolo soltanto. Secondo il fondatore Mani, Dio avrebbe fatto arrivare il suo messaggio di salvezza a tutti gli uomini, pertanto ogni grande religione conterrebbe parzialmente l’infinita saggezza di Dio. Mani sarebbe stato inviato dal Dio “unico” per mettere in luce quello che le varie religioni avrebbero in comune [12] .
Il monaco Bahīra era dunque in attesa, come un novello Giovanni Battista, del profeta di un popolo che non aveva ancora ricevuto il proprio profeta.
Nella penisola arabica c’erano tribù ebraiche e c’erano molte chiese cristiane, soprattutto nella regione meridionale, mentre gli Arabi erano politeisti [13] . Nel pantheon arabo, Allāh era considerato la divinità suprema, come lo era Zeus sull’olimpo dei Greci. La stessa espressione All ā h Akbar è precedente a Maometto. Ora, con la predicazione di un solo Dio da parte di Cristiani e di Giudei, non era facile per gli Arabi accogliere un Dio straniero. Di fronte agli Ebrei, che si consideravano il popolo eletto, e ai Cristiani che proclamavano la salvezza per mezzo dell’opera dell’ebreo Gesù, gli Arabi non avevano scelta: per accedere a Dio era necessario “convertirsi” a una divinità sconosciuta, che apparteneva a gente straniera.
Esistono periodi, nella parabola di un popolo, in cui sentori di novità lasciano presagire grandi e imminenti cambiamenti. Forse anche in Arabia si avvertiva che qualcosa di straordinario stava per accadere; forse sentivano che i tempi erano maturi per un cambiamento che da più parti sembrava premere.
Per quanto riguarda il libro segreto in possesso di Bahīra non si sa nulla, è rimasto un segreto. In ogni caso non era un libro facente parte della collezione dei libri degli Ebrei o dei Cristiani. Esiste un solo passo della lettera ai Galati in cui, in forma ipotetica...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Buddha, Maometto, Gesù
  3. Indice dei contenuti
  4. Abbreviazioni bibliche
  5. Premessa
  6. Introduzione
  7. BUDDHA, L'ILLUMINATO
  8. Il Buddha storico
  9. Le Quattro Nobili Verità
  10. Il Sentiero
  11. Le ultime parole del Buddha
  12. MAOMETTO, IL PROFETA
  13. La vita
  14. La dottrina
  15. Il carattere dell’Islām
  16. Corano e Sacre Scritture
  17. Il discorso dell’addio (Khuṭba)
  18. GESÙ, IL MESSIA
  19. Gesù, l’uomo del dolore
  20. Il concepimento di Gesù
  21. La vita
  22. La dottrina
  23. L’ultima preghiera di Gesù
  24. Conclusione
  25. Appendice: Dio è onnipotente?