La pratica del commento 3
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La pratica del commento 3

Il canone: esclusioni e inclusioni

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La pratica del commento 3

Il canone: esclusioni e inclusioni

About this book

I testi e le letture che compongono questo volume formano la terza tappa di un progetto avviato nel 2014 da Daniela Brogi, Pietro Cataldi, Tiziana de Rogatis e Giuseppe Marrani, e che ha già generato due volumi. Si è trattato stavolta di capire quale sia la relazione tra il commento e il canone, attraverso un campione di letture che va dal Due-Trecento fino alla nostra contemporaneità.
Nel momento in cui rileggiamo e commentiamo i testi, li manteniamo in uso o scegliamo di riportarli alla luce dalle zone d’ombra in cui erano stati lasciati dalle epoche passate o dai pregiudizi. Il canone, infatti, non è solo l’arca in cui abbiamo imbarcato i libri essenziali, ma è anche quello che è stato scelto di dimenticare.
Se, da una parte, il commento ripensa opere, autrici e autori, movimenti e costellazioni letterarie già inclusi nella nostra tradizione attraverso nuove chiavi interpretative o nuove emergenze della nostra contemporaneità, dall’altra, l’aggiornamento del patrimonio culturale – una questione oggi più che mai vitale e urgente – presuppone anche la necessità di mettere in discussione il canone cristallizzato del gusto e il suo preteso universalismo, usando sguardi filologici, comparativi e di genere. Scompaginare il canone ci permette di contrattare nuovi diritti di cittadinanza e nuove differenze e identità culturali.

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Information

LIRICA E RAPPRESENTAZIONE DELLA SOGGETTIVITÀ NELLA POESIA ITALIANA CONTEMPORANEA

Maria Borio
1. La poesia italiana del Novecento è stata letta frequentemente attraverso il modello della lirica, che viene dalla cultura del Romanticismo. Tuttavia, il modo in cui la poesia è stata per lo più intesa nel Novecento ha prodotto anche uno stereotipo. La lirica è diventata una forma simbolica e si può dire che abbia anche condizionato la poesia e l’idea della soggettività nella scrittura. Questa forma simbolica ha cristallizzato l’idea del soggetto romantico: un individuo capace di intuizioni assolute, separato e ribelle rispetto alla società; una figura spesso isolata dal mondo, ma che sa esprimere riflessioni dal valore universale. È stata quest’immagine di soggettività che ha segnato un irrigidimento della lirica in uno stereotipo.
Se il modello si è cristallizzato in uno stereotipo, le riflessioni sulla soggettività hanno seguito uno sviluppo ben più articolato. Infatti, così come la filosofia del soggetto ha attraversato molte trasformazioni, è cambiata la funzione della lirica e della soggettività nella scrittura. Tuttavia, nella percezione più diffusa, almeno in Italia, l’influenza del modello della lirica ha pesato al punto da irretire l’uso della soggettività in uno schema che sembra ripetersi da due secoli. Che cosa è accaduto?
2. Nel 1971 escono alcuni libri che hanno contribuito a modificare la percezione della lirica nel Novecento: tra questi, Satura di Montale e Invettive e licenze di Bellezza1. Satura sgrana il modello delle prime raccolte di Montale, che si basa su un’idea di scrittura lirica in cui il soggetto esprime valori umanistici collettivi. In Bellezza, l’unica cosa davvero importante è la vita interiore dell’autore, i suoi stati d’animo raccontati in forma confessionale: la forma simbolica del modello lirico romantico è quasi portata agli estremi e la soggettività è individualista. Fra anni Sessanta e Settanta, infatti, pare che la scrittura lirica sia destinata a chiudersi in se stessa, come se l’uso della soggettività si strozzasse dentro le pareti della propria stanza. Si verifica uno svuotamento di ogni contenuto con un’attinenza anche sociale della lirica moderna.
In molta poesia italiana di fine Novecento c’è una crisi della lirica. Ma questa crisi rivela una doppia faccia: da un lato, viene messo in discussione il modello lirico che valeva per il Montale prima di Satura e considerava la poesia una forma che aveva prestigio; dall’altro lato, l’espressione di una soggettività concentrata su se stessa fa anche crollare la lirica moderna come stereotipo. Gli esiti sono due: l’espressione individualista dell’autore si radicalizza, oppure viene attraversato lo stereotipo per cercare un significato nuovo. A fine Novecento, in autori come Anedda e Benedetti, accade qualcosa di diverso rispetto a quanto si era verificato negli anni Settanta con Bellezza: avviene quella che possiamo chiamare una rifunzionalizzazione della lirica. Questa comporta l’evoluzione dell’uso della soggettività in poesia e la trasformazione della funzione della soggettività in letteratura in parallelo con le teorie sul soggetto in filosofia.
3. Prima di procedere con il commento dei testi, facciamo un passo indietro, fino all’origine della lirica moderna2. Quali sono i suoi aspetti più importanti? La lirica moderna è quella dell’Erlebnislirik, di cui parlano Hegel, per il quale la poesia soddisfa il «bisogno di esprimere se stessi e di percepire l’animo nell’estrinsecazione del sé»3, e Dilthey: nasce come poesia dell’esperienza del soggetto, che esprime i suoi sentimenti personali, e si contrappone alla lirica formalistica delle epoche precedenti, plasmate su luoghi comuni rinnovabili4. Anche per Leopardi la poesia era «espressione libera e schietta di qualunque affetto vivo e ben sentito dall’uomo»5. Ad una «lirica biografica trascendentale» – riprendendo una definizione di Mazzoni – che modella l’io personale su un sistema ultrasoggettivo codificato, si sostituisce una «lirica autobiografica empirica», in cui l’io esprime la propria verità interiore con pathos esistenziale senza risultare rappresentativo e considera la propria esperienza il campo da cui gli è possibile esprimere significati universali6. L’Erlebnislirik si lega a un nuovo paradigma di soggettività: quello della soggettività autentica, espressione di una cultura per cui il valore morale non è più in una legge generale calata dall’alto sugli individui, ma nemmeno nella volontà di seguire principi autoimposti come secondo la morale dell’autonomia di Kant (si pensi al significato della Wille). Il valore morale è, come diceva Rousseau, nella relazione tra l’azione etica e l’essere se stessi.
L’Erlebnislirik e la soggettività autentica sono parte di una cultura che Taylor ha chiamato espressivismo. L’espressivismo ha origine con l’età romantica e si basa sull’idea che «trovare il senso della vita vuol dire esplicitarlo» nella misura in cui «la modernità ha maturato l’acuta consapevolezza che per noi l’esistenza di un senso dipende dalle nostre capacità di espressione»7. È una consapevolezza che rappresenta una delle caratteristiche più forti della libertà dell’individuo moderno. Ma quando ogni idea di sistema sovrastrutturale inizia a essere messa in discussione (l’idealismo, lo storicismo,…) e va in crisi l’idea di una ricerca necessaria di un orizzonte sovraindividuale, l’espressivismo rischia di ridursi soprattutto a una soggettività inghiottita in un’affermazione narcisistica del sé. Allora l’affermazione della soggettività in poesia ha prodotto un paradigma degenerativo della lirica. È davvero così?
4. Nell’Erlebnislirik è cruciale il concetto di esperienza che coincide con il vissuto personale. Ma il significato di esperienza si fa a mano a mano più complesso. Per Husserl, essa è intesa come vissuto intenzionale di un soggetto, e acquista un senso gnoseologico e fenomenologico più ampio8. Diventa Erlebnisfelds, cioè campi di esperienza: il vissuto personale si trasforma in vissuto intenzionale e porta la vita dell’io a confrontarsi con altre vite, a considerare il problema della diversità e della relazione tra io e mondo. La soggettività, allora, può essere considerata non solo come il riflesso di sentimenti interiori, ma come un paradigma conoscitivo dell’uomo. Il vissuto e la realtà esterna diventano campi di senso che la soggettività cerca di mettere in relazione. Gli Erlebnisfelds veicolano l’Erfarung: l’esperienza come conoscenza.
Questa concezione di esperienza amplia anche l’idea di soggettività autentica. È vero che la soggettività autentica può essere esistenzialista, individualista, egocentrica: una soggettività che considera la società e la cultura come ostacoli negativi imposto all’io, si oppone a loro in modo agonistico. Ma c’è anche uno sviluppo relazionale della soggettività autentica: quello che Ferrara definisce autenticità riflessiva9. L’etimologia di autentico sembrerebbe, in fondo, più vicina allo sviluppo relazionale della soggettività ...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Indice
  5. Introduzione: Daniela Brogi e Tiziana de Rogatis
  6. Scompaginare il canone. una proposta per il commento a Cino da Pistoia: Giuseppe Marrani
  7. Commentare la poesia minore del trecento: canone, tradizione, intertestualitĂ : Alessio Decaria
  8. Nuove prospettive su canone e commento dei canzonieri quattrocenteschi: Tiziano Zanato e Andrea Comboni
  9. Dove non c’è nome. Su alcuni percorsi di Gaspara Stampa: Monica Farnetti
  10. La locandiera e gl’innamorati di Goldoni: la partita doppia fra teatro e letteratura: Marzia Pieri
  11. LibertĂ  del canone, libertĂ  dal canone. La scrittura di Jane Austen: Liliana Rampello
  12. Come inizia Una donna (1907) di Sibilla Aleramo: Daniela Brogi
  13. Sorelle, figlie, amiche: Al faro oltre la signora Ramsay: Sara Sullam
  14. Commentare il realismo stregato di Menzogna e sortilegio: Tiziana de Rogatis
  15. Un Gadda fuori dal canone. A proposito dell’ombra nera nel racconto La casa solitaria: Valentino Baldi
  16. Ripensare gli spazi femminili: una lettura dell’ Unversità di Rebibbia di Goliarda Sapienza: Katrin Wehling-Giorgi
  17. Ritrovare esperienze e spazi nel close reading: riflessioni su Sibilla Aleramo e Goliarda Sapienza: Serena Todesco
  18. Scritture apolidi in cerca di commento: il canone e il terzo spazio della letteratura diasporica italiana: Margherita Ganeri
  19. Fra commento e lettura: il canone letterario in rivista: Francesca Latini
  20. Lirica e Rappresentazione della soggettivitĂ  nella poesia italiana contemporanea: Maria Borio