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Schopenhauer e Leopardi
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Schopenhauer e Leopardi, un saggio in forma di dialogo pubblicato per la prima volta nel 1858, è uno degli scritti più geniali di Francesco de Sanctis. Si tratta di un dialogo fra due amici che discutono di Arthur Schopenhauer: uno di essi (il signor D.) - sostenitore della filosofia - è il De Sanctis stesso e l'altro (il signor A.) è una persona che odia la filosofia ed è convinto che sia destinata a sparire incalzata dal progresso delle scienze naturali.
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Information
Topic
PhilosophySubtopic
Philosophy History & TheorySCHOPENHAUER E LEOPARDI
Dialogo tra A. e D.
D. [1] = Fino a Zurigo?
A. = Che volete! Si viaggia per acquistare idee.
D. = Sì che a quest’ora devi averne piene le tasche.
A. = Vuoi dire i taccuini. Eccone qui uno ancor tutto bianco, che m’aiuterai a riempire. Cosa sono questi libri?
D. = Arthur Schopenhauer.
A. = Chi è costui?
D. = Il filosofo dell’avvenire. In Germania ci sono i grandi uomini del presente e i grandi uomini dell’avvenire, gl’incompresi. Fra questi è Schopenhauer.
A. = Non ho mai inteso questo nome.
D. = Lo intenderanno i tuoi nipoti. La verità cammina a piè zoppo, ma pur giunge.
A. = E tu studi tutta questa roba?
D. = Da tre mesi, mio caro. Ho promesso un articolo alla Rivista contemporanea.
A. = E per un articolo studi tre mesi? Sei troppo semplice. Più studi un autore e più ti s’intenebra. E fosse qualcosa di sodo! Un trattato di filosofia!
D. = Dispregi la filosofia?
A. = Un giorno ebbi anch’io un certo ticchio. Studiai filosofia, poesia, storia; mi pareva che ad esser Platone bastasse impararlo a mente; feci inni, novelle, dissertazioni; mi si batterono parecchie volte le mani; credevo di divenire un Cantù o per lo meno un Prati. Ma un bel dì che mi sfiatavo a dimostrare l’idea, quel brutto ceffo di Campagna [2], già qui nessuno ci sente, mi fece una contro-dimostrazione. E quando vidi per terra - miserabile vista! - la mia con tante cure coltivata barba, mi parve che insieme coi peli si dileguassero a una a una tutte le mie idee. Miracolose forbici che operarono la mia conversione. Ero un ragazzo; divenni un uomo. Alla filosofia non ci credo più, e mi son fatto astronomo. De Gasparis l’ha indovinata: cavaliere, professore, e quattrini assai. Parliamo delle stelle, e lasciamo stare la terra. La filosofia mena diritto un galantuomo a farsi impiccare.
D. = Sicché alla filosofia ci credono i ragazzi.
A. = I ragazzi ed i pazzi. Come oggi ridiamo delle puerili spiegazioni che gli antichi filosofi davano del mondo, così rideranno i posteri di tutto questo fracasso che si fa attorno all’idea. La teologia e la filosofia sono destinate a sparire innanzi al progresso delle scienze naturali, com’è sparita l’astrologia, la magia, ecc. Più s’avanza l’osservazione, e più si restringe il cerchio della speculazione. Molte cose appartenevano alla teologia ed alla filosofia, che ora appartengono alla fisica, alla chimica, all’astronomia, alle matematiche. Il sole un giorno era Apollo, e faceva parte della mitologia; poi con Pitagora entrò in filosofia, e diventò musico e ballerino. Un buon telescopio ha posto fine a tutte queste sciocchezze. Quando una cosa io non la so, in luogo di almanaccare e stillarmi il cervello, in luogo di spiegare un mistero con altri misteri più tenebrosi, teologici o filosofici, io dico alla buona: - Non la so -. Se tutto il tempo che si è perduto in queste fantasie si fosse speso a coltivar le scienze naturali, saremmo più innanzi. Sei divenuto pensoso.
D. = Eppure questo secolo cominciò con tanta fede, con tanto fervore; appena è varcata la metà , e la più parte pensano come te.
A. = Segno che facciamo senno. Mi viene a ridere quando penso a tutti quei professoroni con i loro sistemi. Due buone cannonate hanno fatto fuggire le idee. Chi vuoi che ci creda più? Per me, quando nomino l’idea, mi par di vedere Campagna con le forbici. È stata una rivoluzione di professori e di scolari. Chi vuoi che creda più ai professori? E vedi un po’. Le idee ci hanno piantato e si sono messe ai servigi dei vincitori, che le fanno sbucar fuori, questa o quella, secondo che loro torna. Si fa guerra alla Russia, ed ecco uscir fuori la civiltà . Si fa un colpo di Stato, ed il progresso lo copre della sua ombra. Si fa la caccia agli emigrati, ed ecco l’ordine che ti saluta. Siamo burattini fatti ballare a grado altrui, e - vedi ironia! - in nome delle idee difese, messe su da noi stessi. Qual credito possono avete più queste idee, una volta si belle, ora fatte vecchie e mezzane?
D. = Arthur Schopenhauer è proprio il fatto tuo.
A. = Ancora con questo Arthur Schopenhauer! Ti ho detto già in qual conto ho filosofi e filosofie. L’idea non me la fa più.
D. = Ma Schopenhauer è nemico dell’idea.
A. = Una filosofia senza l’idea! Mi pare impossibile. Comincio a stimare Schopenhauer.
D. = Non solo; ma è d’accordo con te in molte cose; così la filosofia, secondo lui, non si dee occupare di quello che è al di là dell’esperienza, come che cosa è il mondo, onde viene, dove va, ecc. La sua materia non è il che, ma il come: quello solo è conoscibile che è osservabile.
A. = Bravo, san Tommaso. Vedere e toccare. Siamo già in piena storia naturale. Ma Dio, con qual telescopio osserverà Dio?
D. = Ma Dio va con tutte le cose che sono fuori della esperienza. Schopenhauer dice: - Ragioniamo sulle cose di cui possiamo avere esperienza, e tutto il resto lasciamolo in pace: ché è un perder tempo -. Proudhon è anche di questo avviso.
A. = Bravissimo Cosi staremo in pace con i preti. La filosofia dopo tante millanterie batte in ritirata. Cosa è il mondo, onde viene, dove va, ce lo diranno i preti. Il giorno che i filosofi sottoscriveranno quest’atto di abdicazione, vorrà esser una gran festa a Roma. Bene sta. Lasciamo che il padre Curci ci spieghi il catechismo, e noi occupiamoci di fisica, di chimica, d’astronomia: ché non si corre pericolo. Schopenhauer comincia a piacermi.
D. = Poiché debbo fare l’articolo, e dobbiamo pur chiacchierare di qualche cosa, ti voglio esporre il sistema di Schopenhauer.
A. = Caro mio, tu mi tenti. Infine è una filosofia. E ti voglio fare un’osservazione Tutti questi filosofi moderni s’accapigliano, si fanno il viso dell’arme, ma in sostanza s’accordano in certe massime che odorano di patibolo. Robespierre, o chi altro, scoperse il segreto con la sua dea Ragione. Hanno fatto della Ragione una specie di governatore: la Ragione governa il mondo. Questa è la mala radice da cui è germogliata la teorica del progresso, il mondo divinizzato, il trionfo dell’idea, il tutto per lo meglio del dottor Pangloss, l’inviolabilità e la dignità umana, la libertà e simili spaventi. E dire ch’io ho creduto a tutto questo, e sono stato lì lì per metterci la pelle. Dimenticavo la teorica del sacrificio e come qualmente l’individuo deve lasciarsi ammazzare a maggior gloria e prosperità della specie. Spremi, spremi, e dimmi se non è questo il succo di tutte le filosofie moderne. Chi te lo dice sfacciatamente; chi ti adduce dei temperamenti; chi vien fuori con l’ente possibile; chi con l’ente creato, chi con l’ente logico, chi con l’intuizione, chi con la dimostrazione, chi col processo dialettico; l’uno è ontologo e l’altro è psicologo; questi è realista, quegli è idealista; signori filosofi, guardatevi pure in cagnesco, ma non mi ci cogliete: siete tutti d’una pasta.
D. = E non vedi che questo è appunto il maggior titolo di lode che dar si possa al nostro secolo, questa unanimità di dottrina sotto la corteccia di tante differenze, professata da filosofi, rappresentata dall’arte, infiltratasi nella scienza, entrata nella storia, attestata dal martirio, sicché è divenuta in certo modo la religione, la fede, il carattere, e, direi, l’anima del nostro tempo? I posteri non potranno ricusare ammirazione ad un secolo che ha professata una filosofia così nobile, che l’ha vivificata con la fede, e l’ha suggellata col sangue. È difficile trovare due generazioni di uomini così eroiche, operose e credenti, come quelle dell’Ottantanove e del Trenta.
A. = Vedo che i fumi del Quarantotto non ti sono sgombri dal capo. Avresti avuto bisogno di un par di forbici.
D. = Anzi. Debbo questo servigio al tenente duca di San Vito, uno dei più istrutti e cortesi tenenti e duchi del regno [3].
A. = Non credo che i tenenti ed i duchi siano tenuti ad esser cortesi ed istrutti. Vedo che sei d’una guarigione disperata. E sì che avresti dovuto col tuo esempio capire che quello che governa il mondo non è la ragione, ma il duca di San Vito. Bella governatrice ch’è la ragione, o, come si dice, l’idea! La quale fa la sua apparizione come una cometa, ed alle prime busse se la batte, lasciando tra guai i suoi fedelissimi sudditi. Dicono che le busse sono un accidente; quello che non sanno spiegare con l’idea lo chiamano l’accidente, e l’accidente non ha ragion di essere, gli è come non avvenuto. Consoliamoci dunque; gl’impiccamenti, gl’imprigionamenti, le mazzate e le forbiciate non sono esistiti, o, per dir meglio, sono esistite, ma non dovevano esistere. Accidenti a questi filosofi! I posteri, poiché mi parli di posteri, dovranno fare le grandi rise, quando penseranno che per una buona metà di secolo si è creduto all’identità del pensiero e dell’essere, onde sono germinate tutte queste belle dottrine. Come se tutte le corbellerie che mi vanno pel capo, perché le penso, debbono esistere, e come se tutte le cose che succedono, se non le penso, non esistono, non hanno diritto di esistere, e sono l’accidente. Ma non si è detta mai una simile assurdità . Le idee voi potete come pallottole balzarle qua e là a vostra guisa, perché non hanno cannoni per difendersi e si contengono le une e le altre, sì che basta cavarne fuori una perché tutte seguano a modo di processione. I sistemi filosofici mi sembrano dei castelli di ciottoli, fatti, disfatti, rifatti in mille guise dai fanciulli. E fin qui non c’è niente di male, perché, come il cervello ci è e non si può dargli congedo, è buono che si prenda questo passatempo. Ma lo scherzo diventa serio quando si confondono le idee con le cose, e si mette le mani a queste, e si vuol ripetere il gioco. Perché le cose hanno i cannoni, e non si lasciano fare; e se ti ci ostini, n’esci col capo rotto. E finché si tratta di ...
Table of contents
- Copertina
- SCHOPENHAUER E LEOPARDI
- Indice
- Intro
- SCHOPENHAUER E LEOPARDI
- Ringraziamenti