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Le carceri russe
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La mattina del 10 febbraio 1883 Vera Figner uscì di casa. In via Caterina si trovò improvvisamente circondata dai gendarmi, caricata su una slitta e portata al posto di polizia... Vera Nikolaevna Figner (Christoforovka, 7 luglio 1852 – Mosca, 15 giugno 1942) è stata una rivoluzionaria russa. Esponente di primo piano del movimento populista russo, fece parte delle organizzazioni Zemlja i Volja e Narodnaja Volja, della quale, dopo l'attentato allo zar Alessandro II, rimase l'unica dirigente. Per la sua bellezza fu chiamata «la Venere della Rivoluzione». Traduzione di Alighiero Tanini.
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Storia russaLE CARCERI RUSSE
Verso la fine del secolo XIX ed all'alba del secolo XX, assai prima che scoppiasse la rivoluzione del 1905, la Russia non aveva che due soli luoghi di pena ove i forzati politici venivano segregati. Erano all'oriente le miniere di Kara nella Siberia Orientale e ad occidente, la celebre fortezza dello Schlusselburg. Questa vera Bastiglia russa, che sin dall'800 possedeva già un passato quanto mai tragico e lugubre, attirava in modo speciale l'attenzione del popolo russo. Distante soltanto alcune diecine di chilometri dalla capitale piena di vita e di movimento, la fortezza dello Schlusselburg costruita su di un isolotto selvaggio bagnato dalle gelide onde della Neva, appariva come un regno di morte, lontano ed inaccessibile. Il mistero che circondava la sorte dei prigionieri, l'isolamento fisico e morale nel quale essi erano avvolti come in una tenebra impenetrabile, separati per sempre dall'umanità pulsante e vivente, dava a questa isola un carattere mistico e leggendario. Dietro quei muri dolorosi, sepolti vivi, strappati violentemente all'esistenza, alla famiglia, alla patria, all'umanità, alcune decine di esseri espiavano silenziosamente nelle fredde casematte lo slancio rivoluzionario che li aveva spinti a combattere lo zarismo.
E mentre che in mezzo al silenzio misterioso della fortezza dello Schlusselburg, circondata quasi dall'oblio generale, le misere esistenze dei condannati si spegnevano lentamente consumandosi nelle celle maledette, questa fortezza diveniva di giorno in giorno più, per la giovine generazione nascente e cresciuta al di là di quei muri, l'emblema della libertà soffocata, vaticinando ai futuri martiri che ben presto sarebbe giunto il giorno di riprendere la lotta più intensamente che mai per la conquista di questa libertà tanto auspicata.
Le aspirazioni liberali, represse momentaneamente tra il 1880 ed il 1890, epoca nella quale il partito rivoluzionario «La volontà del Popolo» si spense, senza aver lasciato, almeno in apparenza, dei seguaci che avessero il suo indomito ardore combattivo, rinacquero poco a poco, ingigantendo e sviluppandosi tanto in seno alla gioventù intellettuale che in mezzo al popolo russo.
Le muraglie bianche, le nivee torri dello Schlusselburg distaccantesi sulle scure acque della Neva, ricordavano alla Russia risorta, il grande amore che i vecchi combattenti avevano avuto per il popolo ammonendolo che solo con la lotta si sarebbero potute ottenere quelle libertà tanto agognate. Questo Schlusselburg che manteneva così intatta la tradizione della lotta; questo Schlusselburg circondato dal più fitto mistero sulla sorte dei suoi prigionieri, era come una fiamma solitaria accesa sul cammino di coloro che domani riprenderebbero le armi per rovesciare il despotismo.
Per quanto la Russia di questi ultimi anni, dopo la rivoluzione del 1905 sia diventata di nome se non di fatto una monarchia costituzionale ed abbia acquistato il diritto di assidersi tra le «libere» nazioni d'Europa – almeno così dovrebbe credersi – pure vediamo che invece di una Bastiglia unica e solitaria, il suolo della nostra sventurata patria, si ricopre di diecine e diecine di prigioni, ove i condannati politici, e tutti coloro che dopo i moti rivoluzionari appaion sospetti dinanzi agli occhi della polizia russa di aver parteggiato per la nobile causa della libertà, sono puniti con inaudita ferocia cosacca, degna di tempi barbarici già tramontati.
Dal Mar Baltico sino a Vladivostock, dagli Urali al Mar Nero, non è che una serie ininterrotta di camere di tortura ove i condannati politici vengono rinchiusi a migliaia. Infatti nei primi due anni del regime costituzionale, dal 1905 al '907, i tribunali militari hanno mandato nei bagni penali 3873 persone. Le case di correzione hanno ricevuto 2586 condannati e le compagnie di disciplina 1538. Il regime di queste due categorie di prigionieri, essendo del resto identico a quello dei condannati ai lavori forzati, abbiamo un totale di 7997 persone private di colpo della loro libertà.
Lo zelo dei giudici in questi ultimi anni di regime costituzionale è rimasto lo stesso, cosicchè fatta deduzione per quei detenuti che forse hanno già scontate le loro pene, il numero totale dei condannati politici ai lavori forzati deve essere attualmente di 10 o 11 mila circa.
La stampa europea ha narrato spesso gli orrori delle prigioni della Santa Russia e non è certo esagerazione il compararli agli auto-da-fe dell'Inquisizione; ai roghi in mezzo ai quali le ombre balzavan dalle fiamme in una ridda infernale al suono lugubre delle catene, mentre la banda assassina dei carnefici agitavasi intorno ai miseri corpi abbruccicchiati facendo cadere sulle loro vittime agonizzanti le ultime percosse infami e le ingiurie implacabili interrotte soltanto dal lento cantilenare delle litanie liturgiche.
Oh! quale feroce ironia quando si pensi che queste moderne galere medioevali esistono in un paese il cui governo si considera civile ed evoluto ed ha per capo supremo colui che prese la nobile iniziativa del disarmo universale, disarmo che avrebbe dovuto aprire nuovi orizzonti alla civiltà, al progresso, ai sentimenti umanitari! Per poter considerare sincera questa politica estera dell'impero russo – fosse anche per un solo istante – essa dovrebbe essere in armonia colla sua politica interna; disgraziatamente invece il contrario è là ad affermare colle sue verità palpitanti in quale stato di disordine si trova immersa la nazione russa, sottoposta com'è, al regime dello stato d'assedio permanente, mentre il governo ha ingaggiato una lotta fratricida e senza quartiere contro il suo popolo.
Per attenuare le guerre fra nazione e nazione, i rappresentanti degli Stati moderni si riuniscono all'Aia… . Per lenire gli orrori delle battaglie è stata fondata la Croce Rossa… . Niente di simile sembra invece umano e doveroso per far argine alle lotte civili del nostro paese, provocate da un governo feroce e senza scrupoli. Non dovremmo anzitutto supporre che un governo civile il quale voglia farsi stimare e rispettare per tale, non dovrebbe abbassarsi sino alle più volgari ed atroci vendette, infliggendo a quelli che sono i suoi prigionieri di guerra un trattamento barbaro ed inumano, dimenticando così ogni principio di giustizia e di progresso?
Leggete però le lettere dei forzati politici; leggete, leggete, questi documenti umani provenienti dalle prigioni russe; ascoltate i racconti autentici delle vittime! Solo allora vi convincerete che un governo il quale approva e stabilisce nelle sue prigioni un tal regime d'eccezione non ha nessun titolo ad esser ritenuto un governo civile del Secolo XX.
La Direzione generale dei Penitenziari russi, preoccupandosi evidentemente dell'opinione pubblica europea, ha pubblicato poco tempo fa un lungo articolo, sul giornale ufficiale la «Russia» destinato a smentire le informazioni date dai giornali europei quali il «Giornale di Ginevra», il «Peuple», il «Journal du Soir», l'«Humanité», il «Radical», il «Daily News», il «Berliner Tageblatt», il «Berline Localanzeiger», le «Braunschweiger Landeszeitung», la «Zuricher Post», il «Vorwaerts», la «Vita», il «Lavoro», l'«Avanti!» l'«Arbeiter Zeitung», etc,…
Ecco a un dipresso, il tenore generale delle affermazioni governative:
È vero che le prigioni russe sono, in una certa misura (!) ricolme di prigionieri; però è anche vero che si sta cercando di attenuare il più che sia possibile a questo inconveniente… .
È vero che una certa mortalità regna nelle prigioni; però essa non supera la percentuale dei decessi di tutta la nazione.
È vero che un certo numero di detenuti sono stati colpiti da malattie mentali; ma simili casi non si verificano forse anche nelle prigioni inglesi e belghe?
È vero che nelle prigioni russe si sono avuti dei suicidi; però non è raro che anche prigionieri belghi ed inglesi si siano suicidati egualmente.
In quanto poi al modo con cui vengono trattati i detenuti, al loro nutrimento giornaliero ed alle condizioni igieniche in cui vivono, esse non lasciano assolutamente nulla da desiderare (!).
Tutte le interpellanze presentate a tal uopo alla Douma imperiale, vengono svisate ad arte per toglier loro qualsiasi parvenza di verità. L'amministrazione penitenziaria, bontà sua, è invece oltremodo benevola – se potesse direbbe anche caritatevole – senza contare che tutte le accuse dei prigionieri, spesso troppo nervosi e portate sino all'esagerazione, sono vagliate con ogni cura possibile!
Gli esempi di cattivi trattamenti, del resto poco importanti, sono stati più che rarissimi. In tre casi soltanto, venuti a nostra conoscenza, furono intentati dei procedimenti penali contro i colpevoli!
È inutile soffermarsi più oltre dinanzi a questo tipico documento ufficiale, inspirato dal capo del servizio penitenziario; esso non può ingannare nessuno, nè in Russia nè all'estero.
I giornali moderati quali il «Rietch» ed il «Rousskia Viedomosti» l'hanno accolto con un ben meritato disprezzo canzonatorio. Del resto la smentita più autorevole ed eloquente a questo falso alibi poliziesco dovuto al signor Kroulef, capo della Direzione Penitenziaria, doveva venire inattesa da una fonte più autorevole e degna di fede.
I forzati comuni del distretto di Nertchinsk, centro dei bagni penali siberiani inviarono il mese di maggio scorso, ai deputati della Douma una lunga petizione ricoperta interamente di firme nella quale essi esponevano la loro triste sorte, in questo triste documento veramente ufficiale:
«Dal 1907 in poi la popolazione del nostro bagno penale è decimata dalla morte e geme sotto un'orribile incubo di sangue. Più d'una volta abbiamo cercato aiuto per mezzo dei giornali, ma inutilmente.
«Gli oltraggi, le percosse, i colpi di verga (100 percosse almeno per ogni più lieve mancanza ed anche senza alcuna infrazione al regolamento) ecco, cosa devono subire i forzati. L'unico conforto che ci restava, la possibilità cioè per i malati incurabili di poter uscire di prigione per essere deportati in Siberia, ci fu tolto anche quello dal capo della direzione penitenziaria, dopo la sua ultima ispezione.»
«Le innumerevoli illegalità commesse dall'Amministrazione delle prigioni contro di noi ed una quantità di fatti gravi, tenuti nascosti gelosamente, potrebbero dar luogo ad una rigorosa inchiesta, la quale rivelerebbe a luce meridiana la verità atroce sulle sevizie a cui soggiacciono i prigionieri.»
«Il bagno penale di Nertchinsk è immerso interamente nel lutto e nel sangue. Il «mondo dei reprobi» volge verso di voi i suoi occhi offuscati di pianto, ormai spenti alla vita, sperando da voi un aiuto fraterno. I forzati maltrattati, colpiti e vilipesi tendono verso di voi le loro scarne braccia e vi domandano una cosa sola: di portare a cognizione della Douma la loro pre...
Table of contents
- Copertina
- Le carceri russe
- Indice dei contenuti
- UNA DONNA RUSSA: VERA FIGNER
- LE CARCERI RUSSE