Spio la mia rosa rossa di carne.
È nuda nella nostra stanza di lirico amore.
Si prepara per il ritual estremo tango
rivestendo la propria nudità solo con le scarpe.
I tacchi neri a spillo sono lame:
seducono il mio sguardo d’amante
con il movimento sensuale delle caviglie.
Tu fremente stelo di carne esigi il ballo con me.
Io aspetto la selvaggia complice di un tango metafisico.
Felini osceni siamo ribelli al passo impostato dalle regole.
Nella casa chiusa delle nostre emozioni inizia la danza.
Questa danza nuda è creazione di anima e lussuria.
Le cosce frementi s’insinuano nel corpo dell’altro.
La passione vuole vivere fino al suo sfinimento,
perché la rosa vive solo per una stagione.
La sua alchimia rossa può lasciarci
per rivivere in altre stagioni della rosa
attraverso un altro corpo d’amore:
rosso come il tuo nel mio oggi.
1.
La rosa rossa può essere una narrazione del desiderio. Ma è anche il simbolo di un percorso di passione e rinascita. La rosa rossa antica, perduta, può esprimere la metafora di un mondo che non si ritrova più. La nostalgia per questa perdita è simile a quella dell’antico tanguero, cosciente dell’ineffabilità dell’attimo fuggente.
La nostalgia era il sentimento dominante che l’emigrante sentiva pulsare nel proprio interno, dopo anni di distanza dalla partenza. Ciò lo induceva a ricercare un ricordo del mondo di appartenenza che aveva lasciato: come quello della sua terra o dell’amore lontano. Rivivere questo pensiero si rivelava, il più delle volte, deludente per l’impossibilità di ritrovarlo ancora nel presente. Poteva essere allora “immaginato” nelle atmosfere create dal Tango.
I petali di questa rosa rossa si aprono sensualmente per incarnare l’emozione di una danza, visiva e vibrazionale, appassionata e assente nello stesso tempo. Come è appunto questo ballo: «Il tango è la menzogna che l’uomo ama come solo la donna sa amare, con la perdita del pudore e della famiglia, fuggendo da Dio per avvicinarsi al tango» (E. Secades).
Il Tango ha influenzato, con la sua struggente ed erotica significanza, l’immaginario della creazione, anche grazie alle provocanti danze delle sue rose rosse. Se durante uno degli iniziali duelli-tango tra uomini arrivava una donna, questa – come segno di sfida verso il maschio –, lo affrontava nel ballo con il corpo di una rosa rossa fra i denti: se era un bocciolo significava che era ancora vergine. Queste prime donne, che ballavano il tango, non usavano un’arma tagliente ma una rosa rossa, che, nel dualismo alchemico del ballo, voleva significare un’arma invisibile: “combattevano” disarmate, ma non per questo erano meno pericolose. La loro arma era nelle seduzioni del loro corpo in movimento.
2.
Il Tango si diffonde, dalla fine del 1880, nelle periferie e nei quartieri poveri ed emarginati di Buenos Aires e Montevideo, ottenendo successo soprattutto nelle case di tolleranza. Si pone come “rivolta” verso la cultura ufficiale. Suo moto primario è una continua proiezione del passato, espressa con la mente e con il cuore per dimenticare il presente: vuole esprimere, in questo modo, la propria interiore malavita e malinconia.
Il Tango degli inizi era ballato da due uomini, che impugnavano il coltello (similitudine del rapporto di coppia) in una sorta di gioco-duello per ostentare la propria abilità. Il combattimento-ballo degli inizi del tango era la scena di una celebrazione. Il perché del tango ballato tra uomini è spiegabile con il fatto che questo ballo è nato in una società di immigrazione, nella quale mancavano le donne. In un secondo momento si diffuse nell’ambiente dei bordelli e locali, dove le prostitute e le cameriere erano le uniche donne presenti sulle piste da ballo. Questa fu la probabile ragione che indusse gli uomini a ballare il tango con movimenti sensuali, provocatori e lascivi. I primi tanghi non avevano testi: se li avevano erano improvvisati con esplicite connotazioni erotiche (come attestavano alcuni titoli). Il Tango, con l’arrivo della donna, diviene pretesto e chiave per la conquista-disputa amorosa.
3.
Il Tango è un ballo che si basa sull’improvvisazione: permette di estrinsecare l’eleganza e la sensualità dei suoi movimenti. Ha come prima pista di espressione la strada, la terra battuta e come scenario i caffè di quartiere con le luci soffuse, il rumore dei dadi e le aspettative consumate a un tavolo da biliardo. Gli uomini lo ballano a gara tra di loro, lasciando sulla terra il disegno dell’ oche (otto), trascinato con i piedi: s’insegnano, talvolta, trucchi e segreti, prima di esibire la loro abilità per attrarre le ragazze nei locali.
L’artista, come il tanguero, esprime la propria palpitante nostalgia-mancanza. La doppia nella “casa chiusa” della propria espressione . La sua arroganza prometeica ha la stessa divina nostalgia di un poeta di strada: «La vita se ne va, se ne va e non torna, la cosa migliore è goderla».
«Io voglio morire con me stesso
senza Dio né confessione,
crocifisso alle mie pene
come abbracciato a un rancore.
Niente devo alla vita,
niente devo all’amore;
quella mi ha dato l’amarezza,
e l’amore, un tradimento.»
Il tanguero rappresenta l’archetipo dell’uomo che desidera “giocare” con la propria vita: come afferma, in quel tempo, un suo interprete. Questo deve essere in un qualche modo un ladro, un pappone, un delinquente. Borges, il grande scrittore argentino, così esprime il concetto: «Nessuno può dire in quale città il tango sia nato, Buenos Aires, Rosario o Montevideo, ma tutti sanno in quale sia la via delle prostitute».
Se il tango «nasce nei postriboli, [...] questo stesso fatto dovrebbe farci sospettare che esso sia qualcosa come l’opposto del sesso, giacché ogni creazione artistica è, quasi sempre, un atto antagonistico, un gesto di fuga e ribellione. Si crea ciò che non si ha, [...], ciò che ci permette di evadere, magicamente, dalla dura realtà quotidiana. L’arte, in questo, assomiglia al sogno» (E. Sabato).
4.
Il tango degli inizi non è una moda o una passione locale: è una musica creata per «riempire l’assenza» o per esprimere «il dolore di essere stato e di non essere più», sentimenti comuni in ogni luogo e tempo. Ritenerlo solo un ballo sensuale significa però non volerne comprendere la diversità e il segreto: «Il Tango è un pensiero triste che si balla», afferma Discepolo. È un modo di vita e pensiero che vuole divenire un’arte di amare e della nostalgia. Diviene anche un immaginario di crudezza, solitudine, emigrazione, sensualità: «La magia del tango è racchiusa proprio in quest’alleanza silenziosa e continuamente ridefinita e in quei sentimenti che, nell’istante stesso in cui si provano, sono già passati».
Il tanguero è un uomo che guarda all’indietro. La sua voce, i suoi gesti sembrano celebrare un lungo, sensuale commiato: come se continuando a ballare si possa riuscire, se non a evitare, almeno a trattenere, per assaporarlo fino in fondo, lo struggimento del momento dell’addio. Ha dentro di sé la certezza che «non morirà mai il piacere di perdere mentre si trova».
L’immaginario del Tango può essere una metafora della creazione. Come avviene nell’improvvisazione della sua camminata, l’elemento connotante di questo ballo. I testi delle sue canzoni narrano ricordi, la terra e una donna lontana, la giovinezza perduta e naturalmente l’amore, anche quello mercenario.
5.
Il Tango non è solo musica: è soprattutto poesia, la cui essenza vive oscuramente dentro di noi come colonna sonora di un’esistenza che scorre. Borges, negli anni ’30, sostiene che la vera poesia del nostro tempo è quella espressa nei testi del tango. Questo ballo, come qualcuno ha detto, può rappresentare un ultimo approdo dei poeti maledetti, in quanto narra un mondo di sofferenze e introversioni, commiste ad attimi di dolcezza e languore. Questa affermazione ha la sua conferma nei testi che lo cantano. L’inganno e la menzogna, «che l’uomo ama come solo la donna sa amare», sono “presenze” della sua essenza.
«Così si balla il tango!
Sentendo sul viso
il sangue che sale
a ogni battuta,
mentre il braccio,
come un serpente,
s’avvolge alla vita
che quasi si spezza.»
Il Tango non è solo un pensiero, è soprattutto un’emozione che vuole essere narrata. Risulta anche un enigma del momento con le sue possibilità sfuggenti, vissute magari attraverso «uno sguardo ricambiato o lo stiletto di una mano invisibile». Ritrovo queste atmosfere oscure nel film Tango nudo (1991) di Leonard Schrader, in cui l’esistenza è triste e sensuale come un tango, in cui convivono criminalità e prostituzione, passione e morte.
Il Tango può esprimere la propria pulsione anche attraverso un corpo assente, che s’incarna attraverso parole, sguardi, silenzi: «L’uomo ballando acquista l’aria teatrale del domatore di belve. Avvinghia la vita della compagna» (E. Secades).
«Al va e vieni di un tango
nasce un amore;
al va e vieni di un tango
nasce un tradimento.»
6.
Il Tango esprime il prorompere di sensazioni e dell’erotismo. Crea un corpo immaginale, fatto di carne, sangue e desiderio, trasgressione libera dagli schemi. La sua magia è racchiusa in una segretezza silenziosa, continuamente ridefinita in sentimenti che, nell’istante stesso in cui vengono vissuti, sono già transitati oltre. Il segreto «sta in quell’istante di improvvisazione che si crea tra passo e passo. Rendere l’impossibile una cosa possibile: ballare il silenzio » (C. Gavito).
La musica svolge un ruolo essenziale, non solo di semplice supporto ritmico (come per altri balli): è un linguaggio suscitatore di emozioni diverse in ogni brano. Le sue parole assecondano le sinuosità delle penombre (interiori e visive), che rispecchiano i turbamenti esistenziali.
«Perché sognare? Perché son tornato?
A rivivere il male di quelle donne,
le loro risa, le loro carezze, la farsa del loro amore.»
Le ambientazioni ripercorrono luoghi vissuti, evocano odori e suoni, tradimenti e amori impossibili, perdite e distacchi. Queste emozioni intense fanno dire a qualcuno che «ci sarà tango fin tanto che ci sarà un uomo disperato per baciare le labbra di una fanciulla in fiore, un tradimento da raccontare, un lamento da trasmettere o un’allegria da condividere».
Il Tango non è solo un pensiero: è un’emozione, un enigma, non solo del momento ma delle potenzialità del momento, vissuto anche con uno sguardo scambiato o lo stiletto di una mano in/visibile.
7.
La nostalgia è la protagonista del tango, subito dopo c’è la donna che è sempre lontana, anche se viene raggiunta. Solo quando la femmina appare nel tango, questo si afferma come una vera e propria danza che vede un uomo e una donna “avvinti” nell’abbraccio del movimento. Dentro ogni tango c’è una donna o una sua trasfigurazione: «Un uomo da solo è fango, con la donna è tango» dice un proverbio argentino.
Il corpo della donna può trasmutarsi nel ballo in quello di un serpente notturno che si avvolge, sfiora, a tratti stringe con presa decisa. La sua sensualità è rappresentata anche dalle curve e dalle caviglie che si muovono. Queste vivono attraverso la nudità di una coscia o la verticalità di una scarpa con il tacco a spillo. La scarpa, calzata dalla donna che balla, diviene una “icona” di attrazione, al limite del feticismo, per le sue valenze di eleganza, femminilità e seduzione.
La donna incarna una “assenza-presenza” nel suo ruolo passivo e attivo che accende la tensione tra i sessi. Il fine ultimo è la scoperta e il possesso della comprensione sensoriale dell’altro. Questa risulta essere una metafora della dualità erotica, in cui coesistono, continuamente variando, luci e ombre, bene e male.
La donna si lascia condurre, senza che ciò significhi un ruolo subordinato all’uomo, in quanto entrambi da soli non possono esprimerlo. Lei ...