L'uragano
eBook - ePub

L'uragano

Una storia di politica, fake news, giustizia

  1. English
  2. ePUB (mobile friendly)
  3. Available on iOS & Android
eBook - ePub

L'uragano

Una storia di politica, fake news, giustizia

About this book

Una sorta di diario, un racconto "a cuore aperto" che ripercorre la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Roberto De Luca alla vigilia delle elezioni politiche del 2018, quando ricopriva l'incarico di assessore al Comune di Salerno: si tratta di un episodio nato da un'inchiesta giornalistica che arriva erroneamente a ipotizzare a suo carico addirittura il reato di corruzione. Proprio come in un diario, vengono raccontati i momenti successivi all'evento, la decisione delle dimissioni dalla carica assessorile, l'incubo di un procedimento giudiziario durato oltre un anno e mezzo e poi conclusosi con richiesta di archiviazione per estraneità ai fatti, le sue conseguenze sul piano privato e personale ancor più che su quello politico. Un flusso di ricordi ed emozioni intervallato da riflessioni sugli accadimenti politici degli ultimi anni, sulla piaga delle fake news e dell'odio social.

Frequently asked questions

Yes, you can cancel anytime from the Subscription tab in your account settings on the Perlego website. Your subscription will stay active until the end of your current billing period. Learn how to cancel your subscription.
No, books cannot be downloaded as external files, such as PDFs, for use outside of Perlego. However, you can download books within the Perlego app for offline reading on mobile or tablet. Learn more here.
Perlego offers two plans: Essential and Complete
  • Essential is ideal for learners and professionals who enjoy exploring a wide range of subjects. Access the Essential Library with 800,000+ trusted titles and best-sellers across business, personal growth, and the humanities. Includes unlimited reading time and Standard Read Aloud voice.
  • Complete: Perfect for advanced learners and researchers needing full, unrestricted access. Unlock 1.4M+ books across hundreds of subjects, including academic and specialized titles. The Complete Plan also includes advanced features like Premium Read Aloud and Research Assistant.
Both plans are available with monthly, semester, or annual billing cycles.
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Yes! You can use the Perlego app on both iOS or Android devices to read anytime, anywhere — even offline. Perfect for commutes or when you’re on the go.
Please note we cannot support devices running on iOS 13 and Android 7 or earlier. Learn more about using the app.
Yes, you can access L'uragano by Roberto De Luca in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Politics & International Relations & Politics. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

1.
Amministratore locale:
“ci vuole un fisico bestiale”

When the burdens of the presidency seem unusually heavy, I always remind myself it could be worse. I could be a mayor.
Quando gli oneri della presidenza sembrano insolitamente pesanti, ricordo sempre a me stesso che potrebbe essere peggio. Potrei essere un sindaco.
Lyndon B. Johnson1
Il mio percorso politico ho iniziato a prepararlo da lontano. Dopo qualche periodo lontano da Salerno (Francia e Inghilterra) per motivi di studio e lavoro, decido di effettuare una scelta drastica, che dal punto di vista razionale, in realtà, non ha molto senso, come mi hanno sempre ribadito i miei amici. Diversi anni fa, ho deciso di lasciare il Regno Unito e rientrare definitivamente nella mia città per aprire una piccola società di consulenza, oltretutto nel pieno della peggiore crisi economica che si ricordi dal dopoguerra.
Ovviamente, come dicevo, si tratta di una scelta dettata più dall’istinto che dalla ragione2, in primis dall’istinto di un ragazzo del Sud, all’epoca poco più che ventenne, che non vuole accrescere le statistiche sull’emigrazione del Mezzogiorno, ma vuole provare a fare qualcosa nella sua terra. Sarà certamente più difficile, si dovrà sudare di più e il riscontro economico sarà meno remunerativo, ma – penso nella mia testa – vuoi mettere la soddisfazione? Vuoi mettere la soddisfazione di “farcela” a casa mia e contribuire, anche in maniera minima, a far crescere un pochino anche il territorio e il contesto generale? Per fortuna, poiché a volte la Provvidenza è grande, in relazione all’attività professionale, ho avuto la fortuna di aver trovato il miglior compagno di viaggio che si potesse mai chiedere, senza il quale – lo ammetto – probabilmente non avrei avuto il coraggio di aprire un’attività da solo, oltre ad altri colleghi, ormai diventati grandi amici. Oltre a questo ragionamento, l’ulteriore elemento che mi ha spinto verso il ritorno in pianta stabile a Salerno è stato il “richiamo della foresta”, un altro fattore istintivo relativo alla mia ferma volontà di profondere un organico impegno civico e politico per la città, per il partito, per il mio contributo a un progetto di sviluppo della nostra comunità iniziato già da diversi anni.
Ovviamente, consapevole anche dell’onere rappresentato da un cognome in vista, ho pensato fosse necessario dare innanzitutto prova di grande umiltà, impegno e abnegazione. Sono convinto che, nella vita, difficilmente possano prendere forma i famosi conigli tirati fuori dal cilindro: è vero che possono verificarsi i colpi di fortuna, a volte capita anche il gol da centrocampo, ma se oltre alla partita si intende vincere il campionato, allora bisogna lavorare giorno dopo giorno, essere un uomo di squadra, mettersi a disposizione degli altri se veramente desideri che gli altri, un giorno, ricambino il favore e ti supportino. Durante le varie campagne elettorali mi sono occupato di tutto, dal trasporto volantini all’apertura dei comitati, dalla tinteggiatura delle pareti all’organizzazione delle riunioni e all’elaborazione di proposte e programmi per i candidati.
E sempre con lo stesso spirito, ho impostato il mio percorso non in modo frontale o “muscolare”, anche per non pestare i piedi a nessuno, ma in modo “laterale”, cercando di costruire un’immagine politica partendo, in realtà, da un profilo tecnico. Non sono certo un premio Nobel per l’economia, ma all’interno del partito e nel nostro panorama politico locale in generale, non c’erano molte persone che si occupassero di temi quali finanziamenti, start-up, partenariato pubblico privato, ecc. Di conseguenza, ho puntato a occupare uno spazio che non era già presidiato, impostando in maniera coerente anche la mia comunicazione, che già per mia scelta come, poi, condiviso anche da chi si occupa professionalmente della materia, ho sempre, in qualche modo, tentato di gestire “per sottrazione”: niente dichiarazioni o interviste mirabolanti in politichese parlando del più e del meno, ma pochi interventi su alcuni temi concreti, proposte realizzabili per le imprese e il territorio. Così, un po’ alla volta, mi è stato affidato il ruolo di responsabile provinciale del dipartimento economia del Partito Democratico e sono diventato consigliere politico relativamente ai temi dell’innovazione e dello sviluppo economico del Presidente della Provincia di Salerno. Per fortuna, probabilmente proprio perché il percorso è stato percepito dall’opinione pubblica come coerente con il mio profilo e le attività svolte, l’acquisizione di questi ruoli non ha portato a nessun disastro dal punto di vista mediatico o politico, nessuna grande polemica. So far, so good…
L’ingresso vero e proprio all’interno delle istituzioni avviene in occasione delle elezioni amministrative del 2016, durante le quali era mia intenzione candidarmi come consigliere comunale, convinto che anche quello fosse coerente con il mio percorso dal basso. Tanti mi chiedevano: «Ma come? Potresti addirittura candidarti sindaco e invece vuoi partire da consigliere comunale? Sei sicuro?». Ebbene sì, ero sicuro, sarebbe stato un bel segnale per me e per la politica in generale: a prescindere dal cognome, dai muscoli e dalle possibilità di supporto, Roberto De Luca vuole partire dalla base, facendo tutta la gavetta e tutta la trafila necessaria. E invece, tanti amici, anche loro candidati come consiglieri comunali, mi chiesero la cortesia di non candidarmi direttamente perché avrei rischiato di cannibalizzare anche parte dei loro voti. Alla fine, per spirito di squadra e di servizio mi sono lasciato convincere e assumo un ruolo che si può definire – per comprenderci – da “team manager”, offrendo una mano a tutti i candidati, definendo alcuni input comunicativi e alcuni temi sui cui battere in campagna elettorale, oltre a dedicarmi – materialmente – alla stesura del programma del candidato sindaco Vincenzo Napoli e dell’intera coalizione.
Tutti i salernitani hanno quindi saputo, con grande anticipo, che in caso di vittoria a me sarebbe stato destinato un posto di rilievo all’interno della giunta comunale e per fortuna, dopo una campagna elettorale bella, intensa, di condivisione e coinvolgimento, di confronto col territorio e di proposta, è arrivato un risultato positivo che ha superato addirittura il 70% dei consensi. Un trionfo, che ha consentito di portare a compimento anche il progetto politico che era stato concepito sulla mia persona.
Devo anche ammettere che la nomina ad assessore non ha scatenato polemiche di merito. Qualche brusìo, forse sì, in alcuni casi anche all’interno dello stesso consiglio comunale o da parte di qualche contestatore a prescindere che si è meravigliato per il fatto che io non mi sia candidato come assessore. Tocca a questo punto informare questi amici che nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti non ci si candida ad assessore, ognuno dei quali è nominato autonomamente dal sindaco nell’ambito delle sue prerogative e in piena legittimità. Al pari di quanto avviene per i Ministri, che nessuno elegge ma sono indicati dal Presidente del Consiglio. Anche perché, a ben guardare, i Comuni e le Regioni sono piene di assessori esterni (rectius “non eletti”… Nella stessa Giunta di cui ho fatto parte, ad esempio, figurano altre tre colleghe non individuate tra i membri del consiglio comunale).
Ad ogni modo, ha preso il via l’avventura da amministratore locale, con delega al Bilancio e allo Sviluppo economico. Il primo aspetto in realtà, è il profilo tecnico-professionale che si è subito palesato in aggregazione all’incarico ricevuto: mentre nei decenni passati, l’assessore al bilancio era colui il quale decideva in merito alla distribuzione delle risorse, a causa della drastica riduzione dei trasferimenti da parte del governo centrale, nel mio caso mi sono trovato drasticamente di fronte all’esigenza, in alcune circostanze, di comminare tagli ai diversi settori e alle diverse attività. È un destino, purtroppo, comune, a tantissimi enti, soprattutto al Sud, dove si è fatto e si fa più fatica a incassare i tributi locali. Proprio alla luce di questi elementi, durante la prima seduta di giunta, la prima programmatica introduttiva fu ispirata proprio al tema della razionalizzazione della spesa e della riduzione dei costi della macchina amministrativa, a partire dalle società partecipate, che in troppi casi possono nascondere pericolose sacche di parassitismo e opportunismo, ai danni degli enti proprietari e, di conseguenza, dei cittadini.
L’altra delibera di indirizzo riguarda la visione della Salerno del futuro in termini di sviluppo economico, il cui fine ultimo è rappresentato, ovviamente, dalla creazione di opportunità di lavoro e di vita sul nostro territorio, soprattutto per i più giovani. Uno dei temi fondamentali per raggiungere l’obiettivo in questione fu individuato – chiaramente – nell’attrazione di investimenti, su cui come sistema-Paese siamo forse ancora un po’ indietro. Poiché, soprattutto per gli stranieri, uno degli elementi di maggiore disincentivo a investire in Italia non è tanto la tassazione o il costo del lavoro, quanto la burocrazia e le tempistiche lunghe e poco certe, iniziai a progettare, anche con altri enti locali e diversi attori dello sviluppo, un vero e proprio sportello per l’attrazione di investimenti, in realtà su scala sovracomunale. Nella mia idea, nel momento in cui un imprenditore decide di investire su un territorio, più che incentivi e benefici fiscali richiede certezza dei procedimenti, rapidità e istituzioni che non mettano lo sgambetto ma siano in grado di accompagnarli, chiaramente nel rispetto dei ruoli e nel rispetto supremo dell’autonomia delle istituzioni stesse. Ritenevo utile, ad esempio, offrire un censimento di tutti i terreni e dei capannoni da poter utilizzare, con notizie sulle metrature, sulle destinazioni urbanistiche, su eventuali vincoli, e così via. Inoltre, ci sono già diverse esperienze del genere e in molti casi – mi permetto di ribadire ai dirigenti e ai colleghi di un tempo – basta prendere spunto e applicare al meglio le migliori pratiche presenti, magari anche migliorandole un po’ se possibile.
Anche sul turismo si cerca di fare la stessa operazione, provando a migliorare i risultati già rilevanti fatti registrare negli anni precedenti (+300% circa in termini di presenze tra 2008 e 2016).
In definitiva, su questi temi, mi impegnai a fondo per portare almeno in Zona Europa League (e magari anche Champions…) una città che per la riqualificazione urbana (si pensi ad alcuni interventi progettati da Zaha Hadid, Calatrava, Bofill, ecc.) e in relazione ad altre tematiche (turismo in primis, anche grazie alla straordinaria intuizione delle “Luci d’Artista), a mio parere, era già ben radicata in Serie A.
Ovviamente, come tutti gli enti locali, anche il nostro viveva momenti di sofferenza, non solo allora, per i tagli del governo, per mancanza o invecchiamento del personale, per una burocrazia soffocante, che a volte costringe a perdere mesi di tempo anche per installare un banale chiosco da adibire ad Info Point turistico. Ad ogni modo, l’esperienza da amministratore locale si rivelò fin da subito una grande palestra, perché abbinò un grande entusiasmo alla consapevolezza del senso del limite, che deve combinare la capacità di pianificazione, di visione del destino di un territorio, per i successivi 5 o 10 anni, con la necessità di badare anche al contingente, di non dimenticare anche le istanze più immediate, le esigenze dei quartieri, della gente comune: dal marciapiede sconnesso al sacchetto fuori posto, dalla lampadina fulminata agli alberi da potare, dai servizi sociali agli asili nido. E in realtà, è giusto così, perché garantire il decoro urbano, la qualità della vita, i servizi minimi di civiltà, la sicurezza del territorio è un dovere ineludibile per chi amministra.
Proprio la sicurezza può costituire un esempio lampante di quanto alla fine della fiera, sul sindaco e sulla giunta di un ente locale si scarichino le responsabilità di problemi per cui magari a volte non si hanno nemmeno competenze specifiche (nel caso di specie, esse sono prevalentemente a carico di altre e ben qualificate istituzioni). Però, a questo punto, vi sfido a effettuare un sondaggio, anche empirico: nel caso di episodi di mancata sicurezza o simili, i cittadini dove andranno a lamentarsi, in Comune o in Prefettura? Se ci sono topi o blatte per strada, quanti penseranno che sia competenza dell’ASL? Ma soprattutto quanti cittadini conoscono il nome del sindaco e quanti quello del Prefetto o del Questore?
L’esito di questo breve sondaggio ci farà certamente capire come, nella maggior parte dei casi, gli enti locali siano amministrati da persone dotate di grandissimo spirito di servizio, di senso civico, di amore per la propria comunità, che li portano a gettare il cuore oltre l’ostacolo, a risolvere i problemi di ogni tipo, anche quelli al di fuori della propria sfera di competenza rispetto ai quali i cittadini si rivolgeranno sempre e comunque prima di tutto al sindaco.
Una simile dinamica è anche una conseguenza derivante dalla riforma del 1993, che ha portato all’elezione diretta dei sindaci, che ha attribuito loro maggiori poteri e maggiori responsabilità3. Tale riforma, che fece seguito al referendum del 1991 in base al quale fu avviato il percorso di superamento del sistema proporzionale, è stata concepita per dare risposte alla voglia di democrazia, partecipazione e rappresentatività da parte dei cittadini. Nel periodo successivo a Tangentopoli, con i partiti a pezzi, i cittadini non si affidano più a entità politiche ma alle persone, con le quali vogliono avere un’interlocuzione immediata, diretta e senza filtri.
In questo modo, si è riusciti a rendere tangibile qualcosa di intangibile come i partiti o le amministrazioni e le persone hanno potuto dare un volto alle istituzioni.
Per tutte queste motivazioni, come detto, fare l’amministratore locale rappresenta un’esperienza formativa senza eguali, soprattutto in alcune aree del Paese, dove in molti casi ci si confronta davvero con la povertà, con le difficoltà delle famiglie, con le imprese che chiudono, con i ragazzi che vanno via e tu, ancorché in tante circostanze con poche possibilità di incidere – con le armi e i soldati che hai a disposizione – devi provare comunque a fare del tuo meglio per cercare di trovare una soluzione, che soprattutto in tema di lavoro, è oggettivamente sempre più difficile da individuare per un amministratore, soprattutto nei comuni medio-piccoli.
Nella maggior parte dei casi, però, se fai bene il tuo lavoro, se ti impegni e ci credi, se i risultati arrivano, la gente te lo riconosce e ti è grata. A volte basta fare anche solo una passeggiata per strada perché le strette di mano e le pacche sulle spalle, pur se condite o intervallate da critiche, ti ripagano di tutti i sacrifici. Così come ti ripaga vedere in maniera concreta i frutti del tuo lavoro, il tessuto urbano che cambia, l’economia che progredisce, il turismo che migliora, le opere pubbliche che si realizzano, le aziende che investono, i posti di lavoro e le opportunità che si creano.
Ecco perché, nonostante tutto, anche se – come cantava Luca Carboni – «ci vuole un fisico bestiale», fare il sindaco o l’amministratore locale è senza dubbio il mestiere più bello del mondo.
Mi pare che questa convinzione sia condivisa da tutti i colleghi che ho conosciuto durante la mia esperienza, tutti egualmente innamorati del p...

Table of contents

  1. Cover
  2. Sinossi
  3. Profilo biografico dell'autore
  4. Colophon
  5. Dedica
  6. Introduzione
  7. 1. Amministratore locale: “ci vuole un fisico bestiale”
  8. 2. La campagna elettorale 2018: la quiete prima della tempesta
  9. 3. L’uragano
  10. 4. Il day after
  11. 5. Le (e)lezioni del 4 marzo 2018
  12. 6. Incipit vita nova
  13. 7. Politica e giustizia in cortocircuito: il sistema è in pericolo
  14. 8. “Questo lo dice Lei!”. La politica, il “mercato dei bidoni” e il danno della “selezione avversa”
  15. 9. La luce in fondo al tunnel
  16. 10. Dieci lezioni
  17. Conclusioni
  18. Note