I Savoia e il Massacro del Sud
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I Savoia e il Massacro del Sud

About this book

I Savoia e il Massacro del Sud, best-seller dello storico Antonio Ciano, ha contribuito a sfatare il mito di una felice Unità d'Italia senza vincitori nÊ vinti. I vinti in realtà ci sono stati: ce lo ricordano ogni giorno i telegiornali, che parlano di un Sud Italia perennemente indietro rispetto al Nord e arretrato sotto ogni punto di vista. Finalmente disponibile in una elegante versione eBook comprensiva di numerose fotografie d'epoca, I Savoia e il Massacro del Sud è una lettura consigliata a chi, stanco di credere nelle favole, desidera analizzare dalle radici le problematiche attuali di uno stato disfunzionale, quello italiano, fondato sull'ingiustizia e l'inuguaglianza sociale.

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Information

MERIDIONALISMO E CRISTIANESIMO
Resta invece quella leggenda che sarebbe la storia ufficiale come l’han costruita per conto proprio o per conto altrui: col rosso, con l’azzurro Savoia, col nero, in un’ibrida mescolanza di martelli, squadre e compassi massonici, piumetti di bersaglieri, berretti frigi, fiaccole. E chi l’ha costruita sono stati i politicanti e studiosi del Nord e del Sud, in nome dell’unità, del progresso, della rivoluzione, del Re, del Duce. Non tutti insieme, si capisce, né tutti con la medesima voce, ma un po’ per volta, in armonica disarmonia.
Carlo Alianello
L’ORDA MASSONICA
In un mondo di topi nasce un popolo di roditori
Il Piemonte servo dei voleri della massoneria, indirizza da sempre la politica italiana.
Nel 1861 il Piemonte faceva capo alla gran Massoneria di Mister Albert Pike e oggi alla Trilateral Commission.1
Il 12 marzo 1849 sul Globe, quotidiano inglese, portavoce dell’alto iniziato Palmerston, ministro della regina Vittoria, apparve un articolo che era praticamente un vero libro profetico e possiamo dire, senza enfasi, che era stato preparato segretamente nel Sacro Tempio della massoneria londinese:
È da ritenere che gli accadimenti dell’anno scorso non siano stati che la prima scena di un dramma fecondo di risultati più vasti e più pacifici. L’edificio innalzato dal Congresso di Vienna era così arbitrario e artificioso che ciascun uomo di stato liberale vedeva chiaramente che non avrebbe sopportato il primo urto dell’Europa. L’intero sistema stabilito dal Congresso di Vienna stava dissolvendosi e Lord Palmerston ha agito saggiamente allorché ha rifiutato il proprio concorso a opporre una diga all’onda dilagante. Il piano che egli ha concepito è quello di una nuova configurazione dell’Europa attraverso la costituzione di un forte regno tedesco che possa costituire un muro di separazione fra Francia e Russia, la creazione di un regno polacco-magiaro destinato a completare l’opera contro il gigante del nord, infine un reame d’Italia superiore guidato dalla casa Savoia. Si è spesso rimproverato a Palmerston di avere trascurato l’alleanza con l’Austria, ma qui gli accusatori devono ancora rendergli giustizia. L’Alleanza dell’Inghilterra e dell’Austria non si è mai fondata su una comunanza di princìpi: essa esiste semplicemente in quanto l’Austria era la principale rappresentante e come l’incarnazione della nazione tedesca. Dopa la pace di Westfalia fino a quella di Aix-Le Chapelle (1648, 1748) l’Austria s’è trovata a essere il centro della nazione tedesca. Ma allorché la spada di Federico fece dilatare i confini del suo reame prima limitati all’elettorato del Brandeburgo, allorché i veri tedeschi riconobbero in questo guerriero il reale rappresentante della loro forza e della loro nazionalità, la Prussia divenne l’alleata naturale dell’Inghilterra sul continente. Ciò che l’Austria fu fin dall’inizio del secolo scorso, ciò che la Prussia divenne più tardi, la Germania può esserlo ugualmente che la capitale sia Berlino o Francoforte.
Il disegno era chiaro, doveva essere attuata la profezia di Comenius espressa in Lux in Tenebris secondo la quale sarebbe dovuta sorgere dalle tenebre come fonte di luce una Super-chiesa che integrasse ogni religione attraverso i Concistori nazionali, le Chiese Nazionali, onde giungere in nome di un umanesimo unitivo e a carattere filantropico e tollerante, a proclamare l’uguaglianza e la pari dignità di tutte le religioni.2
Questo progetto si scontrava con un ostacolo formidabile: la chiesa cattolica con la sua gerarchia, la casa Asburgo d’Austria, cattolicissima, la Santa Russia degli zar e il Regno delle Due Sicilie, primo stato al mondo, quest’ultimo, che aveva saputo integrare il dogma cattolico con il verbo del Vangelo tradotto in pratica da leggi che non disdegnavano le novità della rivoluzione francese o quelle comuniste del Campanella e di Marx.
La Santa Russia, l’Impero Asburgico e il Regno delle Due Sicilie dovevano lasciare il posto al nuovo ordine massonico, ma il popolino queste cose non le sapeva, né le conosce oggi, in quanto la storia ufficiale viene scritta dai vincitori ed è sempre artefatta.
Questo nuovo ordine doveva portare sconvolgimenti politici e morali di inaudita violenza.
In Italia il compito di capovolgere detto ordine, come abbiamo visto nell’articolo del Globe, fu assegnato al Piemonte e a casa Savoia, votata alla Gran Consorteria. Gli altri sovrani infatti erano tutti devotissimi alla Chiesa di Roma. Lo Stato più retrivo d’Italia avrebbe dovuto dare luce allo stivale! Al suo servizio la massoneria londinese mise uomini, denaro e mezzi; soprattutto denaro e oro.
I massoni sapevano che a unitĂ  compiuta sarebbero stati elargiti per secoli. Casa Savoia doveva eseguire spietatamente gli ordini di Londra dopo decenni di preparazione al liberalismo.
Londra mandò Lord Gladstone a Napoli e Lord Mintho e altri emissari nelle varie province italiane a preparare la rivoluzione liberale agli ordini di Giuseppe Mazzini, capo della Carboneria Italiana, il cui scopo finale, secondo il suo fondatore genovese Antonio Maghella, era “quello di Voltaire e della rivoluzione francese: il completo annientamento del cattolicesimo e infine del cristianesimo.”3
Questo signore nel 1809 era prefetto e ministro della polizia del Regno di Napoli ed ebbe modo di iniziare alla setta migliaia di persone e di infilarle in posti chiave.
La Carboneria era organizzata in vendite.4 Il vertice era chiamato alta vendita ed era composto da quaranta membri e operava in stretto contatto coi supremi consigli di 33 gr. del rito scozzese. Mazzini era un esponente di punta dell’ala oltranzista. Nel 1847, durante un convegno internazionale delle massonerie a Strasburgo, venne approntato un piano di confederazione europea allargata ai popoli germanici, latini e slavi da conseguire attraverso una serie di rivoluzioni ben orchestrate.
Il Primo Ministro inglese Palmerston sparge per tutta l’Europa emissari per la sollevazione; Lord Mintho visita Torino, Roma e Napoli.
Nel 1848 le rivoluzioni scoppiano in ordinata sequenza: il 22 febbraio a Parigi, il 13 marzo a Vienna, il 17 marzo a Berlino e a Venezia, il 18 marzo a Milano, il 30 marzo a Napoli, in Toscana, a Roma, a Praga e in Croazia, lasciando esenti i soli paesi laicisti.
GIUSEPPE MAZZINI (1805-1872)
Annoverato dal regime tra i padri della patria, fu iniziato alla Carboneria tra il 1827 e il 1829, divenendo presto uno dei discepoli di Mr. Pike.
Nel 1864 il Grande Oriente di Palermo gli accorda il 33° grado. Il 3 giugno 1868 fu proclamato venerabile perpetuo ad honorem della Loggia Lincoln di Lodi e lo si propose alla carica di Gran Maestro. Il 24 luglio fu nominato membro onorario della loggia La Stella d’Italia di Genova e il 1 ottobre 1870, della loggia La Regione dello stesso Oriente.5
CAMILLO BENSO DI CAVOUR
Padre della patria massonica
San Giovanni Bosco ebbe a dire: ÂŤQui in Piemonte, Cavour fu uno dei capi della massoneria.Âť6
Detto questo vengono a cadere le doti di grande statista attribuite al primo ministro piemontese visto che tutta la politica savoiarda veniva decisa a Londra da Mr. Pike e da Lord Palmerston.
Camillo Cavour, figlio di un vicario di polizia piemontese, crebbe a Ginevra impregnandosi di mentalitĂ  calvinista e venne formato in Inghilterra dove aderĂŹ entusiasticamente al pensiero liberale che riservava alla Chiesa una funzione marginale, prettamente teorica, assoggettata completamente allo Stato. LĂŹ fu iniziato alla massoneria.
Secondo l’Acacia Massonica del febbraio-marzo del 1949, a pagina 81 Camillo Cavour, ministro e Capo del Governo piemontese era l’ispiratore della massoneria nazionale e prendeva ordini da quella internazionale. La partecipazione savoiarda in Crimea a fianco di inglesi e francesi non era quindi un lungimirante intuito per sedere al fianco delle potenze europee, nel Congresso di Parigi del 1856 per sollevare la questione romana e italiana, come ci è stato inculcato a scuola.
Questa strategia venne studiata nelle stanze segrete della Gran Loggia londinese. Anche Napoleone III, era affiliato a Roma alla Carboneria.7
Nell’Histoire Politique de la Franc-Maçonnerie, dell’aprile 1958, a pagina 15 leggiamo: “Il secondo impero […] pratica la politica estera sostenuta dalle logge: sistematicamente antiaustriaco e perfidamente antipapale, esso sfocia nella distruzione degli Stati Pontifici. Non si dimentichi che Napoleone III era carbonaro e che l’attentato di Orsini gli ricordò un po’ bruscamente il suo giuramento prima della campagna d’Italia.”
GIUSEPPE GARIBALDI
Padre della patria
Giuseppe Garibaldi ci è stato presentato come l’eroe dagli occhi azzurri, biondo, alto, coraggioso, romantico, idealista; colui il quale metteva a repentaglio la propria vita per la libertà altrui. Non esiste città d’Italia che non gli abbia dedicato una piazza o una strada.
Garibaldi non era alto, era biondiccio e pieno di reumatismi, camminava quasi curvo e dovevano alzarlo in due per f...

Table of contents

  1. Nota dell'autore
  2. Prefazione di Pino Aprile
  3. Prefazione di Lucio Barone
  4. Il Regno delle Due Sicilie
  5. Per il trono e per l'altare
  6. Meridionalismo e cristianesimo
  7. La Scintilla
  8. Fotografie d'epoca
  9. Avanti Savoia!
  10. I macellai vanno alla guerra
  11. Cronologia degli avvenimenti politici nell’Italia meridionale dal 1830 al 1946
  12. La relazione dell’avv. Pasquale Troncone
  13. Riferimenti bibliografici essenziali
  14. Lettera aperta al Presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano
  15. Bibliografia