Ippolito
eBook - ePub

Ippolito

Euripide

  1. Italian
  2. ePUB (mobile friendly)
  3. Available on iOS & Android
eBook - ePub

Ippolito

Euripide

Book details
Book preview
Table of contents
Citations

About This Book

"Ippolito" è una tragedia di Euripide, rappresentata per la prima volta ad Atene, alle Grandi Dionisie del 428 a.C., dove vinse il primo premio.
Ippolito, figlio di Teseo, re di Atene, e della regina delle Amazzoni, è un giovane che si dedica esclusivamente alla caccia e al culto di Artemide, trascurando completamente tutto ciò che riguarda la vita comunitaria e la sessualità, andando anzi orgoglioso della propria verginità. Per tale motivo Afrodite decide di punirlo suscitando in Fedra (seconda moglie di Teseo e quindi matrigna di Ippolito) una insana passione per il giovane. Euripide (Atene, 485 a.C. – Pella, 407-406 a.C.) fu un drammaturgo greco antico.È considerato, insieme ad Eschilo e Sofocle, uno dei maggiori poeti tragici greci. Traduzione a cura di Ettore Romagnoli
Ettore Romagnoli (Roma, 11 giugno 1871 – Roma, 1º maggio 1938) è stato un grecista e letterato italiano.

Frequently asked questions

How do I cancel my subscription?
Simply head over to the account section in settings and click on “Cancel Subscription” - it’s as simple as that. After you cancel, your membership will stay active for the remainder of the time you’ve paid for. Learn more here.
Can/how do I download books?
At the moment all of our mobile-responsive ePub books are available to download via the app. Most of our PDFs are also available to download and we're working on making the final remaining ones downloadable now. Learn more here.
What is the difference between the pricing plans?
Both plans give you full access to the library and all of Perlego’s features. The only differences are the price and subscription period: With the annual plan you’ll save around 30% compared to 12 months on the monthly plan.
What is Perlego?
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Do you support text-to-speech?
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Is Ippolito an online PDF/ePUB?
Yes, you can access Ippolito by Euripide in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Media & Performing Arts & Theatre Playwriting. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

Information

Publisher
Passerino
Year
2015
ISBN
9788899617691

Ippolito


PERSONAGGI:
AFRODITE (dea dell'amore, bellezza e sensualitĂ )
IPPÒLITO (figlio di Teseo)
FEDRA (moglie di Teseo)
TESÈO (re di Atene)
ARTÈMIDE (dea della caccia)
ANCELLA
NUNZIO
SEGUACI D'IPPÒLITO
NUTRICE DI FEDRA
CORO DI DONNE DI TREZÈNE

AMBIENTAZIONE:
L'azione si svolge a Trezène, avanti alla reggia. Ai due lati sorgono due statue, d'Artèmide e d'Afrodite.

AFRODITE:
Diva sono io fra gli uomini possente,
e fra i Numi del cielo: io sono CĂ­pride:
chiaro è il mio nome. Della gente ch'abita
fra il ponto EusĂ­no ed i confini AtlĂ ntici,
e la luce del sol contempla, quanti
hanno rispetto al poter mio, li onoro;
ma quelli atterro che superbo cuore
nutrono contro me: chĂŠ sin tra i Numi
è questa passïon, che degli omaggi
s'allegran dei mortali: io mostrerò
presto la veritĂ  di tal sentenza.
Però che adesso, il figlio dell'Amàzzone,
Ippòlito, che padre ebbe Tesèo,
educatore il virtuoso PĂ­tteo,
solo fra quanti hanno soggiorno in questa
Trezènia terra, dice ch'io la pessima
sono fra tutti i Numi, e sdegna il talamo,
e le nozze respinge, e prima reputa
fra gli Dei tutti quanti, e onora Artèmide,
suora di Febo, e gèrmine di Giove.
Insieme sempre per la verde selva
con la vergine sta, strugge le fiere,
con pronte cagne, dalla terra, e altero
va della compagnia piĂş che mortale.
NĂŠ di questo io mi cruccio: a me che fa?
Ma delle offese che lanciava Ippòlito
contro me stessa, oggi trarrò vendetta.
Il piú da un pezzo è pronto, e di fatica
poco mi resta omai: chÊ, mentre Ippòlito
moveva, dalla magĂŻon di PĂ­tteo
di PandĂ­one al suol, per contemplare
le cerimonie dei misteri sacri,
Fedra, del padre suo l'insigne sposa,
lo vide, e invaso da cocente amore,
per mio consiglio, n'ebbe il cuore. Ora essa,
pria di venire a questo suol Trezènio,
su la PallĂ dia rupe onde si scopre
questa contrada, eresse un tempio a CĂ­pride,
per questo amore di lontana terra;
e quindi innanzi, io volli che d'Ippòlito
avesse il nome questo tempio. Or, quando
Tesèo partí dalla Cecròpia terra,
il contagio a espĂŻar del sangue sparso
dei PallantĂ­di, a questa terra venne
con la sua sposa; chĂŠ patĂ­ fuggiasco
vivere un anno sopra estranea terra.
E qui geme la misera, e, colpita
dalle frecce d'amor, muta si strugge;
e niun dei servi il morbo suo conosce.
NĂŠ tale amore avrĂ  sol questa fine:
a Tesèo svelerò questo mistero,
chĂŠ divenga palese; e con le sue
maledizioni, darĂ  morte il padre
al giovinetto mio nemico: tale
privilegio a Tesèo diede Posídone,
che per tre volte a vuoto non cadessero
le sue preghiere. E Fedra, ancor che grande
sia la sua fama, pur morrĂ : chĂŠ tanto
non m'importa il suo mal, ch'io, per tenerlo
lungi da lei, conceda ai miei nemici
la giusta pena non pagarmi, ond'io
sia soddisfatta. Ma già vedo Ippòlito
giungere, il figlio di Tesèo, che torna
dalle fatiche della caccia. E lungi
da questi luoghi andrò: gran turba muove
con lui di servi, e ad alte grida Artèmide
con gl'inni esalta. Egli non sa che schiuse
giĂ  son per lui le porte dell'Averno,
e che questa è per lui l'ultima luce.
(CĂ­pride sparisce)
(Entra Ippòlito, seguito da una schiera di servi)
IPPÒLITO:
Seguitemi, seguitemi,
di Giove cantando la figlia,
Artèmide, nostra patrona.
CORO DI SERVI:
O santa, santa, veneratissimo
di Giove gèrmine,
salute, Artèmide, salute, o figlia
di Giove e di Latona,
bellissima fra quante
vergini per l'intèrmine
cielo, soggiornano nell'aule sante
di Zeus, rutile d'oro.
A te salute, Artèmide,
de le fanciulle olimpie
bellissimo decoro.
IPPÒLITO:
Questa corona da un intatto prato,
o Signora, ti reco, e l'intrecciai
dove pastor la greggia mai non guida,
nÊ vi calò ferro di falce, e l'ape
vola fra l'erbe intatte a primavera.
E l'irrora con pure acque sorgive
Verecondia, perchĂŠ spiccarne fiori
possan quanti in ogni atto Ă­nsita in cuore
hanno saggezza, e non appresa; e ai tristi
non è concesso. Or tu, diletta Diva,
accogli dalla man pia questo serto
per l'aurea chioma: chĂŠ a me sol concesso
è fra i mortali un dono tal, ch'io possa
teco recarmi, e ricambiar parole,
vedendoti non giĂ , ma pure udendo
la voce tua. Deh, come fu l'inizio,
compiere io possa di mia vita il corso.
SERVO:
O re - padroni i soli Dei chiamare
conviene - udir vorresti un buon consiglio?
IPPÒLITO:
Certo: se no, qual senno io mostrerei?
SERVO:
Sai tu che legge agli uomini sovrasta?
IPPÒLITO:
Non so: perchĂŠ mi fai tale domanda?
SERVO:
Fuggir superbia, e ciò che a tutti spiace.
IPPÒLITO:
Certo: e quale superbo odio non merita?
SERVO:
E non acquista simpatie l'affabile?
IPPÒLITO:
Certo; e vantaggi assai, con poca pena.
SERVO:
Fra i Numi non avvien, credi, il medesimo?
IPPÒLITO:
SĂ­, poi che i lor costumi adottan gli uomini.
SERVO:
Come una somma Dea tu allor non veneri?
IPPÒLITO:
Quale? Un motto imprudente a te non sfugga.
SERVO:
Costei che sta su la tua soglia: CĂ­pride.
IPPÒLITO:
La venero da lungi, io: chĂŠ son casto.
SERVO:
Pur, venerata è fra i mortali, e celebre.
IPPÒLITO:
Uomini o Dei, chi l'uno ama, chi l'altro.
SERVO:
Equi sensi aver tu possa, e fortuna.
IPPÒLITO:
Non amo Dei che riti notturni abbiano.
SERVO:
Rendere ai Numi onor conviene, o figlio.
IPPÒLITO:
Compagni, andate, rientrate in casa.
Ciascun di voi provveda al cibo: è grata,
dopo la caccia, una mensa imbandita.
E custodir conviene anche i cavalli,
sí ch'io, quando sarò sazio di cibo,
sotto il carro, aggiogarli, esercitarli
possa; e tanti saluti alla tua CĂ­pride.
SERVO:
E noi, poichĂŠ dei giovani l'esempio
non conviene seguir, nutrendo i sensi
che convengono a servi, alle tue statue
omaggio renderò, divina Cípride.
E tu perdona, se talun, protervo
per la sua gioventĂş, chiude nel seno
impetuoso cuore, e vane ciance
contro te parla; e non udirlo. I Numi
devono dei mortali esser piĂş saggi.
(Parte)
(Entra nell'orchestra il Coro, composto di donne di Trezène)
CORO:
Strofe prima
Una celebre roccia
v'ha, che l'acque distilla dell'Ocèano,
che ricche scaturigini
versa, onde linfe attingono le cĂ lpidi.
Nel suo rorido corso
qui tergeva i purpurei
pepli un'amica mia, sovresso il tepido
aprico alpestre dorso
li stendeva; e qui pria
parlare udii della signora mia:
Antistrofe prima
che su doglioso talamo
il suo corpo si strugge fra gli spasimi,
nella reggia, e di morbidi
veli asconde la sua flava cesarie.
La sua persona augusta
giĂ  da tre dĂ­ purifica
col digiuno, raccontano: di Dèmetra
la spica ella non gusta;
ma per segreta doglia
toccar di morte vuol l'orrida soglia.
Strofe seconda
Alcun forse t'esĂ gita
dei Numi, o Pan od ècate,
o alcun dei Coribanti
sacri, o la Diva dei montani vertici?
O dei libami santi
priva lasciasti la DittĂ­n...

Table of contents