CAPITOLO XXI.
DALL’ISOLA MAURIZIO ALL’INGHILTERRA.
Isola Maurizio, suo bell’aspetto – Grande anello crateriforme di monti – Indie – Sant’Elena – Storia dei mutamenti nella vegetazione – Cagione della estinzione delle conchiglie terragnole – Ascensione – Variazione dei topi importati – Bombe vulcaniche – Giacimenti d’infusorii – Bahia – Brasile – Splendore dei paesaggi dei tropici – Pernambuco – Singolare scoglio – Schiavitù – Ritorno in Inghilterra – Occhiata retrospettiva al nostro viaggio.
Aprile 29. – Al mattino passammo intorno al capo settentrionale dell’isola Maurizio o isola di Francia. Da quel punto la vista dell’isola soddisfaceva le aspettazioni derivate dalle numerose e ben note descrizioni del suo bellissimo paesaggio. La pianura dolcemente inclinata delle Pamplemousse, sparsa di case, e colorita col bel verde dei campi di canne da zucchero, componeva il primo piano. La splendidezza del verde era la cosa più notevole, perchè è un colore che in generale non fa molta figura se non ad una piccolissima distanza. Verso il centro dell’isola gruppi di monti boscheggianti sporgevano dal piano benissimo coltivato; le loro cime, come segue comunemente nelle antiche roccie vulcaniche, erano tagliate in punte aguzze. Masse di nuvole bianche stavano raccolte intorno a quelle guglie, come per rallegrare l’occhio dello straniero. Tutta l’isola, col suo margine pendente ed i monti centrali, rallegrava l’occhio con un aspetto di perfetta eleganza; il paesaggio, se posso dir così, sembrava pieno di armonia.
Passai la maggior parte del giorno seguente a passeggiare intorno alla città , ed a visitare varie persone. La città è di grandezza notevole, e si dice contenga 20.000 abitanti; le strade sono molto pulite e regolari. Quantunque l’isola sia da tanti anni sotto il governo inglese, il carattere generale del luogo è al tutto francese; gl’Inglesi parlan francese colla servitù, ed i negozi son tutti francesi; davvero credo che Calais o Boulogne abbian più dell’inglese. Vi è un graziosissimo teatrino, nel quale si rappresentano con molta perfezione le operette. Eravamo pure sorpresi di vedere grandi botteghe di librai colle bacheche ben fornite; la musica e la lettura ci annunziava il nostro avvicinarci al mondo antico dell’incivilimento perchè in verità tanto l’Australia quanto l’America sono nuovi mondi.
Le varie razze di uomini che girano nelle strade somministrano lo spettacolo più interessante di Port-Louis. I condannati dalle Indie sono mandati qui a vita; ora ve ne sono circa 800, e sono impiegati in vari pubblici lavori. Prima di vedere quella gente, non aveva idea che gli abitanti dell’India avessero un aspetto tanto nobile. La loro pelle è molto scura, e molti fra i più vecchi hanno grandi baffi e barba di un color bianco di neve; questo, unito alla vivacità della loro espressione, dava loro un aspetto al tutto imponente. Il più gran numero è stato bandito per omicidio e per altri delitti atroci; altri per cause che appena si potrebbero considerare come colpe morali, come per non aver obbedito, per motivi superstiziosi alle leggi inglesi. Questi uomini sono generalmente tranquilli ed hanno una buona condotta; pel loro modo di regolarsi, per la loro nettezza, e per la fedele osservanza dei loro strani riti religiosi, era impossibile considerarli collo stesso occhio come i nostri miserabili deportati alla Nuova Galles del Sud.
Maggio 1, Domenica. – Feci una tranquilla passeggiata lungo la costa marina al nord della città . La pianura in questa parte è al tutto incolta; è composta di un campo di lava nera, coperto di erba grossolana e di arboscelli, questi ultimi per lo più di Mimose. Il paesaggio si potrebbe dire, sta fra quello delle Galapagos e quello di Tahiti; ma questo non darebbe un’idea definita che a pochissime persone. È un paese piacevolissimo, ma non ha l’incanto di Tahiti, o la maestà del Brasile. L’indomani salii sul Pouce, monte così nominato per la sua sporgenza a mo’ di pollice, che sorge proprio dietro la città all’altezza di 780 m.
Il centro dell’isola si compone di un grande altipiano, circondato da antichi monti spezzati di basalto, cogli strati che si piegano verso il mare. L’altipiano centrale, formato di correnti di lava comparativamente recenti, ha una forma ovale, larga tredici miglia geografiche nella linea del suo asse più breve. I monti esterni circondanti stanno nella classe delle strutture dette Crateri di elevazione, che si suppongono essere stati formati non come i soliti crateri, ma da un grande e repentino sollevamento. Mi sembra che questo modo di vedere presenti insuperabili obbiezioni; d’altra parte, io non posso guari credere, in questo ed in alcuni altri casi, che questi monti marginali crateriformi siano semplicemente gli avanzi basali di immensi vulcani di cui le cime sarebbero cadute, o sarebbero state ingoiate negli abissi sotterranei.
Dalla nostra posizione elevata, godevamo di un bellissimo panorama dell’isola. Il paese da questo lato sembra essere benissimo coltivato, essendo diviso in campi e sparso di case coloniche. Fui però assicurato che, di tutta la terra, non più della metà è coltivata; se questo è vero, considerando la grande esportazione di zucchero, quest’isola sarà in avvenire, quando avrà maggiore popolazione, di gran valore. Dacchè l’Inghilterra se ne è impadronita, periodo di soli venticinque anni, si dice che l’esportazione dello zucchero sia aumentata di settantacinque volte. Una grande causa di prosperità è per essa lo stato eccellente delle strade. Nella vicina isola di Borbone, che rimane sotto il Governo francese, le strade sono ancora nello stato miserabile in cui erano qui solo pochi anni or sono. Quantunque i residenti francesi debbono avere guadagnato largamente per la maggior prosperità della loro isola, il Governo inglese è tutt’altro che popolare.
Maggio 3. – A sera il capitano Lloyd, intendente generale, tanto noto pei suoi studi intorno all’istmo di Panama, invitò il signor Stokes e me ad andare alla sua casa di campagna, collocata sul margine delle pianure Wilheim, lontana circa sei miglia dal porto. Rimanemmo in quel luogo delizioso due giorni; essendo quasi a 246 metri al dissopra del livello del mare, l’aria era fresca e piacevole, e da ogni parte v’erano deliziose passeggiate. Proprio accanto, un grande burrone si era scavato alla profondità di 150 metri in mezzo ai dolci declivi di lava, che erano venuti giù dall’altipiano centrale.
Maggio 5 – Il capitano Lloyd ci condusse alla Rivière Noire, che sta a parecchie miglia al sud, onde io potessi esaminare alcune roccie sollevate di corallo. Attraversammo alcuni graziosi giardini, e belle piantagioni di canne da zucchero che crescevano in mezzo a grossi massi di lava. Le strade erano orlate da siepi di Mimose, e presso molte case v’erano viali di alberi di mango. Alcuni punti di vista, ove le aguzze colline ed i poderi ben coltivati stavano uniti assieme, erano sommamente pittoreschi; ed eravamo sempre tentati di sclamare: Quanto sarebbe piacevole di passare la vita in questi tranquilli recessi! Il capitano Lloyd aveva un elefante, e lo fece venire a metà strada incontro a noi, per darci il piacere di una cavalcata alla moda delle Indie. La cosa che più mi fece meraviglia fu il suo camminare, senza rumore. Quest’elefante è ora l’unico che si trovi nell’isola; ma si dice che ne faranno venire altri.
Maggio 9. – Partimmo da Porto Louis, e, dopo visitato il Capo di Buona Speranza, l’otto di luglio, arrivammo a Sant’Elena. Quest’isola, di cui l’aspetto poco ameno è stato tante volte descritto, sorge repentinamente dall’oceano come un rozzo bruno castello. Presso la città , come per compierne la sua difesa naturale, alcuni piccoli forti e cannoni riempiono ogni spaccatura delle dirupate roccie. La città si estende sopra una piana e stretta valle; le case hanno un bell’aspetto, e sono sparse di pochissimi alberi verdi. Avvicinandoci al luogo dell’ancoraggio vi era un panorama ben singolare: un castello irregolare appollaiato sulla cima di una alta collina, e circondato da pochi alberi sparsi, si profilava arditamente sul cielo.
L’indomani andai ad alloggiare ad una piccolissima distanza dalla tomba di Napoleone{124}: era una posizione veramente centrale, dalla quale poteva fare escursioni in ogni parte. Durante i quattro giorni che rimasi colà , girai sull’isola dal mattino alla sera, ed esaminai la sua storia geologica. Il mio alloggio era all’altezza di circa 600 metri; quindi il tempo era freddo e tempestoso, con pioggie continue; ed ogni tanto tutto il paesaggio era coperto da fitte nuvole.
Presso la costa la lava scabra è al tutto nuda; nelle parti più alte del centro, le roccie di feldspato scomponendosi hanno prodotto un terreno cretaceo, il quale, ove non è coperto di vegetazione, è macchiato di grandi fascie di molti colori brillanti. In questa stagione, la terra bagnata da continue pioggie, produce un pascolo di un verde notevolmente brillante, che man mano che scende, va graduatamente facendosi più scarso finchè scompare al tutto. Nella latitudine di 16°, ed alla piccola altezza di 450 metri, è sorprendente trovare una vegetazione fornita di un carattere assolutamente inglese. Le colline sono ornate di piantagioni irregolari di abeti di Scozia; e i pendii ...