La notte delle stelle cadenti
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La notte delle stelle cadenti

About this book

"Quella mattina d’estate, dei primi giorni di Luglio, lungo una strada dell’Agro Pontino, Bruno Sponsiani, un uomo sui quarant’anni, dall’aspetto malinconico, camminava con passo incerto, mentre nella sua testa si arrovellavano mille pensieri, cercando di capire dove aveva sbagliato, per essere stato trattato in quel modo.
Era colmo di rabbia per il suo matrimonio finito male."
L'autore Sergio Avallone è uno scrittore e autore di storie sempre intense, struggenti e colme di passione. "La notte delle stelle cadenti" è appunto una di queste.

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Information

Quattro

Le ferie stavano volgendo alla fine.
Tra gite in montagna e gite in barca, il mese di Luglio, era finito.
Nella mente di Bruno, ritornavano le voci dei suoi compagni, il rumore assordante delle macchine che per otto ore era costretto a sopportare.
Ora stava meditando se ritornare al solito tran tran oppure abbracciare tutto quel ben di Dio, che gli era caduto tra le braccia, senza dover fare nulla.
Ripensò alle parole di Marzia. Di sicuro non aveva torto. Chi avrebbe rifiutato una donna bella come lei e un patrimonio mozzafiato, che lui ancora non conosceva la giusta proporzione.
Bruno prese una decisione, e pensò di farla sapere anche a Marzia.
Era la prima domenica di Agosto. Alle sette, Bruno si svegliò. Marzia era già scesa di sotto, mentre lui occupando da solo il letto, si sbracò a braccia e gambe aperte, occupandolo per intero, e tra se pensò.
«A che bella vita se durasse.»
Indossò la leggera vestaglia di seta azzurra che aveva lasciata la sera prima sulla poltrona, a capo del letto, infilò i piedi nelle ciabatte e strascicandole al suolo, uscì dalla stanza.
Quando entrò in cucina, aveva ancora gli occhi semi chiusi. Marzia si stava dando da fare intorno ai fornelli, nell’intento di preparare una ricca colazione, al suo uomo.
«Buon giorno caro, Ben svegliato. Se aspettavi ancora qualche minuto, ti avrei servita una ricca colazione a letto!!!»
«Ma tu potevi anche avvertirmi, che avevi quell’intenzione, comunque posso sempre ritornare a letto.»
Disse Bruno scherzosamente.
Barcollando si avvicinò a Marzia e la baciò sul collo scoperto.
Simone dall’altra parte della cucina, sorrideva felice per loro. Gli piaceva stare al centro delle gioie familiari .
«Buon giorno Signore, dormito bene?»
«Buon giorno Simone. Si grazie ho proprio dormito bene!!! Non ti nascondo che ho una fame da due lupi.»
Simone e Marzia, risero per quella battuta un po’ strana
«Vai a sederti, che te la servo subito la colazione da lupi.»
Dalla finestra della camera accanto che si affacciava sul retro, mentre aspettava che Marzia portasse la colazione, il suo sguardo si era posato sulla fontana nel parco. Mentre curiosava tra tutto quel verde, Marzia entrò con il vassoio contenente la tanto attesa colazione. Lo appoggiò sul tavolo, richiamando l’attenzione di Bruno che continuava a scrutare fuori.
Consumarono la colazione in armonia e mentre Marzia, portava via il vassoio, Bruno fece correre lo sguardo verso la porta che dava sul retro.
La tentazione, non gli lasciava spazio. Il suo pensiero, correva sempre a quella porta semi divorata dai tarli e dalle intemperie. Se avesse avuta la vista a raggi penetranti, l’avrebbe ispezionata a palmo a palmo. Purtroppo così non era e quanto prima sarebbe riuscito a entrare.
I giorni passarono, la cosa fu dimenticata, ma non il posto di lavoro, che mancava a Bruno. Aveva rinunciato al suo mestiere; hai suoi compagni di lavoro, alla sua misera, paga, che in un certo modo gli permetteva una vita dignitosa e felice .
Ma dove si trovava adesso, si sentiva un re, ma senza trono. Anche se Marzia gli aveva garantito che era padrone di tutto, si sentiva sempre in minoranza. Lui non si sentiva padrone a tutti gli effetti. Ma di questo, non doveva lamentarsi, era libero di andare e venire come e quando voleva, Marzia di questo non si era mai preoccupata. Il solo problema, era che quando doveva recarsi nel capoluogo, era costretto a servirsi del pullman, il che gli toglieva un sacco di tempo.
Così un giorno mentre erano seduti a tavola per il pranzo, Bruno domandò a Marzia se era il caso di assumere un’autista. Marzia, fu contenta di questa richiesta, in quel modo gli riuscì di capire, che Bruno stava entrando nella logica del padrone. Bruno avanzò un’altra proposta, Cioè di assumere come autista, un suo caro compagno di lavoro .
A quella richiesta Marzia rispose.
«Si sono d’accordo quello che decidi tu per me va bene.»
Il mattino seguente, non era una buona giornata, il tempo iniziava a fare i capricci. Com’era sempre stato nelle previsioni, il mese di Agosto, portava le famose buriane. Ma essendo ai primi giorni del mese, quello non era proprio il suo periodo.
Si recò alla fermata del pullman, e purtroppo mentre attendeva, uno scroscio d’acqua lo bloccò sotto la pensilina, con la cupola rotta dai soliti vandali. Sotto la pensilina, vi era anche una vecchia signora, che teneva l’ombrello aperto. Vedendo Bruno che si stava bagnando, lo invitò a ripararsi con lei. Per fortuna, il pullman arrivò e entrambi salirono. Il mezzo ripartì e Bruno e signora, presero posto sullo stesso sedile rimasto vuoto.
Bruno stava per arrivare alla sua fermata, cioè, presso la fabbrica dove lui lavorava. Salutò la signora, e si apprestò all’uscita. Il pullman, si fermò e prima di scendere salutò nuovamente l’anziana donna.
Il mezzo ripartì, e lui restò sulla strada piena di pozzanghere. Si avviò verso la fabbrica, e per fortuna, aveva smesso di piovere. Camminando ripensò alle cose che doveva sbrigare una volta in fabbrica. Doveva firmare il licenziamento e compilare vari moduli, in più se gli era concesso, sarebbe passato a salutare tutti i suoi compagni più affiatati.
Parlò con il capo del personale e gli chiese se poteva lasciargli il permesso di entrare nel suo ex reparto per salutare i compagni. Il signor Manara, che aveva sempre visto in Bruno un ottimo elemento, oltre che una persona affidabile e seria sul lavoro, non ebbe motivo alcuno per vietarglielo. Anzi approfittò per dirgli quello che pensava.
«O caro Sponsiani. Sono rimasto un po’ male, quando ho saputo del suo licenziamento volontario. Non le nego, che avevo dei progetti per lei, ma se per lei va bene così, le faccio tanti auguri e le auguro tanta fortuna. E ora, se vuole ancora andare a salutare i suoi compagni, vada pure. Arrivederci.»
«Arrivederci e tante grazie, signor Manara.»
«Di niente.»
Bruno entrò nel reparto, dove per dieci anni, aveva svolto il suo lavoro, e quando incrociò lo sguardo di alcuni dei suoi amici, esultarono. Però visto che i macchinari, non potevano essere fermati, passò dal posto di lavoro di ognuno di loro salutandoli, finché non arrivò presso Paolo.
Gli disse solamente che doveva parlargli, ma non gli disse il motivo.
«Ci vediamo domani all’uscita dalla fabbrica.»
«Va bene ciao.»
Bruno, uscì alzando il braccio in segno di saluto, corrisposto da tutti loro, e uscì dal reparto.
Era quasi ora di pranzo, quando varcò il passo carrabile della villa e stava percorrendo il viale che andava verso la scalinata.
«Caro, dove sei stato di bello.?»
Gli domandò Marzia, che intanto era sopraggiunta.
Bruno rispose.
«Sono stato in fabbrica.»
Il viso di Marzia si oscurò, e lo guardò un po’ perplessa. Poi incuriosita, gli domandò
«Ma non ti eri già licenziato la settimana scorsa?»
Questa volta mentì, ma soltanto per non creare battibecchi, e rispose.
«Sono andato a firmare per il TFR, e a salutare Paolo, che non vedevo da almeno quindici giorni.»
Lei gli passò una mano dietro il collo, benché fosse abbastanza alta, non riusciva a raggiungere l’altezza di Bruno
Entrarono in cucina, dove era già tutto pronto, mentre Simone sgambettava intorno al tavolo cercando di sistemare nei minimi particolari, posate; bicchieri e tovaglioli.
Il pranzo terminò e dopo che ebbero sorseggiato un buon caffè, Marzia volle fare una partita a carte. Bruno non era di quel parere, ma per non contrariarla, accettò di giocare.
Intanto fuori, aveva preso a piovere. Quella giornata, sembrava una di fine Settembre, in prossimità dell’autunno. Un vento di ponente aveva preso a spirare e facendo sbattere porte e finestre. Che il ligio Simone si preoccupò di andare a chiudere. Comunque era una giornata che invitava a restare in casa.
Bruno stava per dire a Marzia che si era stancato di giocare, quando il telefono squillò. Marzia allungò una mano e prese la cornetta, che si trovava a portata di mano.
«Pronto.»
Rispose, attendendo la risposta.
Bruno, sentì una voce nella cornetta, ma non riuscì a recepire le parole. Era l’avvocato Solano, suo amministratore, che gli comunicava i risultati del gioco in borsa.
«Molto bene, depositi pure il ricavato.»
«Era l’avvocato Solano, mi ha comunicato che abbiamo guadagnato circa un milione di euro, nel gioco in borsa.»
Venne sera. Uscire con quel tempaccio, non ne valeva la pena, Restare in casa a guardare la TV, era una noia. Cosa fare?
Bruno disse a Marzia che saliva in camera. E senza stare a pensarci si avviò sulla scala.
Anche Marzia era annoiata, Simone uscì dalla cucina e domandò se aveva bisogno di qualcosa. Lei bonariamente, gli disse.
«Simone si è fatto tardi, vai pure a dormire, ci arrangiamo noi se vogliamo qualcosa da bere.»
Simone salutò e si ritirò in camera sua.
Il giorno seguente, il tempo era ancora brutto, non pioveva ma il vento di tramontana, faceva rabbrividire. Bruno si era svegliato con il pensiero di dire a Paolo quel che aveva deciso con Marzia, ma doveva aspettare il pomeriggio, per incontrarlo.
Mentre stava disteso sul letto con lo sguardo rivolto al lampadario, Marzia si girò verso di lui e gli domandò.
«Caro che ore sono?»
«Dormi , sono ancora le sei.»
Si stiro i nervi e poi si buttò addosso a lui e con voce un po’ assonnata e incerta, gli disse.
«Caro, perché non ci alziamo e andiamo a Sabaudia e facciamo un bel giro in Barca?»
Bruno rispose di sì. Ignorando che tempo facesse, andò alla finestra e guardò fuori. Il tempo era incerto. Non era di sicuro una giornata, da andare per mare.
Bruno gli sentenziò subito la sua negazione, e aggiunse.
«Se vuoi andarci tu, io preferisco restare a casa.»
Marzia riconobbe, che Bruno non aveva poi tutti i torti, e cambiò subito programma…
«Perché non andiamo a fare un giro a Gaeta, che ho voglia di salutare alcuni amici, che da più di due mesi non faccio loro visita.»
Bruno, fu subito d’accordo, quello però che non gli andava a genio, era doversi sedere nella cassetta della frutta.
Marzia, uscì seguita da Bruno. Salì in auto e accese il motore. Bruno invece con lunghe peripezie, cercava di sedersi , senza dover cadere di peso. Finalmente, vi riuscì.
L’auto slittò sulla ghiaia, con un rumore assordante e poi partì. Imboccarono il litorale di Sabaudia, e costeggiando il mare e le diverse ville che presidiavano l’arenile, arrivarono a San Felice Circeo. Percorsero il lungomare finché si poteva, poi rientrarono sulla Pontina e proseguirono verso Terracina, che non era lontana.
Circa una ventina di minuti dopo, stavano attraversando il lungomare di Serapo nella città di Gaeta, e poco dopo arrivarono al porticciolo Sant’Antonio nel quartiere Medievale.
Vide subito la Barca dei suoi amici, e si diresse in quella direzione. Diede una sbirciata nell’interno, ma non vide nessuno. Incontrò per caso il guarda barche e gli domandò se sapeva dove fossero andati.
L’uomo gli rispose.
«Mi sembra di avere sentito la signora Garelli, che diceva a suo marito che doveva vedersi con una sua amica, che se non sbaglio aveva la barca a Formia.»
«Mi saprebbe dire, come si chiama la barca di quella sua amica?»
L’uomo , strinse la testa tra le spalle e rispose.
«Mi dispiace signora, ma non l’ha proprio detto.»
«Non importa, comunque grazie infinite.»
L’uomo salutò e ritornò al suo lavoro.
Quel mattino era Mercoledì. A Marzia, venne in mente che in quella giornata, a Gaeta si faceva mercato. Così disse .
Be possiamo sfruttare il nostro tempo andando al mercato. Bruno pur di non annoiarsi accettò.
Trascorsero ci...

Table of contents

  1. Copertina
  2. La notte delle stelle cadenti
  3. Indice
  4. Uno
  5. Due
  6. Tre
  7. Quattro
  8. Cinque
  9. Sei
  10. Sette