Futurismo Renaissance
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Futurismo Renaissance

Marinetti e le avanguardie virtuose

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Futurismo Renaissance

Marinetti e le avanguardie virtuose

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50 autori alla scoperta della "Rinascita del futurismo" Il futurismo è ancora vivo? È possibile rintracciare una continuità tra il "futurismo storico" e le operazioni allestite da chi afferma di recuperarne l'eredità? "Futurismo Renaissance" è una ricognizione a 360° sul futurismo contemporaneo, tornato alla ribalta in tutto il mondo dopo la grande mostra retrospettiva allestita al Guggenheim Museum di New Work nel 2014. Oggi, questo movimento artistico, culturale e filosofico viene rilanciando in dis-continuità concreta con il futurismo storico attraverso la nascita ed il lavoro di nuovi gruppi sinergici di artisti, scrittori, sociologi, nuovamente operativi. Ritorno in generale delle avanguardie anche oltre al nuovo futurismo, con altrettanti nuovi gruppi artistici e futuribili in primo piano nella cultura italiana del nostro tempo. Gli oltre cinquanta autori coinvolti lo dimostrano! Con saggi di: Adriano V. Autino, Giovanni Balducci, Stefano Balice, Lorenzo Barbieri, Sandro Battisti, Mauro Biuzzi, Mary Blindflowers, Pierfranco Bruni, Luca Calselli, Riccardo Campa, Tonino Casula, Ada Cattaneo, J. C. Casalini, Pierluigi Casalino, Elena Cecconi, Graziano Cecchini Rosso Trevi, Mimmo Centonze, Vitaldo Conte, Daco, Sylvia Forty, Maurizio Ganzaroli, Zoltan Istvan, Zairo Ferrante, Antonio Fiore Ufagrà, Marcello Francolini, Davide Foschi, Antonino Gaeta, Giorgio Levi, Luca Gallesi, Sergio Gessi, Sandro Giovannini, Roberto Guerra, Priscilla Lotti, Stefano Lotti, Giuseppe Manias, Paolo Melandri, Donatella Monachesi, Achille Olivieri, Roberto Paura, Vanessa Pignalosa, Emmanuele Pilia, Cristiano Rocchio, Gennaro Russo, Antonio Saccoccio, Tina Saletnich, Grazia Scanavini, Fabio Scorza, Giovanni Sessa, Luigi Sgroi, Luca Siniscalco, Luigi Tallarico, Marco Teti e Vitaliano Teti, Bruno V. Turra, Stefano Vaj!

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Information

Publisher
D Editore
Year
2016
eBook ISBN
9788888943862
Topic
Art
Subtopic
Art General

Nota 1: Il futurismo non è storia, è la grande visione delle arti

di PIERFRANCO BRUNI

Il futurismo, oggi, come revisione globale contro le censure storiche

Con Marinetti 70 del 2015 (ndr. Marinetti 70. Sintesi della critica futurista, a cura di A. Saccoccio e R. Guerra, Armando editore), questo ebook Futurismo Renaissance complementare e diversi altre revisioni (da Enzo Benedetto di Futurismo Oggi in poi), si delinea una sintesi:
attraverso alcune coordinate che pongono al centro la vera arte o le diverse arti che si intrecciano e si combinano in una volontà di rappresentazione che significa non solo innovare quella tradizione che non perde il concetto di spazio ma è lo stesso spazio che ha una sua fisicità tra quelle forme che tali non sono in un linguaggio che è l’universalità degli sguardi.
Il Futurismo, certo, è stato censurato. Ma non illudiamoci troppo. Ancora oggi ci sono scuole di pensiero poco intelligenti dal punto di vista critico e storico che cercano di eludere l’unica Avanguardia Nazionale. Non ci sono riusciti. Non ci riusciranno perché il Futurismo non è storia. È la grande visione delle Arti.
 
Il Posfuturismo
 
Il Postfuturismo è quello che è stato dopo? Oggi ancora c’è Futurismo. Basta leggere alcune poesie di poeti veri, alcune “forme” di arte e soprattutto la musica. Gran parte della canzone di alcuni cosiddetti “cantautori” producono testi prettamente provenienti da una esperienza futurista.
Un esempio. Andiamo a leggere alcuni testi di Caparezza… Ci si rende conto che ha usato una dissimmetria strutturale ben radicata nella spazialità degli spazi – parole del futurismo e poi anche le pause e l’irruenza musicale… .
 
 
L'influenza del futurismo sulla letteratura
 
Oramai sono oltre quarant’anni che attraverso i linguaggi e scrivo e vivo scrivendo e cercando tra le parole un senso dell’essere. Sono un futurista che ha sperimentato le diverse esperienze.
Anzi, mi sento un futurista che non ha mai smesso di pensare alla rivoluzione dei linguaggi e la mia poesia e la mia narrativa, attraverso proprio la scrittura, nascono da una costante scavatura nella parola futurista. Pur abitando altri luoghi dei saperi incrociati il mio linguaggio parte, non potrebbe essere diversamente, dalle radici futuriste e grazie soprattutto a Francesco Grisi ho penetrato anche l’essere del personaggio futurista… .
 
I miei libri li ho scritti. Ho cercato di dare il meglio di me. O forse tutto ciò che sono riuscito a dare. Non aspetto nulla. Resto in attesa di qualche altro libro che sia diverso da quelli che ho scritto finora. Il resto è soltanto distacco.

 
2016 - Contro Benedetto Croce

Perché tanto ossequio a Benedetto Croce, a 150 anni dalla nascita, che considerò malati di nervi Pascoli, D'Annunzio e Fogazzaro mentre Rimbaud era la negazione della poesia e Verlaine falso? E su Marinetti e il futurismo? (Non merita neppure nel 2016 qualsivoglia commento!).
Non fa parte della mia biblioteca Non ho mai amato Benedetto Croce. Perché non amo l'ipocrisia e l'incoerenza culturale. Continuo a non farmi condizionare da Croce perché non considero Croce uno storico della letteratura e tanto meno un critico letterario.
Mi chiedo! Perché Benedetto Croce (1866 - 1952) rifiutò in modo categorico i percorsi che la letteratura del Novecento (quella a lui contemporanea per capirci meglio) tracciava nel corso di una ricerca che intrecciava autori, movimenti e modelli artistici ed esistenziali? Croce non allontanò le sue riflessioni (ovvero non prese le distanze in termini di valutazione critica, anzi diede dei giudizi abbastanza pesanti e quindi ne parlò con riferimenti chiaramente dovuti ad una analisi costruita attraverso parametri critici) dai poeti e scrittori dannunziani e post dannunziani. Intraprese una vera e propria battaglia di condanna nei confronti di tutto ciò che era contemporaneo.
In uno scritto del 1945 giustificò, in parte, il suo atteggiamento sostenendo: "A me (mi si voglia perdonare questo accenno personale), quantunque della letteratura ora contemporanea dei giovani non mi sia potuto tenere così pienamente informato come ero di quella dei miei anni giovanili, alla quale sono stato perciò in grado di dedicare sei volumi, è accaduto per questa, e talvolta per l'altra, non solo di esercitare la cosiddetta severità che altri non esercita, ma di contribuire a far rendere giustizia a ingegni e ad opere sincere; e se la soddisfazione intellettuale da me provata nel primo caso è stata veneta di dispiacere per aver dovuto recare dolore a uomini degni, come erano il Pascoli e il Fogazzaro, quella del secondo caso mi sta sempre dolce nel ricordo" (in L'avversione della letteratura contemporanea").
Credo che questa sollecitazione del Croce non abbia una reale giustificazione soprattutto se si pensa ai suoi scritti su D'Annunzio, sui poeti francesi, su Leopardi, su Fogazzaro, su Pascoli, su Proust, su Rilke. Croce condanna tutto ciò che è contemporaneo e lo fa non per mancanza di conoscenza o perché gli mancano le comparazioni critiche ma perché la sua formazione letteraria è talmente datata da comprimerlo in quelle epoche che ha avuto modo di comprendere non sul piano storico ma umano.
Non capisco il tanto inchinarsi ancora nei confronti di Croce? Il tanto proselitismo su un critico che non ha mai fatto critica del testo ma ha insegnato a come non leggere il testo. Nella storia della critica italiana c'è la doppiezza del pensiero. Ovvero si elogia Pascoli nel momento in cui si osanna Croce. Non solo contraddizione nella critica Italia ma anche ignoranza.
Per Croce lo studio dei contemporanei è un limite. Ma non da poco. Si ferma a Carducci. Pascoli, D'Annunzio e Fogazzaro secondo il Croce sono incomprensibili e dal momento che sono tali secondo la sua visione sono autori da non prendere in considerazione. Nel 1907 in La letteratura della nuova Italia Croce sottolinea: "Nel passare da Giosuè Carducci a questi tre, sembra, a volte, come di passare da un uomo sano a tre malati di nervi. Artisti, senza dubbio, che hanno scritto i loro nomi nelle pagine della nostra storia letteraria italiana. ma temo lo abbiano scritti anche in modo meno glorioso in quelli della nostra storia civile, la quale dovrà spesso ricondurli come insigni documento del presente vuoto spirituale".
Quei tre sarebbero, appunto, Pascoli, D'Annunzio e Fogazzaro. Sarebbe stato interessante, invece, studiare proprio quei tre grazie ad una analisi estetica di cui Croce resta un maestro ma la sua difficoltà di conoscenza non ha permesso di valorizzare "crocianamente" proprio quel passaggio che è fondamentale tra il tardo Romanticismo e il Decadentismo.
Tutto ciò che era decadente era spazzatura secondo Croce. Una visione parziale ma anche faziosa in termini letterari se si pensa che il Decadentismo è stata l'epoca che ha tracciato percorsi per tutti quegli autori che vanno cronologicamente oltre D'Annunzio. Tutto ciò che è contemporaneo è ciarpame. Me sembra poco oggettivo un processo del genere. Eppure Croce aveva inquadrato il "suo" Novecento attraverso questa ottica.
Ci sono contraddizioni di fondo in quella temperie che ha caratterizzato i primi trent'anni del Novecento. Ma l'Estetica (1902) doveva avere una funzione proprio di sdoganamento rispetto alle poetiche precedenti, invece è servita ad offuscare persino la tradizione che si innovava nei decenni successivi.
La distinzione tra poesia e non poesia avrebbe avuto un senso particolare applicandola al Novecento. La poesia di Dante (1921), Poesia e non poesia (1923) e La poesia (1936) sono tre testi basilari che teorizzano una poetica ed elaborano il rapporto tra letteratura e poesia.
La poesia come intuizione del particolare è individuale nel "momento" dello spirito e si fa universalità in una dimensione cosmica. In fondo, Croce ha ragione in questo, l'arte è un "individuum ineffabile". L'Estetica è un forte riferimento di rottura. Con questo testo si collassa quella visione storicistica di matrice positivistica.
Ma la metodologia estetica va oltre queste stessi correnti e avrebbe trovato una chiave di interpretazione significativa proprio nello studio della poesia Ermetica. E' qui che subentra la funzione di uno studioso come Carlo Bo che teorizza soltanto due anni dopo La poesia di Croce la sua esistenziale poetica con "Letteratura come vita", saggio apparso sulla rivista "Il frontespizio". "Letteratura come vita" è un manifesto crociano sul piano estetico ma è anticrociano nella interpretazione del Novecento.
Già Renato Serra pur partendo da un riferimento comune qual è stato Carducci si allontana dalla posizione di Croce recuperando il gusto nel contemporaneo rendendosi consapevole che il carduccianesimo era ormai al tramonto e non era, per i tempi moderni, più riproponibile.
Era Renato Serra che non tralasciava queste affermazioni: "Una storia come composizione razionale e soddisfacente non esiste. Lacrime e sangue: ogni goccia caduta è per sé solo l'universo". Carlo Bo, invece, recupera tutto ciò che è decadente e affida alla poesia "nuova" il messaggio poetico e lirico del Novecento proprio a cominciare dai poeti francesi tanto bistrattati da Croce. Il Decadentismo come "malattia morale" secondo Croce. Ma Bo parte proprio da questa "malattia" per comprendere una civiltà poetica che segnerà tutto un secolo. Carducci era finito. Di questo Croce non se ne rende conto e non si rende conto della esplosione della poetica dell'inconscio che diventerà d'ora in sempre imponente all'interno della temperie letteraria.
Per Croce Rimbaud è addirittura la "negazione della poesia". In D'Annunzio, secondo Croce, c'è "la morte nel contenuto morale" (in Letteratura della nuova Italia,
4° vol., 1911 - 1915). E in uno scritto del 1947 si legge: "D'Annunzio… è un'anima tanto più scarsa d'idealità quanto più si è sforzato, in rinnovate riprese, d'infingere affetti politici, patriottici, sociali, morali, e una sua missione di rivelatore e redentore…". Su Verlaine nel 1942 Croce annotava: "… Sono versi accanto a ciascuno dei quali si può scrivere la parola 'falso'; sono ciurmerie che offendono ciascuno di noi…". Su Rilke nel 1943: "…la vita attiva e morale di Rilke fu, per pronunziare anche qui la parola giusta, molto grama… egli combatte dentro di sé unicamente col fantasma della morte".
E' come se ci fosse un pregiudizio su tutto ciò che è contemporaneo perché irrazionale. Ma molta poesia contemporanea ha alla base una profonda religiosità. Si pensi a Rebora, si pensi allo stesso Fogazzaro in narrativa, si pensi ad Ungaretti.
Il suo pregiudizio è notevole tanto da scrivere nel 1950: "Questa cattiva poesia, o piuttosto pseudopoesia, è la manifestazione letteraria dell'irrazionalismo, della mancanza di ogni guida in una fede religiosa, di ogni fiducia nella libertà, della tendenza all'istupidimento, alla animalità e bestialità e, insomma, alla disumanità, che travaglia il mondo intero e che ha celebrato la sua orgia sanguinosa nell'ultima guerra e freme e divampa tuttora nella cosiddetta pace, e perciò, ritrovandone gli effetti anche nella sfera dell'arte, io la aborro. E se in ciò traveggo, mi si voglia indulgenza perché il mio errore è effetto di amore e di dolore" (in Letture di poeti e riflessioni sulla teoria e la critica della poesia).
Un Croce, dunque, che non sa confrontarsi (o non vuole) con la letteratura moderna. Enzo Mandruzzato dice che Croce "era nato presto… per la poesia nuova, tardissimo per il suo impegno di fare guerra al secolo…" (in Il piacere della letteratura, 1996). Gianfranco Contini ne La letteratura italiana Otto - Novecento (1974): "Il limite del Croce è, per la poesia, Baudelaire in Francia, Carducci in Italia: tutto il resto è rifiutato sotto nome di decadentismo, rivelando, al lume le integrazioni alla prima Estetica, il fondamento moralistico (estetismo e sensualismo) della condanna".
Importanti restano le sue riflessioni critiche sulla poesia popolare, sul rapporto tra poesia e contenuto, sul dialogo tra poesia e immaginazione, sull'incontro tra poesia e mistero, sulla capacità di sintesi tra poesia e simbolo. Elementi che rimandano a modelli già definiti nel quadro della letteratura dei secoli precedenti. Il Novecento letterario è, per Croce, un secolo inesplorato.
Oggi le sue tesi (estetiche e letterarie) sono delle premesse che vanno chiaramente riconsiderate ma manca da parte di Croce un approccio metodologico alla letteratura contemporanea. Questa mancanza di metodologia ce lo rende chiaramente inattuale e non dal punto di vista ideologico ma proprio per mancanza di argomenti letterari su una base scientifica, i quali non ci permettono di attraversarlo fino in fondo.
 
Le sue posizioni su alcuni poeti e scrittori sono piuttosto delle battute, delle"ostilità" direbbe Prezzolini, e restano lontane da una visione storica. La sua Estetica, se non ci fosse stata quella preconcetta faziosità verso il contemporaneo (come accennato sul futurismo e Marinetti, persino innegoziabile e suo limite pistola fumante per gli storici del futuro!), sarebbe stata la base per interagire tra modelli decadenti e quello straordinario dibattito sviluppatosi intorno a riviste come "Il Frontespizio". Andare oltre è inutile. Croce non fa parte della mia biblioteca.
 

Nota 2: Futurismo e Postfuturismo senza ismi (e oltre)

di ROBY GUERRA

La grande mostra retrospettiva sul Futurismo storico nella sua globalità (1909-1944) del 2014 al Guggenheim Museum di New York, a cura di Vivien Greene, ha segnalato certo "ritorno " dell'avanguardia "forte", in controtendenza rispetto a certa inerzia che caratterizza l'arte e la letteratura e la cultura contemporanee stesse, in Italia, spesso liquide, manieriste e mistificatorie: questo il messaggio medium rilevante, per dirla con Marshall McLuhan, Derrick De Kerckchove e altri.
Tra le nuove tendenze, quasi paradossologia (Lyotard o Baudrillard docet) proprio in Italia, almeno a partire dal duemila, e non a caso, nuovi futuristi e nuove avanguardie o anche "autonomi" artisti, scrittori, persino ricercatori futuribili, testimoniano tale " ritorno del futuro", contro certo andazzo implosivo defuturizzato, al contrario per nuove mappe culturali in progress. E con diverse iniziative, a livello pubblicistico editoriale elevato, incluse mostre, performance, conferenze e convegni rilevanti, incluse oggettive segnalazioni e analisi anche mediatiche nazionali, a volte anche internazionali. Evidenziando..., per gli anni 2000, le nuove dinamiche futuriste e oltre il futurismo, tra bordi futuribili e altri persino storico-critici e neo rinascimentali (e non a caso). Tutto questo nuovo opus 2.0 o memi live sono letteralmente sintetizzati nel software digitale che presentiamo: succintamente, dal secondo novecento quasi clandestino dell'esperienza più costante, all'epoca, ovvero la rivista Futurismo Oggi di Roma a cura di Enzo Benedetto e altri futuristi storici, gli stessi Francesco Grisi e Luigi Tallarico, fino a neofuturisti e postfuturisti contemporanei (e oltre).
L'analisi storica ci conforta nei fatti per due motivazioni basilari, l'una storico comparativa, l'altra epistemologica... e conoscitiva:
1. Nessun neofuturista o postfuturista, né il neofuturismo o postfuturismo, né ulteriori dinamiche, come sonde o droni aperti contemporanei, rivendicano chissà quale superiorità sia estetica che valoriale rispetto al Futurismo o altre avanguardie storiche; noi e tutti siamo semplici epigoni o al massimo nuovi sintetizzatori (alcuni ripartono dal Rinascimento arte-scientifico!). semplici Robot lavoratori dell'avanguardia 2.0.
2. La motivazione conoscitiva spiega definitivamente l'equivoco anche banale degli Incerti o Perplessi attuali sul futurismo e-o postfuturismi contemporanei. In effetti, si parla ormai, dopo alcuni secoli di rivoluzione scientifica e di Rinascimento non stop in tal senso, alla luce stessa della rivoluzione di Internet , di qualcosa d'altro, ben oltre la dimensione estetica cosiddetta, a livello proprio di paradigmi. Focalizzando le avanguardie attuali certi focus centrali secondo noi, già prioritari e essenziali, ovvero l'arte-scienza (Marinetti e i Futuristi parlavano di Estetica della Macchina... i surrealisti e dada di macchine desideranti ante litteram) - chi persino sul Rinascimento - la tecnologia come Tekne (arte, infatti), oggi è emerso un salto epistemologico, rispetto alla storia naturale... dell'Estetica e della storia dell'arte che soprattutto poggiano ancora su paradigmi pre-scientifici, a ben vedere, al massimo vagamente umanistici. Le nuove avanguardie 2.0 vanno rilette appunto come Scienza umana e sociale, l'arte e l'estetica dopo la Macchina, dopo la Scienza, dopo i paradigmi scientifici.
Ergo, lo stato dei lavori attuali: si differenziano diversi menu, interconnessi ma anche dialetticamente differenti, in certa costante appunto scientifica umana e sociale e futuribile, proiettata nel futuro presente, prossimo e remoto, finanche anteriore; nei fatti avanguardie tecnologiche o meglio tecnelogiche creativo-propulsive, non museali, come sarebbe certamente piaciuto a Marinetti e Breton e Tzara, ma anche a Kubrick e Andy Warhol, anche a Leonardo Da Vinci!...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Futurismo Renaissance
  3. Indice
  4. Note dei curatori
  5. Nota 1: Il futurismo non è storia, è la grande visione delle arti
  6. Nota 2: Futurismo e Postfuturismo senza ismi (e oltre)
  7. ​PARTE 1 - DALLA TEORIA ALLA POESIA DEGLI AUTOMI
  8. Futurismo nel futuro
  9. Destrutturalismo (MANIFESTO)
  10. L'immagine elettronica
  11. Marinetti e l'arte contemporanea
  12. Colori in libertà 2.0
  13. Il metaverso futurista (Second Life)
  14. Ricordo di Enzo Benedetto
  15. La poesia cosmica
  16. Futurismo 3000
  17. Dopo Pippo Rizzo Futurista
  18. Electric Girls?
  19. Futurismo e spiritualità
  20. Marinetti e Sante Monachesi (1910-1991)
  21. Futurismo presente elettronico
  22. PARTE 2 - ​I FUTURIBILI
  23. La bellezza futurista della macchina
  24. La musica delle reti
  25. La città futura 2.0
  26. Futurismo come racconto (incontro)
  27. Transhumanist man in the future
  28. Società tecnologica e futurismo
  29. Le nuove avanguardie futuriste
  30. Transumanesimo e paleobioetica
  31. Marinetti e il sogno della civiltà nello spazio
  32. Reteale: il virtuale è più reale del reale
  33. Manifesto dell'arte mobile/video-dance
  34. La tecnoscienza farà di noi dei cyborg o ci spingerà verso nuove forme di consapevolezza?
  35. Marinetti, il futuro che chiama dal passato
  36. PARTE 3 - ​RENAISSANCE 3.0
  37. L'isola Stella Moana
  38. Futurismo, profezia e futuro anteriore
  39. Futurismo gotico
  40. The arabian futurism
  41. Transumanesimo magico
  42. Futurismo artistico ed anelito spaziale
  43. Dopo Marinetti, un filo lungo settant'anni (1944-2014)
  44. Metateismo e futurismo
  45. Arte e neuroscienze: verso una estetica scientifica?
  46. Taccuini dal nuovo Rinascimento
  47. Le scie delle comete
  48. Davide Bowie e il futurismo-pop
  49. La ragione è erotica
  50. PARTE 4 - ​TRA ATOPIA E UTOPIA
  51. Dalì e la contraddizione di un anarchico conservatore
  52. Futurismo o fascismo
  53. La "vexata quaestio" dei rapporti tra futurismo e fascismo
  54. Rivoluzioni politiche e avanguardie
  55. Libertà e responsabilità, le virtuose radici del futuro
  56. Marinettismo, futurismo e urfuturismo
  57. Marinetti e Gramsci
  58. La mobilitazione totale: futurismo e guerra
  59. Futurismo, guerra e pace
  60. La filosofia futura tra avanguardia e tradizione
  61. Futurismanesimo
  62. Attualità estetica ed esistenziale del futurismo
  63. Spiritualità religiosa di F.T. Marinetti
  64. Note biografiche
  65. Note