La porta della gioia
eBook - ePub

La porta della gioia

  1. English
  2. ePUB (mobile friendly)
  3. Available on iOS & Android
eBook - ePub

La porta della gioia

About this book

«Chi mi conosce sa ch'io sono scontrosa come un'ortica e che le mie temerità non sono fatte che di parole scritte». In una lettera del '25, di ritorno da Parigi, Amalia Guglielminetti descriveva così il suo carattere. E probabilmente mentiva almeno in parte, poiché sapeva bene che la sua vita si presentava ai contemporanei come uno scandalo capace di scompaginare il quieto vivere della società benpensante cui apparteneva. In effetti, bastava poco a scandalizzare il perbenismo borghese della Torino di quegli anni, ma Amalia vi si impegnò con un gusto trasgressivo insolito specie per una donna del suo tempo. Tratto da un articolo apparso sul Corriere della Sera il 9 maggio del 2004 ad opera di Paolo Di Stefano. La porta della gioia, è una celebre raccolta di brevi novelle pubblicate per la prima volta nel 1919, rappresentano una piccola testimonianza della vocazione provocatoria e del gusto libertario della scrittrice torinese. Amalia Guglielminetti (Torino, 4 aprile 1881 – Torino, 4 dicembre 1941) è stata una scrittrice e poetessa italiana.

Frequently asked questions

Yes, you can cancel anytime from the Subscription tab in your account settings on the Perlego website. Your subscription will stay active until the end of your current billing period. Learn how to cancel your subscription.
At the moment all of our mobile-responsive ePub books are available to download via the app. Most of our PDFs are also available to download and we're working on making the final remaining ones downloadable now. Learn more here.
Perlego offers two plans: Essential and Complete
  • Essential is ideal for learners and professionals who enjoy exploring a wide range of subjects. Access the Essential Library with 800,000+ trusted titles and best-sellers across business, personal growth, and the humanities. Includes unlimited reading time and Standard Read Aloud voice.
  • Complete: Perfect for advanced learners and researchers needing full, unrestricted access. Unlock 1.4M+ books across hundreds of subjects, including academic and specialized titles. The Complete Plan also includes advanced features like Premium Read Aloud and Research Assistant.
Both plans are available with monthly, semester, or annual billing cycles.
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Yes! You can use the Perlego app on both iOS or Android devices to read anytime, anywhere — even offline. Perfect for commutes or when you’re on the go.
Please note we cannot support devices running on iOS 13 and Android 7 or earlier. Learn more about using the app.
Yes, you can access La porta della gioia by Amalia Guglielminetti in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Literature & Classics. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

Information

Publisher
Passerino
Year
2014
eBook ISBN
9788898925179

COME GUARÌ LUCIANA VANNELLI

– Un po' d'anemia, – dichiarò il vecchio medico di casa Vannelli, dopo aver ascoltato il cuore ed i polmoni, ed esaminate le gengive e le sclerotiche della signorina Luciana. – Le ragazze ai nostri giorni studiano e si distraggono troppo: di giorno, musica, lingue, letteratura, filosofia: di sera, teatro, conferenze, cinematografo. Vanno a letto tardi, stanche spossate, e disperdono così le loro giovani forze. Bisogna mutar sistema: bisogna condurre almeno per qualche tempo una vita più primitiva.
– Fra poco verrà la stagione dei bagni di mare, – osservò la signora Vannelli, che assisteva alla visita medica, – e Luciana avrà dinanzi a sé per rimettersi, due o tre mesi di semplice vita di spiaggia.
– Niente spiaggia, niente mare, cara signora, – la interruppe bruscamente il dottore. – Occorre a sua figlia qualche cosa di meno snervante dell'aria marina e della vita balneare. Altezza e freschezza ci vuole, aria di montagna, vento leggero, carico di esalazioni vegetali che purificano ed arricchiscono il sangue. Prenda la sua Luciana, la metta in automobile e la porti via. Ma non al mare, per carità, a mille metri più in alto, in mezzo ai pini, ai faggi, ai castani; e fra un paio di mesi sua figlia avrà riacquistato tutti i globuli rossi e tutti i chilogrammi di carne che il violino, l'inglese, e la filosofia le hanno sottratto. Luciana Vannelli sorrise pallidamente dall'ampia sedia a sdraio dove abbandonava, ravvolta in una coperta di seta foderata di pelliccia, la sua smorta e freddolosa gracilità di anemica ventenne, e tese con atto stanco, la mano al dottore che si congedava, accompagnato alla soglia da sua madre. Questa tornò dopo un momento con un viso contrariato, e le sedette di fronte crollando il capo e sollevando in qualche lungo sospiro l'ampio petto, bene imbustato sotto la camicetta di crespo nero.
– Povera bimba! – esclamò finalmente, – seppellirti nei boschi, condannarti a due o tre mesi di vita primitiva, lontana dalla città, dalle amiche, da qualsiasi distrazione, costringerti alla solitudine, alla noia, alla malinconia della campagna! Io non so se avrò il coraggio di importi un simile sacrificio. Tutto considerato, la tua malattia è una cosa da nulla: un po' di anemia dovuta al surménage. Consultiamo un altro dottore più giovane e più moderno, che ti prescriva una cura d'iniezioni, di docce, di pillole d'arsenico, che so? una cura più simpatica, più facile e più elegante, senza ricorrere ai mezzi semplicisti ed eroici di quel vecchio dottor Ipecacuana. Luciana durante il discorso di sua madre continuò a sorridere pallidamente, con la nuca appoggiata al cuscino: ma tratto tratto appariva all'angolo delle sue labbra una contrazione lievissimamente canzonatoria.
– Tutto ciò non è poi così terribile come ti sembra, mamma, – le mormorò, sollevando le spalle con una noncurante lentezza. – Questa parentesi georgica nella mia vita di studio e di mondanità, non mi dispiace affatto.
Prese fiato perché il parlare un po' a lungo l'affaticava e finse di non avvedersi dello stupore con cui sua madre la considerava da qualche minuto.
– Sarà graziosissimo, – riprese Luciana ridendo sottovoce, – mi truccherò da pastorella Watteau, con un gran cappello di paglia e la capretta bianca ornata di nastri, come quella che è dipinta sopra lo specchio in salotto. Tacque un momento continuando a sorridere a quell'immagine che la divertiva ed aggiunse con serietà: – Ho quasi ventidue anni e non ho mai vissuto in campagna, in una vera campagna senza chalets svizzeri, senza rocce di cartapesta, senza cascate artificiali. Sono lieta di poter completare la mia manchevole istruzione curando la mia compromessa salute. Sua madre ritirò il collo fra le trine della camicetta e ammise con una fredda rassegnazione:
– Quand'è così, non mi rimane altro a fare che mettermi in cerca d'una casetta rustica con l'orticello ed il pozzo, sul coccuzzolo d'una montagna e andarci a seppellire per tre mesi lassù.
– Seppellirci? – ripeté Luciana con una esagerata meraviglia. – Seppellirmi, vuoi dire. Non è necessario che anche tu intraprenda la cura della vita primitiva dal momento che stai benissimo e ti sei ordinata sette toilettes e otto cappelli nuovi per la prossima estate. Andrò io sola con la mia cameriera che adora la campagna e non fa che sospirare i suoi prati e le sue vigne. Tu puoi recarti a Salsomaggiore e a Rimini e ad Aix con qualche tua amica.
– Ci penseremo, – rifletté ad alta voce la signora dopo un lungo soliloquio mentale che oscurò di un'ombra tediata, sotto le onde sapienti dei lucidi capelli, la sua faccia grassa ed incipriata di bella donna in lotta con la maturità. – Intanto bisognerà cercare un villino in montagna, comodo, signorile, col garage e il giardino, non troppo lontano per potere andare e tornare con una certa facilità. Chiederò consiglio a tuo padre, e poiché si tratta della tua salute, me ne occuperò io stessa.
– Grazie, mamma, – sussurrò la giovane inferma chiudendo gli occhi e premendosi la palma sul suo debole cuore affaticato che palpitava violentemente. Senonché il signor Vannelli, interrogato la sera stessa a proposito della villa che occorreva affittare per la guarigione di sua figlia, sollevò le sopracciglia triangolari nella fronte calva, depose pacatamente il sigaro sul portacenere, e tendendo la mano aperta verso sua moglie in un gesto di tranquilla evidenza, disse:
– Mi pare che in un caso simile non vi sia niente di più adatto della nostra fattoria di Belprato. Ottocento metri sul mare, boschi di castagni e d'abeti, orti e prati, aria purissima ed acqua di sorgente. La casa è un po' rustica forse e nessuno vi ha abitato da tanti anni, ma se la bambina ha bisogno di vita semplice, non potrete trovar nulla di meglio che arrampicarvi lassù e rimanervi tutta l'estate. La signora Maddalena Vannelli, anzi Magda, com'ella amava chiamarsi e firmarsi, tacque per un lungo momento, corrugò la fronte, si morse le labbra e rispose laconicamente:
– Già.
"Già, – proseguì fra sé e sé con una irosa amarezza, fissando attentamente i suoi anelli, appoggiata coi gomiti all'orlo della tavola, ancora apparecchiata e scintillante sotto la luce del lampadario centrale. – Già, la prospettiva è piacevolissima. Adesso mi tocca ritornare con mia figlia lassù, a Belprato, in quel vecchio casone di campagna dove sono entrata la prima volta or sono quasi trent'anni, con un paio di zoccoletti nei piedi e un fazzoletto rosso intorno al capo. Dovrò rivedere quella grande cucina semioscura dove ho aiutato la cuoca a spennare i polli mentre il padroncino, addossato al palo della pergola, con le mani in tasca, mi guardava sorridendo di compiacenza e di bramosia". E ella continuò a rievocare a sé medesima quel tempo lontano così volentieri dimenticato. Rivide la siepe di bosso che circondava il frutteto, dietro la quale il giovane Vannelli le aveva dato il primo bacio, e la finestra terrena ch'egli aveva scavalcato per entrare nella stanza dov'ella dormiva in un gran letto scricchiolante di foglie di granoturco, fra sacchi di biada e di carrube, e l'irruzione repentina di suo padre che li spiava, armato di fucile e furente di collera, nella stanza illuminata dalla luna, e la breve scena violenta di grida e di minacce, e la promessa di sposarla per aver salva la vita. Alberto Vannelli se l'era difatti sposata un mese dopo quasi di nascosto nella chiesetta del villaggio, e il giorno seguente aveva accompagnata la contadinella diciassettenne in Svizzera per rinchiuderla in un collegio di monache francesi, dove l'aveva lasciata per cinque anni. S'era per caso imbattuto in una intelligenza duttile e in uno spirito ambizioso, ed ella era uscita dall'educandato mutata in tutto, anche nel nome. Si chiamava Magda e non più Maddalena, parlava e scriveva il francese e l'italiano, ed aveva scordato quasi completamente l'umiltà della sua origine, come il chiaro di luna e la carabina paterna a cui doveva la sua fortuna. Entrata senza vergogna in casa Vannelli, aveva rapidamente completata la sua educazione, imparando a vestirsi e a ricevere, e ai due figliuoli, messi al mondo fra la domestica letizia, aveva fatto impartire dai più celebrati maestri una varia e solida coltura. Ora Oscar, il primogenito, laureato in ingegneria, perfezionati i suoi studi con viaggi e soggiorni all'estero, cooperava validamente alle grandi industrie seriche del padre; mentre Luciana compiuti i corsi liceali, frequentava l'università. Inoltre accompagnava sua madre alle visite, ai tè, al teatro, e prendeva tre lezioni di violino e due di ballo ogni settimana. Sotto un'apparenza di fragile e gentile femminilità, ella doveva nascondere nervi d'acciaio, poiché aveva resistito lungamente a quelle intellettuali ed eleganti fatiche, finché una sera, al concerto wagneriano della contessa Fabrizi, s'era sentita male, così da costringere i famigliari a portarla a casa semisvenuta. Fu allora che il vecchio medico dei Vannelli, il quale da parecchi anni deplorava lo sperpero di forze a cui assoggettavano storditamente quella bambina delicata, aveva dichiarato con pacata fermezza che in un caso simile tornavano inutili le pillole e gli sciroppi, ma occorreva un cambiamento temporaneo ma radicale d'abitudini e di vita.
* *
Belprato era un grande cascinale piantato fieramente sulla cima d'un colle, e composto della parte rustica e della parte civile. Quella bassa, oscura, coi tetti d'ardesia spioventi, aperta sopra una vasta aia: questa coperta di tegole rosse, coi muri grigi e le finestre verdi, esposta in pieno sole davanti alla immensa prateria quadrata, che dava il nome alla casa. Una pergolata d'uva moscatella ombreggiava le stanze a terreno e la grande cucina, e la vite vergine a ciuffi, a festoni, a cascate, correva intorno agli archi della lunga loggia, su cui si aprivano le camere del primo piano. Luciana passò su questa aperta veranda, tra l'ombra leggera ronzante d'api, e il torpore caldo della giovine estate, distesa in un sedia di vimini, i primi giorni della sua vita campagnuola. Leggeva distrattamente un romanzo francese irto di complicazioni sentimentali, e tratto tratto abbandonava il libro in grembo e riposava lo sguardo e la mente, contemplando l'ondulato verde dei poggi che chiudevano l'orizzonte.
Una mucca di color fulvo pascolava nel prato davanti alla casa, e la vecchia contadina che la custodiva, filava con placida lentezza seduta sul tronco di un albero abbattuto. Luciana rifletté con un sorriso raccolto che la scena non poteva apparire più pastorale, e la vita che le viveva intorno non poteva essere più primitiva. Ma d'improvviso un fragore di moderna civiltà sconvolse quell'agreste idillio, e la rossa automobile di sua madre, lanciando all'aria alcuni rauchi squilli di tromba, si avviò ansando lungo l'erta salita, entrò nel portone spalancato, irruppe nel cortile. Poco dopo la signora Vannelli raggiunse sua figlia, le sedette di fronte, sotto l'arco di mobile ombra, si liberò dal fitto velo che riparava dalla polvere devastatrice e dal cocente sole il suo volto, avvolgendole tutto il capo come un oggetto prezioso.
– Ti senti meglio, bambina? Hai un bellissimo aspetto, ma l'aria annoiata come in un giorno di pioggia.
– Questa è la tua fissazione, mamma. Splende un magnifico sole ed io mi sento lieta come una rondine a maggio.
– Ma che hai fatto per ingannare il tempo durante queste ore?
– Molte cose divertentissime. Ho letto cinque pagine di questo romanzo, ho contemplato il paesaggio, ho pensato, ho sognato.
– Senti, cara, – annunziò con una subitanea animazione della voce e dello sguardo la signora Magda. – Qualcuno in città mi ha incaricata di portarti i suoi più affettuosi saluti e l'augurio fervido di una prontissima guarigione.
– Grazie. Ma di chi si tratta? – domandò Luciana mollemente, dimostrando una scarsa curiosità.
– Di un giovane molto simpatico che porta un bellissimo nome e che ti fa la corte.
– Santandrei?
– Precisamente.
– Ah!
Luciana lasciò cadere dall'alto questa esclamazione con un lieve disdegno che sua madre stimò opportuno non raccogliere. Poiché il marchese Alfio Ubaldo Santandrei era tra i frequentatori maschili del suo salotto colui ch'ella prediligeva, quello che i suoi desideri e le sue speranze destinavano come marito a sua figlia, benché all'infuori del sonoro titolo nobiliare e della stretta parentela con un cardinale, egli non presentasse alcuna particolare seduzione. Santandrei, già prossimo alla quarantina, era basso di statura e pingue, e per una malattia sofferta da bambino camminava leggermente claudicando, ciò che gli faceva ripetere ogni momento, con la convinzione di sembrare spiritosissimo, che anche la La Vallière era zoppa, sebbene fosse la favorita di un gran re. Probabilmente le sue conoscenze storiche si limitavano a questo e a pochi altri fatti della medesima importanza, poiché quantunque erede di un gran nome egli era come valore umano una perfetta nullità. Luciana lo sopportava perché colui la divertiva con le sue boriose scempiaggini, ma il pensiero di poter un giorno lasciar stringere la sua snellezza flessibile e sensibile da quelle corte braccia d'uomo tozzo, di lasciar premere la sua boccuccia schifiltosa da quelle labbra socchiuse sui denti giallastri le dava un brivido di repulsione e insieme un impeto di incredula e beffarda allegria.
– Mi ha annunziato che sul principio del mese prossimo verrà quassù a farti una visita. – proseguì la signora Magda consegnando il cappello e il mantello alla cameriera, in piedi sotto l'arco di verzura ricadente. – Giungerà il mattino e lo riporteremo in città la sera o il domani.
– Spero che avrai anche invitato altre persone, – disse Lucia con indolenza, fissando un lungo e sottile tralcio che dondolava al vento la sua elasticità quasi felina.
– Non l'ho invitato. S'è offerto spontaneamente di sottoporsi al viaggio abbastanza lungo e noioso per il piacere di rivederti. Non ti sembra un atto cortese?
– Ma sì, cortesissimo, – confermò la fanciulla sbadatamente.
– È così buono quel caro ragazzo! – esclamò con voluto slancio d'entusiasmo sua madre.
– Perché non dici anche: "è così bello e così intelligente?" – rise mordacemente Luciana.
– Questo no. Sarebbe un esagerare i suoi meriti. Ma quando un uomo possiede un nome come il suo, non ha bisogno di essere né un Adone, né Dante Alighieri. I principi azzurri ed i poeti biondi esistono soltanto nei sogni delle ragazze romantiche. Le altre pensano innanzi tutto a crearsi una posizione, e quando già possiedono la posizione, cercano di procurarsi un titolo che permetta loro di figurare degnamente in società.
– Mi hai già ripetuto tante volte questi argomenti, – sospirò sua figlia, riaprendo il romanzo e fingendo di immergersi nella lettura.
– E te li ripeto ancora, – scattò la signora Magda. – Occorre innalzarsi nella vita. Il proprio destino è una scala che bisogna continuamente salire, – sentenziò alzandosi e dirigendosi alla sua camera con una lentezza quasi solenne.
Pensava forse, in quel momento, al primo bacio di suo marito ed alla minacciosa carabina di suo padre, da cui ella aveva sollevata con abilità la propria sorte. Ma Luciana scosse impercettibilmente le spalle, riabbandonò il libro e chiuse gli occhi.
* *
Dopo una settimana l'inferma era entrata in convalescenza e trascorsi altri dieci giorni ella poté girovagare liberamente pei boschi immensi che si stendevano dietro la casa, ondulati con dolce mollezza sui tondi fianchi dei poggi, come drappeggi morbidi di verzura sopra un corpo sinuoso. L'ombra vi si addensava fresca e profumata, esalando ondate un po' acri dai cespugli folti del ginepro e dalle scorze scabre dei pini, da cui stillavano gocciole di resina di un chiaro color d'ambra.
Luciana errava alla ventura ore ed ore, sempre sola, sostando talvolta a riposare seduta sopra una grossa radice che usciva dal terreno coperto di muschio, o sopra un tronco rovesciato. Sentiva rigermogliare in sé quasi una nuova vita dopo il lungo abbattimento del male, la sentiva pulsare più forte nel battito regolare e calmo delle vene, balzare nella leggerezza delle membra sempre pronte allo slancio della corsa, balenare nella lucida serenità del suo spirito. E riprendeva quel vagabondaggio sognante, senza meta e senza desideri, immergendosi con una inconsapevole voluttà nella ristoratrice freschezza della natura possente, la quale arricchiva il suo sangue impoverito, e le ridonava a grado a grado la fervida gagliardia della vitalità giovanile, consunta dalle piccole cure ansiose del mondo. Le amiche le scrivevano, parlandole di abiti e di feste, di fidanzamenti e di villeggiature, ed ella non rispondeva nemmeno. Sua madre giungeva di quando in quando dalla città con una nuova veste d'ultimo modello, o con un cappello vistoso: ed ella vi gettava appena uno sguardo, chiedendole, con qualche ironia, se volesse affascinare mediante quelle eleganze il sindaco del paese, che era un mercante di suini, o sedurre il farmacista, settantenne e quasi cieco. La signora Vannelli si compiaceva difatti nello sfoggiare un lusso eccessivo, adornando la sua maestosa persona di sete e di velluti, di ori e di piume, durante le sue rare apparizioni in quel villaggio che l'aveva veduta passare oltre un quarto di secolo innanzi, fresca villanella, in un abituccio di cotone. Raramente Luciana l'accompagnava. Ella preferiva le sue corse lungo i sentieri ombrosi e silenti della campagna solitaria, dove cantavano con timida voce acque trasparenti su letti di pietruzze azzurre, tra un dondolìo lieve di salici argentini, che mutavano di colore ad ogni mutar di vento.
Un giorno, verso il tramonto, dopo il lento errare di tutto il pomeriggio, s'era trovata in una radura quasi fosca di cupo verde, fra una corona di vecchi abeti, dove cadeva in rovina un muricciuolo mezzo diroccato, avanzo di una antica abitazione di pastori, sul quale si arrampicava un viluppo aguzzo di rovi, lanciati quindi in volute bizzarre a sostenere lunghi grappoli neri di more giunte a perfetta maturità. Ella si guardò intorno, sorpresa dell'incanto patetico e pagano di quel lembo di selva che faceva pensare a driadi ed a sileni in agguato dietro la verde rovina, ma subito si scosse sorridendo, attratta dalla pendula lucentezza dei frutti maturi, e spiccò alcuni salti col braccio proteso, senza tuttavia raggiungerli.
– È troppo piccina – disse una voce d'uomo alle sue spalle, ridendo forte; e prima che ella si volgesse verso l'ignoto sopraggiunto, qualcuno che la sorpassava di tutto il capo le fu accanto, tese una mano bruna, staccò facilmente un ramo irto di rovi e le porse con un atto di semplice gentilezza il lucido grappolo nero.
– Grazie – ella mormorò, più meravigliata che confusa, avvolgendo in un lungo sguardo incuriosito il bizzarro personaggio sconosciuto, il quale continuava a spiccar rami senza curarsi delle spine che gli insanguinavano i polsi, ed a raccogliere in un mazzetto selvaggio la fresca maturità dei frutti boscherecci. Egli era un giovine alto e bruno, complesso ed agile, col torso gagliardo e le larghe spalle ben modellate in uno stretto costume da caccia di grossa stoffa oscura, con alti gambali di cuoio nero ed un cappello...

Table of contents

  1. Cover
  2. La porta della gioia
  3. Indice
  4. LETTERE D'AMORE
  5. LA PORTA DELLA GIOIA
  6. FEDELTÀ
  7. L'UNCINO
  8. L'EREDE
  9. DÈDALO, PADRE D'ÌCARO
  10. LA FIACCOLA DELL'ILLUSIONE
  11. LA DONNA VERTIGINOSA
  12. DITE LA VERITÀ
  13. COME GUARÌ LUCIANA VANNELLI
  14. L'OMBRA CHE SCENDE
  15. Credits