Antigone
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Antigone

About this book

"Antigone" è una tragedia di Sofocle. L'opera racconta la storia di Antigone che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte. Creonte trova intollerabile l’opposizione di Antigone non solo perché si contravviene a un suo ordine, ma anche perché a farlo è una donna, in una società come quella dell'antica Grecia dove gli affari che concernono la città (ovvero la politica) sono esclusiva degli uomini. Presentando lo scontro tra privato cittadino e Stato dispotico, l'opera è stata spesso vista, in tempi moderni, come una metafora dei diritti del singolo contro gli Stati totalitari. L'autore Sofocle (Atene 496 a.C. – Atene, 406 a.C.) è stato un drammaturgo greco antico. È considerato, insieme ad Eschilo ed Euripide, uno dei maggiori poeti tragici dell'antica Grecia. Traduzione a cura di Ettore Romagnoli
Ettore Romagnoli (1871-1938), accademico d'Italia, professore di Letteratura greca a Roma, fu uno dei protagonisti della cultura italiana nella prima metà del Novecento.

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Information

III

PRIMO CANTO INTORNO ALL'ARA

CORO:
Molti si danno prodigi, e niuno
meraviglioso più dell'uomo.
Sino di là dal canuto mare,
col tempestoso Noto, procede
l'uomo, valica l'estuare
dei flutti, e il mugghio; e la più antica
degli Dei, l'immortale Terra,
l'infaticata, col giro spossa,
anno per anno, degli aratri,
col travaglio d'equina prole.

E degli augelli le stirpi liete
cinge di reti, ne fa preda,
e le tribù di selvagge fiere,
e le marine stirpi del ponto
con le spire d'inteste reti,
l'uomo scaltrissimo: è signore,
con l'astuzia, di quante fiere
movon selvagge pei monti, e il giogo
pone al crinito cavallo, e al toro
infaticato, sovressi i monti.

L'infaticato pensiero, e i suoni
vocali rinvenne, e le norme
del viver civile, e a fuggire
gli eterei dardi
d'inospiti ghiacci,
di piogge nemiche.
Gran copia d'astuzie possiede;
né verso il futuro, se mezzi
di scampo non vede, s'inoltra.
Solo trovar dall'Ade
scampo non può; ma contro immedicabili
morbi, rinvenne salutari strade.

Oltre ogni umana credenza, il genio
dell'arti inventore possiede;
ed ora si volge a tristizia,
ed ora a virtù.
Se onora le leggi
dei padri, e degl'Inferi
il giuro, la patria egli esalta.
Ma patria non ha chi per colmo
d'audacia s'appiglia a tristizia.
Vicino all'ara mia
mai non s'annidi l'uom che così adopera,
e mai concorde al mio pensier non sia.

(Si avanza Antigone trascinata dalle guardie)

CORO:
È questo un divino portento
che incerto mi lascia. Io ben veggo
che Antigone è questa fanciulla:
e come negarlo potrei?
O misera, o figlia
d'un misero padre, d'Edipo!
E come? Tu forse ai comandi
del principe fosti ribelle,
e, colta nell'opra insensata,
t'adducono qui?

CUSTODE:
Questa è colei che l'opera compieva:
costei sorpresa abbiamo, che al cadavere
dava sepolcro. Ma dov'è Creonte?

CORIFEO:
Eccolo. A punto dalla casa giunge.

CREONTE:
Esco a punto? Perché? Per quale evento?

CUSTODE:
Per i mortali, o re, nulla è che possano
giurar che non avvenga: il pensier nuovo
rende falso l'antico. Avrei presunto
per le minacce tue che m'investirono,
come tempesta, or or, che non avrei
avuto fretta di tornare; e invece,
poiché la gioia, quando è fuori ed oltre
la nostra speme, ogni piacere supera,
contro il mio giuramento, eccomi qui.
E reco a te questa fanciulla, colta
che la tomba adornava; e non fu d'uopo
di trarre a sorte: mia fu la fortuna,
non d'altri. E adesso, o re, prendi costei,
come ti piace, esaminala, giudicala;
ma giusto è ch'io dai guai rimanga libero.

CREONTE:
Ove costei che guidi hai presa? E come?

CUSTODE:
Seppelliva essa il corpo: il tutto sai.

CREONTE:
Intendo bene? E vero è ciò che dici?

CUSTODE:
Vidi costei che contro il tuo divieto
il corpo seppellia: non parlo chiaro?

CREONTE:
E come vista fu? Come sorpresa?

CUSTODE:
Il fatto andò così. Come tornammo
col, colpiti dalle tue minacce
fiere, spazzata via tutta la polvere
che ricopriva il morto, e messo a nudo
tutto il viscido corpo, in vetta al poggio
noi ci sedemmo, contro vento, dove
non giungesse il fetore; e, stando all'erta,
con male ingiurie l'un l'altro eccitava,
se mai la guardia trascurasse. E corse
lungo tempo così, finché del sole
giunse il globo fulgente in mezzo al cielo,
e l'aria ardeva. Ed ecco, all'improvviso
una procella sollevò, flagello
sceso dal cielo, un nugolo di polvere,
invase i campi, della selva stesa
nel piano, tutta deturpò la chioma,
pieno tutto ne fu l'etere immenso.
Serrando gli occhi, noi sopportavamo
quella furia celeste; e quando poi
cessata fu, ché lungo tempo corse,
la fanciulla fu vista. E si lagnava
con grida acute di doglioso augello
allor che degl'implumi orbo il giaciglio
scorge nel vuoto nido. Essa del pari,
come vide il cadavere scoperto,
ruppe in gemiti; e contro quei che l'opera
compie', lanciava imprecazioni orrende;
e subito raccolta arida polvere,
lo coperse; e levata alta una brocca
bella, di bronzo levigato, serto
fece di tre libagioni al morto.
Noi che vedemmo, ci scagliammo, e subito
la fanciulla afferrammo. Ed essa, nulla
si sbigottì. Rimprovero di quanto
fatto aveva e faceva, a lei fu volto:
e nulla essa negò: sì che piacere
e dolore ad un tempo a me recava:
ché ai malanni sfuggir, cosa è dolcissima;...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Antigone
  3. Indice dei contenuti
  4. Personaggi
  5. I
  6. II
  7. III
  8. IV
  9. V
  10. VI
  11. VII
  12. VIII
  13. Ringraziamenti